Introduzione
Scopo della presente tesi di laurea di secondo livello, di tipo 
sperimentale, è quello di prendere in considerazione il, particolarmente attuale, 
fenomeno dello stalking, il quale sarà indagato sia da un punto di vista puramente 
teorico, attraverso una panoramica di tutti gli autori che se ne sono interessati nel 
corso degli anni, sia anche da un punto di vista empirico ed analitico, attraverso 
un'indagine di ricerca condotta su un campione di popolazione generale.
L’elaborato è stato articolato in complessivi quattro capitoli così 
suddivisi:
1.nella fattispecie, il primo ha preso in esame il fenomeno dello stalking da 
un punto di vista epidemiologico, tracciando le numerose ricerche 
condotte, soprattutto nei paesi di lingua anglosassone (America, Australia 
e Gran Bretagna), condotte di recente anche in Italia, ed evidenziando una 
netta prevalenza del fenomeno presso la popolazione di sesso maschile, 
che nella maggior parte dei casi ne risulta autrice; sempre in questo primo 
capitolo, sono state menzionate le innumerevoli definizioni del concetto di 
stalking, a partire dagli anni '80 quando esso si sovrapponeva con lo star-
stalking, ossia quello caratterizzato da episodi di molestie assillanti 
perpetrati ai danni di personaggi di spicco dello Star System, di personalità 
dello spettacolo e dello sport, fino ad arrivare alle più recenti 
concettualizzazioni (Curci, Galeazzi, 2003) che lo definiscono come “ una 
sindrome del molestatore assillante”, che fa riferimento ad un quadro 
sindromico, appunto, caratterizzato da aspetti comunicativo-relazionali di 
1
tipo patologico. Inoltre, è stata fatta una panoramica circa le caratteristiche 
di personalità dello , le quali sono particolarmente connesse al 
sistema motivazionale di attaccamento di un individuo e, quindi, a tutto 
ciò che da esso deriva e si sviluppa durante la crescita, in termini di 
patologie dell'attaccamento (Bowlby, 1969) o di psicopatologie di altra 
natura (Hare, 2009). Infine, particolare attenzione è stata rivolta alle 
numerose classificazioni riguardo alle tipologie degli stalkers, così come 
proposte da svariati autori, e all'attualissimo decreto legge 
con l'Art. 612 bis c. p. “Atti Persecutori”, approvato in Italia nel Febbraio 
del 2009.
2.il secondo capitolo ha, invece, offerto una visione analitica orientata sul 
versante opposto del fenomeno, ossia verso quello delle vittime di 
; anche in questo caso è stata fatta luce sull'aspetto 
dell'epidemiologia che, ancora una volta, a testimonianza di quanto 
precedentemente detto, conferma che maggior parte dei casi sono le donne 
a risultare vittime di comportamenti ed azioni stalkizzanti (Kamphius, 
Emmelkamp, 2001). Si è, inoltre, ritenuto opportuno andare a fondo, 
cercando di comprendere i vissuti soggettivi e, spesse volte, di isolamento 
e solitudine che queste persone, doppiamente vittime di un assenteismo 
istituzionale e giudiziario, si trovano a dover vivere per paura di 
denunciare e nel timore di non essere prese sul serio. Anche in questo 
caso, sono state riportate le diverse classificazioni delle vittime, in 
dipendenza delle loro caratteristiche di personalità o in dipendenza di una 
pregressa relazione con il proprio persecutore ed infine è stata fatta una 
panoramica sulla definizione della vittimologia, così come venne intesa da 
2
stalking
antistalking
stalker
Von Hentig nel 1948; non è ovviamente mancata una riflessione sulle 
conseguenze psicologiche e fisiche che un'esperienza di questa natura 
possa causare su coloro che ne diventano prede, e sui possibili trattamenti 
ed interventi da potere mettere in atto per il supporto psicologico-pratico 
delle vittime.
