1
Nel 1854 il "Grande Bianco" di Washington (l’allora presidente degli Stati Uniti, Franklin Pierce)
si offrì di acquistare una parte del territorio indiano e promise di istituirvi una "riserva" per il
popolo indiano. Ecco la risposta del capo Seattle, considerata ancora oggi una tra le più belle e più
profonde dichiarazioni mai fatte sull'ambiente.
“Così noi considereremo la Vostra offerta di comprare la nostra terra. Ma non sarà facile. Perché
questa terra è sacra per noi. Questa acqua scintillante che scende nei ruscelli e nei fiumi non è solo
acqua ma il sangue dei nostri antenati. Se vi vendiamo la terra dovrete ricordare che è sacra, e
dovrete insegnare ai vostri figli che è sacra, e che ogni immagine spirituale riflessa nella chiara
acqua dei laghi parla di avvenimenti e ricordi nella vita del mio popolo. Il mormorio dell'acqua è
la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, spengono la nostra sete. I fiumi
trasportano le nostre canoe e alimentano i nostri figli. Se vi vendiamo la nostra terra dovrete
ricordarvi e insegnare ai vostri bambini che i fiumi sono nostri fratelli, e vostri, e che dovrete d'ora
innanzi riservare ai fiumi tutte le gentilezze che riservereste a ogni fratello. Sappiamo che l'uomo
bianco non comprende il nostro modo di pensare. Un pezzo di terra è per lui uguale a quello vicino
perché egli è lo straniero che viene di notte e prende dalla terra tutto ciò di cui ha bisogno.
La sua avidità divorerà la terra e lascerà dietro a sé solo il deserto...”
2
INTRODUZIONE
Il consumo di suolo è definito nel documento quadro Piano Territoriale Regionale come “la
misura, in un determinato intervallo temporale, dell’espansione delle aree edificate a scapito dei
terreni agricoli e naturali e della distribuzione sul territorio delle diverse funzioni.”.
E’ necessario, ai fini di comprendere il lavoro prodotto in questo documento, affermare che vi è una
sostanziale differenza tra l’USO e il CONSUMO di suolo; spesso infatti i due termini vengono
confusi o erroneamente usati per identificare una problematica identica.
E’ semplice ricordarne la differenza se si pensa ad essi come alla descrizione di due fenomeni che si
differenziano innanzitutto per il loro sviluppo temporale: mentre l’uso del suolo si riferisce ad uno
stato di fatto del territorio, cioè lo descrive in un preciso istante, il consumo si riferisce ad una
dinamica temporale e di evoluzione del fenomeno; inoltre l’uso del suolo è un dato (quantitativo o
qualitativo) “assoluto” e che dunque non permette alcuna interpretazione di una dinamica, al
contrario il dato sul consumo del suolo è ricavato sempre attraverso il confronto di almeno due stati
di fatto di un territorio: quello passato e quello presente e ciò permette l’analisi di uno scenario in
evoluzione e la possibilità di fare previsioni o ipotizzare andamenti.
L’attenzione alla problematica è di recente affermazione e può essere ricondotta essenzialmente al
momento in cui si è riconosciuto il suolo come risorsa non rinnovabile, quindi diventa prioritaria la
sua protezione e il contenimento del suo uso per garantire, in virtù delle sue funzioni, lo sviluppo
della vita sulla terra.
Il GACGC (German Advisory Council on Global Change) nel 1995 suddivide le funzioni del suolo in
tre categorie:
ξ funzioni di habitat in quanto esso contribuisce alla biodiversità delle specie e rappresenta
dunque una riserva genetica;
ξ funzioni di regolazione poiché influenza lo scambio di radiazione solare e di calore sensibile,
regola il ciclo idrologico dei continenti, è una riserva di elementi nutritivi; esso può essere sia
fonte sia deposito di anidride carbonica e metano, è una sorgente di nitrati, è un serbatoio, filtro
e trasformatore di elementi inquinanti;
ξ funzione di utilizzo: il suolo è la base della produzione alimentare da cui tutti gli esseri viventi
dipendono; inoltre rappresenta il substrato delle attività umane e ne determina l’espressione
culturale.
Le cause principali che determinano il consumo di suolo possono essere ricondotte all’evoluzione
del contesto urbano (soil sealing) e la sua dispersione (urban sprawl) e delle relative infrastrutture
(Biondi,2003); sovente il consumo si traduce in spreco perché una pianificazione non attenta,
oppure attenta solo al risvolto economico nel breve periodo, può elargire permessi di costruzione
laddove sarebbe possibile una riqualificazione architettonica - urbanistica con bilancio di consumo
di suolo pari a zero, causando una copertura del suolo con materiali impermeabili, in modo tale che
questo non abbia più la capacità di svolgere gran parte delle funzioni sue proprie, infatti il soil
sealing assume un carattere di irreversibilità e anche se le aree costruite includono dei suoli come
parchi e giardini, che di per sé non sono impermeabilizzati, l’impatto complessivo influenza anche
queste aree e, sostanzialmente, le ingloba tra le aree impermeabilizzate.
