INTRODUZIONE
La speculazione finanziaria è un’attività di investimento che implica
l’assunzione di forti rischi, in quanto consiste nel prendere posizione sulla base
di aspettative non immediatamente visibili all’orizzonte. Il termine “speculare”
deriva dal latino specula, che indica un luogo dal quale è possibile osservare,
facendo riferimento a colui che stava di vedetta per guardare più lontano i
movimenti delle truppe nemiche. Speculare, dunque, vuol dire guardare più
lontano degli altri, interpretando tempestivamente ogni tipo di segnale
proveniente dall’ambiente esterno.
A differenza dei normali investitori, gli speculatori non sono tanto
interessati ai titoli in sé e al comportamento dell’attività sottostante i prodotti
finanziari che acquistano, ma si preoccupano soltanto del movimento, al rialzo
o al ribasso, dei medesimi. Lo speculatore è uno che scommette, che rischia. A
volte guadagna anche molto bene, a volte perde.
La speculazione è un’attività che spesso è vista con riluttanza dai non
addetti ai lavori, ma in realtà è di fondamentale importanza per i mercati
finanziari, dal momento che senza di essa non esisterebbero gli investimenti
finanziari nella maniera in cui li intendiamo. Infatti, gli speculatori finanziari
garantiscono ai mercati uno degli elementi più importanti, ovvero la liquidità.
Chi acquista titoli lo fa perché sa che in qualunque momento futuro potrà
rivenderli a un prezzo di mercato e troverà qualcuno che sarà disposto a
scommettervi. Se i titoli non fossero vendibili con facilità, nessuno li
acquisterebbe. Gli speculatori, dunque, sono essenziali al funzionamento dei
mercati finanziari e il problema non risiede tanto nell’attività di speculazione
in sé, bensì nell’inadeguata regolamentazione della stessa.
Quando le Autorità di Vigilanza non attuano un controllo stringente
sulle attività di investimento, gli speculatori trovano terreno fertile per mettere
in atto le proprie strategie, le quali spesso sono eseguite al limite della legalità.
V
L’obiettivo del presente lavoro è di analizzare in quale modo l’attività
speculativa si concretizza in alcuni settori del mercato, al fine di evidenziare le
indubbie opportunità di sviluppo e profitto che la stessa comporta per alcuni, i
rischi e i danni sociali che può procurare a molti altri, parte inconsapevole di
un disegno ben più ampio, al quale non hanno possibilità di opporsi.
Nel primo capitolo verranno presentati i principali strumenti finanziari
derivati, sarà analizzato il mercato di riferimento e le tipologie di traders che
vi operano. Il mercato dei derivati si presenta come un settore dinamico ed in
continua evoluzione, considerando l’aumento del volume dei contratti
scambiati e il successivo aumento dell’impiego finanziario che gli operatori
dedicano per questo settore. I derivati vengono impiegati in vasti settori con
l’utilizzo non solo di copertura, ma anche di speculazione, come del resto
andremo ad analizzare. Ciò rende l’utilizzo di tale strumento non solo adatto
agli investitori professionali ma anche agli investitori individuali.
Il secondo capitolo tratterà di particolari veicoli d’investimento: gli
Hedge Funds. Questi ultimi, nati come strumento di copertura dai rischi di
mercato, sono col tempo diventati dei veri e propri fondi speculativi, a
dimostrazione del fatto che spesso chi opera nel mondo della finanza si trova a
percorrere strade torbide, pur partendo con i migliori propositi. Nel corso del
capitolo saranno, inoltre, analizzate le modalità di costituzione degli Hedge
Funds e le principali strategie d’investimento adoperate da tali fondi.
