Introduzione
Il presente lavoro si propone di analizzare le dinamiche evolutive che l'opinione
pubblica spagnola ha conosciuto durante gli anni precedenti ed immediatamente
successivi alla riforma del Codice Civile giunta a modificare, in misura rilevante,
l'istituto del matrimonio.
L'entrata in vigore della Ley 13/2005 rappresenta infatti non soltanto un
fondamentale momento di passaggio nella recente storia politica del paese ma, oltre a
questo, anche un utile strumento per aiutarci a capire come la pubblic opinion si sia
confrontata con questa innovazione in materia di diritti.
La rilevanza di un cambio così profondo, oltre che per quanto riguarda l'aspetto
giuridico, soprattutto per quanto riguarda le modalità attraverso le quali è stato
condotto sul piano del dibattito pubblico, risalta già dalla linea di continuità che il
titolo stesso della tesi aiuta a stabilire.
Dal regime di Franco a questa riforma del Código Civil, infatti, il punto di vista
comune sul tema dell'omosessualità e, a partire da questo, delle unioni omosessuali, è
cambiato a tal punto da suscitare forse stupore, di certo l'interesse a capire come ciò
si sia potuto verificare in un arco di tempo così relativamente breve e, oltretutto, in
un paese dalla storica impostazione cattolica e tipicamente machista delle relazioni
affettive.
Per arrivare a comprendere le dinamiche che hanno animato la discussione all'interno
della società spagnola si è innanzitutto cercato di inquadrare la nuova normativa in
un contesto europeo.
In modo tale da evidenziare la realtà parallelamente esistente in altri palcoscenici
nazionali e giungere anche ad un momento di confronto con la situazione italiana.
Fatto questo, il momento successivo ha visto la definizione di quelli che sono stati i
passaggi preparatori attraverso i quali si è arrivati, nei fatti, all'approvazione della
legge nel Luglio del 2005.
Una volta inquadrata la legge in questo contesto procedurale è stato possibile passare
a quello che, fin dall'inizio, è stato il vero obiettivo di questo lavoro di analisi, vale a
dire soffermarsi sugli aspetti sociali e politici che il cambio normativo ha introdotto
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nella società spagnola.
Per il raggiungimento di questo scopo si è deciso di sondare quelle che sono state le
prese di posizione dei principali leader d'opinione. Di coloro i quali, cioè, hanno
animato la scena pubblica di quegli anni con i loro interventi contribuendo così a
generare un clima d'opinione nuovo e sostanzialmente diverso attorno ai concetti di
“matrimonio” e “famiglia”.
Proprio per poter toccare con mano questo cambio e le dinamiche sociali che lo
hanno accompagnato il vero momento cruciale di tutto il lavoro si è rivelato essere
quello che ci ha permesso di entrare in contatto in via diretta con alcuni di questi
protagonisti.
Poterli intervistare e ottenere, in questo modo, il loro contributo originale alla tesi è
stato il momento sicuramente più gratificante .
Il momento in cui, anche dopo aver compiuto un lungo lavoro di analisi della stampa
spagnola attraverso soprattutto El País e ABC, due periodici nazionali di diversa
impostazione ideologica – in modo da poter effettuare un paragone del modello
narrativo che essi hanno scelto per raccontare ai loro lettori la nuova idea di famiglia
che stava per essere disciplinata giuridicamente – io per primo ho realizzato la reale
portata del cambio sociale che la Ley 13/2005 ha generato.
Motivo per cui nutro la speranza che, dopo aver letto il modo in cui i partiti, le
associazioni in difesa dei diritti e le istituzioni ecclesiastiche, attraverso i loro
rappresentanti, si sono confrontati all'interno dell'arena mediatica e quali sono state le
strategie comunicative che decisero di adottare, chi adesso legge queste righe possa
avere voglia di giungere fino in fondo a questo tentativo di analisi e di ricerca.
Giungendo quindi a sua volta ad un momento di confronto, senza il filtro dei mezzi
di comunicazione di massa, con alcune delle personalità che questo cambiamento lo
hanno cavalcato prendendovi parte in prima persona.
La speranza, quindi, che anche chi legge possa provare, alle fine di queste pagine, la
sensazione di vedere l'opinione pubblica realmente in azione.
