Introduzione
Quando si parla di soft power si va a indagare il potere racchiuso dalla comunicazione,
ovvero di attrazione e di influenza, che viene esercitato ogni volta avviene un atto
comunicativo. Quotidianamente, siamo sottoposti a processi di informazione che
influenzano le nostre scelte. Da questa breve premessa nasce il desiderio di indagare
come, in ambito sportivo e in relazione alla Cina, il potere di attrazione e di influenza si
sia evoluto nel tempo e sia tutt’oggi al centro dei dibattiti, sebbene in una forma più social.
La tesi affronta nel primo capitolo cosa sia il soft power, come perno per le relazioni
internazionali e strumento del potere. Si indaga il suo impiego da parte della Cina, potenza
che da sempre è attenta all’immagine che il resto del mondo ha di essa. Da questo, si
approfondisce il concetto di soft power in Cina, che coinvolge diversi ambiti, con lo scopo
di portare la nazione ad emergere ed essere una nazione ben vista dalle altre.
Nel secondo capitolo si analizza la diplomazia pubblica e il suo legame con il soft power,
entrambi usati per influenzare le altre persone e nazioni. La diplomazia pubblica risulta
essere uno strumento del soft power, impiegata in ambito internazionale e diretta agli
individui. In Cina vi è sempre stata una preoccupazione di come il paese venisse recepito
da parte del mondo esterno, e attraverso la diplomazia pubblica si è cercato di diffondere
un’immagine positiva. Questo è possibile anche sfruttando gli eventi internazionali -
come le Olimpiadi - che attraggono un ampio pubblico e portano la nazione che ospita
questi eventi ad essere al centro dell’attenzione.
Il terzo capitolo indaga in modo più approfondito il mondo dello sport in Cina, la sua
storia, l’importanza delle cerimonie di apertura dei Giochi olimpici come momento di
celebrazione di un evento che racchiude non solo lo sport, ma anche la realizzazione di
un potere di attrazione da parte delle altre nazioni. Si mette in luce l’impiego della sport
diplomacy, per sottolineare come anch’essa sia uno strumento che permette di far leva
sugli eventi sportivi e sugli atleti per influenzare le altre nazioni. Fino a concludere
evidenziando come oggi, attraverso il mondo dei social, l’impiego del soft power in
ambito sportivo passi attraverso strumenti online, quali gli influencer cinesi (i KOL), o le
piattaforme sociali, andando a rafforzare la crescita dell’industria dello sport. Ogni volta
che navighiamo in internet, siamo inconsciamente portarti a essere influenzati dalle
pubblicità e dai commenti che leggiamo. Soprattutto in Cina, i KOL sono diventati un
punto di riferimento per molte persone. Per questo vengono sempre più impiegati anche
nel mondo dello sport, che può così diventare un potente strumento di attrazione. Lo sport
in Cina, quindi, rimane un potente strumento di diplomazia pubblica, andando a unire le
persone e allo stesso tempo, permette di portare in luce i valori e le attrazione che la Cina
può offrire.
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1. Soft power in Cina
1.1 Definizione del soft power
Per cercare di capire cosa significhi e cosa comporti il soft power, occorre prima dare una
definizione di potere; secondo Robert Dahl, il potere è l’abilità che possiede A, nel far sì
che B, faccia qualcosa che non avrebbe fatto senza aver avuto un ordine da A. Nelle
relazioni internazionali il potere ha varie dimensioni: una dimensione che riguarda la
capacità militare ed economica, una dimensione che riguarda la forza interna e una che
riguarda la volontà nazionale (Zhang 2010:384). Esso è sempre stato al centro degli studi
sulle relazioni internazionali, basti pensare a Machiavelli
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(Rothman 2011:51). Gli
studiosi sono comunque d’accordo nel dividere in due gli elementi del potere di uno stato:
il soft power e l’hard power (Zhang 2010:384). Il termine soft power è stato coniato da
Joseph Nye, agli inizi degli anni Novanta; esso, riprendendo le parole di Nye, è «la
capacità degli attori del sistema internazionale, soprattutto degli stati, nel guidare e nel
condurre gli altri» (Baumann-Cramer 2015:9). Non è un qualcosa di nuovo, ed essendo
legato alla comunicazione, il soft power viene usato da sempre, intenzionalmente o meno,
nel mondo politico. Ma grazie al fatto che la comunicazione è diventata meno costosa ed
è stata facilitata dalle tecnologie, il soft power è diventato uno strumento strategico in
politica (Mattern 2005:589). Come anche non è nuovo il fatto che la comunicazione e
l’informazione siano importanti relativamente al potere di uno stato (Hayden 2012:1).
