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Prefazione
La tesi che qui di seguito propongo s’inserisce nel lungo filone di studi sulla crisi della
società borghese negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, dunque dei suoi riflessi in
letteratura con il Naturalismo, e del il più ampio concetto di Positivismo. Se l’argomento è
vecchio e sostanzialmente accertato, qui si vuole arrivare alle conclusioni già note attraverso
l’analisi di un fenomeno, serpeggiante in quegli anni, e di fatto non approfondito da questo
punto di vista. Insomma, si vuole qui dimostrare come lo spiritismo moderno e la sua ampia
diffusione (nonché altre dottrine come la teosofia o l’antroposofia) rappresentino un
sintomo, o comunque testimonino il passaggio dalla fede nella scienza al rinnovato bisogno
d’irrazionale. In effetti, questo “nuovo incidente dell’Umanità”, come lo chiamava il conte
Villiers de Lisle-Adam, andava incontro ad un bisogno di soprannaturale quasi
universalmente diffusosi nella seconda metà dell’Ottocento, in tutti i ceti sociali, come
inconfessata reazione al materialismo positivista. Verrà dunque descritta la genesi e la
capillare diffusione in Occidente dei nuovi fenomeni occulti, per analizzare poi come questi
abbiano influito sugli scrittori europei, all’inizio più cautamente, successivamente
divenendo un vero e proprio tema letterario. Infine, verranno confrontati i vari modi di
trattare lo spiritismo e le manifestazioni spiritiche da parte di diversi autori, nonché il loro
rapporto personale con questi fenomeni, se cioè questi vengono utilizzati solo come tema in
quanto fenomeno di moda, o se sussiste un legame più stretto, cioè una sostanziale fede, tra
autore e fenomeno. Un capitolo a parte verrà dedicato a due autori italiani, Capuana e
Pirandello, per il largo impiego di queste tematiche nelle loro opere e per aspetti di
particolare rilievo anche in campo di teoria della creazione artistica. A un secolo di distanza,
credo quindi che sia importante fare luce (almeno in campo letterario) su un fenomeno che
in definitiva si è caratterizzato come un vero e proprio fenomeno di massa, e nonostante ciò
preso poco in considerazione da critici e studiosi, soprattutto, in Italia, a causa di quella
sorta di censura ideologica che Croce e la storiografia crociana hanno tramandato nei
confronti di molti aspetti della cultura e del pensiero a loro giudizio eccentrici rispetto alle
manifestazioni della cultura “alta”. Mentre nello stesso periodo, il più accorto psichiatra
Enrico Morselli, nel suo saggio Psicologia e “spiritismo” (1908), affermava:
«Siamo dunque di fronte ad un avvenimento importantissimo di psicologia
sociale che deve colpire l’attenzione anche dei meno veggenti; che deve
anche preoccuparsi per le sorti della Civiltà avvenire, qualunque sia il
nostro modo di pensare»
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.
1
L.Capuana, Mondo occulto, Edizioni del Prisma, Catania 1995, p.12.
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1. Una falla nella cultura positivista: lo spiritismo
1.1 - Nascita e diffusione dello spiritismo
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Nel 1848, mentre in Europa si assisteva a moti e insurrezioni popolari, in una piccola
fattoria nello stato di New York, negli Stati Uniti, un altro tipo di protesta, individuale in
questo caso, turbò e di fatto rivoluzionò l’esistenza di due giovani sorelle, Margaret e Kate
Fox. La protesta era quella di un defunto, o meglio del suo spirito, che rivendicava giustizia
per la violenza subita in terra; precisamente si trattava di un venditore ambulante assassinato
proprio in quella casa. In breve tempo le ragazze prescelte riuscirono a stabilire una sorta di
comunicazione con lo spirito, attraverso dei colpi (i cosiddetti “raps”) su mobili o mura
domestiche: un colpo era “sì”, due colpi “no”. Il fatto fu poi confermato dal ritrovamento
dello scheletro del fu venditore ambulante nella cantina della casa. Risaputo l’accaduto, le
tre sorelle Fox (nel frattempo si era aggregata anche la maggiore Leah) divennero ben presto
patrimonio della stampa e del gossip statunitense. Vuoi per business, vuoi per fede, le tre
sorelle non si lasciarono scappare l’occasione, dando vita a spettacoli, nonché a vere e
proprie tournØe teatrali, in tutti gli States, evocando spiriti di fronte a centinaia di persone.