Nel terzo capitolo sarà affrontato lo spinoso tema della speculazione nel
mercato alimentare. I recenti fatti di cronaca del Nord Africa hanno mostrato
una situazione alquanto critica, le cui cause vanno essenzialmente ricercate
nell’operato degli speculatori delle commodities alimentari. La fame di
democrazia sta, senza dubbio, spingendo molti popoli alla rivolta, ma è la
“vera” fame la molla che ha fatto scattare le insurrezioni. Gli speculatori,
inizialmente inconsapevoli dei possibili danni, stanno affamando migliaia di
VI
persone, portando ai massimi storici il prezzo dei generi alimentari di prima
necessità con le loro attività d’investimento. La situazione appare di difficile
risoluzione, anzi è molto alta la probabilità che “le rivolte del pane” continuino
ad estendersi.
Infine, il quarto capitolo sarà interamente dedicato all’High Frequency
Trading, nuova frontiera del trading borsistico. I sistemi di negoziazione ad
alta frequenza stanno avendo sempre maggiore sviluppo negli ultimi anni,
grazie anche ai notevoli progressi nel campo dell’informatica. Dopo aver
inquadrato storicamente questi sistemi e analizzato le principali strategie di
High Frequency Trading, verranno esposti i principali effetti sul mercato che
questo nuovo modo di fare trading sta comportando.
CAPITOLO 1
Il mercato dei derivati
SOMMARIO: 1.1 Caratteristiche degli strumenti derivati – 1.2 Portata dei
mercati – 1.3 I contratti forward – 1.4 I contratti futures – 1.5 Le opzioni
– 1.6 Gli swap – 1.7 Tipologie di Traders – 1.7.1 Gli Hedgers – 1.7.2 Gli
speculatori – 1.7.3 Gli arbitraggisti
1.1 Caratteristiche degli strumenti derivati
Il termine “derivati” evidenzia la caratteristica principale di questi
strumenti finanziari: il loro prezzo deriva dall’andamento del valore di una o
più attività sottostanti (underlying assets), dunque dal verificarsi nel futuro di
un certo evento osservabile in maniera oggettiva.
L’attività che costituisce il sottostante del prodotto derivato può essere
di qualsiasi natura o genere: un bene reale (commodity derivatives), quale il
grano, il petrolio o una qualsiasi altra merce, o un’attività finanziaria, come
un’azione, un tasso di interesse o un tasso di cambio. L’attività sottostante uno
strumento derivato deve soddisfare caratteristiche di liquidità, continuità delle
negoziazioni, disponibilità o reperibilità di tutte le informazioni rilevanti,
disponibilità di prezzi ufficiali o comunque significativi. Qualora l’attività
sottostante sia costituita da indici, gli stessi devono essere caratterizzati da
trasparenza nei metodi di calcolo e di diffusione.
La relazione che lega il valore dello strumento derivato al sottostante
può essere determinata attraverso funzioni matematiche e costituisce il
risultato finanziario del prodotto, anche detto “pay-off”; il problema più
complesso dei derivati è, senza dubbio, quello della determinazione del loro
8 Speculazione finanziaria e High Frequency Trading
valore, o meglio della loro stima
1
. La stima del valore dei prodotti derivati, ad
un certo momento, richiede la capacità di simulare i possibili scenari futuri del
sottostante al fine di determinare, per ciascuno scenario, il conseguente valore
del pay-off.
Gli strumenti derivati vengono comunemente classificati nelle seguenti
macrocategorie:
contratti forward
contratti futures
opzioni
swaps
Tali macrocategorie verranno analizzate in dettaglio nel prosieguo del presente
capitolo.
I derivati assumono un’importanza notevole nella copertura dei rischi
finanziari e di alcune tipologie di rischi puri (quali ad esempio i rischi
catastrofali o meteorologici), ma sono stati in origine adoperati per scopi
speculativi. La diffusione in questi anni di tale categoria di strumenti ha
persuaso le Autorità di vigilanza a porre maggiore enfasi sul loro impiego e ad
oggi essi sono stati riconosciuti come strumenti di mitigazione dei rischi dal
Comitato di Basilea in sede di determinazione dei requisiti patrimoniali di
vigilanza degli intermediari finanziari.
