INTRODUZIONE
Prima di entrare nel vivo dell‟argomentazione è utile
fare una precisazione sul titolo. Il contesto della nostra
analisi è quello italiano. A tal proposito il termine “Star
system” può risultare fuorviante: in Italia non si sente
mai parlare di uno star system sullo stile hollywoodiano,
quindi potrebbe sembrare che l‟oggetto d‟analisi di
questa tesi di laurea sia appunto lo star system “made in
Usa”. Invece il termine va inteso in senso puramente
letterale. Infatti, traducendolo letteralmente dall‟inglese
all‟italiano starebbe a significare “sistema delle stelle”.
Ora, sappiamo bene che tradurre letteralmente da una
lingua a un‟altra non è la strada giusta per la
comprensione del significato degli oggetti da convertire,
ma servirci di tale traduzione letterale è utile soprattutto
per far luce su ciò che si vuol mettere in evidenza: il
concetto di sistema. In tale ottica, potremmo intendere il
“sistema delle stelle” come quel sistema, appunto,
attraverso il quale vengono forgiate le “stelle”, termine
metaforico per intendere i personaggi famosi.
Esiste infatti un sistema le cui dinamiche sono più o
meno sconosciute al grande pubblico; una “fabbrica” che
lavora dietro le quinte della ribalta, composta da tante
importanti parti che interagiscono tra loro e che vanno a
creare il prodotto mediatico che quotidianamente ci
troviamo davanti agli occhi su piccoli e grandi schermi,
pubblicità e stampa. Il sistema cui facciamo rifermento è
dunque quell‟insieme di meccanismi che collaborano
alla creazione dei personaggi e prodotti mediali.
Meccanismi fatti da figure professionali che si nutrono
di particolari contesti psicologici di massa per radicarsi
nella società. E‟ proprio l‟insieme di tali meccanismi che
compone il sistema di cui parliamo. Un sistema che non
si limita alla mera funzione di creare prodotti, ma che
piuttosto estende il suo raggio d‟azione a tal punto da
condizionare la struttura della società nel suo complesso.
Un sistema in cui siamo immersi con tutto il nostro
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vivere quotidiano, che coinvolge appieno l‟opinione
pubblica, e che non può passare inosservato e restare
privo di un‟analisi socio-psicologica, specialmente da
parte di coloro che studiano comunicazione.
Lungo il nostro percorso cercheremo perciò di farci un
quadro socio-mediale sull‟attuale situazione sistemica
italiana, cercando (e, quando la soluzione non sia
passibile di essere sottoposta a dibattito, trovando) una
risposta alle seguenti domande che ci siamo posti.
Nella prima parte:
- Quali elementi del contesto sociale contemporaneo
favoriscono il fascino del personaggio sulla massa?
- Quali sono le caratteristiche del personaggio e del
sistema dello spettacolo (star system)? Come sono
mutate dagli albori dell‟era della comunicazione di
massa a oggi?
Nella seconda parte:
- Quali sono e come interagiscono tra loro le parti del
sistema-spettacolo italiano?
- Il successo di un personaggio è un processo del tutto
spontaneo o può essere in parte indotto? C‟è qualcuno
che detiene il potere per l‟indirizzo strategico
dell‟opinione pubblica?
Nella terza parte:
- Quale ruolo hanno e quali strategie possono attuare i
professionisti della comunicazione nella comunicazione
del personaggio come brand?
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PARTE PRIMA: LA SOCIETA’ DELLO
SPETTACOLO.
1.1 Un’epoca confusa tra reality e show: la
spettacolarizzazione della società.
“Solo il silenzio può combattere lo spettacolo.” – Guy
Debord
La società occidentale, e con lei l‟Italia, ha compiuto
un‟evoluzione velocissima che l‟ha portata ad assumere
volti differenti nell‟ultimo secolo. I tratti del volto
odierno si portano dietro l‟eredità genetica delle epoche
che lo hanno preceduto.
Già in epoca pre-consumistica, Guy Debord poté
profeticamente descrivere le peculiarità che
caratterizzano il nostro tempo con una precisione
impressionante: ebbe infatti la capacità di raccontare
fenomeni centrali per la trasformazione della società
capitalistica in società del consumo ancor prima che ciò
avvenisse. Questa affascinante capacità di premonizione
di Debord è dovuta alla sua riflessione sugli andamenti
sociologici della società a partire dal secondo
dopoguerra. Sulla base del pensiero di Marx, ha
intravisto nello sviluppo dell'economia e nell'emergere
della centralità dei mass media e del consumismo, dei
fenomeni sociali in grado di segnare lo spartiacque fra
società capitalistica e del consumo e la cosiddetta
“società dello spettacolo”. L‟azzeccato termine, coniato
appunto da Debord nella sua affascinante opera
dall‟omonimo titolo del 1967
1
, descrive la caratteristica
1
Guy E.Debord, La società dello spettacolo, BC Dalai editore,Milano,
2008
5
fondamentale della società di oggi: l‟essere intrisa di
spettacolo e di immagine in tutti i suoi aspetti politici,
economici e sociali. Lo spettacolo secondo Debord è il
nuovo tipo di rapporto sociale che intercorre fra gli
individui del nostro tempo, che ha come mediatore
l‟immagine.