Agli occhi degli americani il fenomeno si prospettava come una vera rivoluzione: se fosse
stato tutto vero, senza imbrogli, l’uomo avrebbe potuto finalmente avere conoscenza
dell’aldilà, con tutte le conseguenze sul senso della vita e della visione del mondo. Si può
quindi capire come il fenomeno non potesse passare inosservato: in vari stati le tre sorelle
vennero esaminate pubblicamente da commissioni composte da medici increduli. Non
trovando frodi, questi passarono subito all’altra sponda, e inviarono allo Stato centrale
pressanti richieste per prendere in considerazione il fenomeno, studiarlo e valutarlo. Il fatto
che i migliori medici non sapessero dare spiegazioni valide al fenomeno, che la nuova
“religione” si basasse su fatti concreti e non sulla fede, e la grande attenzione da parte dei
mass-media, contribuirono alla grande diffusione dello spiritismo: nel 1854 si contavano più
di tre milioni di fedeli e diecimila medium professionisti.
Intanto, verso il 1853, assieme alle sorelle Fox, gli spiriti s’imbarcarono per l’Europa,
attecchendo inizialmente soprattutto in Inghilterra, dove nacquero Chiese spiritualiste,
dedite al culto delle anime dei defunti e a pratiche di guarigione legate ad essi. L’ondata si
spiriti travolse in poco tempo tutta l’Europa, e tutte le classi sociali, anche se gli spiriti
europei preferirono comunicare con altri mezzi, diversi dall’alfabeto ideato dalle sorelle
Fox. Inizialmente si utilizzarono tavolini tripodi sui quali gli astanti posavano le mani a
formare una catena: il tavolino avrebbe risposto battendo uno dei tre piedi, oppure
sollevandosi in aria. Col passare del tempo si escogitarono metodi sempre più semplici ed
efficaci: si abbandonò la “catena”, riversando tutto il carico della comunicazione sul
medium (cioè un soggetto particolarmente predisposto ad interagire con gli spiriti); quindi si
aspettava che qualcosa accadesse alla tavola o che il medium rispondesse con la voce dello
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La storia e le peculiarità dello spiritismo moderno all’interno della tradizione giudaico-cristiana sono state messe in
luce da L. Stefanoni nella sua grande Storia critica della superstizione (Forni Editore, Bologna 1972). Di spiritismo si è
occupato anche S. Hutin, in Esoterismo, spiritismo, massoneria, capitolo della più ampia Storia delle religioni, a cura di
Puech (Laterza, Roma 1990). Per quanto riguarda le singole personalità inerenti allo spiritismo o alla teosofia, o lo
stesso Emanuel Swedenborg, se ne trova la biografia e il contributo nel fondare le nuove dottrine nel saggio di P.
Giovetti, I grandi iniziati del nostro tempo. I maestri del cammino interiore (Edizioni Mediterranee, Roma 2006).
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spirito, oppure, più praticamente, il medium prendeva carta e penna e trascriveva i messaggi
degli spiriti, attraverso la cosiddetta “scrittura automatica” (in questo caso nacque anche un
vero e proprio filone di letteratura dettata dalle anime dei defunti, a volte grandi scrittori del
passato. Parte di queste opere fu raccolta e analizzata in Italia dal parapsicologo Ernesto
Bozzano). Medium e spiritisti più esperti riuscirono finanche a prendere calchi o a
fotografare le materializzazioni degli spiriti sotto forma di ectoplasma fuoriuscente dal
corpo del medium.
