INTRODUZIONE
“Non capisco proprio perché ti
comporti così!”
“Uh, forse perché sono cattivo e ho
bisogno di un'alimentazione insana e
sbilanciata?”
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Epidemia di obesità, è con queste parole che l'Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) lancia l'allarme nel suo European Health Report del 2002. Nel mondo
si contano circa 300 milioni di individui obesi, e circa la metà della popolazione
mondiale risulta essere sovrappeso. Questi numeri si concentrano nelle aree più
industrializzate del globo e si collocano all'interno di un trend di crescita che dalla
metà degli anni Novanta del secolo scorso ad oggi non accenna ad arrestarsi.
Obiettivo di questo lavoro è quello di valutare ed individuare alcuni problemi
di carattere etico che questo fenomeno solleva. Collocando i problemi dell'obesità e
del sovrappeso all'interno di una teoria etica ci si propone di dare una valutazione di
essi da un punto di vista morale individuando eventuali contraddizioni rispetto a
questioni analoghe (es. problema del tabagismo o dell'alcolismo), valutando
l'argomento anche da un punto di vista storico, e non ultimo affrontando con gli
stessi princìpi problemi attuali quali i vari interventi attuati o proposti per far fronte a
questa situazione.
La cogenza e le implicazioni filosofiche di questo problema sono tra le
principali motivazioni che hanno spinto ad affrontare l'argomento su un terreno
ancora poco battuto quale è quello dell'indagine morale. Come anticipato in apertura
di questa introduzione, trattando delle problematiche legate al sovrappeso e
all'obesità ormai non sono più eccessivi termini evocativi come quello di “epidemia”
o “allarme”. È noto che negli ultimi secoli il modo di alimentarsi della società
occidentale ha subíto profondi cambiamenti, tanto per questioni culturali quanto per
l'avvento di innovazioni tecniche che hanno permesso migliorie nel trattamento dei
cibi, in particolare in termini di conservazione. La vera rivoluzione in questo ambito
ha però visto il suo avvento a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, periodo
in cui l'industria alimentare ha conosciuto un altissimo tasso di crescita. Le
1Dialogo tra Archimede Pitagorico e Mad Ducktor, nella storia di Bruno Enna e Corrado
Mastantuono, “Paperinik e il ritorno di Mad Ducktor”, in Topolino (n° 2967), Milano, Mondadori,
3.10.2012, p. 32.
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innovazioni in ambito chimico, agricolo e, non ultimo, logistico per ciò che riguarda
il trasporto delle merci, hanno permesso che venissero stravolti modelli alimentari
radicati nella società da generazioni. Mutate le disponibilità alimentari sono mutati
contemporaneamente anche questi modelli, e di conseguenza è “cambiata” la
popolazione la quale, spiazzata da queste trasformazioni, si è trovata a dover
rivedere le basi della propria alimentazione. Non è un caso se quello che gli
scienziati chiamano paradigma nutrizionistico si sia sviluppato proprio in questo
periodo.
Numerosi sono i contributi teorici da cui questo lavoro prende le mosse e che
hanno affrontato da punti di vista non esclusivamente medico-scientifici la questione
dei cambiamenti alimentari. Tra questi particolare rilevanza avranno Michael Pollan,
autore de The Omnivore's Dilema, testo che più di tutti ha ispirato le considerazioni
su cui ci soffermeremo nel secondo e nel terzo capitolo, in particolare riguardo agli
sviluppi dei nuovi modelli alimentari e al succitato paradigma nutrizionistico. Tra gli
autori che hanno dato il maggior contributo da un punto di vista dell'analisi storica
troviamo invece John Coveney, autore del testo Food, Morals and Meaning, Steven
Shapin e Caroline W. Bynum. I loro testi sono pietre miliari delle argomentazioni
circa la filosofia dell'alimentazione e, sebbene non siano stati trattati nello specifico
gli stessi argomenti, sono stati una miniera di aneddoti e argomentazioni da cui
partire per lo sviluppo di ulteriori ricerche sul tema. Per ciò che riguarda invece le
considerazioni di carattere medico, da cui a nostro avviso non si può prescindere al
fine di fare un discorso razionalmente fondato e che aspiri ad avere una valenza
pratica, un grande contributo è stato dato dal testo The End of Overeating, di David
A. Kessler, il quale analizza con dovizia di particolari i recenti sviluppi dell'industria
alimentare e come questa sia stata in grado di cambiare i gusti e le scelte della
popolazione, contribuendo ai problemi di peso. Non solo, altrettanto importante è la
sua analisi dei nessi che sussistono tra il cibo, il marketing e la psicologia dei
consumatori. Infine, data l'attualità del tema, gran parte delle argomentazioni che
ritroveremo nel terzo capitolo non sarebbero state possibili senza i dati rinvenuti in
articoli accademici ed analisi puntuali ricercate su testate specialistiche del settore.
