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CAPITOLO 1
Antonio Signorini
Antonio Signorini nacque ad Arezzo il 2 Aprile 1888.
Ad Arezzo frequentò il Liceo classico, al termine del quale
passò alla Scuola Normale Superiore di Pisa, dove si distinse
per le sue non comuni capacità di studioso (e anche per la
compitezza delle sue maniere).
Dopo aver compiuto gli studi secondari nella sua città natale
si iscrisse all’Università di Pisa.
Nel Luglio del 1909 conseguì, con lode, la laurea in
Matematica e due anni dopo il diploma della scuola Normale.
Fu assistente presso la cattedra di geometria analitica a Pisa di
Luigi Bianchi e nel 1911 si trasferì all’Università di Padova
come assistente presso la cattedra di Meccanica Razionale di
Tullio Levicivita, disciplina di cui divenne libero docente nel
1912, incaricato nel 1914 e ordinario, a Palermo, a partire dal
1916 fino al 1923 quando fu trasferito a Napoli dove fino al
1934-35 fu ordinario di Fisica-Matematica e successivamente
di Meccanica Razionale dal 1935 al 1938.
Nel frattempo aveva preso parte alla prima guerra mondiale.
Nel 1939 successe a Levicivita nella cattedra di Meccanica
Razionale e Fisica-Matematica all’università di Roma fino
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all’anno del suo collocamento in riposo per raggiunti limiti di
età (1958).
Scomparve dopo qualche mese di malattia il 23 febbraio 1963.
A Roma fondò una scuola di ricerca scientifica.
Fu socio nazionale dell’Accademia dei Lincei; membro del
Consiglio dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, socio di
numerose accademie e società scientifiche italiane ed estere.
La sua opera scientifica, varia e veramente notevole, si è
concretata in oltre 110 pubblicazioni.
I primi suoi lavori sono dedicati alla geometria, ed egli ebbe
sempre interesse per le questioni geometriche, infatti nel
1941, con nuove e semplici considerazioni, ritrova una
proprietà caratteristica della sfera, e le sue ricerche, compiute
poco prima del 1950, sull’ottica geometrica, che dettero
origine ad importanti lavori di B. Segre, V. Dalla Volta e G.
Toraldo di Francia.
Del resto anche in altre sue memorie fece spesso uso di
eleganti considerazioni geometriche.
Compì inoltre studi di Analisi: sul criterio di Stephanos, su
alcune questioni relative a funzioni analitiche e, insieme a M.
Picone, sulla determinazione di alcuni integrali che si
presentano nel calcolo delle variazioni. Ma la sua attività si
svolse principalmente nel campo della Meccanica e della
Fisica-Matematica.
Nella sua tesi di abilitazione alla scuola Normale trattò il
difficile problema dell’estensione ai mezzi cristallini uniassici
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del principio di Huyghens; un pò più tardi, precisamente nel
quinquennio 1911-1915, compì ricerche su argomenti, allora
in via di attualità, relativi all’elettromagnetismo e alla
dinamica degli elettroni.
Ricordiamo, in particolare, la nota sulla propagazione delle
onde elettromagnetiche in un conduttore toroidale, in cui fa
uso del calcolo tensoriale (detto allora calcolo differenziale
assoluto) qualche anno prima della famosa memoria in cui
Einstein richiamò l’attenzione del mondo scientifico su quel
calcolo.
Nello stesso quinquennio studiò il moto di un punto soggetto a
forza di richiamo ed a resistenza idraulica percorrendo così,
sia pure in un sistema dissipativo, le odierne questioni di
Meccanica non lineare.
Volontario durante la prima guerra mondiale fu portato a
compiere ricerche di balistica. Notevole il suo metodo di
integrazione approssimata delle equazioni della balistica
esterna, e la sua memoria del 1946 in cui compie un
approfondito studio del moto di un proiettile considerato non
come punto materiale ma come corpo rigido.
E del moto di un corpo rigido si occupò a varie riprese
collegando anche lo studio di quel moto ad alcuni suoi
risultati sulla geometria delle masse; queste ricerche furono,
in parte, esposte in una conferenza tenuta ad Istambul durante
l’ottavo congresso di Meccanica applicata.
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La laurea in ingegneria che Signorini, già professore
ordinario, volle conseguire per meglio adeguare il suo corso
alle necessità degli allievi ingegneri, lo indusse a prendere in
esame elevati problemi scientifici suggeriti dalla tecnica.
Come consulente dell’Istituto Nazionale di Calcolo si occupò
anche di problemi di interesse tecnico ma i contributi più
importanti sono le sue ricerche sulla teoria delle deformazioni
finite ne i suoi teoremi di media nella Meccanica dei continui.
È noto come la teoria ordinaria dell’elasticità venga ridotta a
equazioni lineari considerando come infinitesimi spostamenti
e deformazioni. Ma per i corpi, come la gomma, di grande
deformabilità, questa ipotesi di infinitesimalità non è
ovviamente ammissibile; bisogna perciò ricorrere alla teoria,
molto più complessa, delle deformazioni finite.
Signorini cominciò ad occuparsi di questo argomento fin da
1923-24 in un suo corso di Fisica-Matematica, e riferì alcuni
suoi risultati nel III Congresso di Meccanica applicata che
ebbe luogo a Stoccolma nel 1930.
Dopo aver elaborato ed ampliato i risultati ottenuti da altri
autori sulla cinematica delle deformazioni finite, passa alla
ricerca di una relazione che sostituisca la legge di Hooke
dell’elasticità ordinaria. A questo scopo ricorre ai principi
della termodinamica che gli permettono di introdurre il
potenziale elastico per trasformazioni isoterme e adiabatiche.
