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Introduzione
La creazione di valore è il fine ultimo dell’impresa e per raggiungere tale obiettivo,
l’azienda non può astrarsi dal contesto in cui opera. Essa, infatti, è connessa, attraverso
un complesso sistema di relazioni, con una pluralità di portatori di interessi (dipendenti
e collaboratori, soci/azionisti, clienti, fornitori, Stato, enti locali e pubblica
amministrazione, collettività, finanziatori, movimenti d’opinione, media, finanziatori e
concorrenti), che ne influenzano i processi di governo e che sono a loro volta influenzati
dal comportamento dell’impresa (Privato, 2002).
La necessità di porre la dovuta attenzioni su queste influenze e relazioni ha condotto
alla definizione di un modello di sviluppo in grado di coniugare in maniera sinergica
obiettivi di natura economica, sociale e ambientale: lo sviluppo sostenibile (Tencati,
2002).
Il concetto di sviluppo sostenibile s’impone a livello globale grazie al lavoro della
Commissione di Brundtland
1
(World Commission on Environment and Development,
1987) e alla pubblicazione del report Our Common Future, prodotto in tale sede.
Il WCED connette la nozione di sostenibilità con quella di integrità ambientale ed
equità sociale. Inoltre, per la prima volta viene definito un collegamento con la
prosperità economica ed il mondo delle imprese (Linnenluecke, 2010). Da qui la
coniazione del termine “sviluppo sostenibile” che identifica uno sviluppo “che soddisfi
le necessità sociali, ecologiche ed economiche della popolazione attuale del pianeta,
senza compromettere quelle delle future generazioni”.
La sostenibilità aziendale può essere quindi definita come “il contributo del mondo del
business allo sviluppo sostenibile” (OECD, 2001) o più precisamente “l’impegno
continuo da parte delle aziende a comportarsi eticamente e contribuire allo sviluppo
economico migliorando, al contempo, la qualità di vita della forza lavoro” (WBCSD)
Scopo di questo lavoro è presentare le più avanzate metodologie di controllo e
comunicazione, atte a supportare quelle organizzazioni che intendono assumere la
sostenibilità come proprio obiettivo di riferimento.
1
La Commissione nasce dalla richiesta presentata nel 1983 dal Segretario Generale delle Nazioni Unite,
Javier Perez de Cuellar, al Primo Ministro norvegese, Gro Harlem Brundtland, di creare
un’organizzazione indipendente che si concentri sui problemi associati all’ambiente ed allo sviluppo e
sulle soluzioni a tali problemi.
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All’uopo, si tenterà di dare allo studio una connotazione, quanto più possibile
operazionale, dedicandone un’ampia parte all’analisi dei business case più esplicativi.
L’approccio adottato è sia teorico che empirico.
La prima parte (Capitolo 1) prende in considerazione gli indicatori ed obiettivi,
indicandone tipologie e funzioni principali, criteri di selezionamento e
prioritarizzazione ed infine fornendo degli esempi di come essi possano essere utilizzati
come strumento di misurazione della sostenibilità. Gli indicatori, in particolare, saranno
argomento ricorrente in tutte le sezioni del lavoro.
Nel secondo capitolo ci si sofferma sui metodi di controllo interno delle performance
di sostenibilità, mettendo in risalto le carenze dei sistemi contabili tradizionali e la
necessità di svilupparne di nuovi che tengano conto degli aspetti ambientali e sociali che
influenzano e vengono influenzati dalle attività dell’organizzazione.
Dopo una panoramica generale di questi metodi, ne vengono presentate delle
applicazioni pratiche, di cui si discutono i relativi benefici e problematicità.
Il terzo ed ultimo capitolo prende in esame le principali tecniche di comunicazione
esterna rivolta agli stakeholder. Partendo dalla necessità delle imprese di interloquire
con un’ampia gamma di portatori d’interesse, si forniscono gli strumenti necessari
affinché questa comunicazione sia, il più possibile, trasparente, costruttiva ed efficace.
Il lavoro è stato condotto con la ferma convinzione da parte dell’autore che la
traduzione dei concetti e degli auspici relativi alla sostenibilità ed allo sviluppo
sostenibile in vere e proprie pratiche aziendali sia quantomeno complessa ed ancora
lontana. Tuttavia, i progressi fatti nel corso degli anni sembrano lasciare spazio ad un
cauto ottimismo e rappresentano un’incontrovertibile prova della progressiva presa di
coscienza da parte del mondo del business delle nuove sfide e priorità che si prospettano
per il futuro, e di come questo sia sempre più vicino.
