9
Sono così giunto ai seguenti punti di partenza:
¬ Chiarire e possibilmente definire la rete Internet e la sua identificazione
sociale ed economica racchiusa nella Società dell’Informazione, ossia capire cosa sia
Internet, come funziona, quali servizi offre e come si integra nel nostro vivere
quotidiano. Vedremo che il risultato è la Società dell’Informazione stessa, che ricopre
tutti gli ambienti e i modi di vivere, e soprattutto di lavorare, attuali.
¬ Una volta spiegato il concetto generale di questo nuovo vivere sociale,
concentrare l’attenzione sull’aspetto economico, quindi cercare di capire quali relazioni
ci siano fra queste innovazioni tecnologiche e le imprese, cioè da un parte quale sia
l’impatto di Internet nelle aziende e dall’altra come le aziende si stanno muovendo ed
organizzando per avvicinarsi e sfruttare queste potenzialità.
¬ Capire anche da un punto di vista di teoria economica quali sono le
conseguenze di queste nuove tecnologie di comunicazione nel tessuto industriale.
¬ Vedere come la Comunità Europea, da sempre interessata alle PMI e ai
mutamenti sociali, si stia muovendo, secondo quali politiche e con quali strumenti, per
facilitare l’impatto fra la rivoluzione telematica, o digitale, da un parte, e la società in
tutti i suoi aspetti dall’altra.
Ovviamente gli interrogativi sono tanti, le problematiche di difficile soluzione,
ma cercherò, dove possibile, di indicare quali strade a tutt’oggi paiono promettenti per
giungere ad una qualche soluzione.
Nel primo capitolo, dunque, come introduzione generale a tutto il lavoro, parlerò
della Società dell’Informazione, lasciando al capitolo 2 la trattazione completa ed
esauriente di questo fenomeno sociale, culturale ed economico. La Società
dell’Informazione sta coinvolgendo un po’ tutti quanti, sotto ogni punto di vista, e
l’Unione Europea già da qualche anno si sta muovendo per agevolare l’integrazione fra
i vari attori in questa nuova società, ma sta anche sviluppando gruppi di lavoro di
esperti per capire cosa sia esattamente, quali sono le potenzialità che offre, e quale sia il
modo migliore per coglierle.
Una delle principali caratteristiche innovative riguarda i nuovi tipi di servizi
disponibili. Oltre ai servizi tradizionali, si affiancano quelli interattivi on-line, in cui si
evidenzia il ruolo attivo del consumatore, che non si limita a scegliere i tipi di servizi
ma interagisce direttamente con essi, modificandoli e adattandoli alle sue esigenze.
10
Queste nuove possibilità sono determinate solo dall’eccezionale mezzo di fruizione
delle informazioni che sono i bit, in altre parole, le reti telematiche. Le applicazioni e le
possibilità economiche sono a questo punto veramente enormi, e il tutto può giocare a
vantaggio delle imprese; come per esempio la vicinanza e la facilità di comunicazione
fra cliente e fruitore, e l’abbattimento, o comunque il superamento, delle distanze
geografiche, che permette l’accesso a nicchie di mercato prima impensabili o proibitive.
Questa situazione avrà un notevole impulso a partire dal 1998 con la completa
liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni.
Sotto alcuni punti di vista queste sono astrazioni ancora slegate dalla realtà
soprattutto per le PMI più tradizionali, ma le cose stanno cambiando: la gente comincia
ad interessarsi a cosa sia Internet, le aziende capiscono le potenzialità della rete, e
difficilmente si lasceranno sfuggire un mercato potenziale di 30 milioni di utilizzatori
sparsi su tutta la Terra. Le necessità tecniche sono state, in linea di massima,
soddisfatte, e si vuole qui sottolineare come il decollo di questa mentalità, o in altri
termini, il raggiungimento della massa critica (paragrafo 5.7.), sia quasi esclusivamente
un fattore culturale.