Il metodo di indagine si è concentrato nel definire la teoria etica del
Comunitarismo Moderato, all'interno della quale collocare i casi particolari relativi
all'argomento del sovrappeso e dell'obesità via via incontrati. Come verrà specificato
nel secondo capitolo, detta teoria etica è stata scelta principalmente in quanto ben si
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prestava ad affrontare le tematiche in oggetto sulla base di principi definiti. Sempre
sotto il faro della teoria scelta si è affrontato un breve excursus storico che
considerasse gli sviluppi delle considerazioni morali intorno agli eccessi alimentari
dai greci fino al secolo XVII. Infine si è proceduto ad analizzare diverse questioni
direttamente legate ai problemi del sovrappeso e dell'obesità analizzandole dal punto
di vista di tre attori principali: l'individuo, l'industria alimentare e le politiche
pubbliche. Attraverso questo approccio si è cercato di individuare di volta in volta le
varie responsabilità e di darne una valutazione morale, sempre dal punto di vista
della teoria etica su definita.
Il primo capitolo presenta il problema del sovrappeso e dell'obesità da un punto
di vista statistico e medico-scientifico. Verranno trattati i numeri del problema e la
sua espansione a livello globale in modo tale da evidenziare la portata di esso e di
giustificare l'impegno nell'analisi etica. Contestualmente si affronteranno alcune
questioni mediche di recente scoperta che risultano essere determinanti per trarre
argomentazioni oggettive e che obbligano a rivedere i modelli precedentemente
teorizzati che esaurivano l'eziologia del fenomeno obesità. Si porrà principalmente
l'attenzione sulle recenti scoperte genetiche – e in particolare alla branca della
biologia chiamata epigenetica – che sembrano essere in grado di individuare nuove
cause di queste condizioni cliniche rivalutando il peso di ipotesi che fino ad oggi
erano state sottovalutate (es. ipotesi genetica). A prendere piede è l'ipotesi che
l'obesità e il sovrappeso possano essere geneticamente determinate in misura molto
più ampia di quello che si supponeva fino a qualche anno fa. Il VII° Rapporto
sull'Obesità in Italia (2011) dell'Istituto Auxologico Italiano si concentra proprio
sull'obesità “oltre lo stile di vita”. Infatti, prima di queste indagini mediche era
proprio lo stile di vita il principale imputato del fenomeno in oggetto, dando adito
quindi a riflessioni etiche di un certo tipo che tendevano a concentrarsi e a
“colpevolizzare” principalmente l'individuo. In quest'ultimo testo invece si pongono
all'attenzione del pubblico questioni che individuano quelle stesse cause nel
patrimonio genetico degli individui, implicando quindi una redistribuzione delle
responsabilità tra i vari attori del problema e, soprattutto, nuovi presupposti
dell'indagine morale. Di una certa rilevanza è, a nostro modesto parere, la trattazione
intorno all'ambiente obesogeno. Infine, è sempre nel primo capitolo che troveremo
un approfondimento sull'opera del già citato David Kessler e sulle sue considerazioni
in merito all'iperfagia condizionata. Si spiegherà qui come i costumi alimentari siano
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cambiati negli ultimi anni e in che misura ciò è indipendente dai singoli individui.
Con il secondo capitolo si entra nel cuore del problema e della questione etica.
Dapprima si evidenzierà la teoria etica di riferimento, il Comunitarismo Moderato, e
si argomenteranno i motivi della sua scelta. È principalmente all'interno dei confini
posti da questa teoria che durante tutto il lavoro si muoveranno le varie
considerazioni in merito al fenomeno del sovrappeso e dell'obesità. Nello stesso
capitolo ampio spazio successivamente riceverà l'indagine storica sull'argomento.