Se nei paesi protestanti più facile era accogliere tali fenomeni, nei paesi cattolici la
rigidità dei dogmi e della dottrina imponeva un approccio diverso al fenomeno. Fu così che
il filosofo e pedagogo francese Léon Rivail, ribattezzato Allan Kardec, nel 1857 pubblicò il
suo primo libro, Il libro degli spiriti, la Bibbia della nuova “religione spiritista”. In breve, la
nuova dottrina basata sulla conoscenza dell’aldilà e delle anime, non intendeva rinnegare il
Cristianesimo, anzi, voleva essere proprio la conferma reale e concreta dell’esistenza di Dio.
Nell’aldilà si trovano spiriti di diverso grado di perfezione e purificazione, insomma una
vera e propria gerarchia, scalata la quale si potrà finalmente raggiungere la pace eterna in
Dio. Per purificarsi occorre reincarnarsi e cercare di raggiungere via via una spiritualità
sempre maggiore. La comunicazione con gli spiriti è fondamentale per conoscere e quindi
aiutare il progresso dell’umanità. I libri di Kardec, nonché la nascita della Revue Spirite da
lui fondata, contribuirono ancor più a diffondere il fenomeno, soprattutto nei paesi latini.
Infatti, fu proprio la Francia il tramite per il quale lo spiritismo approdò in Italia. Dopo
un’iniziale adesione, la Chiesa cattolica decise di combattere duramente il fenomeno,
parallelamente alla lotta contro il Modernismo, cioè una più ampia libertà e autonomia
d’approccio a Dio e ai dogmi. Ma la crisi della Chiesa era ormai evidente, e molte persone
insoddisfatte, ma ricche di slanci spirituali, aderirono a questa nuova dottrina, anche perché
poteva essere sperimentata personalmente. Solo per dare un panorama dell’affermazione
dello spiritismo, basti ricordare che figure di primo piano come Napoleone III e sua moglie
Eugenia, Abraham Lincoln, la regina Vittoria, D’Azeglio, la cattolicissima regina
Margherita, Mazzini, Garibaldi e tanti altri praticavano con frequenza sedute spiritiche.
Data la vastità del fenomeno, anche in Europa come in America, gli scienziati sentirono
la necessità, nonché la curiosità, di studiarlo e, possibilmente, smascherarlo. I più noti
scienziati dell’epoca si dedicarono dunque allo studio dei vari fenomeni paranormali, uno
studio che divenne presto un ramo della ricerca scientifica, sia pure non accettato da tutto il
mondo degli studiosi, che prese il nome di “parapsicologia” o “metapsichica”. Oltre ai
fenomeni occulti, venivano indagati l’ipnosi, la telepatia, la scrittura automatica e altre doti
medianiche. In Inghilterra William Crookes, inventore del tubo a raggi catodici e scopritore
del tallio, divenne presidente della Society for Psychical Research, fondata nel 1882 proprio
per studiare questi fenomeni. Alla SPR presero parte grandi studiosi di fama internazionale
come Charles Richet, C.G.Jung (il quale scrisse la sua tesi di laurea, Psicologia e patologia
dei cosiddetti fenomeni occulti, proprio sui fenomeni spiritici), Madame Curie, John Ruskin,
Henri Bergson, Charcot etc., e società del genere nacquero in molti altri paesi (in America
fu promossa dal filosofo e psicologo William James). In Russia il chimico Dmitrij
Mendeleev, scopritore della legge periodica e ideatore del sistema degli elementi, aveva
fondato nel 1868 a Pietroburgo la Società Fisico-Chimica Russa con una commissione
speciale per lo studio dei fenomeni spiritici. Nonostante Mendeleev arrivò decisamente a
smentire tali specie di fenomeni, la maggioranza dei suoi collaboratori lo abbandonò,
convinta invece della realtà delle manifestazioni spiritiche. In Italia, il caso più eclatante fu
certamente quello di Cesare Lombroso, fondatore dell’antropologia criminale, che, partendo
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da posizioni di netto rifiuto, finì col dedicare molta parte dei suoi studi ai fenomeni
medianici. Egli s’iscrisse alla Società di Studi Psichici, fondata nel 1900 da Angelo
Marzorati, la quale aveva come presidente onorario Antonio Fogazzaro, e tra gli iscritti,
oltre a Lombroso, contava Luigi Capuana, lo psichiatra Enrico Morselli, Arrigo Boito e
Salvatore Farina. Il fenomeno entrò persino in campo giuridico, per quanto riguarda il
problema delle case infestate dagli spiriti. Infine, è da notare che durante la Prima guerra
mondiale, si diffuse nei ceti più bassi la moda di comunicare in modo piuttosto spicciolo
con gli spiriti, perché da essi i famigliari dei ragazzi partiti in guerra potevano sapere le sorti
dei propri figli.