3.il terzo capitolo ha, piuttosto, riepilogato una visione d'insieme circa gli 
aspetti psicologici e/o psicopatologici coinvolti nel fenomeno stalking, 
quali possono, potenzialmente, determinare una forte facilitazione nella 
manifestazione dello stesso, rendendo un soggetto particolarmente 
predisposto alla messa in atto di comportamenti di tale natura; tra questi 
aspetti sono stati analizzati: quadri di psicopatia (Hare, 2009), disturbi 
dell'attaccamento (Bowlby, 1973), il costrutto di quadro alessitimico 
(Fonagy, 2001) e tutto ciò che rientra nel concetto di trascuratezza 
emotiva, così come è stata definita da Bifulco e Moran nel 1998.
4.nel quarto, nonchè capitolo conclusivo, sono stati raccolti ed analizzati, il 
quanto più criticamente possibile, i dati di un contributo sperimentale 
condotto su un campione di popolazione generale, attraverso l'uso e 
l'impiego di tre questionari self-report (O.R.I., T.A.S-20 e R.Q.). 
Lo scopo di tale ricerca è stato quello di indagare la percentuale in cui i 
soggetti intervistati sono stati vittime, almeno una volta nella loro vita, di 
comportamenti o eventi stalkizzanti, considerata l'elevata diffusione del 
fenomeno a livello sociale (Purcell, Pathè, Mullen, 2002). 
Inoltre attraverso tale ricerca si è ipotizzato che lo , in parte, sia 
una delle conseguenze causate da una forma di attaccamento patologico 
(Meloy, Fisher, 2005) e che quindi gli stili di attaccamento possano 
3
i
stalking
influenzare profondamente la capacità di regolare gli affetti e di 
mentalizzarli (Fonagy, 2001).
4
Capitolo Primo
 e Stalkers: 
l'attualità di un fenomeno
Negli ultimi anni i media e la letteratura scientifica (sia psichiatrico-
forense che sociologica) hanno proposto una lettura comune riguardo ad una serie 
di comportamenti caratterizzati da intrusività, ripetitività ed ossessività, riferendo 
questa costellazione di agìti al concetto di stalking, la cui traduzione in italiano 
non presenta un corrispettivo letterale senza dare àdito ad equivoci linguistici, 
motivo per cui si è, alla fine, arrivati alla traduzione di Molestie Assillanti, che, 
pur non rendendo realmente giustizia all'essenza del fenomeno stalking, 
suggerisce molto di più la prospettiva della vittima. Il concetto di 
Assillanti, dunque, sintetizza in sé una serie di complesse condotte devianti, 
facendo inoltre riferimento ad atteggiamenti o gesti sanzionabili in termini 
giuridico-legali. Le ragioni per cui le persone pongono in essere tali 
comportamenti sono, ovviamente, differenti, e tra esse ricordiamo: il desiderio di 
vendetta, la ricerca di una gratificazione sessuale, il tentativo di instaurare una 
relazione o di recuperarne una etc...
Tutto ciò accade per via di una difficoltà di fondo nell'interpretare i 
messaggi sociali, i quali vengono decodificati in maniera distorta, creando una 
disparità percettiva tra autore della molestia e vittima, circa il significato e 
l'intensità della relazione (Pomarico, 2009).
5
Molestie
Stalking
Paragrafo 1: Dati epidemiologici 
Attualmente esistono due tipi di fonti per valutare la diffusione dello 
stalking: (1) le ricerche sulle vittime, (2) i dati ufficiali sulla criminalità ed 
entrambe risultano fondamentali per fornire diverse letture circa la diffusione del 
fenomeno. In molti Stati sono disponibili studi statistici messi a punto dai 
tribunali o dalla polizia, che pongono non pochi inconvenienti dal punto di vista 
interpretativo; ciò dipende dal fatto che, spesso, le statistiche della polizia 
riflettono l'attività investigativa svolta, piuttosto che l'immagine reale dei crimini 
commessi e inotre, ciò dipende dal fatto che le statistiche giudiziarie non sempre 
risultano complete o rappresentative, perché molti casi vengono archiviati e 
perché vengono riportate le sentenze piuttosto che le denunce (Goethals, 2003).
