Capitolo I La Teoria Generale di Keynes e il suo pensiero
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1.1 Introduzione al pensiero generale di Keynes
Keynes non concepiva l’economia come una scienza pura slegata
dalle vicende economiche e dalle questioni politiche; era un economista
illuminista. Egli credeva limitatamente nel mercato e molto nel ruolo
dello stato, la cui azione era necessaria per sconfiggere le distorsioni del
sistema economico e per superare le crisi che colpivano le società
capitalistiche.
L’opera per la quale Keynes divenne il piø famoso e influente
economista del suo secolo, fu “La teoria generale dell’occupazione,
dell’interesse e della moneta”
1
, che è stata il centro e ha dato vita a quella
che fu chiamata rivoluzione keynesiana.
Essa sancì la fine della teoria neoclassica e in particolare delle
capacità del mercato di autoregolamentarsi e di trovare al suo interno le
forze per arrivare alla piena occupazione.
1
Nel primo, breve capitolo della sua opera, Keynes spiega i motivi che lo hanno spinto ad
intitolarla Teoria generale. Ciò che, secondo l’economista di Cambridge, differenzia la sua
analisi della macroeconomia da quella fino ad allora prevalente (che egli definisce
economia classica), sta nel considerare quanto sostenuto dai suoi predecessori come valido
solo in un caso particolare, un equilibrio non sempre verificato nella realtà. La sua teoria,
invece, è generale.
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Secondo i Keynesiani:
1. non c’era equilibrio di piena occupazione, bensì un equilibrio di sotto
occupazione: ci può essere equilibrio di mercato, ma non è di piena
occupazione;
2. l’equilibrio non era automatico: massimizzazione del reddito nazionale
e pieno impiego dei fattori produttivi non sono raggiungibili
automaticamente, per questo c’è bisogno dell’intervento dello Stato in
economia;
3. è proprio la domanda pubblica che garantisce l’equilibrio di piena
occupazione e permette l’impiego dei fattori produttivi. Keynes inoltre
afferma che è la domanda a determinare l’offerta, e non il contrario.
Egli, infatti, spiegò che per superare la depressione e rimediare ai
suoi effetti occorreva sostenere la domanda, favorendo la spesa privata e,
se questa era insufficiente, espandere quella pubblica. Ma soprattutto
invitava i governi ad elevare il livello degli investimenti al fine di
utilizzare le risorse produttive disoccupate, anche ricorrendo ad ingenti
prestiti. In tale scenario, infatti, la finanza pubblica viene ad assumere un
ruolo decisivo: le manovre dell’erogazione della spesa e del prelievo
fiscale consentono di incentivare o scoraggiare l’attività dei privati, a
seconda degli obiettivi che si volevano raggiungere.
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L’incremento della spesa pubblica comporta uno spostamento di
risorse dal settore pubblico a quello privato modificando la propensione
al consumo, la formazione del risparmio, gli incentivi nell’investimento e
alterando la distribuzione della ricchezza incidendo sul reddito nazionale.
1.2 La Teoria Generale
In essa Keynes pone le basi per la teoria basata sul concetto di
domanda aggregata. In breve, il livello della domanda aggregata (che in
un sistema chiuso agli scambi con l’estero è pari alla somma tra consumo
e investimento, pubblico e privato) in un’economia moderna è
determinato da una serie di fattori: la propensione marginale al consumo
(la percentuale di un aumento di reddito che i cittadini scelgono di
spendere per l’acquisto di beni e servizi) e l’investimento in beni capitali
(a sua volta dipendente dal tasso di interesse, che ne influenza il costo, e
dal tasso di rendimento atteso, attraverso il confronto con l’efficienza
marginale del capitale). Il livello del tasso di interesse è, poi, fortemente
influenzato dalla preferenza per la liquidità.
Il livello di reddito dipende dall’attività di consumo posta in essere
dalle famiglie, dagli investimenti, dall’intervento dello Stato
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nell’economia attraverso la spesa pubblica e dal settore estero, quindi
dalla domanda globale. Essa è data dai consumi privati ( C ), dagli
investimenti ( I ), dalla spesa pubblica ( G ), dalle esportazioni ( X ) e
dalle importazioni ( M ):
Y = C + I + G + X – M
¨ possibile incrementare l’occupazione e il reddito soltanto
attraverso un aumento della spesa per consumi o con investimenti. In
questo modo la funzione di domanda veniva traslata verso l’alto portando
l’equilibrio dell’economia verso la piena occupazione.