Lungi dal voler esaurire la vastità dello stesso, si porrà l'attenzione in particolare su
come, nel corso dei tempi, i vari modelli etici dominanti si siano pronunciati
(qualora lo abbiano fatto) nei confronti della problematica qui trattata. Si scoprirà
come in realtà la questione abbia sempre avuto una certa rilevanza e che intorno ad
essa si sono definiti vizi e virtù – si veda tutta la parte sullo sviluppo della
moderazione – che tutt'ora hanno un peso nel senso comune.
Il terzo capitolo, come anticipato più sopra, consiste in un'analisi articolata a
partire da tre diversi riferimenti attraverso il modello del “pro” e “contro”. Ovvero,
per ogni argomentazione si evidenzieranno i punti di forza e quelli critici che
concorrono al suo sostegno. Dapprima si osserveranno tutte le argomentazioni che
mettono al centro della questione l'individuo e le sue istanze; si tratterà di come lo
stile di vita possa influenzare la condizione clinica del singolo individuo sovrappeso,
ma soprattutto si cercherà di capire in quale misura lo stile di vita è davvero il frutto
di una scelta consapevole piuttosto che di spinte obesogene indipendenti dalla sua
volontà.
Dopodiché, in continuità con le argomentazioni precedenti, si andrà a indagare
in quel grande ambito presentato ai più come il vero problema dell'alimentazione
moderna, ovvero l'industria alimentare. Sì cercherà di capire con quali strumenti
quest'ultima sia stata in grado di instillare cambiamenti così radicali e se ne
valuteranno le responsabilità a trecentosessanta gradi, concentrandoci su numerosi
documenti che testimoniano le evoluzioni materiali dei cibi prodotti ma anche le
varie strategie di marketing più o meno lecite messe in atto da quelle stesse aziende.
Si scoprirà tuttavia che, accanto a un vasto stuolo di critiche, numerose sono anche le
argomentazioni che prendono le difese di questo sistema produttivo e che alcune di
esse sanno essere particolarmente convincenti. In fine di questo terzo capitolo si
andranno poi a valutare gli attori istituzionali che potrebbero o dovrebbero
intervenire sull'argomento. In prima battuta si cercherà proprio di capire quale di
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questi due verbi sia più lecito usare muovendoci all'interno di un confronto dialettico
che si divide tra gli auspici di intervento in nome di una tutela della società
(invocando spesso modi anche particolarmente drastici) e le accuse di paternalismo,
le quali negano che lo Stato abbia il diritto di intervenire nelle scelte individuali.
Non si mancherà poi di valutare esempi di politiche realmente intentate da alcuni
Governi, volte proprio ad affrontare il problema degli eccessi ponderali.
Il quarto ed ultimo capitolo si propone un duplice obiettivo. In primis
affronterà due cogenti argomentazioni di carattere etico che per esigenze di
completezza abbiamo sentito l'esigenza di inserire. Nel paragrafo “Il peso della
valigia...” si discuterà di un'argomentazione del filosofo Peter Singer, il quale
sostiene che la maggior parte dei ragionamenti sul sovrappeso e sull'obesità sono
viziati da una petitio principii che porta a vedere l'eccessivo peso di una persona
come chili “privilegiati”. La considerazione semplice e puntuale parte infatti
dall'osservazione di un imbarco aeroportuale dove sorge la domanda: perché una
persona con una valigia troppo pesante deve pagare un supplemento mentre una con
la pancia troppo pesante non paga nulla? Si vedranno i pregi di questa
argomentazione, ma soprattutto i limiti. Successivamente si analizzerà un'altra
argomentazione parimenti forte che valuta se ci siano i presupposti per un
trattamento sanitario obbligatorio nei confronti degli individui obesi. Anche qui
spiegheremo quali sono le nostre considerazioni e perché tale argomentazione non ci
ha convinto. Sempre nel quarto capitolo si esporranno infine dei casi concreti in cui i
problemi ponderali hanno già causato dei problemi e per i quali ci sono addirittura
stati dei pronunciamenti in merito nelle aule dei tribunali.