Il primo studio empirico-epidemiologico sull'incidenza dello stalking 
stato compiuto per la prima volta nel 1996 dall' A.B.S. (Australian Bureau of 
Statistic) su un campione di donne rappresentativo della popolazione generale ed 
estratto casualmente; queste venivano intervistate, attraverso telefonate o visite a 
domicilio, a proposito di eventuali e precedenti eventi di subìti da un 
uomo. I risultati di questo studio mostrano come ben il 78% delle donne 
intervistate fornisse una risposta affermativa rispetto all'evento indagato 
(), ritenendo quest'ultimo pericoloso, in quanto intenzionale ad arrecare 
timore e/o danno, ma non necessariamente pauroso. Inoltre, il 15% del campione 
sperimentale è effettivamente stato soggetto a stalking da parte di un uomo 
almeno una volta nella vita e, nel caso in cui il molestatore fosse stato uno 
sconosciuto, la durata del fenomeno era meno prolungata nel tempo rispetto a 
quando il molestatore fosse stato un ex-partner, poichè, in questo caso, la durata 
delle molestie si dilatava molto di più a livello cronologico; tra le metodologie di 
6
è
stalking
stalking
persecuzione più comuni sono state rilevate: telefonate, lettere, l'essere seguite e 
l'essere spiate (A.B.S., 1996).
 Nonostante tale studio presenti alcune lacune, come ad esempio il non 
prendere in esame l'impatto che tale evento ha sulla vita delle vittime, il non 
considerare le vittime maschili e le molestatrici femminili, esso ha il privilegio di 
rappresentare la prima inchiesta nazionale sui reati di molestie con lo scopo di 
valutare l'incidenza dello stalking; alla luce di quanto detto, il fenomeno risulta 
molto diffuso nella popolazione generale, infatti il 15% delle donne australiane ne 
è stato colpito almeno una volta nella vita (A.B.S., 1996).
Un secondo studio di notevole rilevanza, soprattutto per il fatto di avere 
colmato le carenze del precedente e per avere utilizzato dei criteri di ricerca meno 
restrittivi, è quello condotto in U.S.A. nel 1998 dal “National Violence Against 
Woman Survey”, il cui obiettivo è stato quello di analizzare i modelli di violenza 
contro le donne, soprattutto in contesti domestici; tale ricerca mostra come l'8% 
delle vittime appartenga alla popolazione femminile e solo il 2% a quella 
maschile, dunque le donne, nella quasi totalità dei casi, risultano molestate da 
uomini, mentre invece gli uomini hanno la stessa probabilità di essere molestati 
sia da donne che da uomini (National Violence Against Woman Survey, 1998); 
inoltre, tra la popolazione femminile, lo stalking viene messo in atto con più 
frequenza da partner attuali o da ex-partner (62%) e ciò desta un certo interesse, 
poichè tale elemento porta a confondere il fenomeno Molestie Assillanti con 
quello del controllo e della manipolazione del coniuge, il quale rientra nel più 
ampio contesto delle violenze domestiche. In realtà la linea di confine e di 
demarcazione che permette una differenziazione tra stalking, propriamente detto, 
e violenze domestiche sta nel fatto che i casi di Molestie Assillanti sono una delle 
7
tante forme di violenza domestica, infatti all'interno di tale spettro rientrano anche 
la violenza fisica, quella psicologica, quella sessuale e quella economica. Bisogna 
aggiungere infine che se lo stalking può essere esercitato sia dentro che fuori dalle 
mura domestiche, la violenza domestica viene definita come “quell’insieme di atti 
volti ad arrecare lesioni all’integrità fisica, psicologica, economica e morale della 
persona ma sempre all’interno dell’ambito familiare, la cui finalità è quella di 
ledere e sopraffare il familiare debole attraverso strategie umilianti e dolorose, che 
sono espressione di potere e controllo” (National Violence Against Woman 
Survey, 1998). 
