tecnici e così via), e che potesse essere d’aiuto per comprendere meglio questo trend
innovativo, visto che nel panorama italiano la conoscenza su questo tema appare ancora
frammentaria e poco approfondita.
In aggiunta mi si sono presentate altre occasioni per allargare il mio obiettivo sul SaaS :
• Da settembre a novembre 2008 ho svolto uno stage in una società italiana in fase di
start-up (che per motivi di confidenzialità chiamerò “Acme”), che mira a fornire una
piattaforma dove sviluppare e utilizzare, in Internet, sistemi informativi SaaS. Ho avuto
mansioni di aggiornamento del Business Plan societario e di redazione di una ricerca
di mercato ad uso interno che allego al capitolo relativo. Per motivi di confidenzialità, e
visto che la società non è ancora sul mercato, oltre al vero nome ho tolto altri
riferimenti diretti.
• Nel maggio 2008 ho avviato un blog in Internet su questo argomento, intitolato “In
SaaS We Trust”, raggiungibile su www.sevagram.it/saas, con lo scopo di creare un
punto di ritrovo e discussione. Su questo blog gli articoli sono pubblicati sia in lingua
italiana che in lingua inglese.
Ho aperto questo blog nel contesto del BlogLab 2008, un laboratorio di Scienze della
Comunicazione che si prefiggeva di istruire e seguire i suoi partecipanti nella creazione e
gestione di un blog in rete (maggiori informazioni su www.bloglab.it). I blog sono stati
valutati ed è stata stilata una classifica finale, il mio si è posizionato decimo su 40 circa
ottenendo un ottimo risultato visto che tratta un tema estremamente di nicchia.
L’immagine precedente illustra l’homepage principale del mio blog, i cui articoli (post) sono
suddivisi in quattro categorie: “News” (le novità), “Knowledge” (gli articoli riguardanti temi
teorici e tecnici sul SaaS), “Market” (gli articoli riguardanti i movimenti del mercato e delle
aziende coinvolte) e “Others”.
E’ possibile abbonarsi ai “Feed RSS” per seguire
indirettamente gli articoli che vengono di volta in volta
pubblicati e leggerli sul proprio lettore di feed preferito.
Cliccando sul tasto “Share” è inoltre possibile, per ogni
articolo, effettuare il bookmarking oppure inviarlo via email ad
altre persone. E’ supportato un lungo elenco di bookmarks
diversi, italiani e stranieri. Un altro tasto dà invece la
possibilità di stampare l’articolo in questione, visualizzandolo
in un formato adatto alla stampa.
Ho quindi cercato di sviluppare degli strumenti “2.0” che
permettessero ai visitatori del blog di condividere e gestire gli
articoli, oltre alla semplice possibilità di commentarli.
Recentemente ho introdotto un form che
permette all’utente di inviarmi il feedback, ovvero
di inserire le proprie credenziali e di scrivere dei
suggerimenti catalogati sotto “Richiesta di nuove
caratteristiche”, “Suggerimenti per il
miglioramento”, “Notifica problemi” e “Usabilità”.
Tramite questo form, il visitatore può anche dare
al blog un giudizio ponderato su quattro voti
(Poor, Medium, Good, Very Good). Questo
feedback arriva direttamente sulla mia casella di
posta elettronica.
Questo form è ancora sotto lavorazione e l’ho
creato con ZohoCreator™, una piattaforma PaaS che permette di sviluppare applicazioni
web direttamente online (e che verrà descritta nell’ultimo capitolo della mia tesi).
Ad oggi questo blog conta 1.500 visite con una media di 5,5 visite al giorno e dei picchi di
30-35 visite in una sola giornata.
I visitatori unici sono stati fin’ora 1.338 con 2.060 pagine visualizzate e un tempo medio sul
sito di 41 secondi. Sono arrivati qui tramite altri siti nel 66% dei casi, tramite motore di
ricerca nel 18% e direttamente nel 16%.