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Capitolo 1
Indicatori e Obiettivi
“Misura ciò che è misurabile, rendi misurabile ciò che non lo è.”
(Galileo Galilei)
“Al fine di misurare la sostenibilità, ciò di cui necessitiamo, in primo luogo, è di
un set di indicatori che ci informino sui cambiamenti quantitativi di quei fattori che
interessano il benessere futuro” (J. E. Stiglitz et al., 2009).
Definire un indicatore non è compito semplice; i diversi significati che gli sono stati
attribuiti dalla letteratura nel corso degli anni hanno generato una certa confusione a
riguardo. Gallopin, in un suo studio
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, ha effettuato un’esauriente analisi delle varie
definizioni, giungendo alla conclusione che le più comuni descrivono gli indicatori
come: “variabili”, “parametri”, “misure”, “misure statistiche” e “sotto-indici”.
Tuttavia, ai fini del nostro lavoro, ciò che preme maggiormente è concentrarci non tanto
sulla definizione di questi strumenti, quanto sulle loro funzioni e ruoli primari.
Gallopin identifica i seguenti:
Valutare le condizioni e i trend in relazione agli obiettivi e ai target posti
Riflettere lo stato di un sistema
Fornire avvertimenti rapidi e tempestivi
Anticipare i trend e le condizioni future
Confrontare i risultati
Un indicatore ci aiuta a capire dove ci troviamo, verso quale strada siamo indirizzati, e
quant’è lontana la nostra meta. Un schema di indicatori ben congeniato fornisce, a chi è
coinvolto nel decision making, le informazioni fattuali che gli permettono di
comprendere dove egli può concentrare, più efficacemente, i suoi sforzi. Inoltre, il
processo costruttivo di un set di indicatori – qualora esso coinvolga un ampio numero di
individui – porta alla formazione di una visione condivisa e spinge le persone ad agire al
massimo secondo le loro possibilità (L. Pintér et al., 2011).
2
Gallopin G.,(1996), Environmental and sustainability indicators and the concept of situational
indicators. A systems approach., Environmental Modeling and Assessment, Vol 1, pp. 101-117.
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Secondo W. Blackburn
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, un obiettivo è “un indicatore espresso come un impegno a
raggiungere un determinato livello di performance”. Fissare obiettivi specifici,
misurabili, raggiungibili, importanti e time-based (SMART)
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è da considerarsi parte
integrante del processo di pianificazione strategica e tattica.
Il perseguimento della sostenibilità da parte di un’organizzazione richiede
l’individuazione di obiettivi ed indicatori multidimensionali che coprano le tre sfere
generalmente accettate dello sviluppo sostenibile – economica, ambientale e sociale –
ed i collegamenti e le influenze tra di esse.
In questo capitolo si cercherà di fornire una panoramica generale su indicatori ed
obiettivi e sui criteri per il loro selezionamento e la loro prioritarizzazione.
Infine ci concentreremo sulla relazione fra essi ed il perseguimento della sostenibilità.
1.1 Tipologie di Indicatori
Il termine indicatore racchiude in sé un ampio spettro di significati e concetti, ognuno
dotato di una propria plausibilità.
Invero, è necessario, ai fini di questo lavoro, adottare una definizione univoca di tale
parola; a questo proposito prenderemo a prestito quella fornita dall’ISO 14031
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per
indicatore ambientale, astraendola in modo da poterla riferire alla sostenibilità in
generale: “un indicatore di sostenibilità è una espressione specifica che fornisce
informazioni riguardo le performance di sostenibilità di un’organizzazione e gli sforzi
da essa compiuti per influenzare queste performance”.
Con lo scopo di comprendere meglio il significato di questa definizione, soffermiamoci
ora sulle diverse tipologie di indicatori di cui un’organizzazione può avvalersi.
1. Indicatore Metrico – criterio di valutazione utilizzato per giudicare una
performance o condizione quantificabili. Viene sovente espresso
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W. R. Blackburn è il presidente della William Blackburn Consulting Ltd., società di consulenza
specializzata nella pianificazione di programmi e strategie legate alla sostenibilità aziendale. E’ stato,
fino al 2003, vice presidente della divisione Corporate Environmental, Health and Safety della Baxter
International Inc.