Sempre nel primo capitolo analizzerò tre aspetti fondamentali della nostra
società, che sono, e saranno sempre più, modificati dalla Società dell’Informazione e
dalle reti telematiche: lo sviluppo sostenibile, il telelavoro come nuova disciplina
lavorativa da affiancare a quelle tradizionali e infine l’annosa questione della
disoccupazione: la telematica aumenterà o distruggerà le opportunità di lavoro? Nel
primo caso la soluzione è quella di dematerializzare la nostra società, di pensare cioè ai
beni non più in termini fisici, di atomi, ma in termini virtuali, o telematici, cioè di bit.
Per quanto riguarda il telelavoro, grazie anche ad alcune indagini, riteniamo che sia una
pratica lavorativa che affiancherà quelle più tradizionali, che prenderà sempre più piede,
sia per le agevolazioni tecnologiche sia per il cambio di mentalità degli imprenditori,
ma non risolverà il problema della disoccupazione e ancora per qualche tempo non avrà
un grande impatto sulle PMI. Per quanto riguarda il problema occupazionale, ricorderò
che secondo noi la telematica non creerà maggiore disoccupazione ma, come tutte le
innovazioni tecnologiche, porterà ad una redistribuzione delle competenze lavorative e
ad una diversa composizione della forza lavoro e del concetto di lavoro in sé. Internet
senz’altro può essere (e per molti lo è già) fonte di lavoro, mentre per le PMI è un
mezzo per aumentare la propria competitività quindi fonte di un potenziale
miglioramento dell’impresa stessa. Dati statistici hanno confermato che i paesi che negli
11
anni ’70 e ’80 hanno maggiormente investito in settori tecnologicamente avanzati, ora
hanno un livello di disoccupazione decisamente minore rispetto agli altri paesi
industrializzati. Questo comporta per le imprese una riorganizzazione e ristrutturazione
interna, ma d’altra parte questo è un processo richiesto da qualsiasi innovazione
tecnologica. Ricerche effettuate da studi europei, ma non solo, confermano che la
Società dell’Informazione sarà portatrice di nuova occupazione, ma anche di tutta una
serie di problemi e difficoltà, soprattutto, ma non solo, di carattere sociale. In
particolare è necessario investire sui servizi piuttosto che sulle industrie manifatturiere.
Nel capitolo 2 spiegherò cosa si intenda per Società dell’Informazione, cercando
di darne una definizione che sia la più generale possibile. Già adesso compiamo azioni
quotidiane che ci qualificano a tutti gli effetti come “cittadini della Società
dell’Informa-zione”, per esempio creare un testo su un elaboratore e poi spedirlo via fax
senza stamparlo, oppure scrivere nei biglietti da visita l’indirizzo di posta elettronica.
Questi sono tutti piccoli passi verso la Società dell’Informazione. Quando poi si arriverà
a dialogare con i propri colleghi via Internet, a creare gruppi di lavoro o di
insegnamento in rete, e a leggere i giornali di tutto il mondo comodamente seduti a casa
propria, allora saremo entrati in questa nuova società a tutti gli effetti.
Vedremo poi come la Società dell’Informazione abbia necessità, per la sua
implementazione, di essere finanziata. Il ruolo principale a questo punto spetta al settore
privato, mentre le PA (Pubbliche Amministrazioni) dovrebbero solo limitarsi a fornire
supporto e diffusione ai programmi di azione. Le PA hanno una funzione di
catalizzatori, quindi di limitare l’eventuale emarginazione sociale, rimuovere gli
ostacoli allo sviluppo dei mercati e facilitare l’accesso delle imprese, e in particolare
delle PMI, ai risultati delle ricerche scientifiche.
Sempre più chi controlla le informazioni controlla il potere, e le PMI devono
imparare ad usare le TIC e a sfruttarle pienamente, devono cioè vincere le naturali
resistenze al cambiamento della società modificando la mentalità e gli atteggiamenti,
magari grazie agli sforzi dell’Unione Europea. Un’ulteriore possibilità da non trascurare
è la formazione del personale aziendale: il costante aggiornamento della forza lavoro
non può che portare a miglioramenti interni all’azienda stessa.