3
Gli obiettivi di questa Tesi sono due: il primo riguarda lo sviluppo di una metodologia in grado di
risolvere quella porzione di norma basata su ambiti qualitativi, ipotesi 3a avanzata durante la
redazione del PTR del Piemonte, che evidenziano le profonde differenze da cui è costituito il
territorio piemontese.
Il secondo è quello di produrre una simulazione di consumo di suolo nell’applicazione dell’ipotesi
di norma 3b, che prevede una quantità precisa di suolo consumabile che verrà applicata sulla base
dei dati dell’urbanizzato di due comuni: Orbassano, appartenente all’AIT 9 di Torino, e Valfenera
che è compreso nell’AIT 24 di Asti, in modo da valutare le conseguenze che questa avrebbe sul
territorio.
Sviluppo della Tesi
La Tesi si sviluppa in cinque punti principali, il primo punto inquadra il tema del consumo di suolo
all’interno della produzione normativa: sono state riportate le direttive, le leggi e le strategie che
regolano la materia dalla scala più vasta, l’Europa, a quella nazionale italiana, fino a quella
regionale del Piemonte.
In seguito vengono riportate le esperienze sulla materia: la prima è stata sviluppata in Germania, la
seconda in Inghilterra, la terza in Francia, la quarta in Spagna e la quinta in Italia. Il riferimento a
questi casi ha l’obiettivo di far capire la portata dell’argomento, cioè quanto il problema del
consumo di suolo sia divenuto sempre più pressante e universalmente riconosciuto; inoltre,
soprattutto per il caso italiano, sono esempi di buone pratiche da poter applicare o proporre in un
prossimo futuro, che per uno studente di Pianificazione è importante conoscere.
Il problema del consumo di suolo è, infatti, una delle materie più preminenti sulla quale un
pianificatore è chiamato a esprimersi.
Nell’ultima parte del capitolo è stato riportato un piccolo glossario in cui compaiono alcune parole
che sono la base di ragionamenti sviluppati nel resto della Tesi. Più che il significato linguistico
delle parole è stato ritenuto più importante la necessità di formazione di un glossario comune cioè
condivisibile tra i livelli amministrativi (Regione, Provincia, Comune) allo scopo di formare una
base di dati che possa permettere a questi di interagire con mezzi adeguati su un tema di vitale
importanza.
Nel secondo punto vengono riportati i dati di partenza, e relative considerazioni, sulla quale sono
state sviluppate le elaborazioni di tipo matematico e cartografico.
Il terzo punto è incentrato invece sull’aspetto tecnico della sperimentazione: in primo luogo viene
identificato più in dettaglio il quadro normativo regionale all’interno del quale ci si muove, anche
perché questo determina alcune scelte sulla metodologia di applicazione delle ipotesi di norma;
successivamente si passa ad un approfondimento delle ipotesi di norma vagliate nel PTR del
Piemonte del 2009, con riferimento particolare alla terza ipotesi e alla sua applicabilità; l’ultima
parte contiene la descrizione delle tecniche del software utilizzate e i loro limiti, ed infine un
workflow riassuntivo del procedimento logico e pratico effettuato.
Il quarto punto riporta i risultati delle elaborazioni in forma cartografica: sarà quindi possibile
comparare i diversi esiti della seconda versione della terza ipotesi di norma e identificarne i punti di
forza e di debolezza.
Il quinto punto è costituito dalle conclusioni: queste sono state ricavate dalla comparazione delle
tavole che rappresentano la simulazione e dalla necessità di produrre metodologie in grado di
4
risolvere un passaggio decisamente critico di questa terza ipotesi di norma, che riportano ad alcune
riflessioni che concludono questa Tesi.
Lo sviluppo della Tesi deriva dall’approfondimento di alcune tematiche incontrate durante lo
svolgimento del tirocinio curriculare presso il CSI Piemonte. Questo ente è stato infatti coinvolto
nella formulazione delle ipotesi di norma e ci ha fornito il materiale statistico (tabelle con i dati sul
consumo di suolo) e cartografico da elaborare per la redazione dei punti 2, 3 e 4 di questa Tesi.