Inoltre, vengono qui indagate le ragioni della persecuzione e la sua durata; 
emerge, nettamente, come la durevolezza dell'evento è più lunga nei casi in cui il 
molestatore sia un partner, il quale ricorre a modalità di contatto con la vittima 
quali: pedinamenti, telefonate, sorveglianze etc..., soprattutto se si tratta di vittime 
donne. Per ciò che riguarda le motivazioni della persecuzione, quelle che 
emergono maggiormente sono relative ad un desiderio di esercitare controllo, di 
suscitare paura o di mantenere forzatamente una relazione (National Violence 
Against Woman Survey, 1998). 
Il primo studio europeo, invece, è stato condotto dal British Home Office 
nel 1997, ossia dopo l'approvazione della legge in Inghilterra ed in 
Galles; la caratteristica di tale ricerca, rispetto alle due precedenti, è che nelle 
interviste essa non utilizza domande di relative a vari comportamenti, 
1
ma fa uso di un'unica domanda-catenaccio, con cui stabilire se i soggetti 
intervistati presentino gli estremi per potere essere definiti vittime di stalking; 
risultati indicano che nell'11,8% dei casi i partecipanti alla ricerca sono stati 
1
 Essa intende “cogliere una vasta gamma di esperienze potenzialmente definibili come 
” (Budd , Mattinson, 2000).
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i“
stalking
screening
antistalking
oggetto di attenzioni insistenti ed indesiderate e la maggioranza di coloro che 
riferiscono tali intrusioni sono le donne (73%). Tale ricerca amplia lo spettro 
d'indagine, poiché essa esamina anche i fattori di rischio a carattere demografico 
che sono associati all'essere stati vittime, e ciò rappresenta un importante passo 
avanti. Tra i rischi analizzati ricordiamo: 
il sesso (le donne riferiscono il tasso più alto di attenzioni indesiderate);
 la situazione coniugale (le donne sono più a rischio di quelle 
sposate, così come le studentesse, rispetto alle altre categorie 
professionali);
la situazione socio-abitativa (le donne che vivono in affitto o in nuclei 
familiari a basso reddito, presentano un'incidenza maggiore) (British 
Home Office, 1997).
Ovviamente, in modo concorde alle precedenti indagini, anche in questa 
risulta evidente che la maggior parte dei molestatori appartiene al sesso maschile 
(90%), che la maggior parte delle vittime sono tormentate da una persona 
conosciuta, nel 29% dei casi soggetti con cui c'è stata una relazione affettiva, nel 
32% dei casi parenti o amici; le modalità delle molestie differiscono a seconda del 
sesso della vittima, infatti le donne dichiarano di sentirsi costrette a parlare con lo 
stalker nel 52% dei casi, mentre gli uomini lo sono solo nel 39% dei casi; sempre 
le donne dichiarano di essere pedinate nel 43% dei casi, mentre gli uomini lo sono 
solo nel 30% dei casi ed infine le donne dichiarano di essere intimidite 
fisicamente nel 45% dei casi, mentre gli uomini lo sono solo nel 33% dei casi 
(British Home Office, 1997).
La ricerca condotta in Australia da Purcell, Pathè e Mullen nel 2002 viene 
compiuta con lo scopo di distinguere, con maggiore chiarezza, la frequenza dello 
9
single
nella comunità sociale, analizzando tale fenomeno in relazione ad altre 
forme di violenza attraverso un'inchiesta postale, metodo scelto in quanto 
permette di accedere al massimo numero di vittime potenziali e in quanto fornisce 
risposte più meditate di quelle ottenute attraverso un'intervista telefonica o a 
domicilio (Purcell, Pathè, Mullen, 2002). I risultati mostrano che il 23,4% degli 
intervistati dichiarano di essere stati vittime, almeno una volta, di intrusioni 
ripetute, sperimentando sensazioni di paura e, anche qui, la maggioranza di 
coloro che hanno subìto Molestie Assillanti è costituita da donne (75%), mentre i 
molestatori sono in prevalenza uomini, soprattutto disoccupati e con una bassa 
presenza di relazioni affettive stabili (53%) (Purcell, Pathè, Mullen, 2002).