Nel capitolo 3 cercherò di chiarire cosa sia Internet, prima da un punto di vista
storico e poi più tecnico, quindi quali sono i suoi componenti (TCP/IP), i servizi che
12
offre (FTP, WWW, News ecc.) e i vari livelli gerarchici al suo interno nella
trasmissione dei dati. Alcuni grafici poi mostreranno in modo chiaro ed inequivocabile
l’incredibile espansione di questo nuovo mezzo.
Ho cercato di spiegare sempre i vari termini tecnici che ho usato, ma ho pensato
che fosse utile per il lettore avere a portata di mano un glossario dei termini più usati.
Ecco quindi la ragione dell’appendice in calce all’intero lavoro.
In questo capitolo non cercherò di dare una trattazione completa del fenomeno
Internet, in quanto la letteratura esistente oggi è già sufficiente, forse addirittura
sovrabbondante, quanto piuttosto di spiegare quali sono i servizi offerti tenendo
presente le necessità e le priorità economiche delle PMI e come tali opportunità possono
inserirsi nel tessuto imprenditoriale. Fondamentale mi è parso doveroso chiarire il
concetto di rete. Attenzione particolare sarà dedicata al WWW, a causa del suo successo
commerciale. Saranno quindi spiegati i servizi presenti, gli ipertesti, l’architettura
client-server ecc. A questo proposito faccio notare che dove è possibile riporterò gli
indirizzi telematici come riferimento bibliografico.
Questa rivoluzione tecnologica comporta uno spostamento del baricentro
dell’elaborazione digitale dal personal computer alla rete, utilizzando computer
composti solo da monitor, mouse e tastiera collegati alla rete, a cui viene demandata la
ricerca, l’archiviazione e l’elaborazione delle informazioni. Niente più sistemi operativi,
niente più programmi da installare e aggiornare sempre più frequentemente, niente più
microprocessori e memorie sempre più potenti. Una piattaforma (o postazione di
lavoro) di questo tipo sarebbe in grado di assemblare in modo automatico oggetti media
e programmi attinti da molteplici fonti della rete nel momento richiesto dall’utente,
creando sulla sua scrivania gli strumenti e i servizi di cui abbisogna (software on
demand). Data la sua struttura semplificata, il costo di questo computer potrebbe essere
di circa un quarto di un personal computer attuale in grado di offrire le stesse
prestazioni.
Ci si chiede spesso quale sia il segreto del successo sempre più evidente delle
TIC e di Internet in particolare; riportiamo qui solo i seguenti motivi, come l’incredibile
abbattimento dei costi di hardware e software, la competizione soprattutto fra i fornitori
di accesso alla rete, l’enorme diffusione della rete, la sostanziale perfetta
interoperabilità dei diversi protocolli e piattaforme di navigazione, i costi quasi irrisori
dei collegamenti, la velocità e quantità di trasmissione dei dati, anche riservati, ed infine
l’intuitività e facilità d’uso sono gli elementi che presi nel loro insieme hanno decretato
13
il successo di Internet.
Questi sono, secondo me, gli aspetti più interessanti e rilevanti dell’intera
struttura chiamata Internet che possono interagire con il tessuto economico europeo.
Nella seconda parte, dal paragrafo 3.6., cercherò di dare una rapida panoramica
degli strumenti e dei servizi di comunicazione telematici a disposizione delle PMI,
provando a spiegare il ruolo delle TIC nelle PMI. Questo argomento verrà poi ripreso
ed ampliato nel capitolo 4. Un paragrafo sarà dedicato ai VANS, o servizi di rete a
valore aggiunto, che affiancati all’EDI e al WWW sono fra i principali artefici delle
attuali innovazioni tecnologiche nel campo della comunicazione per le imprese.
Riporterò poi un estratto della recentissima indagine promossa dal LIUC
(Università di Castellanza) sull’adozione di Internet e delle intranet nelle PMI,
sondaggio a quanto pare unico nel suo genere a livello nazionale così approfondito.