Ciò che auspichiamo per questo lavoro è che esso dia una panoramica
sufficientemente ampia della questione così che si possa trarre spunto per ulteriori
indagini. Se l'argomento principale si muove sul terreno già ampiamente battuto
dell'alimentazione è pur vero che un lavoro sugli aspetti etici del fenomeno
dell'obesità, e in generale dell'eccesso ponderale, ha carattere pionieristico e molto
ancora vi sarà da dire. Si è cercato di sviluppare il lavoro su una bibliografia
abbastanza ampia da non togliere rilevanza accademica alla trattazione pur essendo
essa concentrata su un argomento di estrema attualità. Nella speranza che almeno
una parte dei nostri intenti si realizzi agli occhi del lettore ci proponiamo infine
affinché questa tesi possa essere un riferimento utile per contributi futuri.
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1. OBESITA', SOVRAPPESO E IPERFAGIA
CONDIZIONATA
1.1 Obesità
Si definisce con obesità una condizione clinica caratterizzata da una quantità di
grasso corporeo tale da innalzare l'Indice di Massa Corporea oltre dei precisi limiti di
riferimento. Tali limiti sono definiti su base statistica in quanto superati essi si
riscontra un alto tasso di morbilità rispetto ad alcune patologie tipiche di questa
condizione. Nonostante ciò la reale valutazione dell'impatto di questa condizione può
essere fatta solo attraverso un approccio clinico.
L'evoluzione storica e sociale di questa condizione rende difficile definire un
quadro eziologico univoco ma tende a orientarsi sempre di più verso un approccio
multifattoriale e riconoscendo alla base dell'obesità diverse concause di rilevanza
variabile.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha redatto delle linee guida per
determinare empiricamente la condizione di obesità. Questa viene riconosciuta
attraverso il cosiddetto BMI (Body Mass Index) o IMC (Indice di Massa Corporea).
Questo indicatore si basa sul rapporto tra peso e quadrato dell'altezza espressa in
metri. A seconda di questo valore si classifica un soggetto come: sottopeso,
normopeso, sovrappeso o obeso. Un BMI compreso tra 18,5 e 25 è indicatore di
normalità, tra 25 e 30 di sovrappeso, mentre oltre i 30 si parla di obesità.
È importante il fatto che in oltre il 60% dei casi a un eccesso di adipe viene
associato un quadro clinico comprendente altre patologie. Un eccesso di peso
incrementa esponenzialmente il rischio di ipertensione, insorgenza di diabete mellito
di tipo II, dispnea notturna, e altre gravi complicazioni.
L'obesità è una condizione considerata tipica – sebbene non esclusiva – delle
cosiddette “società del benessere”. I maggiori tassi di obesità si osservano infatti nei
Paesi Occidentali e, più in genere, in quelli ad alto tasso di industrializzazione o in
via di sviluppo.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità considera l'obesità come uno dei
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maggiori problemi di salute pubblica
2
, essa è responsabile di una gran parte del
carico totale di malattie nella regione Europea dell'OMS: più di un milione di morti e
12 milioni di anni-vita di malattia ogni anno. Le malattie croniche legate all'obesità
causano circa il 60% di tutte le morti ogni anno e rappresentano il 45% di tutti i
problemi di salute pubblica al mondo.
L'obesità è dunque associata a una forte riduzione della speranza di vita e a un
incremento di anni di vita passati in malattia. Questo trend non accenna a diminuire,
anzi. Recentemente l'OMS
3
ha definito l'obesità come epidemia globale, coniando il
neologismo di globesity. Oggi nel mondo sono circa trecento milioni le persone
obese, in rapida crescita in tutti i Paesi industrializzati, Italia compresa. È ormai
accettato che ad alimentare questa “epidemia di obesità” sia la rapida globalizzazione
dello stile di vita occidentale. La veloce crescita di quest'epidemia è proporzionale
all'aumento globale della disponibilità e accessibilità al cibo e alle ridotte opportunità
di usare l'energia fisica del proprio corpo
4
. Vi sono infatti diverse interpretazioni del
fenomeno. Fino a tempi molto recenti la principale condizione incriminata era quella
ambientale. Si parla infatti di ambiente obesogeno quando si creano circostanze che
favoriscono l'insorgere di tale fenomeno. Tra le caratteristiche più influenti di un
ambiente definibile obesogeno si possono certamente annoverare la grande
disponibilità di cibo a buon mercato, la distribuzione capillare di luoghi in cui
mangiare, la diffusione di junk-food e cibo ipercalorico, la grande diffusione di mezzi
di trasporto a motore, scale mobili, e via dicendo. Questi e altri elementi inducono
l'individuo a ingerire più calorie di quelle che consuma determinando inevitabilmente
un incremento ponderale.