E’ positivo il fatto che questi visitatori sono arrivati da molte parti del mondo: 1.357 visite
sono arrivate dall’Italia, 40 dagli USA, 12 dalla Svizzera e dall’India, 11 dal Regno Unito, 9
dall’Olanda e 7 dalla Spagna, e così via…
Il mio blog è stato aperto dopo che già tanti altri blog sul SaaS erano attivi e gestiti da fonti
molto piø autorevoli, quindi queste statistiche (gestite tramite Google Analytics) mi
rendono soddisfatto.
Penso quindi che continuerò a tenere attivo il sito anche in futuro, che cercherò di
aggiornarlo con continuità e di migliorarlo con nuovi strumenti. Mi piacerebbe diventasse
un punto di ritrovo e di scambio di opinioni tra gli operatori del settore del software a
servizio italiano. A questo proposito potrebbero diventare redattori del blog anche altre
persone e già adesso, oltre a me, vi scrive Leo Sorge, il giornalista che mi ha seguito nello
sviluppo iniziale del blog e a cui va il mio sincero ringraziamento.
Introduzione
Il software a servizio comprende le applicazioni che possono essere usufruite dall’utente
direttamente sul Web tramite il classico browser, che non richiedono nessuna
installazione o infrastruttura hardware locale per poter funzionare, e che possono essere
pagate “on-demand” (su richiesta) secondo canoni di abbonamento variabili.
Ho cercato di comprendere dove, come e perchØ il SaaS (software-as-a-service) può
rivoluzionare il modo di utilizzare le applicazioni informatiche soprattutto in ambito
aziendale, ma anche nel contesto consumer, e come esso si colleghi ad altri concetti di
nuovissima introduzione, come la SOA (Architettura informativa orientata ai servizi), il
cloud-computing (risorse di calcolo distribuite e fruibili via Internet) o il grid computing
(risorse di calcolo distribuite e potenziate da un’infrastruttura di telecomunicazione
avanzata).
Questo fenomeno, che sarebbe piø corretto definire come un nuovo paradigma
tecnologico, e come un nuovo modello di distribuzione, è stato definito negli USA come
una “disruptive technology”, ovvero una tecnologia dal potenziale rivoluzionario. Essa
nasce all’interno del settore informatico per poi influenzare pian piano quello
dell’Information Technology aziendale.
Con il proposito di un’ampia ricerca desk, ho raccolto, analizzato e strutturato un vasto
insieme di informazioni, di provenienza soprattutto americana, con il fine di redarre una
ricerca di mercato che fosse anche uno studio di fattibilità di questo modello.
Ho utilizzato e amalgamato diverse fonti statistiche, integrandole con una mia personale
ricerca qualitativa basata su interviste dirette ad operatori del settore, e su questionari
somministrati via posta elettronica ad aziende produttrici, italiane e americane.
Con il passare del tempo i produttori di software tradizionale, venduto su licenza al cliente,
videro calare i margini di profitto a causa della crescente frammentazione del mercato e
della concorrenza. Per le software-house nasceva l’opportunità di capitalizzare meglio il
proprio know-how, e di avere dei profitti piø costanti, tramite la fornitura di servizi collegati
alla vendita del software: le consulenze e le manutenzioni.
L’evoluzione del software, da prodotto a servizio, è stata catalizzata dal diffondersi di
Internet e del Web, in parallelo alla crescita della disponibilità di banda larga, che hanno
permesso l’accelerazione dell’outsourcing informatico ad uso e consumo delle aziende,
anche di piccole dimensioni. Il SaaS può essere considerato come l’ultimo stadio evolutivo
di questo tipo di esternalizzazione in remoto delle applicazioni software.
Questa tesi punta ad analizzare i cambiamenti che le caratteristiche del software a servizio
comportano sia a livello dei produttori (provider) che a livello dei clienti (buyer), ovvero le
aziende.
Il SaaS si rivolge prevalentemente alle piccole e medie imprese che non vogliono o non
possono sostenere la spesa per l’hardware e la manutenzione di sistemi informativi locali,
ma sta penetrando lentamente anche nelle aziende di livello enterprise (di grandi
dimensioni) grazie alle crescenti possibilità di integrazione.
Parte della tesi è dedicata agli aspetti tecnici della produzione e implementazione del
software a servizio. Infatti, pur non essendo una tesi di informatica, mi è risultato
indispensabile capire quali elementi dell’architettura e gestione del software sono
interessati dal passaggio al modello SaaS, per poter apprezzare a fondo il fenomeno.