Anche qui, ancora una volta, viene evidenziata la scarsa mentalità innovativa dimostrata
dalle aziende e le nozioni e convinzioni spesso errate riguardo alla rete e alle sue
possibilità. In ultimo cercherò di riportare alcuni studi sugli sviluppi futuri delle reti, i
quali evidenziano la necessità di un forte ruolo guida del settore privato e di un ruolo di
catalizzatore delle PA.
Il capitolo 4 è quello centrale di tutto il lavoro, in cui esporrò come sia possibile
conciliare la telematica con le PMI e quali conseguenze questo connubio determini; la
tesi che voglio dimostrare è che non solo un’unione è possibile, ma anzi proficua. Le
conseguenze, inoltre, se conosciute in anticipo, possono portare a netti vantaggi
competitivi. Purtroppo non ci sono ancora dati empirici chiari ed incontrovertibili che
giustifichino tale evenienza, a causa del limitato periodo di tempo di utilizzo di tali
tecnologie. Anche qui però, possiamo considerare i risultati di alcuni studi effettuati
negli Stati Uniti, che sono più avanzati di noi nell’utilizzo di queste modalità
informative. Una volta di più emerge il fatto che le PMI europee avrebbero già le
conoscenze o i requisiti tecnici per sfruttare appieno la Società dell’Informazione, ma
gli imprenditori hanno ancora scarsa fiducia e non si sentono sicuri. Da alcune indagini,
soprattutto in Italia, emerge che spesso le PMI non conoscono appieno le potenzialità
dei mezzi che usano, e ne vengono a conoscenza solo con il tempo, attraverso un
apprendimento del tipo learning by using. A conti fatti, però, fra le aziende che hanno
adottato Internet, solo le più grandi hanno sostenuto di ricavarne vantaggi, per le più
piccole questi sono ancora molto limitati, e sono fortemente dipendenti dal settore in cui
14
lavora l’azienda.
Rapidamente si accennerà nel paragrafo 4.3. all’ISDN come nuova e
promettente tecnologia di comunicazione (così come l’ATM), e subito dopo l’EDI come
sistema per il trasferimento dei dati fra aziende. Una delle tante difficoltà incontrate
dalle imprese è la scarsa offerta di strutture e servizi oltre ad una scarsa informazione
effettiva sui vantaggi e sulle possibilità, per cui risulta arduo valutare gli investimenti
necessari e capire quali siano le strade da percorrere. In linea generale è stato riscontrato
che le aziende adottano le TIC in base alla loro dimensione, collocazione geografica,
settore di appartenenza e grado di lungimiranza nelle nuove tecnologie. In effetti, a
questo proposito le PMI tendono ad utilizzare meno le tecnologie più innovative e a
basarsi quasi esclusivamente su quelle tradizionali ma più collaudate. Nel paragrafo
4.6.2. esporrò una serie di motivi e ragioni per cui può essere di un qualche vantaggio
l’adozione di Internet. Accennerò poi brevemente al concetto di CCC, ossia di
controllo, cooperazione e coordinamento, e come le TIC possono influenzare le PMI
tramite queste tre caratteristiche fondamentali. Per esemplificare l’impatto delle TIC
nelle PMI e nel loro processo organizzativo, si può ipotizzare che la competitività
dell’impresa dipenderà sempre meno dai guadagni della produttività diretta nel processo
produttivo e sempre più dal corretto uso delle informazioni.
Le PMI restano comunque, a livello teorico, fra i migliori utilizzatori di TIC
grazie alla loro flessibilità. Ma molto spesso questo vantaggio si perde di fronte alla non
consapevolezza delle nuove forme di organizzazione o di produzione.
Dal paragrafo 4.10 in poi cercherò di portare delle “prove sul campo” di quanto
esposto fino ad ora, ossia come sono organizzati i siti Internet delle imprese, e come
andrebbero invece gestiti. La maggioranza delle imprese usa il WWW come “vetrina”
per i propri prodotti, e si limita a pagine statiche, senza possibilità di interazione con il
visitatore (molto spesso manca la possibilità di inviare un messaggio al proprietario del
sito). Questo è ovviamente un uso troppo riduttivo di Internet. Molto spesso chi crea
pagine per le imprese non tiene presente le reali necessità delle PMI né gli interessi
dell’eventuale visitatore, sprecando così un’ottima opportunità commerciale. Per
ovviare a questo inconveniente cercherò di stilare un decalogo di parametri da
considerare nella creazione di una home page e soprattutto nei suoi contenuti.