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La sigla SMART (Specific, Measurable, Attainable, Relevant and Time-Based) è stata usata per la prima
volta da G. T. Doran nel 1981, per indicare i criteri che ogni obiettivo valido dovrebbe soddisfare.
5
International Organization for Stardardization, Environmental Management – Environmental
Performance Evaluation – Guidelines.
http://www.iso.org/iso/home/store/catalogue_tc/catalogue_detail.htm?csnumber=23149
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numericamente, ma è ammessa anche la presenza di altre scale di giudizio (ad
es. i gradi A,B,C,D).
Esempi: ricavi delle vendite, tonnellate di gas naturale utilizzato, livello di
soddisfazione clienti, percentuale di merce difettosa.
2. Indicatore Descrittivo – descrizione qualitativa delle condizioni attuali. Può
aiutare il lettore a comprendere meglio gli impegni presi da un’azienda per il
raggiungimento di un particolare obiettivo.
Esempi: natura dei principali reclami di fornitori e clienti, modalità di
assunzione, descrizione del tipo di fornitori (grandi, medi o piccoli).
3. Indicatore di Performance – confronto tra le condizioni attuali e uno specifico
set di condizioni di riferimento. Esso misura la “distanza” che intercorre tra la
situazione attuale e quella desiderata.
Esempi: valore Aggiunto, produttività, soddisfazione dei dipendenti.
4. Indicatore di Iniziativa – dichiarazione di intenzioni riguardo un progetto o
un’attività.
Esempi: sviluppo programma di training per il personale a partire da Set/2013.
Occorre tener presente, che gli indicatori possono essere classificati in molti altri modi,
oltre a quello appena visto. Vediamo ora un’altra di queste classificazioni che può
rivelarsi particolarmente utile in funzione del perseguimento della sostenibilità
aziendale.
1. Indicatori di Performance e di Condizione – basandoci sulla distinzione operata
dall’ISO 14031 tra indicatori di condizioni ambientali e indicatori di
performance ambientali, possiamo comprendere meglio le differenze fra essi.
I primi concernono la misurazione della qualità di un fattore ambientale (acqua,
aria, suolo, … ) come, ad esempio, la concentrazione di contaminanti nelle falde
acquifere in milligrammi per litro. I secondi, a loro volta, possono essere
ulteriormente suddivisi in indicatori di performance operazionali – ad esempio i
galloni di combustibile bruciati o la massa di rifiuti pericolosi generati per unità
di prodotto – o indicatori di performance manageriali, che si concentrano sui
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costi, sul personale, sulla manutenzione, sulla revisione e su altri aspetti
concernenti il management. Queste categorie di indicatori possono essere estese
dall’ambiente alla sostenibilità senza problemi: gli indicatori di sostenibilità
delle operazioni e del management riflettono le condizioni e le performance
interne all’organizzazione; gli indicatori delle condizioni di sostenibilità
riguardano, invece, lo stato ambientale, sociale ed economico degli aspetti
esterni all’azienda ma influenzati da essa.
2. Indicatori Causati e Causanti
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– i primi tengono traccia dei risultati dei processi
aziendali, ad esempio gli utili per azione, le tonnellate di rifiuti generati, il costo
dei progetti per la prevenzione dell’inquinamento e la percentuale di dipendenti
affetti da disabilità.
Gli indicatori causanti riguardano invece i comportamenti e gli sforzi che
possono influenzare i risultati sopracitati.
Essi includono tra gli altri:
a. Il numero di stabilimenti che adempiono pienamente agli standard
manageriali;
b. La percentuale di dipendenti che hanno completato un training sulla
gestione della diversità;
c. Il livello di accuratezza dell’inventario dei clienti.
3. Indicatori Assoluti e Relativi – gli indicatori possono essere utilizzati per
ottenere valori assoluti oppure per avere informazioni su percentuali, medie,
concentrazioni o valori per unità. I primi sono più efficaci nel comunicare
l’impatto totale dell’organizzazione sulla sostenibilità globale della società in cui
opera, i secondi rivelano più specificatamente quali sono le operazioni a
maggiore intensità (o minore efficienza) permettendo di avere un quadro più
specifico della situazione.
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Vengono così tradotte le categorie: Leading e Lagging Indicators. Altre fonti traducono come: Indicatori
anticipatori e indicatori ritardati.