Tuttavia, nonostante la ricerca ancora non abbia mai smentito il legame che c'è
tra surplus calorico e aumento di peso (e nonostante la comparsa a ogni piè sospinto
di contro-teorie che invane tentano di negare tale legame), sta iniziando a prendere
seriamente piede l'ipotesi genetica, ovvero l'ipotesi che ad accanto a condizioni
sfavorevoli come l'ambiente obesogeno o lo stile di vita irregolare, vi siano anche
delle precondizioni congenite che favoriscono l'insorgere dell'obesità. Il VII°
Rapporto sull'Obesità in Italia, dell'Istituto Auxologico Italiano si intitola appunto
Obesità e genetica: oltre lo stile di vita, a sottolineare appunto l'occhio di riguardo
2WHO, 1997
3Ib.
4Hamdy, 2010
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verso il nuovo approccio dedicato all'indagine genetica.
1.1.1 Un po' di dati dal mondo...
Parlando a livello globale, si nota come nel corso di questi ultimi anni si sia
sempre evidenziato un incremento dei tassi di obesità trasversale nella popolazione
per genere ed età. In altre parole l'obesità si è diffusa indistintamente tra uomini,
donne e bambini. Solo recentemente sembra che il fenomeno nelle donne sia
rallentato
5
, mentre l'incremento rimane costante in uomini adulti e bambini. Questo
rallentamento della diffusione dell'obesità tra le donne, secondo alcuni studiosi può
essere visto come il raggiungimento di un plateau limite, oltre il quale è impossibile
andare. Certo, questo dato non è particolarmente consolatorio dal momento che si sta
parlando di un 33% di donne obese, circa una su tre.
Inoltre queste considerazioni valgono per gli Stati Uniti, dove il problema
dell'obesità è presente da tempo e dove quindi c'è stato il tempo di raggiungere
questo limite. In Europa ad esempio l'incremento dell'obesità continua a essere
costante senza distinzioni, in particolare nei Paesi dell'Est. Nell'Europa Occidentale
le prevalenze più alte di obesità si trovano in Germania (21% di obesi) e in Irlanda
(18%). In coda troviamo invece la Svezia (7%) e la Norvegia (5%)
6
.
1.1.2 ...e dall'Italia
In Italia, ad oggi, la situazione è meno grave di quella degli USA e di altre parti
del mondo, tuttavia i dati non permettono di tirare il fiato. Indagini in merito sono
state condotte dall'ISTAT su campioni significativi della popolazione, anche se vi è
da dire che tali dati sono stati rilevati per mezzo di questionari a compilazione diretta
o auto-compilazione, sicché gli interessati hanno in qualche modo interferito con i
risultati finali.
Nel 2008 i dati disponibili indicano una prevalenza media di obesità del 9,9%,
10,8% negli uomini e 9,1% nelle donne. Negli uomini la prevalenza dell'obesità è
stata, dal 2003, sempre in crescita ed è cresciuta in cinque anni di 0,7 punti
percentuali; parallelo è stato l'aumento della prevalenza del sovrappeso che in Italia
5D'Amicis, 2011
6Prentice, 2006
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coinvolge quasi un individuo adulto su due. Per quanto riguarda le donne invece il
quadro è leggermente diverso. Il picco di incidenza di obesità nelle donne è stato
raggiunto nel 2006, con una percentuale di incidenza del 9,9%, dopodiché si è
assistito a un calo fino a raggiungere il 9,1% nel 2008. Nonostante ciò – si legge
nelle rilevazioni – sia l'incremento dello 0,7% degli uomini, sia il decremento di 0,6
punti percentuali nelle donne, sono statisticamente non significativi, ovvero
imputabili a fluttuazioni campionarie. Si conclude che nella popolazione adulta si
riscontra una certa stabilità nella prevalenza dell'obesità.
A livello geografico si osserva un aumento della prevalenza dell'obesità nelle
regioni di Nord-Ovest. L'elemento curioso in questo caso è che in quest'area si sono
sempre rilevati storicamente valori di sovrappeso più bassi, tali da permettere di
considerare quest'area come la più “salutistica” della penisola.