Nel capitolo 5 tratterò il commercio elettronico e le teorie di Domanda e Offerta
applicate al mercato telematico, ma senza entrare troppo nei dettagli a causa della
15
vastità e complessità degli argomenti. Vedremo subito cosa si intende per commercio
elettronico, ricordando che le definizioni, in argomenti nuovi come questi, risentono
della giovane età di tali concetti, e sono soggetti a variazioni, anche nel tempo. Anche
qui ci sono innegabili benefici ma anche non pochi ostacoli: nei primi paragrafi
provvederò a fare una rassegna dei primi e di fornire, compatibilmente con le
conoscenze attuali, delle soluzioni per i secondi. Forse la principale difficoltà al decollo
del commercio elettronico è data dalla apparente scarsa sicurezza, ma, una volta di più,
le soluzioni tecniche sono già a portata di mano, ma è necessario cambiare la mentalità
e l’approccio della gente (ma anche delle PA) verso questo nuovo mezzo.
Vorrei inoltre sottolineare la distinzione fra commercio elettronico e
teleshopping: con il secondo si indica solamente la possibilità di acquistare o vendere
prodotti tramite Internet. Per quanto riguarda la Domanda e Offerta delle TIC,
presenterò due teorie: quella “market pull” e quella “policy push”. Riteniamo che la
soluzione migliore sia, al solito, una via di mezzo fra questi due estremi. Il concetto di
libero mercato richiede infatti che i consumatori sappiano esattamente cosa cercare, e i
fornitori abbiano una gamma di prodotti sufficientemente ampia da proporre, situazione
questa ancora non realizzata, mentre l’idea di intervento politico rischia di
compromettere lo sviluppo dell’intero settore, senza contare che non potendo
raggiungere un accordo globale, ci saranno sempre differenziazioni geografiche, mentre
una delle grandi promesse di Internet è l’abbattimento delle distanze spaziali.
Introdurrò poi brevemente l’analisi di Porter e quella transazionale per spiegare
l’impatto delle TIC nelle aziende. Entrambe, pur con ragionamenti diversi, giungono a
conclusioni analoghe: le TIC sono un’ottima possibilità per le aziende di ottenere
vantaggi economici sia nella produzione che nella distribuzione del prodotto oltre che
nelle pratiche amministrative interne all’azienda stessa. Grazie alla facilità nella ricerca
di informazioni e ai nuovi rapporti commerciali fra le imprese che esse determinano, si
possono raggiungere grandi vantaggi.
Nel paragrafo 5.7. ricorderò poi il concetto di massa critica e quanto sia
importante per determinare il successo di una tecnologia rivoluzionaria come quella
telematica. Più alto è il numero dei fruitori di una rete, maggiori sono i vantaggi per
tutti. Paradossalmente, Internet, con più di 50 milioni di utenti, non sembra che abbia
ancora raggiunto questa soglia, per lo meno non nel contesto economico europeo. Nel
paragrafo 5.9. cercherò di fare un panorama del mercato delle telecomunicazioni in
Italia e nell’Unione Europea, ma purtroppo i dati non sono molto aggiornati.
16
Infine nell’ultimo capitolo proverò a monitorare le opportunità, i progetti e i
programmi varati e stanziati dalla Comunità Europea inerenti alla Società dell’Informa-
zione, al commercio elettronico e all’avvicinamento delle PMI a questi temi e alle TIC
in generale. In particolare ricorderò quali sono i capisaldi delle politiche comunitarie
riguardanti le TIC e i vari documenti che hanno determinato il cammino europeo verso
la Società dell’Informazione.