1
Il problema della stima del valore dei prodotti derivati è, da sempre, avvertito dagli
operatori del settore come un aspetto di cruciale importanza e, nello stesso tempo, critico
della materia, in quanto, oltre ad orientare le scelte di investimento in relazione alle
finalità di copertura, speculativa e di arbitraggio, comporta complesse attività di analisi.
Il mercato dei derivati 9
1.2 Portata dei mercati
Per comprendere appieno il fenomeno dei derivati, occorre analizzare le
caratteristiche dei mercati in cui tali strumenti vengono negoziati e, in
particolar modo, evidenziare la portata di tali mercati.
In base alla modalità di negoziazione è possibile distinguere i derivati
negoziati nei mercati di borsa da quelli negoziati nei mercati Over The Counter
(fuori borsa). Nel primo caso i luoghi fisici di contrattazione sono rappresentati
dalle borse ufficiali, presenti in molte regioni del globo, in cui vengono
scambiati contratti standardizzati definiti dagli operatori del settore. La più
antica istituzione finanziaria adibita alla negoziazione di contratti derivati è
stata la Chicago Board of Trade (CBOT). Istituita nel 1848, la borsa di
Chicago aveva lo scopo di riunire i mercanti e gli agricoltori per permettere
loro di negoziare e concludere contratti a consegna futura, stabilizzando in
questo modo il mercato del grano. Dopo la stipula dei primi contratti, gli
operatori concentrarono la loro attenzione più sulla portata finanziaria degli
accordi che sulla possibilità di concludere scambi reali; era chiaro,
principalmente agli speculatori, che le possibilità di guadagno alternative allo
scambio del grano erano notevoli. Di lì a poco nacque la Chicago Mercantile
Exchange (CME), una borsa parallela centro di negoziazione di prodotti
finanziari.
La continua crescita delle negoziazioni di contratti derivati ha spinto
molti operatori a cercare valide alternative al mercato delle borse. La necessità
di velocizzare ed incrementare la stipula di contratti finanziari ha portato a
preferire ai floor delle borse reti telematiche di negoziazione. I mercati Over
The Counter sono, per l’appunto, network di mediatori finanziari che non si
incontrano fisicamente, ma chiudono contratti con l’ausilio di internet e
telefono.
In genere le parti di un contratto sono dei traders che operano per conto
di istituzioni finanziarie, raccogliendo gli ordini della clientela. Talvolta le
10 Speculazione finanziaria e High Frequency Trading
istituzioni finanziarie operano da market makers definendo un bid price
(prezzo denaro), al quale si impegnano ad acquistare, e un ask price (prezzo
lettera), al quale si impegnano a vendere. Uno dei principali vantaggi
dell’operare in mercati Over The Counter è la possibilità di definire contratti di
ogni genere, non necessariamente corrispondenti a quelli negoziati in forma
standard nelle borse. Il rischio di credito rappresenta, senza dubbio, il
maggiore svantaggio di tali mercati, che si stanno affidando in maniera sempre
più intensa a meccanismi di collateralization
2
per ridurre tale problematica.
I mercati dei derivati appena analizzati sono caratterizzati da un
ammontare enorme di contrattazioni; anche se i dati a disposizione per i
mercati di borsa e per i mercati OTC non sono perfettamente confrontabili,
risulta evidente che, per la maggiore facilità ed elasticità di contrattazione, i
mercati fuori borsa assumono dimensioni molto più ampie.
Secondo i dati della Banca per i Regolamenti Internazionali (Bank for
International Settlements) il mercato internazionale dei derivati ha raggiunto
nella seconda metà del 2010 un valore nozionale
3
delle transazioni Over The
Counter in essere pari a 601.048 miliardi di dollari (vedi Table 1). Il mercato
ha avuto una notevole spinta al rialzo, considerando che si è passati da un
volume di transazioni di circa 3.000 miliardi di dollari nel 1988 a 64.000
miliardi nel 1998 e 683.726 nel giugno del 2008, con un aumento del volume
delle contrattazioni del 227% negli ultimi 20 anni.