L‟immagine è parola d‟ordine per ogni persona, azienda
o ente che voglia crearsi una necessaria interfaccia con
l‟ambiente, per garantirsi uno spazio di sopravvivenza
all‟interno di quel “grosso calderone” che è la nostra
società. Siamo bombardati da immagini in ogni spazio
della nostra vita, pubblico o privato. Assediati da
pubblicità che cercano di colpirci, scatenare i sensi,
conquistarci. La pubblicità pervade tutti gli ambiti
relazionali reali e virtuali e l‟immagine si conferma
come apparenza fondamentale per la capacità d‟azione
di ognuno ed è considerata il mediatore dei rapporti
sociali. C‟è un estremo bisogno di veicolare con cura la
propria immagine per non restare esclusi dal tutto, per
non essere “out”, per non essere invisibili; e quindi
inesistenti. L‟immagine come il passaporto per
l‟esistenza. Il primato della visibilità; tutti vogliono e
possono apparire, perché è proprio l‟apparire che
legittima e “rende vip”; la visibilità diventa un trend di
mercato e pubblicità e trasmissioni televisive vengono
costruite attorno alla motivazione dell‟essere
riconosciuti per essere qualcuno. Avere un immagine
riconoscibile dalla folla, essere famosi e … dare
spettacolo. Questa è l‟unica cosa che sembra contare per
l‟individuo contemporaneo, abitante di una post-
modernità che non perdona chi sta in silenzio e rinuncia
a partecipare al caos.
Una società dello spettacolo che non scusa il silenzio
semplicemente per un motivo: in cuor suo sa, che il
silenzio e l‟indifferenza sono i suoi più temibili nemici,
gli unici che potrebbero porre fine alla sua stessa
esistenza. “Solo il silenzio può combattere lo
spettacolo”, afferma Debord. Col termine silenzio viene
intesa l‟indifferenza del pubblico e dei media nei
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confronti di un certo spettacolo. La scelta della parola
„silenzio‟ è peculiare, perché si contrappone alla parola
„rumore‟. Lo spettacolo è rumore perché risuona
nell‟aria, imponendosi, in un certo senso, nello spazio
pubblico. Se qualcuno apprezza uno spettacolo può
magari applaudire per esprimere il proprio gradimento.
Se qualcuno invece urla per denigrarlo non fa altro che
aggiungere la sua voce allo spettacolo, rendendolo ancor
più interessante e curioso. Lo spettacolo diventa un
rumore più forte inglobando applausi o critiche, che
entrano quindi a farne parte. L‟uso di questi termini
metaforici presi in prestito da Debord è funzionale alla
comprensione del fatto che lo spettacolo non è solo la
rappresentazione, ma è l‟intero sistema che comprende
rappresentazione e pubblico, e con loro anche la
produzione e i media. Un sistema che acquista forza
all‟avanzare del diritto di aver voce in capitolo da parte
di ognuna di queste parti. All‟opposto, il silenzio è il
disinteresse a quel „rumore‟. Se qualcuno si comporta
come se un certo rumore non esistesse, tale rumore perde
“notiziabilità”
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, finendo alla lunga per estinguersi. Allo
stesso modo, se uno spettacolo non raccoglie né applausi
né critiche è come se non fosse mai avvenuto, perché
non produce alcuna reazione nel pubblico; così, se
nessun media parla di un certo spettacolo, è improbabile
che possa avere grande risonanza. Ecco perché il
silenzio è nemico dello spettacolo. Gran parte del trash,
fenomeno dilagante grazie all‟avvento del format reality,
probabilmente non esisterebbe se tra il pubblico regnasse
una generale indifferenza verso di esso.
Eppure l‟indifferenza che potrebbe porre fine a questo
vuoto vociferar di gente tipica del format reality non c‟è.
Questo “silenzio” che potrebbe combattere lo spettacolo
non si verifica e format basati su apparenza e
pettegolezzo riescono ad avere sempre più campo.