Per quanto riguarda le PMI, metterò in risalto l’esistenza di alcuni progetti dei
cinque Programmi Quadro, in più approfondirò alcune azioni di particolare interesse per
l’avvicinamento delle PMI alle TIC; il paragrafo 6.3.2.1. sarà interamente dedicato ai
server dell’Unione Europea, cioè agli strumenti comunitari raggiungibili tramite la Rete.
In ultimo ho ritenuto fondamentale approfondire il progetto pilota del G7 “A GLOBAL
MARKETPLACE FOR SMEs”, vista la sua importanza a livello mondiale e le
possibilità di sviluppo che racchiude. Il paragrafo 6.6. sarà una breve rassegna delle
norme adottate dalle istituzioni europee, e mostrerò come l’intero apparato normativo
sia fondamentale per avere una forte posizione competitiva a livello mondiale; ho poi
ritenuto interessante riportare tutta una serie di attività che andrebbero intraprese dalle
varie PA, sia nazionali che comunitarie, per sviluppare l’approccio alla Società
dell’Informazione.
17
Questo è, a grandi linee, il contenuto della tesi. È probabile che non abbia
trattato alcuni aspetti che taluni possono ritenere importanti e fondamentali, ma questo
non è possibile evitarlo a causa della forte novità di queste tematiche, che creano
incomprensioni e punti di domanda anche fra gli addetti ai lavori.
Internet, in fin dei conti, è un modo per farsi sentire, ma avere a disposizione tale
mezzo non significa che lo si sappia usare. Bisogna prima fare tanta esperienza. “A
parlare nel deserto nessuno ti sente, a parlare alla stazione Termini nessuno ti sta a
sentire” (Anonimo in Internet). La rete è il mezzo ideale, il migliore che si conosca
oggi, per comunicare pur essendo nel deserto e per contattare le persone che passano
per la stazione Termini. Facciamone buon uso.
18
CAMBIAMENTO DELLA SOCIETÀ A CAUSA DELLA TELEMATICA
In questo primo capitolo cercheremo di capire in che modo l’avvento della Società
dell’Informazione cambierà, e per alcuni versi ha già cambiato, il nostro modo di
vivere.
Inizieremo con una descrizione della volontà da parte della Comunità Europea di
creare un’Area di Informazione Comune (paragrafo 1.1.), per poi spiegare in cosa
consistono i nuovi servizi che si stanno affermando nella nostra società. In effetti i
cittadini europei potranno godere di una più ampia gamma di nuovi servizi sociali,
come per esempio usufruire della tecnica lavorativa nota con il nome di TELELAVORO
(paragrafo 1.3.2.). Inoltre le nuove tecnologie possono aiutare a superare l’esclusione
sociale e le disparità tra le regioni. Tuttavia i mutamenti introdotti dalla Società
dell’Informazione presentano anche nuove sfide per la società, fra cui la necessità di
avere uno SVILUPPO SOSTENIBILE (paragrafo 1.3.1.) e il saper usare al meglio queste
nuove possibilità per creare nuovi posti di lavoro e non permettere la semplice
eliminazione di essi a causa delle nuove tecnologie di informazione e comunicazione
(TIC - paragrafo 1.3.3.).
Area di Informazione Comune
In questo paragrafo riporteremo i passi compiuti dall’Unione Europea per entrare
nella Società dell’Informazione, rimandando al capitolo 6 per i dettagli. Vedremo poi le
caratteristiche dell’Area di Informazione Comune, necessaria per realizzare la Società
dell’Informazione e chiuderemo con un breve estratto di un discorso di M. Bangemann.