Keynes afferma che sono giustificabili le politiche destinate a
stimolare la domanda in periodi di disoccupazione, ad esempio tramite un
incremento della spesa pubblica. Gli effetti della variazione della spesa
pubblica si realizzano dando luogo a due fenomeni economici: il
moltiplicatore e l’acceleratore della spesa pubblica.
Si ipotizzi ad esempio che l’economia versi in una fase di recessione
caratterizzata da una domanda globale bassa, da risorse economiche non
pienamente utilizzate e quindi da disoccupazione. Se lo Stato interviene
con una manovra di spesa pubblica, fa sì che il reddito nazionale salga
nella stessa misura dell’intervento, e che una parte della forza lavoro
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disoccupata venga assorbita dai lavori di realizzazione dell’opera
pubblica. I nuovi lavoratori a loro volta faranno crescere la domanda sul
mercato di beni e servizi che prima non potevano permettersi, poichØ
salirà la loro propensione al consumo: ciò spingerà quindi le imprese ad
accrescere la produzione, e quindi l’offerta, che farà salire ulteriormente
il reddito nazionale. Si crea così un meccanismo che in poco tempo
produce un aumento della domanda aggregata moltiplicato rispetto al
valore iniziale della spesa: si tratta del fenomeno del moltiplicatore della
spesa pubblica. Piø alta è la propensione marginale al consumo, piø alto
sarà l’effetto del moltiplicatore.
L’aumento della spesa fa sì che le imprese, per fronteggiare gli
incrementi della domanda di beni da consumo dei privati, intensifichino
le attività produttive, e quindi aumentando gli investimenti per l’acquisto
di macchine e di beni strumentali. Quindi le imprese accrescono la
produzione assumendo nuova manodopera e facendo nuovi investimenti.
Dunque cresce la produzione, crescono gli investimenti e cresce ancora la
produzione: tale processo a catena viene denominato acceleratore della
spesa pubblica. Le variazioni degli investimenti sono molto maggiori
rispetto alla variazione della produzione ed in ciò sta il principio
dell’acceleratore.
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Queste argomentazioni trovano conferma nei risultati della politica
del New Deal
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, varata negli stessi anni dal presidente Roosevelt negli
Stati Uniti, che gestì direttamente i due eventi alla base del successo delle
politiche keynesiane, ossia la crisi del 1929 e la seconda guerra mondiale.
S,I
S
P I S = I
0 Y
Fig. 1.1 – Il reddito di equilibrio.
2
Con New Deal (Nuovo Corso) si intende il piano di riforme economiche e sociali promosso
dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1938, allo scopo di
risollevare il Paese dalla grande depressione che aveva travolto gli Stati Uniti d’America a
partire dal 1929: il Big Crash. L’intervento dello Stato nell’economia attraverso la
realizzazione di infrastrutture, creazione di un Welfare State (stato assistenziale) in grado di
poter sostenere la forza lavoro disoccupata, conseguente aumento della domanda per
riavviare il processo produttivo furono i cardini dell’opera del primo mandato roosveltiano.
La Tennessee Valley Authority, il NIRA (National Industrial Recovery Act) promossero la
creazione di grandi opere pubbliche, linfa per il settore privato e per la forza lavoro.
L’Agricultural Adjustement Act, la Civil Work Administration, nonchØ il Wagner Act
furono alcune delle misure stabilite per tamponare il fenomeno e restituire vitalità ad un
settore vessato dalla stagnazione.
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Il reddito di equilibrio è determinato dall’uguaglianza tra risparmio e
investimento, vale a dire dall’intersezione tra la funzione del risparmio e
la funzione dell’investimento. Le due funzioni si intersecano nel punto P,
dove, dunque: S = I.
I pilastri della teoria keynesiana sono:
• la preferenza per la liquidità;
• la legge della domanda effettiva;
• il moltiplicatore keynesiano.
1.2.1 Preferenza per la liquidità
Nella teoria quantitativa la moneta è vista solo nella sua funzione di
“intermediario degli scambi”. Il tasso di interesse è determinato nel
cosiddetto mercato delle merci, ove vengono scambiati risparmio e
investimento. In questa teoria viene introdotto il movente
“precauzionale” che soggiace alla preferenza per la liquidità: gli individui
desidereranno mantenere moneta in forma liquida in maniera
proporzionale rispetto alla propria ricchezza, per poter far fronte ad