Perché le parti del sistema-spettacolo non rinunciano a
2
“Notiziabilità” è un termine preso in prestito dall‟opera di Carlo
Sorrentino “Il Giornalismo” e si riferisce al grado di interesse che una
certa notizia riesce ad attirare intorno a sé.
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voler avere voce in capitolo di fronte a spettacoli che di
spettacolare non hanno niente? Perché non si scatena un
sano disinteresse del pubblico dinanzi a fenomeni come
il trash, la spettacolarizzazione del dolore, il voyeurismo
di dubbio gusto delle riviste del gossip? Perché
continuiamo a sguazzare in questo modo di fare
spettacolo, dove l‟immagine è l‟unica cosa che conta
anche a scapito del talento e dei contenuti, dove “in bene
o in male, basta che se ne parli” e dove chi non fa parte
di questo sistema, sembra non esistere? Lo spettacolo e il
tessuto sociale sono ormai cuciti a maglie strette da un
sistema così saldo che sembra impossibile da
smantellare. Un sistema che forgia molti aspetti della
società e che getta le basi della sua stessa esistenza su
motivazioni politiche, economiche, sociali e
psicologiche di massa.
"Le ninfe al lago: "perché piangi per la morte di
narciso?" e il lago: "perché nel fondo dei suoi occhi
contemplavo la mia bellezza" - Oscar Wilde.
Dal punto di vista psicoanalitico il successo della
„realityzzazione‟ dei mass media e della sua istigazione
al primato dell‟apparire si può spiegare con la diffusione
di massa della “personalità narcisistica”.
La personalità narcisistica è caratterizzata da un fragile
senso di identità individuale, che incide negativamente
sull‟autostima. L‟Io debole costruisce allora un falso sé
(che corrisponde al proprio ideale) che serve per tenere
insieme i pezzi della propria identità. Questo falso sé ha
bisogno di ricevere conferma di esistere, perciò necessita
di essere visto dagli altri. L‟attuale boom della ricerca di
visibilità mediatica può dunque essere letto come
un‟esigenza di molte personalità narcisistiche, che
sfruttano il sistema mediatico come vetrina per
l‟esibizione di quel falso sé. Essere guardati da milioni
di persone soddisfa il deficit di libido narcisistica. I
narcisisti della Tv e delle riviste di gossip hanno bisogno
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di ammirare l‟immagine che danno di sé stessi
specchiandosi negli occhi del pubblico per cercare
rassicurazione. Il pubblico ha bisogno di specchiarsi
negli occhi dei narcisisti ricchi e famosi per immaginare
di essere al loro posto. La nostra società è quindi un
terreno fertile per il dilagarsi di „comunità- vetrina‟ su
internet e di format come il reality show, che puntano
tutto sulla visibilità: la gente è disposta a tutto pur di
spiare ed essere spiata. Su Facebook la propria vita
viene messa letteralmente in vetrina: di una persona si
riesce a sapere quante conoscenze ha, cosa pensa in un
determinato momento, cosa fa, se è fidanzata o meno
ecc. E soprattutto si ha la possibilità di spiare la sua vita
osservando tutte le fotografie che per tale scopo sono
messe a disposizione. Una connettività molto intima,
quella di Facebook, capace talvolta di abbattere muri tra
le persone: grazie a questa community si riescono a
sapere tante cose di tutti, e ci si sente così un po‟meno
alienati.
L‟occhio della telecamera si trasforma invece in uno
specchio per i protagonisti dei reality, che consente loro
di ammirasi e al loro falso sé di essere guardato. Questo
falso sé spesso corrisponde ad un personaggio
stereotipato. Lo specchio, nell‟analisi del teatro di fine
Ottocento, rappresenta per l‟attore l‟emblema del
passaggio da individuo a personaggio. Gli influssi della
psicoanalisi nei primi anni del Novecento fornirono un
nuovo modo di lettura dei codici teatrali che investì sia
l‟attore, che dovette affrontare certe problematiche
psicologiche circa il rapporto tra personaggio e identità;
sia la rappresentazione teatrale nel suo complesso, che
iniziò a spingersi oltre i confini della messa in scena
andando a coinvolgere anche il backstage ed il pubblico,
facendoli diventare parte interattiva dello spettacolo.