Lo spostamento verso la Società dell’Informazione è ormai inarrestabile e
irreversibile e bisogna quindi attrezzarsi al meglio per accettarlo e per viverlo
socialmente ed economicamente nel modo migliore, evitando di accettarlo passivamente
19
ma di interagire con esso. Questo vale soprattutto per l’uomo comune, ma anche per le
strutture, che, a qualsiasi livello, hanno poteri e responsabilità, e devono quindi dare
l’impulso ad agire. La Comunità Europea ha difatti recepito l’importanza di questo
nuovo fenomeno e si sono subito creati una serie di rapporti e documenti. Nel dicembre
1993 è stato adottato il Libro Bianco intitolato “Crescita, Competitività e
Occupazione”,
2
nello stesso mese il Rapporto Bangemann
3
, composto da personalità
eminenti dell’industria europea (per l’Italia erano presenti Romano Prodi e Carlo De
Benedetti) e il successivo Piano di Azione Europea: “La via Europea verso la Società
dell’Informazione”
4
del luglio 1994. Questi documenti hanno messo in chiaro le
strutture burocratiche, finanziarie, tecniche e normative che la Comunità Europea vuole
adottare nel contesto della Società dell’Informazione, oltre al Quarto e Quinto
Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo.
5
Per affrontare meglio le sfide e per sfruttare le molteplici possibilità della Società
dell’Informazione, la Comunità Europea ha deciso di procedere alla creazione di
un’Area di Informazione Comune all’interno della Comunità stessa.
Per Area di Informazione Comune si intende la combinazione di informazioni e
applicazioni elettroniche, sia hardware che software, oltre che le infrastrutture stesse, a
disposizione della Comunità.
2
COM(93) 700
3
Il rapporto del Gruppo di Alto Livello sulla Società dell'Informazione presieduto da M. Bangemann ha
posto l’accento sull’importanza di adottare un singolo approccio legislativo che sia insieme consistente e
rilevante e allo stesso tempo abbastanza flessibile da evolversi con le nuove tecnologie e i nuovi mercati.
Erano rappresentati sia gli utilizzatori che i produttori di informazioni. Nel maggio 1994, tale gruppo
pubblicò il suo rapporto intitolato “Europe and the Global Information Society”, CD-84-94-290-C.
4
Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e
Sociale e al Comitato delle Regioni, COM (94) 347, Bruxelles, 19 luglio 1994. Il Piano d’azione è stato
concepito seguendo le direttive del Consiglio Europeo di Corfù (24-25 giugno 1994), che ha accentuato il
bisogno di creare “una struttura regolamentativa chiara e stabile” per la Società dell'Informazione e che ha
invitato la Commissione a stabilire il prima possibile un programma di misure necessario a livello
comunitario per completare tale struttura di regolamentazione, COM(96) 395 final.
5
Si consulti a questo proposito il paragrafo 6.1.1.
20
L’Area di Informazione Comune in realtà si svolge in una serie di sottopunti
indivisibili:
1. L’informazione in sé stessa, convertita e raccolta su supporti elettronici, quali
database, immagini, CDI (CD-Rom Interattivi), ecc.;
2. La componentistica hardware e il software a disposizione dell’utilizzatore per
trattare le informazioni;
3. L’infrastruttura fisica e tutti i suoi elementi, quali i cavi di trasmissione, sia
coassiali sia in fibra ottica, reti radio di comunicazioni, satelliti e via dicendo;
4. I servizi di telecomunicazione di base, in particolare la posta elettronica, il
trasferimento dei files, l’accesso interattivo ai database e la trasmissione delle
immagini sempre di carattere interattivo;
5. Le applicazioni, per le quali i sopra menzionati aspetti realizzano
l’immagazzinamento, le funzioni di elaborazione e trasmissione e l’assistenza
agli utilizzatori dei servizi specifici di cui hanno bisogno;
6. Aiutare e sviluppare gli utilizzatori, consci del potenziale delle TIC e delle
condizioni richieste per un uso migliore.