Ottiene così, valendosi anche della nozione di spostamento
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inverso, le equazioni generali per la statica delle deformazioni
finite.
Per risolvere tali equazioni, non lineari e molto complicate,
egli suppone le forza proporzionali ad un certo parametro θ e
ammette le soluzioni di quelle equazioni sviluppabili in seria
di potenze di θ; la legittimità di questo procedimento è stata
poi provata, con metodi funzionali, dallo Stoppelli.
Egli dimostra anzitutto, salvo casi eccezionali, l’unicità di
quello sviluppo in serie, poi osserva che il primo termine si
riduce a quello fornito dall’elasticità ordinaria e lo studio delle
condizioni d’integrabilità del secondo termine permette anzi
di conoscere, in generale, lo spostamento di corpo rigido che
nell’elasticità ordinaria si lascia indeterminato. Però, in
qualche caso, l’esame del secondo termine dello sviluppo
porta ad incompatibilità o indeterminazione: l’elasticità
ordinaria non è in questi casi la prima approssimazione della
teoria delle deformazioni finite; il risultato in discorso merita
forse un ulteriore esame. Fino a questo punto egli suppone del
tutto arbitrario il potenziale elastico, salvo qualche condizione
qualitativa imposta dalla Fisica; in seguito invece egli si
propone di trovare la sua espressione.
È questo un problema che si chiama di vera Fisica-
Matematica (a differenza della Matematica Fisica che è solo
lo studio analitico delle equazioni differenziali che si
incontrano nella Fisica) che egli risolve introducendo la
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cosiddetta elasticità di secondo grado cioè ammettendo le
tensioni funzioni di secondo grado delle deformazioni inverse.
Supponendo inoltre i corpi isotropi e, come avviene nella
gomma, incomprimibili (cioè nella deformazione non varia il
volume; per questi corpi incomprimibili Signorini svolge
un’ampia teoria) ottiene una forma del potenziale elastico in
accordo con i risultati raggiunti da altri autori in base
all’esperienza.
Nello sviluppo di queste ricerche Signorini espone non solo le
soluzioni complete di particolari problemi di equilibrio
elastico, ma istituisce anche un’estensione della teoria
ordinaria dell’elasticità studiando i piccoli spostamenti e le
piccole deformazioni a partire da una condizione di equilibrio
forzato e dimostrando che in questa nuova teoria valgono
ancora teoremi classici di elasticità come, ad esempio, quello
di Betti.
Nella quarta delle memorie citate esamina le deformazioni
finite per corpi vincolati.
Questi ultimi studi lo portarono ad introdurre un problema di
nuovo tipo: deformazioni di corpi elastici con condizioni
ambigue al contorno; il problema si presenta ad esempio
quando il corpo elastico è soggetto ad un appoggio rigido o
cedevole e di cui non si conosce l’estensione dell’area di
appoggio.
La questione, interessante anche dal punto di vista analitico, è
stata risolta in modo completo da Fichera.
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La sua teoria sulle deformazioni finite dette origine anche a
numerosi studi dei suoi allievi in particolare del Tolotti ed è
anche esposta, con indirizzo didattico, in un corso del
C.I.M.E. e in un corso di Fisica-Matematica pubblicato in
litografia (Veschi Roma).
Per quanto riguarda i teoremi di media, di cui la maggior parte
è contenuta in una memoria pubblicata negli Annali della
scuola Normale Superiore, essi sono notevoli per la loro
semplicità e generalità.
In sostanza Signorini stabilisce formule per il valor medio
delle tensioni (o delle tensioni moltiplicate per opportune
espressioni) valide per qualunque sistema continuo. Da queste
formule egli trae notevoli eguaglianze e disuguaglianze
applicabili a qualunque mezzo (elastico, plastico, ecc.) e che
perciò nell’ambito della scienza delle costruzioni offrono
ottimi criteri per la sicurezza.
I teoremi di media hanno dato origine a ricerche del Grioli ed
altri. È di notevole importanza ricordare anche il suo trattato
di Meccanica Razionale che, pur avendo scopo principalmente
didattico, contiene vedute originali e profonde.
L’opera scientifica del Signorini ottenne alti e meritati
riconoscimenti.
Poco più che trentenne ebbe l’ambita medaglia d’oro dei XL;
era dal 1935 socio corrispondente e dal 1946 socio nazionale
dell’Accademia dei Lincei di cui fu anche segretario.
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Era membro delle Accademie delle Scienze di Torino e di
Bologna, dell’’Istituto Lombardo, dell’Accademia Pontanina
di Napoli, dell’Accademia Petrarca di Arezzo.
Era anche dottore “honoris causa” del politecnico di
Karlsruhe.
Dal 1938 faceva parte della redazione di questi Annali.
Antonio Signorini fu Maestro nel senso più elevato della
parola. Raggiunsero la cattedra universitaria o equivalente i
suoi allievi: Tolotti, Cattaneo, Grioli, Bordoni, Manacorda e
Tedone.
Vasta era la sua cultura anche fuori dell’ambito strettamente
scientifico. Era, fra l’altro, ottimo intenditore di musica, e
conosceva perfettamente la lingua francese e la tedesca.
Profondamente onesto, equanime nei giudizi, veramente
signorile nel tratto, la sua dipartita lascia vivo rimpianto in
tutti quanti ebbero la fortuna della sua preziosa amicizia.