In generale, nel clima positivista, scienziati e intellettuali non potevano accettare un
fenomeno come quello spiritista che si situava all’esatto opposto del materialismo e della
fede nella ragione. Se fu fatto uso di molte energie per studiare questi fenomeni, era dunque
per capirne i meccanismi e ricondurli al campo delle patologie psichiche o comunque a
quella parte dei fenomeni naturali non ancora esplorata compiutamente, come del resto
avvenne nel caso del mesmerismo. Si poteva puntare sulla ricerca di nuove forme di energia
animale e non, che in quegli anni dava risultati sorprendenti, oppure su capacità della psiche
mai utilizzate prima (la chiamarono “forza psichica”), ma che forse col passare degli anni e
con l’evoluzione della specie, avrebbero mostrato tutta la loro forza. Infine si cercavano
rapporti tra i poteri dei medium e alcune malattie nervose, come l’isteria o l’epilessia. In
molti casi i medium vennero smascherati, alcuni ammisero di utilizzare dei trucchi; ma in
altre circostanze non si riuscirono a dare spiegazioni sufficienti, soprattutto di fronte ai
medium più acclamati, come nel caso di Eusapia Palladino e Daniel Home, studiati
rispettivamente dal Lombroso e dal Crookes. Gli scienziati, accettati ormai come veri i
fenomeni spiritici, continuavano però a ricondurli a poteri mentali, sebbene non ancora in
grado di decifrare, e non alla reale presenza di un aldilà. La ragione aveva però subito uno
scacco, l’euforia dei primi anni del positivismo, quando si pensava che tutto potesse essere
studiato e spiegato razionalmente, veniva sempre più scemando (anche se le cause erano
svariate). Lo stesso Lombroso, sul finire della carriera, si avvicinò sempre più a posizioni
spirituali, e con lui molti altri vecchi positivisti convinti (di Luigi Capuana si parlerà in
seguito). Il fatto è che all’inizio del XX secolo si era creata una situazione culturale
internazionale in cui si erano screditate le religioni tradizionali, in quanto non spiegabili
razionalmente, e d’altra parte si era persa la fiducia in quel nuovo dio che era divenuta la
scienza. Dunque il bisogno d’irrazionale esploso nel primo Novecento, e che aveva i suoi
prodromi in filosofi come Nietzsche, Bergson o Schopenauer, poteva essere canalizzato in
questa nuova dottrina, che si presentava sì come una religione, peraltro legata a quella
cristiana, ma basata sulla testimonianza di fatti tangibili. Inoltre la dottrina spiritista riposa
sulle idee di evoluzione e progresso indefiniti, fatto che poteva essere conciliato con le
positivistissime teorie darwiniane sull’evoluzione della specie; e così accadde: Alfred
Russel Wallace, l’altro antropologo che parallelamente a Darwin intuì la provenienza
dell’uomo dai primati e sostenne la teoria evoluzionistica, ricondusse però questa
evoluzione non alla selezione naturale, ma al volere e alla guida di un ente superiore. Anche
se infine la teoria di Darwin s’impose su tutte le altre, all’epoca egli rimase isolato, e la
teoria di un’evoluzione non solo naturale ma anche spirituale fu largamente condivisa dai
maggiori antropologi. Se nel corso degli anni le ricerche scientifiche non avessero infine
smentito il carattere soprannaturale delle manifestazioni spiritiche, è ben certo che
l’espansione del fenomeno non avrebbe avuto limiti.