2
Si considerino due società A e B che hanno stipulato un contratto sul mercato OTC. Se
tali società entrano in un accordo di collateralization sono tenute a valutare giorno per
giorno il contratto. Se tra un giorno e il successivo il valore del contratto per A aumenta,
allora B deve versare un corrispettivo pari all’aumento di valore a titolo di garanzia. Allo
stesso modo se per A il valore del contratto diminuisce, la società dovrà versare a B la
corrispettiva garanzia. Con meccanismi di questo genere il rischio viene notevolmente
ridotto.
3
Per valore nozionale si intende il valore delle attività cui i contratti si riferiscono che,
senza essere scambiate, servono come base per il calcolo dei flussi di pagamento. Il
rischio effettivo assunto dagli operatori è solo una porzione ridotta del valore nozionale.
Il mercato dei derivati 11
Il mercato internazionale ha, in ogni caso, risentito della crisi
finanziaria di portata globale del 2008, poiché nella prima metà del 2009 il
valore delle operazioni sul mercato OTC ammontava a 594.553 miliardi di
dollari, subendo la prima flessione dal 1998, anno della prima rilevazione dei
dati, con un ribasso del 15% rispetto allo stesso periodo del 2008. Nel 2010 le
contrattazioni sono risultate sostanzialmente stabili, con una contrazione del
4% nel primo semestre dell’anno e un aumento del 3% nel secondo, dovuto in
larga parte all’apprezzamento delle principali valute nei confronti del dollaro
USA, divisa di segnalazione delle statistiche (vedi Table 2). L’indicatore del
rischio potenziale assunto dagli operatori è rappresentato dal valore lordo di
mercato, in quanto esso esprime la perdita che si verificherebbe in caso di
inadempienza delle controparti. Stando sempre alle statistiche della BRI (vedi
Table 1 e 2), le stime parlano di un GMV (Gross Market Value) pari a 21.148
miliardi di dollari alla fine del 2010, in equilibrio rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente, ma in evidente calo rispetto a dicembre 2008 (40% in
meno).
Mediante un’analisi disaggregata e più analitica dei dati, si evince che i
derivati sui tassi d’interesse rappresentano la fetta più importante del mercato e
si configurano come la principale
categoria di rischio nel mercato
OTC, con un volume di
contrattazioni pari a 465.260
miliardi di dollari, ovvero il 77%
del volume totale. Nella seconda
metà del 2010 i valori nozionali in
essere sono saliti del 3%,
soprattutto a causa degli effetti di
cambio. I prodotti su tassi in
dollari hanno subito un calo
dell’8%, a differenza di quelli
12 Speculazione finanziaria e High Frequency Trading
collegati ai tassi in euro, yen, franco svizzero e corona svedese che sono
cresciuti rispettivamente del 10%, 7%, 10% e 14%; ciò è probabilmente
dovuto all’apprezzamento di tali valute nei confronti del dollaro USA, più che
a un vero e proprio incremento dell’attività.
Il mercato dei derivati si presenta, dunque, come un comparto globale
con una struttura articolata su scala mondiale. Stati Uniti ed Europa
rimangono, senza ombra di dubbio, le aree in cui sono concentrati la maggior
parte degli operatori finanziari, fattispecie testimoniata anche dalle numerose
contrattazioni collegate al dollaro e all’euro; tuttavia il mercato è in continua
crescita ed espansione, potendo coinvolgere qualsiasi operatore interessato,
indipendentemente dalla sua posizione geografica. In questo modo si
amplificano le possibilità di guadagno, ma allo stesso tempo si intensificano i
rischi causati da crisi finanziarie, in quanto le conseguenze economiche
possono estendersi velocemente di Paese in Paese, a causa della notevole
diffusione di strumenti derivati tra gli operatori internazionali.