Ricerche recenti mostrano che alcune categorie professionali (psicologi, 
medici, insegnanti etc...) sono più esposti al rischio di Molestie Assillanti nei 
luoghi di lavoro (Romans, Hays, White, 1996); gli operatori psichiatrici lo 
sarebbero maggiormente per il fatto di occuparsi di individui isolati e disturbati 
mentalmente, i quali potrebbero male interpretare l'empatia, scambiandola con un 
interesse sentimentale; gli insegnanti, invece, sarebbero più esposti poiché alcuni 
studenti “innamorati” potrebbero fraintendere l'attenzione professionale alla 
stregua di un coinvolgimento affettivo (Mullen, Pathé, Purcell, 1999).
Come è facile notare, da tutti gli studi fin'ora citati e presi in esame, 
emerge consensualmente un dato tangibile: le vittime di sesso femminile sono 
molto più numerose di quelle di sesso maschile e, nella fattispecie, lo sono in un 
rapporto di uno a quattro; ciò concorda, in parte, con il concetto di Molestie 
Assillanti, che per essere definito tale necessita di un' esperienza soggettiva di 
paura, la quale, invece, dalla popolazione maschile viene sperimentata sottoforma 
di rabbia, frustrazione o irritazione a causa del comportamento subìto, ma non 
10
stalking
certo sottoforma di paura (Purcell, Pathè, Mullen, 2002).
Infine, bisogna aggiungere che notevoli differenze tra i due sessi sono 
evidenti riguardo alle modalità di molestie agìte dagli stalkers; le donne, infatti, 
rispetto agli uomini, sono molto più inclini a spedire materiale scritto, a fare 
telefonate non desiderate e a tenere la vittima sotto sorveglianza, quindi 
presentano uno spettro di condotte molto più variegato degli uomini. Inoltre, la 
durata della persecuzione non differisce al variare del sesso, contrariamente 
all'opinione comune, ma alcuni studi condotti sui tribunali evidenziano che 
l'intervento della giustizia è molto più attivo e pronto se lo appartiene al 
sesso maschile e la vittima a quello femminile (Tjaden, Thoennes, 1998).
In Italia, gli unici dati ufficiali disponibili sono quelli della recente 
“Indagine Multiscopo sulla sicurezza delle donne” condotta dall' ISTAT (Istituto 
Nazionale di Statistica) nel 2007; tale indagine si è proposta di misurare la 
violenza (fisica, sessuale e psicologica) e i maltrattamenti contro le donne nei 
contesti intra ed extrafamiliari. Il 18.8% delle donne intervistate telefonicamente, 
ha dichiarato di avere subìto comportamenti di da parte di ex partner al 
momento della separazione, associata a violenza fisica e/o sessuale (www.istat.it, 
2007). 
Dati indiretti e parziali sono ricavabili da alcune ricerche condotte su 
gruppi non rappresentativi, come ad esempio quelle su un gruppo di 27 studenti 
universitari, tra cui si rileva un'incidenza di nel 30% dei casi (Aramini, 
2002) oppure da una ricerca condotta su un gruppo di professionisti della salute 
mentale operanti sia nel settore pubblico che nel privato, tra il quale l'incidenza di 
era pari all'11% (Galeazzi, Elkins, Curci, 2005).
Il Ministero dell'Interno, attraverso i dati raccolti dalla direzione centrale 
11
stalking
stalking
stalking
stalker
di Polizia criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza, rileva che circa 
l'85% delle persone denunciate ed arrestate è di nazionalità italiana (ISTAT, 
2009).