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1.2 - Altri sintomi di cambiamento
In questo paragrafo verranno presentati brevemente altri fenomeni o movimenti legati
allo spiritismo, ma che se ne distaccano per alcuni aspetti. Questi fenomeni non possono
essere trascurati, sia perché rappresentano altri tasselli nel muro eretto di fronte alla ragione
nel periodo preso in esame, sia perché hanno influito abbondantemente su certi scrittori e
artisti dell’epoca, o comunque sono entrati a far parte di opere artistiche e letterarie.
Gli spiritisti riconoscono all’unanimità come loro grande precursore lo svedese Emanuel
Swedenborg, vissuto nel XVIII secolo. Scienziato di grande fama, in età avanzata ricevette
una “chiamata” da un ente superiore che gli indicò la via da seguire: non avrebbe più dovuto
occuparsi di cose terrene, ma di “ciò che è superiore”. In breve tempo, anche grazie a delle
“meditazioni spirituali”, divenne un grande sensitivo, veggente, nonché teologo di una
nuova dottrina, basata sull’esperienza diretta. Infatti egli sosteneva di poter compiere dei
“viaggi dell’anima”, cioè di riuscire a trasportare il proprio spirito in altri universi, a
contatto con le anime dei trapassati. Queste vivono nel “regno degli spiriti”, una zona
intermedia tra l’Inferno e il Paradiso, verso i quali si dirigeranno in base alle proprie
inclinazioni. Nel suo libro più importante, Cielo e Inferno, egli racconta appunto i propri
viaggi, sotto dettatura di entità superiori, dunque con una sorta di scrittura automatica. Le
sue opere divennero famose sia in Europa che negli Stati Uniti, dove nacquero anche
“Società Swedenborg”.
Nel 1875, a New York, venne fondata la “Società Teosofica”, per opera della sensitiva
russa Helena Petrovna Blavatsky e del colonnello americano Henry Steel Olcott, che
proprio in quegli anni scriveva articoli per il Daily Graphic sui fenomeni occulti. La
“teosofia” (´saggezza divina`) si basa sulla convinzione che nessuna religione è portatrice
della verità assoluta, ma che ognuna ha un preciso ruolo, prefissato nel Piano Divino; è
dunque necessario passare al vaglio e comparare tutte le religioni, i miti e le tradizioni
esoteriche (un merito particolare di questo movimento fu quello di aver riscoperto le grandi
tradizioni filosofiche e religiose orientali, soprattutto indiane, che nel corso del 900
influenzarono non poco la cultura occidentale). I primi due libri della Blavatsky, che gettano
le basi della dottrina teosofica, Iside svelata e La dottrina segreta, ebbero un grande
successo, soprattutto tra gli specialisti nel campo delle religioni e delle scienze occulte. In
effetti, la complessità della dottrina e il suo carattere iniziatico, non ne permisero una larga
diffusione come nel caso dello spiritismo. Rispetto a questo, poi, il “teosofismo” condanna
esplicitamente l’evocazione dei defunti, il principio stesso dello spiritismo, anche se poi ne
condivide le prospettive di Evoluzione, Progresso e Armonia. L’aldilà nella dottrina
teosofica è molto più complesso che in quella spiritista, costituendosi come una gerarchia
composta di vari piani, che a loro volta rappresentano gli stadi dell’evoluzione dello spirito;
particolarmente significativo, in quanto ha influenzato non pochi artisti, è il cosiddetto
“piano astrale”. I successori della Blavatsky ed Olcott furono Annie Bèsant e Charles
Leadbeater, famoso appunto per la sua opera The astral plane (che come vedremo più
avanti figurerà nella biblioteca di Anselmo Paleari nel Fu Mattia Pascal). Infine, ricordiamo
che dalla “Società Teosofica” provengono anche altre due figure di grande importanza per
lo sviluppo di movimenti spirituali o scuole religiose di pensiero nel ‘900, Rudolf Steiner,
fondatore dell’“antroposofia”, e Jiddu Krishnamurti, punto di riferimento del movimento
“new age”.