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1. Inquadramento storico-giuridico
1.1 Il nuovo concetto di matrimonio in Spagna
«Sono consapevole che questo è uno dei provvedimenti più polemici fra quelli da noi
approvati. Non entrerò nella qualifica delle argomentazioni che sono state utilizzate
per opporsi a questo cambiamento sociale. Ma si dirò che non si può negare la libertà
a una parte dei nostri connazionali, quando l'esercizio di tale libertà non nuoce agli
altri. Non capirò mai che si proclami l'amore come fondamento della vita, e poi
venga radicalmente negato l'aiuto, la comprensione e l'affetto ai nostri vicini, ai
nostri amici, ai nostri parenti, ai nostri colleghi». É esattamente con queste parole
che José Luis Rodríguez Zapatero, allora Primo Ministro spagnolo, accolse
l'approvazione della Ley 13/2005 de modificación del Código Civil en materia de
derecho a contraer matrimonio.
Era il 1° Luglio 2005 e in questa data la Spagna si mostrava pronta a un salto sociale
che avrebbe segnato ampiamente i destini e, certamente, anche le dinamiche
d'opinione di uno dei maggiori paesi dell'Unione Europea.
Tutto questo perché, con l'entrata in vigore della legge 13/2005, il paese che fino a
trent'anni prima era schiavo del regime conservatore e tradizionalista del generale
Francisco Franco, adesso decide di cambiare il proprio diritto di famiglia, estendendo
la possibilità di contrarre matrimonio anche alle coppie formate da due donne o due
uomini.
Un cambio non da poco, anzi, un vero e proprio balzo in avanti sul piano dei diritti
civili visto che, fino al 1975, anno della morte del generale Franco e della
conseguente fine del regime da lui instaurato, in Spagna, per omosessualità si finiva
in carcere; ovvero si finiva in carcere per “pericolosità sociale”, era infatti questa
l'aberrante equazione vigente negli anni della dittatura.
É estremamente semplice comprendere la portata del provvedimento posto in atto
dal Governo Zapatero, considerando che negli anni del Generalisimo le persone
omosessuali venivano perseguite sulla base di ben due leggi specifiche, approvate nel
1933 e nel 1954, oltre che sulla base di tutte le altre disposizioni di legge contro le
persone “socialmente pericolose” in genere. Addirittura, verso la fine del regime, la
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prigione venne sostituita con il manicomio dove le persone rinchiuse venivano
sottoposte a droghe sperimentali e ad elettroshock per essere curate. Si calcola che
furono circa quattromila i gay incarcerati e torturati durante il franchismo.
1
Un significato che riecheggia anche in un interessante articolo de «El País» che il 21
aprile 2005 titolava «De la carcel al salon de bodas»
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ripercorrendo le tappe di
questo passaggio storico che ha portato delle persone considerate non troppo tempo
prima come “socialmente pericolose” ad avere oggi la possibilità di sposarsi e
adottare figli come qualsiasi coppia eterosessuale. Annullando quindi anni di
discriminazioni.
Questa riforma di così ampia portata, anche dal punto di vista sociologico-politico
che è quello che più interessa in questo lavoro, giuridicamente si è venuta a
realizzare semplicemente modificando l'articolo 44 del codice civile, nel quale si è
specificato che il matrimonio richiede gli stessi requisiti e produce gli stessi effetti
quando a contrarlo sono due persone dello stesso o di diverso sesso.
Come già accennato, tale riforma ha altresì esteso ai coniugi omosessuali il diritto di
adottare congiuntamente, oltre che quello di adottare l'uno i figli dell'altro, biologici
o adottivi che siano.
Essendo l'obiettivo di questa tesi quello di analizzare le ricadute che l'entrata in
vigore della Ley13/2005 ha avuto sul clima d'opinione spagnolo e sul dibattito che la
stessa legge ha generato e che l'ha accompagnata durante l'iter parlamentare
necessario alla sua approvazione, oltre che il modo in cui questo dibattito, questa
potremmo dire nuova effervescenza della società spagnola, è stato ripreso e trattato
dai media e dalla stampa in particolare, in questo primo capitolo si cercherà di
fornire la cornice storico e giuridica in cui questi avvenimenti si sono svolti.
Il tentativo è cioè quello di delineare una sorta di road map attraverso la quale si è
arrivati al fatidico 1° Luglio 2005 e quindi alle parole di Zapatero da cui il nostro
discorso ha preso avvio.
Tutto questo non soltanto da un punto di vista meramente procedurale quanto
piuttosto anche con dei cenni alla precedente situazione storica in cui si trovavano gli
1 http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/11/16/il-riscatto-dei-gay-vittime-
di-franco.html.