L'area geografica in cui si riscontra storicamente la maggiore incidenza di
obesità è il Sud. Qui si è passati da un tasso di prevalenza di obesità tra gli individui
con più di 18 anni del 8,6% nel 1994 a un 11,2% nel 2008. Il trend è parallelo a
quello di altre parti d'Italia ma i valori sono in assoluto superiori (peraltro
praticamente coincidenti con quelli delle Isole).
I tassi di sovrappeso e obesità sono strettamente legati all'età in un rapporto di
proporzionalità diretta. Ovvero, al crescere dell'età cresce l'incidenza. Si può
osservare che a seconda della fascia d'età esistono statisticamente delle categorie di
peso. Nella classe d'età tra i 45 e i 64 anni la prevalenza di obesità è quasi simile tra
uomini e donne, anche se gli uomini presentano comunque tassi di sovrappeso più
elevati. Paradossalmente vi è anche un un problema di sottopeso che coinvolge le
classi di età inferiori. In particolare tra i 18 e i 24 anni il sottopeso incide in maniera
nettamente maggiore del sovrappeso e dell'obesità, ciò vale sia per gli uomini che per
le donne. In questo frangente le donne sono quelle che preoccupano di più, il picco di
prevalenza di sottopeso si raggiunge tra i 18 e i 24 anni con un'incidenza del 14,8%.
E' importante ricordare che sono in ogni caso dati allarmanti poiché un sottopeso non
fisiologico può esporre comunque a seri problemi di salute.
Vi è inoltre un forte fattore socio-comportamentale nella diffusione dell'eccesso
di peso. Basandosi convenzionalmente sul titolo di studio si può notare che al
crescere dell'istruzione decresce il tasso di obesità e sovrappeso nella popolazione.
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1.1.2.1 Bambini
Una delle vere situazioni problematiche riguarda l'obesità diffusa tra i bambini.
Dalle rilevazioni ISTAT risulta che tra i bambini italiani vi sono tassi di sovrappeso e
obesità molto alti, con picchi che raggiungono il 36% (sovrappeso e obesità
cumulati) nella fascia di età di 8 anni. È importante dire che ottenere dei dati
significativi e attendibili sui bambini non è facile. In primis perché non è facile usare
gli stessi sistemi parametrici che si utilizzano per gli adulti (es. BMI) in quanto la
variabilità statistica di peso e altezza all'interno di una stessa fascia di età è molto
alta. In secondo luogo perché sono più difficili analisi dirette e in tempi brevi che
fotografino in maniera attendibile una data situazione in un contesto spaziale e
temporale limitato. Lo studio più attendibile in merito è lo studio “Okkio alla Salute”
del Ministero della Salute, eseguito dall'Istituto Superiore di Sanità
7
. Detta indagine è
stata effettuata su un campione rappresentativo di bambini frequentanti la classe terza
elementare (8 anni) e ha consentito di raccogliere dati riguardanti peso e altezza con
la mira di determinare incidenza di sovrappeso e obesità in maniera attendibile. Tale
ricerca è stata effettuata nel Maggio del 2008.
Si evince dalla ricerca che il 23,6% dei bambini è in sovrappeso e il 12,3% è
obeso. Cumulando vari dati si assume dunque che un bambino su tre ha un peso
superiore a quello considerato normale per la sua età. Con i debiti calcoli ed
estendendo questa incidenza alla fascia di età che va dai 6 agli 11 anni si arriva a una
stima di oltre un milione di bambini sovrappeso in Italia. Anche qui le differenze
geografiche sono significative. Si passa infatti da un'incidenza del 49% in Campania
al 23% della Valle d'Aosta. Anche in questo caso le regioni del Sud hanno tassi più
elevati.
Numerosi studi sono in corso per cercare le varie cause di questo fenomeno
tristemente diffuso in tenerà età. Sicuramente le colpe principali vanno ascritte a
un'alimentazione eccessivamente calorica, uno stile di vita sedentario e una scarsa –
quando non inesistente – attività fisica. Dopodiché, viste le significative differenze
anche a livello di zone molto circoscritte, ci si sta anche concentrando sullo studio di
eventuali differenze a livello genetico che condizionano la risposta del corpo alle
7Spinelli, 2009
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