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1.3 - Teosofia e Spiritismo nella cultura europea
È ora necessario notare che lo spiritismo, così come la teosofia, provengono dagli Stati
Uniti, il paese moderno per eccellenza. Non è un caso quindi che molti autori, soprattutto
anglosassoni, sentirono questi fenomeni come prodotti della modernità, e dunque vi
attinsero in vari modi nell’elaborare quella che doveva essere la nuova arte modernista. Il
mondo del primo Novecento, a causa della crisi del positivismo ma del perdurare del
materialismo, si presentava caotico e disgregato. È in questo contesto che scrittori
modernisti, T.S. Eliot in primis, riscoprirono il mito e la sua funzione unificante e
regolatrice. E il recupero del mitologico e del metafisico-religioso passa attraverso anche lo
studio di scienze moderne, come l’antropologia (Frazer, Levy-Bruhl) e la psicanalisi,
nonché dottrine quali lo spiritismo e la teosofia, che riaffermano, in forme nuove, il
sentimento spirituale e l’attenzione per le varie tradizioni religiose. Ad esse si accompagna
anche un’altra teoria che ebbe grande risonanza all’epoca, quella dell’animismo (ripresa
anche dalla Bésant), secondo la quale esiste appunto un’anima che sopravvive alla morte e
continua a muoversi anche durante il sonno, dando così vita ai sogni. L’interesse da parte
degli scrittori modernisti anglosassoni per il misticismo e la teosofia è ben noto: basti
ricordare che James Joyce nomina la Blavatsky nell’Ulysses (in Eolo), ha in biblioteca libri
della Bésant e nelle sue lettere parla spesso di miti e religioni orientali. Gertrude Stein
partecipò e s’interessò alle pratiche spiritiste, inserendole anche in una delle sue raccolte di
racconti più note, Three Lives, della quale si parlerà in seguito.
Ma in ambito anglosassone, l’autore che più è stato influenzato dall’universo ermetico
ed occulto è senza dubbio William Butler Yeats, autore più anziano rispetto ai colleghi
modernisti, ma che ha saputo rinnovarsi sia nel linguaggio che nei contenuti, in linea con la
realtà ormai mutata. Nei primi anni del Novecento, conosciuti Mme Blavatsky e l’ermetico
Mac Gregor Mathers, concentrò gran parte dei suoi studi sul mondo occulto, come i Misteri
Orfici, lo Spiritismo (praticandolo anche personalmente), la teosofia, il Rosacrocianesimo e
altro ancora. Come Ezra Pound, anche Yeats disprezzava la realtà in cui viveva
(democratica, scientifica, materialista e capitalista) e per questo tentò di fuggirla affidandosi
alla Visione, così come la intendeva il suo amato William Blake. A Vision (1925-37) è
proprio il titolo di una delle sue ultime opere, per la composizione della quale fu importante
l’influenza della moglie, dedita alla scrittura automatica. Il libro, a quanto pare dettato da un
gruppo di “guide”, entità extra-terrene evocate medianicamente, si presenta come un vero e
proprio “sistema” esoterico, che intende mitologizzare il mondo delle visioni dello stesso
autore per fondare un nuovo immaginario collettivo, da contrapporre a quello esistente. La
visione fondamentale di Yeats è quella di un’umanità classificabile in ventotto tipi,
corrispondenti alle ventotto fasi lunari, e rapportabili ai ventotto segmenti di una “Grande
Ruota”. Yeats ritiene che l’anima umana debba passare attraverso le ventotto fasi della
“Grande Ruota” in una serie successive di reincarnazioni; ma che anche ogni singola vita si
compia nel transito per tutte quante le fasi, cominciando con la completa oggettività
dell’infanzia, salendo alla piena individualità o soggettività dell’età adulta, e quindi
scendendo verso a seconda infanzia, che si conclude con la morte cui segue
immediatamente la ripresa del circolo esistenziale. Le fasi della vita dell’uomo vengono poi
allargate per dare una visione completa e universale della storia dell’uomo e del mondo,
sempre in alternanza tra oggettività e soggettività
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Notizie sull’interesse degli scrittori modernisti anglosassoni per le nuove discipline umane e spirituali si trova nella
raccolta di saggi Modernismo / Modernismi. Dall’avanguardia storica agli anni Trenta e oltre (Aa.Vv., Principato,