Secondo Nye, fu proprio questa capacità a permettere agli Stati Uniti di prevalere nella
Guerra Fredda sul resto del mondo. Il soft power «convinces others that they should
follow because of the allure of an other’s way of life» (Mattern 2005:587). Costruendo
un’immagine positiva di uno stato, che sia basata sulle sue caratteristiche intrinseche,
sulle sue politiche o sulle sue azioni, si compirà il processo di attrazione. Se uno stato
riesce ad attrarre gli altri stati, di conseguenza aumenterà il suo soft power, poiché avrà
una maggiore influenza su di essi (Xu-Wang-Song 2018:3). Riuscire a promuovere
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Il principe di Macchiavelli «voleva essere un trattato pratico su come esercitare il potere in
maniera efficiente. Per scriverlo Machiavelli si ispirò in gran misura all’astuto Cesare Borgia, che
per l’autore incarna le virtù che deve possedere un principe: non necessariamente positive o
morali, ma quelle che meglio assicurano il potere» (De Medici 2020
https://www.storicang.it/a/niccolo-machiavelli-e-politica-senza-scrupoli_14837).
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un’immagine positiva di un paese non è una cosa nuova, ma quello che è cambiato sono
le condizioni in cui viene utilizzato il soft power. Politicamente, è importante riuscire
anche ad avere un’opinione pubblica favorevole all’azione del governo (Nye jr 2008:99).
Riprendendo le parole di Nye:
Che cosa è il soft power? È la capacità di ottenere ciò che si vuole tramite la propria
attrattiva piuttosto che per coercizione o compensi in denaro. Nasce dal fascino della
cultura, degli ideali e delle pratiche politiche di un paese. Quando le nostre politiche
appaiono legittime agli occhi degli altri, il soft power si rafforza (Baumann-Cramer
2015:10).
Secondo Nye, ci sono tre modi per far sì che gli altri facciano ciò che vogliamo:
minacciarli con un bastone, pagarli con le carote, o attrarli a te affinché desiderino ciò
che tu vuoi. Alcuni esempi di attrazione sono quelli che abbiamo nei confronti dei valori
normativi, delle pratiche di business, dell’educazione e del linguaggio (Hunter 2009:3).
Il soft power è basato “sull’attrazione di un’idea di qualcuno”, esso, infatti, ha la capacità
di “convincere gli altri a seguirti” (Mattern 2005:584). Il successo dell’impiego da parte
degli attori sociali del soft power dipenderà da quanto le idee elaborate riusciranno ad
essere attraenti per la popolazione. L’influenza internazionale viene così calcolata in base
all’attrattività della cultura, delle politiche e delle azioni impiegati per la politica estera
(Hayden 2012:1). Per Nye, la principale fonte politica che caratterizza il soft power, oltre
all’influenza culturale, i valori e le politiche estere, è l’attrazione. Sarebbe così anche più
facile persuadere gli altri a fare ciò che vogliamo, senza bisogno di usare il bastone o la
carota (Solomon 2014:723-724). Il soft power descritto da Nye è quindi simile a un atto
di persuasione, ovvero «convincere le persone con delle argomentazioni» (Baumann-
Cramer 2015:12). Ma cosa ci attrae negli altri? Nye afferma che l’attrazione è da un lato,
una naturale esperienza oggettiva, come l’attrazione verso valori quali la pace e la
democrazia. Dall’altro lato, l’attrazione è un costrutto sociale, risultato d’interazioni
sociali (Mattern 2005:591). Come Jean Francois Lyotard
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ha sottolineato, la persuasione
non è la strategia migliore per poter definire un’idea attraente (Mattern 2005:585). Inoltre,
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Filosofo francese (1924-1998) legato al postmodernismo (Anonimo, Treccani).