Nella nuova concezione di rappresentazione, sia per
l‟attore, sia per il pubblico i confini tra vita e spettacolo
iniziano a farsi più labili, fino ai limiti della
sovrapposizione tra realtà e spettacolo. In tal senso il
reality show è un genere che si pone in continuità con
questa tendenza iniziata col teatro di fine Ottocento. Il
legame tra pubblico e personaggio si rafforza: i gesti
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ordinari dei personaggi conferiscono allo spettacolo il
valore aggiunto di autenticità. Il pubblico sente di poter
sprofondare nella intimità dei protagonisti attraverso
l‟osservazione del dietro le quinte e l‟immedesimazione
si fa più forte. I gesti ordinari, se imprigionati in un
dipinto, fotografia o telecamera, si caricano di
significato, perché stare nello sguardo altrui dà un senso
di protagonismo che amplifica le emozioni. Gli attuali
reality offrono l‟annullamento della distanza tra
spettacolo e vita quotidiana, tra protagonisti e pubblico.
Protagonisti, pubblico e televisione sono coinvolti in un
gioco di riflessi nel quale la telecamera funge appunto da
specchio tra il mondo della realtà e il mondo dello
spettacolo: per i protagonisti la Tv è lo specchio che
riflette un‟immagine di forza, per il pubblico la Tv è uno
specchio pieno di maschere scintillanti con cui
identificarsi, un „supermarket di stereotipi‟ da imitare e
ricombinare per la costruzione della propria identità.
“Gli individui sembrano interessati ad osservare i volti
degli individui dominanti piuttosto che quelli
socialmente inferiori, ciò probabilmente a semplice
scopo di apprendimento. L‟osservazione ripetuta di un
volto (o di un simbolo) inoltre contribuisce a renderlo
più familiare, a far attribuire al‟ individuo (o all‟ oggetto
che il simbolo rappresenta) qualità positive e quindi ad
apprezzarlo di più. (…) Si tratta di un elemento
fondamentale per la stabilità dei gruppi umani ma
determinante per la popolarità o la dominanza. E i
personaggi famosi, sia che appartengano al mondo dello
spettacolo o a quello della politica, l‟hanno capito bene:
è questa la ragione per cui partecipano così volentieri
alle trasmissioni televisive. (…) I personaggi famosi
sono identificati come gli individui dominanti, maschi o
femmine che siano, e ciò fa scattare un meccanismo di
confronto, perché la tendenza di paragone sociale è
automatica nell‟essere umano. (…) La relazione
personaggio dello spettacolo = individuo dominante
sembra dunque rendere ragione di molti comportamenti
tanto dei personaggi stessi quanto dei loro ammiratori e
imitatori. Per ciò che riguarda i vip i dati provenienti
dall‟ antropologia e dall‟ etologia umana ci spiegano che
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osservarli, capire il loro modo di vivere e di reagire,
quindi avvicinarsi a loro potrebbe essere importante per
noi, che forse speriamo così di assicurarci una posizione
migliore nella gerarchia sociale o meglio ancora di farne
preziosi alleati; inoltre identificarsi con chi ha successo
darebbe lì impressione di partecipare al successo per
osmosi o per empatia. Anche in questo il meccanismo
psicologico dell‟identificazione sembra giocare un ruolo
fondamentale.”
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Ad avere inciso sul profilo psicologico dell‟individuo
postmoderno sono state soprattutto le trasformazioni
sociali degli ultimi sessanta anni, che hanno decretato la
nascita e la diffusione di questa personalità narcisistica.
La democrazia e l‟uguaglianza hanno determinato una
„problematizzazione‟ del rapporto individuo - folla, con
un bisogno dell‟uomo di conformarsi e allo stesso tempo
distinguersi; la laicizzazione, la mobilità sociale e la
caduta di ideali hanno determinato una generale perdita
di certezze e l‟individuo, che nell‟era
dell‟individualismo e cooperazione, avverte
paradossalmente un bisogno di connettività, autenticità e
un intimo desiderio di sprofondare nell‟intimità
dell‟altro. Un bisogno che spesso cerca la sua
soddisfazione nella connettività voyeuristica delle
community virtuali di internet come Facebook. Le
trasformazioni avvenute nel modello di famiglia, con
una generale assenza dei ruoli genitoriali causata da
necessari ritmi frenetici lavorativi, sono state infine
determinanti per lo sviluppo di una personalità
psicologica in costante ricerca di attenzioni, essendo la
famiglia il luogo fulcro di formazione della personalità
psichica individuale.
Come poter dunque pensare di smantellare un sistema
che si fonda su motivazioni psicologiche di massa così
profondamente radicate? I cambiamenti economici e
politici hanno avviato quelli sociologici e psicologici, e
viceversa, in un continuo intrecciarsi di processi causa-
effetto. Fino ad approdare a questo generale vuoto di
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Vincenzo M. Mastronardi, Fabio Marascio, I personaggi della Tv:tipi
comportamenti, psicologia, Cse, Torino,2010, p.57
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