Maggior risalto è dato alle caratteristiche economico-finanziarie di questo fenomeno, e
all’impatto del SaaS sul marketing necessario a supportare questo tipo di offerta,
sottolineando la sua importanza in questo contesto fortemente competitivo.
1
1.1 Cos’è il SaaS ?
Si potrebbe rispondere a questa domanda così: il “software-as-a-service” (acronimo
SaaS) è il nuovo paradigma per lo sviluppo e la vendita di software, soprattutto nel
mercato business, ma anche in quello consumer. Ovviamente è una definizione sintetica
ma non esaustiva che basa il suo significato sul concetto di “novità”, per altro relativa.
Dipende infatti da quale mercato si considera: per il nostro mercato italiano è sicuramente
una novità, al cui riguardo ci sono ancora poche informazioni reperibili e pochi sono gli
operatori di settore, opinions leader e stakeholders. In altri mercati, invece, si tratta di un
segmento già stressato da un affollamento di soggetti, alcuni quotati in borsa, e
caratterizzato da grossi investimenti; è il caso del mercato nord-americano su tutti.
Tornando alla definizione iniziale, vorrei porre ora l’attenzione su un altro concetto che in
essa è compreso, quello di “paradigma”. Il software a servizio, infatti, si pone sulla scena
moderna dell’IT (Information Technology) con le potenzialità di cambiamento che solo un
nuovo paradigma può avere. Nell’excursus storico del prossimo capitolo vedremo come il
SaaS, in realtà, è l’ultimo stadio di un’evoluzione tecnologica e di mercato iniziata 10 anni
fa, ma che solamente negli ultimi anni ha raggiunto la maturità necessaria per imporsi a
livello globale.
E’ venuto ora il momento di ampliare la definizione iniziale e di descrivere meglio quello
che, oltre ad essere un paradigma tecnologico, è anche un vero e proprio modello
economico. Il software-as-a-service ha la peculiarità di essere ospitato e reso accessibile
tramite Internet, quindi si distingue essenzialmente per il luogo remoto dove si trova
l’applicazione e la modalità con cui questa viene distribuita e resa accessibile.
Non avremo piø, quindi, il cosiddetto “software on-premise”, su licenza o hosted,
sviluppato, impacchettato e venduto tramite i canali di vendita tradizionali, ma il cosiddetto
“software on-demand” (definizione di IBM) che pur necessitando delle stesse attenzioni
del suo predecessore (marketing, manutenzione, ecc…) si staccherà dal concetto usuale
di prodotto per essere completamente fruibile attraverso il web e utilizzabile da un bacino
d’utenza molto piø ampio.
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Come è possibile apprezzare dalla figura, il SaaS possiede le seguenti caratteristiche
fondamentali:
Distribuzione da un venditore a molti clienti attraverso il web
Applicazione non posseduta dal cliente
Infrastruttura hardware e software condivisa
Poche possibilità di personalizzazione dell’applicazione (anche se questo era vero in
un primo momento, ora i programmi SaaS sono spesso altamente “customizzabili” o
“brandizzabili”)
Costo per il cliente che comprende sia la licenza d’uso che il mantenimento fisico
dell’applicazione
Tenendo conto della distinzione che fa Microsoft, e che anch’io ho sottolineato nella
definizione iniziale, possiamo individuare due tipologie di SaaS:
• Servizi di settore (business): Trattasi di soluzioni destinate alle aziende di piccole
e medie dimensioni (ma ormai anche grandi), mirate ad agevolare svariati processi
aziendali, come la gestione delle risorse o del rapporto con i clienti (ERP, CRM…),
e fruibili attraverso formule di abbonamento.
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• Servizi ai consumatori finali (consumer): Sono spesso supportati da iniziative
pubblicitarie che permettono ai privati di usufruirne gratuitamente. Talvolta, invece,
sono a pagamento tramite canone come i servizi di settore. In ogni caso sono rivolti
al grande pubblico e si compongono di offerte tra le piø svariate. Ad esempio
Google offre una vasta scelta di questi servizi, da Google Apps a Google
Documents, ma anche i numerosi servizi di online-banking usati ormai
comunemente possono rientrare in questa categoria. Nel corso della trattazione
analizzerò piø da vicino alcuni casi esemplificativi.