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per quanto riguarda l’attrazione, tutti noi siamo coscienti del potere dell’attrazione a
livello personale (Solomon 2014:723).
Il soft power si distingue dall’hard power, la cui caratteristica «is its ability to threaten
victims into compliance; that is, to coerce» (Mattern 2005:587). L’hard power significa
ordinare agli altri di fare quello che vogliamo; si tratta quindi di un potere di comando
(Solomon 2014:723).
Come Nye (Nye jr 2008:96) afferma, il soft power si basa su tre risorse:
- La cultura di un paese
- I valori politici
- La politica estera
La cultura emerge attraverso l’arte e il linguaggio; i valori politici sono connessi ai diritti
umani, alla democrazia e alle elezioni; e la politica estera prende vita attraverso l’autorità
morale e la legittimazione (Arif 2017:99). Ma queste risorse non sono in grado, da sole,
di influenzare gli altri a ottenere quello che vogliamo, devono così essere accompagnate
da azioni specifiche. Inoltre, aggiunge Nye, se «a state can make its power seem
legitimate in the eyes of others, it will encounter less resistance to its wishes» (Solomon
2014:723). La politica estera è sempre stata un fattore cui i governi hanno voluto porre
attenzione per sviluppare relazioni internazionali. Lo sviluppo della rete informatica e del
mondo digitale ha portato a un aumento di attori e piattaforme coinvolte nella
competizione per l’influenza globale. Il successo della politica estera dipende dalla
capacità di costruire, attrarre e mobilitare una rete di attori sociali che collaborino
insieme. Si è cominciato a capire che in un mondo che si basa anche su piattaforme digitali
e collegamenti informatici, l’hard power non è più sufficiente per ottenere quello che le
nazioni vogliono. Ciò che meglio funziona, è la capacità di attrarre e persuadere
(McClory-Harvey 2016:1).
Come testimoniano vari autori, la cultura influenza il comportamento umano, e ciò si
evince dalla teoria dello scontro tra civiltà di Samuel Huntington
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. Secondo Huntington,
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Samuel Huntington (1927-2008) è stato un politologo statunitense, autore di vari libri, tra cui
Ordinamento politico e mutamento sociale e Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale
(Anonimo, Treccani).
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la cultura è il perno delle relazioni internazionali, motivo di conflitti nel mondo degli
affari ed è alla base delle azioni di uno stato. Per questo, Huntington ritiene che in futuro
sarà la cultura, il motivo di scontro a livello internazionale (Zhang 2010:385).
Nye in Soft Power: The Means to Success in World Politics (2004) descrive così il potere:
a sinistra troviamo il potere di coercizione, ovvero quello più duro, di comando, basato
su risorse economiche e militari. Mentre andando verso il lato destro, troviamo la
cooptazione, le cui risorse sono più morbide (Baumann-Cramer 2015:15-16).
Fig. 1: Lo spettro del potere. Fonte: Nye 2004:12
Quando Nye sviluppò le sue idee sul soft power, stava riflettendo sul ruolo della
leadership degli Stati Uniti nel mondo e su come un eccessivo uso del potere duro fosse
sbagliato (Baumann-Cramer 2015:16).
Una fonte e una risorsa del soft power è la credibilità, e i governi competono per ottenerla.
In questi ultimi anni, a causa del “paradosso dell’abbondanza”, la credibilità è diventata
una risorsa di potere ancora più importante. Il paradosso dell’abbondanza si riferisce al
paradosso per cui oggi abbiamo a disposizione una quantità infinita di informazioni. Gran
parte della popolazione può avere acceso all’informazione, considerata una forma di
potere. Ma questa abbondanza di informazioni porta a una minore capacità di capire su
cosa porre l’attenzione, e quindi su una scarsità di quest’ultima (Nye jr 2008:99-100).
Tuttavia, l’informazione vista come propaganda, viene ritenuta meno credibile; per
Hard power Soft power
Spettro dei comportamenti
Coercizione Induzione
Comando
Scelta delle priorità
Attrazione
Cooptazione
Risorse
Forza Pagamenti
sanzioni corruzione
Istituzioni Valori
Cultura
Politiche