2 http://elpais.com/diario/2005/04/21/sociedad/1114034409_850215.html.
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omosessuali spagnoli, e a cui abbiamo già fatto riferimento, e inoltre cercando di
inquadrare la novità dettata dal legislatore spagnolo nel contesto europeo.
1.2 Precedenti forme di regolamentazione
Per collocare il processo di approvazione della Ley del 1° de Julio de 2005 vanno
ricordati alcuni passaggi precedenti che riguardano non soltanto il contesto spagnolo.
Innanzitutto, prima di giungere al tema del matrimonio, in anni ancora recenti – e
non soltanto nei paesi europei ma anche negli Stati Uniti, in Canada e in Australia –
si è sviluppato un ampio dibattito relativo alla tutela giuridica delle relazioni di
semplice convivenza instaurate tra persone dello stesso sesso.
I motivi per cui si è reso necessario questo nuovo interesse sono molteplici. Da un
lato quello che sviluppandosi nel tempo approderà a provvedimenti di legge come
quello emanato dal Governo Zapatero e di cui ci stiamo occupando, e cioè l'evidenza
che fra persone dello stesso sesso possa sorgere una comunione di vita basata su di
un rapporto affettivo, di assistenza e solidarietà, identico a quello fra persone di sesso
opposto e, quindi, assolutamente in grado di porre problemi analoghi a quelli che
normalmente affrontano i conviventi eterosessuali.
Per un altro verso, la mancata tutela di questo tipo di situazioni si sarebbe potuta
trasformare in una discriminazione fondata sull'orientamento sessuale.
Discriminazione oggi vietata dall'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione Europea che, al suo primo comma, recita: «È vietata qualsiasi forma di
discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o
l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le
convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza
ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o
l'orientamento sessuale».
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Per questi motivi la materia della convivenza tra omosessuali, nell'ultimo decennio, è
stata regolamentata in vario modo in numerosi Paesi e può essere interessante
coglierne alcuni aspetti in considerazione del fatto che da essi, come a cascata, si è
3 http://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf.
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poi giunti all'emanazione di leggi che consentono il matrimonio a persone dello
stesso sesso.
La prima legge che si è occupata del fenomeno è stata quella danese, del 1989. Essa
ha istituito il modello della registered partnership che nient'altro sarebbe se non una
registrazione dell'unione in grado di produrre i medesimi effetti del matrimonio
giuridico, salvo quanto previsto in materia di adozione e potestà genitoriale.
Questo modello è stato poi seguito negli anni successivi anche da Norvegia (1993),
Svezia (1994), Islanda (1996), Olanda (1998) e Germania (2001).
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Pertanto vari
ordinamenti decisero già allora per una tendenziale equiparazione tra le unioni
familiari eterosessuali e quelle omosessuali.
A confermare la serie presa di coscienza sulla necessità di affrontare il tema, i vari
legislatori nazionali hanno concepito le registered partnership in maniera quanto più
simile possibile al matrimonio prevedendo, a tal fine, gli stessi impedimenti come, ad
esempio, che il soggetto già vincolato dall'istituto della registered partnership non
possa contrarre matrimonio senza aver prima proceduto al formale scioglimento del
vincolo.
Va oltretutto considerato il fatto che questa evoluzione delle normative nazionali è
stata condivisa dal Parlamento europeo con due risoluzioni dell'8 Febbraio 1994 e del
16 Marzo 2000, finalizzate all'eliminazione di ogni discriminazione nei confronti
degli omosessuali.
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In altri paesi europei non sono state adottate soluzioni così nette ma si sono invece
preferite alternative più “leggere” incentrate primariamente sui rapporti patrimoniali
tra i conviventi (è stato questo il caso di Belgio, Lussemburgo e Portogallo).
In questo scenario non sono poi mancate soluzioni ibride e, tra tutte, basterà citare
quella dei Pact Civil de Solidarité, meglio noti semplicemente come Pacs. Questa
norma introdotta nell'ordinamento francese nel 1999 stabilisce che è convivenza
more uxorio (un tecnicismo giuridico che vale a definire due persone che, pur non
essendo sposate, convivono) anche quella tra persone dello stesso sesso.
4 Calà Emanuele, Le convivenze registrate in Europa. Verso un secondo regime patrimoniale della
famiglia, Milano, Giuffrè, 2010.
5 Schlesinger Piero, Una risoluzione del Parlamento Europeo sugli omosessuali, in "Il Corriere giuridico", n.
4, p. 393 ss.
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