5
1. SETTING THE SCENE
1.1 QUADRO NORMATIVO
La tematica base che si vuole affrontare in questa tesi è, come affermato nell’introduzione, il
consumo di suolo. Per capire a cosa ci si riferisce è necessario proporre innanzitutto uno sguardo
sulle normative che identifichino la materia dal punto di vista “formale”; con la descrizione delle
politiche applicate ai vari livelli amministrativi, si intende sottolineare l’importanza che questo
argomento ha assunto negli ultimo 20 anni ma anche fornire un quadro all’interno del quale si sono
sviluppati i ragionamenti che compongono la parte applicativa di questa tesi.
Tale approfondimento è strutturato secondo un approccio multiscalare: le politiche vengono, infatti,
analizzate secondo una scala decrescente, dalle direttive europee alle leggi di ordine nazionale per
concludere con politiche di livello regionale, contenute nel PTR del Piemonte del quale fanno parte
i Comuni che sono stati sottoposti allo studio.
1.1.1 Politiche Comunitarie
La formalizzazione dell’interessamento dell’Unione Europea per la tematica dell’uso del suolo,
risale all’adozione della Comunicazione del 2002, con la quale si è tentato di garantire che le
iniziative più recenti in materia ambientale riguardanti tematiche quali i rifiuti, le acque, l’aria, i
cambiamenti climatici, le sostanze chimiche, le alluvioni, la biodiversità e la responsabilità
ambientale avessero un maggior peso e una maggiore efficacia nel proteggere anche il suolo.
In particolare la direttiva sulla responsabilità ambientale istituisce una disciplina armonizzata per il
regime di responsabilità civile applicabile in tutta l’UE se la contaminazione del suolo comporta un
rischio importante per la salute umana. La direttiva non si applica tuttavia a fenomeni di
contaminazione storica, né ai danni causati prima della sua entrata in vigore.
Gli Stati membri seguono strategie diverse per la difesa del suolo. Nove di essi dispongono di una
legislazione specifica per la sua protezione, ma spesso le normative in vigore riguardano solo una
problematica precisa (ad esempio, la contaminazione dei suoli) e non offrono sempre un quadro di
protezione coerente.
Nel 2006, dopo una serie di cambiamenti apportati alla direttiva nel 2004, la comunicazione della
Commissione Europea al Consiglio, al Parlamento, al Comitato Economico e Sociale europeo
istituisce come definitiva la Carta per la protezione e l’uso sostenibile del suolo.
Gli obbiettivi da perseguire sono:
ξ Protezione del suolo;
ξ Uso sostenibile del suolo.
Le strategie sono esplicitate attraverso due linee guida:
ξ prevenire l’ulteriore degrado del suolo e mantenerne le funzioni quando:
il suolo viene utilizzato e ne vengono sfruttate le funzioni: in tal caso è necessario
intervenire a livello di modelli di utilizzo e gestione del suolo;
6
il suolo svolge la funzione di pozzo di assorbimento/recettore degli effetti delle
attività umane o dei fenomeni ambientali: in tal caso è necessario intervenire alla
fonte;
ξ riportare i suoli degradati ad un livello di funzionalità corrispondente almeno all’uso attuale
e previsto, considerando pertanto anche le implicazioni, in termini di costi, del ripristino del
suolo.
L’intervento europeo si rende necessario per l’estremo livello d’integrazione di cui la problematica
del consumo del suolo è caratterizzata: il danno procurato al suolo si ripercuote sicuramente su altri
fattori ambientali determinando un generale peggioramento della qualità ambientale e dunque anche
sociale ed economica.