Proprio questa caratteristica di dare beneficio ad entrambi i fronti della domanda, business
e consumer, oltre che al lato dell’offerta, costituito sia da grosse software house che da
piccoli ed emergenti ISV (Independent Software Vendors), rendono il paradigma SaaS
fortemente appetibile lungo tutta la catena dei soggetti implicati in questo settore. A dire la
verità, il SaaS potrebbe nuocere a soggetti intermediari come i rivenditori. Infatti, il cliente
può raggiungere l’applicazione del produttore direttamente con il proprio browser (il
programma per “navigare” sul web) senza passare per un rivenditore e tale applicazione
può interagire con altri software mediante i cosiddetti Web Services (standard basati sulla
tecnologia XML). Questi sono dei componenti che permettono l’integrazione e
l’interoperabilità tra sistemi sviluppati diversamente e che, come vedremo piø avanti,
costituiscono i pilastri della Service-oriented Architecture, fondamentale mezzo che mette
in comunicazione risorse software diverse all’interno di una rete (cloud computing). Un
esempio recente di integrazione può essere ritrovato nell’accordo tra Salesforce e Google
che unisce il popolare CRM (Customer Relationship Management) a Google Apps o a
Google Adwords.
Ecco quindi che va profilandosi una ristrutturazione dei rapporti all’interno dei canali di
vendita o di sviluppo del software, ed emerge la necessità per gli intermediari, per non
essere tagliati fuori, di trovare nuove opportunità di business. Queste non possono piø
basarsi sul supporto alla vendita di grosse licenze ma piuttosto sul supporto all’utilizzo che
i consumatori fanno delle applicazioni SaaS e dei profitti che ne derivano. Per questo
stanno nascendo nuovi servizi di consulenza, oppure servizi tecnici di managed hosting,
quindi di mantenimento fisico dei dati necessari al funzionamento delle applicazioni SaaS
altrui (come fanno Amazon o IBM), oppure di metering, billing, o monitoring (misurazione,
fatturazione e controllo) che sotto il nome di “servizi condivisi” diventano essenziali per la
4
corretta gestione dei servizi on-demand e che stanno diventando, insieme ad altre
funzioni, l’attività dei cosiddetti PaaS players (PaaS = platform-as-a-service). Questi
soggetti, nati sull’onda del SaaS, forniscono supporto allo sviluppo e alla gestione delle
applicazioni on-demand, supporto anch’esso a servizio e rigorosamente online (da Google
a Force.com di Salesforce, e altri che verranno approfonditi in seguito). Non solo, ma
anche il DaaS (distribution-as-a-service) sta facendo la sua comparsa, ovvero interi
ecosistemi dove i venditori possono attivare la propria offerta in un’ampia rete di canali,
partner, integrazioni e ovviamente su un’infrastruttura a servizio (di tipo PaaS). Un
esempio è JamCracker e il suo network JSDN non-proprietario (DaaS è una definizione di
questo player).
1.2 Un nuovo modello di business
Il software-as-a-service si pone come un cambiamento radicale che investe tre tipologie di
soggetti principali: i fornitori di applicazioni (provider), le aziende clienti e i loro dipartimenti
IT (clients o buyers) e i consumatori finali che ne usufruiscono (privati o dipendenti di tali
organizzazioni – final users).
Dal punto di vista del provider, il passaggio al SaaS investe tre aree specifiche:
Modello
aziendale
SaaS
Architettura
Struttura
dell’applicazione
operativa
Cambia la proprietà del software
Riassegnazione delle responsabilità IT
Modello aziendale
Cambiamento dei costi e sfruttamento economie di scala
Targetizzazione verso la “lunga coda” della domanda
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Service Oriented Architecture (SOA) e Web Services
Codice e database condivisi con servizi metadati
Architettura dell’applicazione
Delivery “one-to-many”
Scalabilità, efficienza multi-cliente e configurabilità
Focus sui sistemi di sicurezza e controllo
Hosting
Struttura operativa
Servizi condivisi (monitoraggio, fatturazione…)
Integrazione (SaaS-SaaS o SaaS-On premise / S+S)
Presentazione
In prima analisi, quindi, cambia la gestione della proprietà del software. Quest’ultimo viene
rilasciato tradizionalmente come prodotto al cliente che compra, sotto licenza, il diritto
legale ad utilizzarlo (anche se il copyright rimane nelle mani del venditore). Con il nuovo
paradigma, invece, il cliente compra solo un servizio e può perciò utilizzare il software
nella stessa maniera, ma sottostando agli accordi di un contratto di abbonamento e non
piø di licenza globale.