Paragrafo 2: Lo stalking e le sue definizioni
Il fenomeno dello (altrimenti detto “sindrome del molestatore 
assillante”), ha cominciato a destare un certo interesse negli anni ’80, in seguito 
ad episodi di molestie assillanti perpetrati ai danni di personaggi di spicco dello 
Star System, di personalità dello spettacolo e dello sport, tanto da arrivare a 
parlare di star-stalkers; esemplare fu il caso dell'attrice Rebecca Schaeffer 
assassinata da un suo fan (Robert Bardo) nel 1989; si tratta di soggetti, i quali, 
spinti dal proprio delirio e dalla propria ossessione, inseguono l'oggetto della loro 
passione morbosa (Paciello, 2009). 
Il termine , invece, derivato dal verbo inglese “to stalk”, ossia 
“fare la posta, cacciare in appostamento”, fu coniato per la prima volta nel 1997; 
si tratta di un vocabolo mutuato dal linguaggio venatorio, poiché si riferisce ad un 
inseguimento furtivo di chi sta dando la caccia ad una preda (Paciello, 2009), 
associato ad un insieme di comportamenti ripetuti ed intrusivi, di sorveglianza e di 
controllo, di ricerca di contatto e di comunicazione nei confonti di colei che si 
trasformerà in “vittima”, la quale risulta, inizialmente, infastidita e, 
successivamente, preoccupata da tali attenzioni e comportamenti non graditi 
(Giorgi, Mininno, 2007).
Poiché tale fenomeno risulta difficile da descrivere, vista la complessa 
costellazione comportamentale che lo tipicizza, è opportuno citare e riportare 
alcune definizioni proposte da vari studiosi, che nel corso degli anni, si sono 
avvicinati all'argomento.
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stalking
stalking
Una delle delucidazioni più interessanti e di ampio respiro è quella 
proposta da Meloy ed il suo gruppo di lavoro californiano nel 1996, i quali 
definirono lo in duplice accezione:
1. come: “erotomania non delirante o ” (borderline or non 
delusional erotomania), in quanto caratterizzata da un profondo ed intenso 
attaccamento, non ricambiato, diretto ad una persona con la quale, nel 
passato, si è intrattenuta una relazione (Meloy, 1996). Tale “erotomania 
non delirante” deve essere distinta dal “delirio erotomanico o sindrome di 
De Cléarambault” propriamente detta, in quanto quest'ultima fa 
riferimento ad un quadro clinico di delirio caratterizzato da un 
convincimento, ad instaurazione improvvisa, di essere amato da un'altra 
persona (De Cléarambault, 1942); deve essere, inoltre, compiuta 
un'ulteriore differenziazione tra “l'erotomania non delirante” e “la 
sindrome dell'Amante Fantasma”, la cui caratteristica distintiva è una 
passione amorosa rivolta a persone intraviste o addirittura sconosciute, 
associata a consapevolezza di non essere ricambiati, la quale, se a volte si 
attenua con il tempo, altre volte può trasformarsi in un comportamento 
persecutorio assillante (Lorenzi, 1995).
2. come: comportamento tipico dei cosìdetti “inseguitori ossessivi” 
(obsessional followers), ossia tipico di coloro che seguono, pedinano e si 
aggirano attorno alle vittime e lo fanno poiché spinti da una componente 
2 
cognitiva e motivazionale che è centrale in tali soggetti, ossia l'ossessione
(Meloy, 2000).
2
Per ossessione si fa riferimento ad un insieme di pensieri egodistonici, ricorrenti e, nonostante 
il tentativo di ignorarli, persistenti; questi pensieri invadono pervasivamente la mente di un 
soggetto, sconfinando le sue capacità di controllo (Rapaport , Ismond , 2004).