Come sinteticamente spiegato nella comunicazione della Commissione i seguenti fattori rendono
necessario un livello d’intervento sovraordinato:
ξ Il degrado del suolo colpisce altre matrici ambientali: che già vengono tutelate, o
sarebbero da tutelare da normative comunitarie. Se il suolo non viene protetto si rischia di
compromettere la sostenibilità e la competitività a lungo termine dell’Europa. Il suolo
presenta forti interrelazioni con l’aria e le acque, tanto che ne regola la qualità; il suolo,
inoltre, offre un enorme contributo a elementi quali la tutela della biodiversità e
dell’ambiente marino, la gestione dei litorali e l’attenuazione dei cambiamenti climatici;
ξ La distorsione del funzionamento nel mercato interno: le notevoli diversità tra i vari
regimi nazionali per la difesa del suolo, in particolare quelli riguardanti l’aspetto della
contaminazione, a volte impongono obblighi molto diversi agli operatori economici, creando
così una situazione di disequilibrio in termini di costi fissi. In alcuni casi l’assenza di regimi
di questo tipo e l’incertezza sull’entità del degrado del suolo possono essere altrettanti fattori
di ostacolo agli investimenti privati;
ξ L’impatto transfrontaliero: fenomeni di degrado che colpiscono uno Stato membro o una
regione possono avere ripercussioni oltre i confini nazionali. La perdita di materia organica
in uno Stato membro ostacola il raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto di
tutta l’UE. Le dighe possono essere bloccate e le infrastrutture a valle danneggiate da
sedimenti prodottisi da fenomeni di erosione massiccia che si verificano a monte, in un altro
paese. Le acque sotterranee di paesi confinanti possono essere inquinate da siti contaminati
di là dai confini nazionali. Per tutti questi motivi è estremamente importante intervenire alla
fonte e prevenire i danni e i conseguenti interventi necessari per porre rimedio a tali
situazioni; in caso contrario, i costi del ripristino della qualità ambientale possono essere
sostenuti da altri Stati membri;
ξ La sicurezza alimentare: i contaminanti presenti nel suolo possono essere assorbiti dalle
colture destinate alla produzione di alimenti e mangimi e da alcuni animali destinati alla
produzione alimentare e avere così ripercussioni notevoli sulla sicurezza dei prodotti che
vengono scambiati liberamente nel mercato interno, perché ne aumentano il contenuto di
contaminanti creando un rischio per la salute delle persone e degli animali. L’intervento alla
fonte e a livello comunitario – impedendo la contaminazione del suolo o riducendone
7
l’entità – sarà un complemento necessario ai rigidi provvedimenti e controlli di qualità messi
in atto dall’UE per garantire la sicurezza degli alimenti e dei mangimi;
ξ La dimensione internazionale: al degrado del suolo viene riservata un’attenzione sempre
più forte nell’ambito di accordi e dichiarazioni internazionali.
Tutti gli Stati membri e la Comunità aderiscono alla convenzione delle Nazioni Unite per la
lotta alla desertificazione (UNCCD).
1.1.2 Lo Strumento
Dopo aver preso in esame le varie soluzioni disponibili, la Commissione Europea ha ritenuto che lo
strumento migliore, per garantire un approccio integrato alla difesa del suolo, sia una direttiva
quadro; questa si sviluppa comunque nel massimo rispetto del principio di sussidiarietà (dal
glossario dell’Unione Europea: Esso mira a garantire che le decisioni siano adottate il più vicino
possibile al cittadino, verificando che l'azione da intraprendere a livello comunitario sia
giustificata rispetto alle possibilità offerte dall'azione a livello nazionale, regionale o locale.
Trattato di Lisbona art 5).
Gli Stati membri dovranno adottare misure specifiche per far fronte ai problemi del suolo, ma la
direttiva lascerà loro ampia facoltà di decidere come mettere in atto questo obbligo. In altri termini,
spetterà agli Stati membri decidere il grado di accettabilità del rischio, il livello di ambizione in
merito agli obiettivi da raggiungere e la scelta delle misure più adeguate per realizzarli.
Grazie a questo quadro coerente e adeguato, che si traduce in una conoscenza più approfondita e in
una migliore gestione del suolo, l’UE può svolgere un ruolo di traino soprattutto per ciò che
riguarda la parte di Know-how ed esperienza tecnica necessaria per colmare quelle lacune
conoscitive che ancora caratterizzano l’argomento del consumo del suolo.
Inoltre è importantissimo il lavoro d’integrazione con altre politiche comunitarie, soprattutto quelle
in materia di agricoltura, sviluppo locale e dei trasporti, che hanno grandissimi impatti sul suolo.
1.1.3 Politiche Nazionali
Le politiche nazionali in materia di difesa e consumo di suolo sono molto recenti per la nostra
realtà: esse si limitano, infatti, al recepimento delle direttive europee, senza nulla aggiungere e nel
rispetto del principio di sussidiarietà rimandano le direttive applicative agli enti regionali, che hanno
un maggiore contatto con il territorio.
Il prodotto cui ci si riferisce è il Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006:
“Norme in materia ambientale" (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 aprile 2006 -
Supplemento Ordinario n. 96)
Le norme del presente decreto costituiscono il recepimento e l’attuazione della direttiva 2001/42/CE del
Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 che, come sopra accennato, riguarda la
valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente, con i seguenti obiettivi:
1) Garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente;
2) Contribuire all’integrazione di considerazioni nelle fasi di elaborazione, di adozione e di
approvazione di determinati piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile;
3) Promuovere l’utilizzo della valutazione ambientale nella stesura dei piani e dei programmi statali,
regionali e sovracomunali;