In questo modo sul fornitore ricadono tutta una serie di responsabilità che prima venivano
trasferite al cliente (e al suo reparto IT) nel momento in cui questo acquistava la licenza
del prodotto. Queste responsabilità, tra le quali va ripartito il budget, sono relative a:
• Software: le applicazioni vere e proprie che costituiscono il sistema informativo
dell’azienda.
• Hardware: i componenti fisici, ovvero computer desktop, laptop, server e dispositivi
portatili e di rete, necessari per il funzionamento del software.
• Servizi professionali: comprendono l’assistenza tecnica e consulenziale che
garantisce la manutenzione del sistema e il suo aggiornamento.
I cambiamenti dei costi, invece, riguardano principalmente il settore della R&S, del
supporto al cliente e della fornitura del servizio. Innanzitutto il provider SaaS deve
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sopportare una spesa successiva minore, rispetto ai provider tradizionali, perchØ non deve
sviluppare diverse versioni del proprio prodotto a seconda della piattaforma a cui è
destinato. Inoltre può risparmiare molto nel rapporto col cliente, utilizzando metodologie
fai-da-te e strumenti “Web 2.0” (blog, forum , instant messaging..) data la presenza online
della propria offerta. D’altra parte, il fornitore SaaS vedrà alzarsi i costi di delivery del
proprio prodotto, in linea con quanto appena detto sulla riassegnazione delle
responsabilità IT.
Per quanto riguarda l’architettura applicativa e la struttura operativa si rimanda al terzo
capitolo.
Con il modello SaaS, quindi, il budget disponibile al dipartimento IT di un’organizzazione
può essere allocato quasi completamente al comparto software, che è il piø importante tra
quelli appena elencati, e quello a cui hardware e servizi dedicati sono rivolti. Il provider,
infatti, gestisce ora autonomamente l’infrastruttura tecnologica necessaria e i servizi
professionali di monitoraggio. Il cliente può così disporre di maggiori risorse da dedicare
al software, guardando alle offerte di piø fornitori e magari utilizzando diversi abbonamenti
per diverse applicazioni allo stesso tempo, oppure a servizi paralleli di supporto.
Dal suo punto di vista si passa da una ripartizione di questo tipo,
SISTEMA TRADIZIONALE
ON-PREMISE
Le ripartizioni sono indicative e
possono variare caso per caso
nella quale il costo per la licenza del software ricopre la parte minore del budget
complessivo, ad una diversa, in cui tale costo ricopre la maggior parte dell’investimento e
può essere allocato in maniera differente:
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SISTEMA SAAS
(ON-DEMAND)
Se consideriamo il prossimo grafico, infatti, vediamo come la differenza dei costi di
hardware e servizi nel nuovo modello sia coperta dal fornitore e permetta all’azienda di
mantenere piø a lungo la propria infrastruttura fisica (su cui ci sarà molto meno peso).
L’hardware, infatti, potrà essere utilizzato per altre mansioni meno invasive del sistema IT,
che sarà accessibile semplicemente attraverso il browser.
Il provider copre anche hardware
e servizi professionali :
Questo nuovo modello economico impatta lungo tutto il ciclo di vita del prodotto software
(o meglio “servizio software”):
Tradizionale (On-premise) SaaS (On-demand)
Lungo processo di valutazione Prova prima di comprare
Acquisto
Attivazione Possibilità di personalizzazione Possibilità di personalizzazione
Accordo sul servizio (SLA) e suo
Responsabilità interna del cliente
Gestione
monitoraggio