13
stalking
borderlinestalking
stalking
Nello stalking la relazione interpersonale tra vittima e predatore è 
profondamente intrisa di elementi ossessivi, tanto che Cupach e Spitzberg (1998) 
definiscono questo aspetto con l'acronimo di O.R.I. (obsessive, relational, 
intrusion), facendo riferimento ad “un inseguimento ripetuto, indesiderato ed 
invasivo ai danni della e della salute psicofisica di una persona; tale 
inseguimento viene messo in atto da un soggetto, estraneo o conosciuto, il quale 
desidera o presume di potere intessere una relazione intima con della 
propria ossessione” (Cupach, Spitzberg, 2000). Spesso, le relazioni nelle quali 
l'elemento ossessivo risulta particolarmente presente, diventano pericolose e 
distruttive poiché, lo , in seguito ad una non accettazione del rifiuto subìto, 
vive e percepisce elevati livelli di rabbia e di impulsività che non è capace di 
gestire e/o di elaborare; tale mancanza di controllo emotivo e di inibizione degli 
impulsi si affianca alla mancanza di controllo comportamentale, che lo induce ad 
attuare intimidazioni ed atti aggressivo-violenti verso la “preda” (Cupach, 
Spitzberg, 2003).
Anche altri Autori, come Tjaden e Thoennes sono stati 
particolarmente attenti al costrutto, definendo lo stalking come “un 
comportamento molesto o minaccioso che un individuo adotta in maniera 
ripetitiva (es: seguire una persona, comparire in casa sua, lasciare messaggi scritti 
o danneggiare le proprietà della vittima) (Tjaden, Thoennes, 1998). Un elemento 
centrale sul quale i due Autori, insieme a Cupach e Spitzberg, focalizzano 
l'accento in modo dettagliato è che lo stalking può essere considerato tale se, e 
solo se, la vittima esperisce un vissuto di profonda paura, quasi paralizzante, in 
quanto essa diventa la “condicio sine qua non” il costrutto può essere inquadrato 
in termini legali (Cupach, Spitzberg, 2001). Porre attenzione su questo aspetto è 
14
stalker
l'oggetto
privacy
fondamentale, poiché ci permette di comprendere la sottile differenza tra 
ed O.R.I.; infatti, per potere riconoscere, accertare e qualificare le condotte con 
O.R.I non è necessario e non è indispensabile che la vittima viva uno stato di 
minaccia o di preoccupazione invalidante, poiché il concetto di Obsessive-
Relational-Intrusion, diversamente dallo propriamente detto, non va 
inquadrato in un'accezione legale (Tjaden, Thoennes, 1998).
Nel 1998 Cupach e Spitzberg hanno messo a punto una scala di 
misurazione dell'O.R.I., ossia l'O.R.I-perpetration scale; composta da 28 , 
questa è una delle scale di misurazione più complete nella valutazione del grado 
di ossessività ed intrusione relazionale presenti nei comportamenti di stalking; 
attraverso essa è stato possibile individuare due forme di O.R.I.:
la prima, meno violenta e meno pericolosa, è caratterizzata dal fattore 
Pursuit/Persistence, in cui rientrano comportamenti quali: l'invio di regali 
non richiesti, l'invio di messaggi, l'invasione di spazi personali, l'invasione 
di propietà personali, l'intromissione nella vita di amici e familiari etc...; 
la seconda forma, che include comportamenti più aggressivi, è 
caratterizzata dal fattore Physical threats/harassement, in cui rientrano: 
furti e/o danni a proprietà personali, paura per sé stessi e per gli altri, 
ingiurie ed offese verbali, coercizione sessuale etc... (Cupach, Spitzberg, 
1998).
Una terza definizione di cui ci occuperemo di seguito, è quella fornita 
da Pathé e Mullen, i quali definiscono lo stalking come “una costellazione di 
comportamenti riguardanti tentativi ripetuti e perduranti di ricerca, comunicazione 
o contatto nei confronti di una persona non consensiente”; la persistenza di tali 
condotte deve avere una durata di almeno un mese, durante il quale devono 
15
items
stalking
stalking