L’Europa ha le conoscenze e l’esperienza necessarie per creare questa Area di
Informazione Comune, ma da sola non basta, ci deve essere uno sforzo collettivo
economico e politico da parte di tutti e al più presto possibile. Sicuramente tale processo
sarà guidato dal settore privato, e successivamente sostenuto dalla nascita di nuovi
bisogni e mercati, ma per fare questo bisogna stabilire con certezza i ruoli delle
pubbliche autorità. In primo luogo spetta a loro la responsabilità di evitare che le
implicazioni sociali siano di carattere negativo, evitando così i fenomeni di esclusione,
massimizzando l’impatto sull’occupazione, adattando i sistemi di educazione e facendo
dovuta attenzione alle implicazioni culturali ed etiche, inclusi gli aspetti relativi alla
protezione della privacy. In secondo luogo, le autorità dovranno rimuovere i rimanenti
ostacoli legislativi allo sviluppo dei nuovi mercati. Il terzo compito delle PA sarà quello
di creare le condizioni per cui le imprese europee sviluppino le loro strategie in un
ambiente competitivamente aperto, e che possano continuare ad assicurare che le
21
tecnologie più importanti siano controllate e sviluppate in Europa. Per realizzare tutto
ciò, il principio di sussidiarietà deve essere applicato pienamente fra il settore pubblico
e quello privato, fra le strutture comunitarie e quelle nazionali.
6
Tutto questo in termini molto brevi e succinti, e rimandiamo al capitolo 6 per tutti gli
approfondimenti del caso.
La politica per la creazione di un’Area di Informazione Comune dovrebbe seguire le
seguenti priorità:
a) Diffusione e pratica delle applicazioni in Europa delle TIC;
b) Creazione ed eventuali rinforzi dell’apparato legislativo e di
regolamentazione dell’iniziativa privata aprendo il mercato alla
competizione, cioè liberalizzandolo, tenendo presenti gli interessi della
Comunità Europea, cioè l’esistenza di servizi universali e l’emergenza di
alcuni operatori europei, e dei cittadini singolarmente (protezione dei dati e
della privacy, sicurezza ecc.);
c) Sviluppo di servizi di telecomunicazioni trans-europei di base, che sono la
condizione sine qua non del libero movimento dell’informazione;
d) Organizzare specifici addestramenti mirati all’uso estensivo
dell’informazione e ai bisogni delle industrie per la ricerca di risorse umane
qualificate;
e) Sviluppo della tecnologia delle TIC europee per migliorare l’impatto
sull’occupazione e sul livello di vita.
Queste cinque priorità formano un tutt’uno indivisibile: la prima precisa l’obiettivo,
e le altre sono i mezzi con cui lo si raggiunge. A causa dell’attuale clima di
cambiamenti repentini di tecnologia, le azioni devono essere intraprese il prima
possibile, per dotare l’Europa di una struttura informativa e informatica stabile e
competitiva, anche a livello economico. Vediamole più in dettaglio.
6
Comunità Europea, URL: http://europa.eu.int/en/record/white/c93700/ch5a_1.html (18 ottobre 1997)
22
a) Diffusione e pratica delle applicazioni in Europa delle TIC.
L’introduzione dei sistemi di computer deve andare di pari passo con
l’identificazione degli obiettivi strategici delle imprese. Si deve fare attenzione alle
condizioni sotto le quali sono usate le TIC: un programma per la diffusione della
conoscenza delle TIC disponibili potrebbe, soprattutto per le PMI, migliorare l’impatto
di queste sulla competitività e sulla capacità di creare occupazione.
Si deve inoltre pensare a lanciare progetti di applicazioni europee. Il punto cruciale
non è la tecnologia, ma l’organizzazione. Lo scopo ultimo sarebbe quello di creare un
mercato sufficientemente largo da permettere investimenti nelle strutture delle
telecomunicazioni di qualche vantaggio economico, quali, per esempio: maggiori
servizi pubblici come un sistema di controllo aereo integrato, una rete di gestione delle
reti stradali, un sistema medico informatizzato, una rete di centri di ricerca, un servizio
di insegnamento a distanza o un sistema di protezione civile europeo, telelavoro e
telepartnerships oltre ad un più vasto uso delle TIC per creare e migliorare i programmi
stessi della Comunità Europea.
b) Creazione di un ambiente di regolamentazione.
Questo dipende soprattutto da un eventuale investimento dei privati. È comunque
essenziale creare questo ambiente legale che stimoli lo sviluppo di tali investimenti e
garantisca che siano usati secondo l’interesse pubblico. Il settore privato deve prendere
l’iniziativa nella costruzione della Società dell’Informazione. È solito assumersi rischi,
ha esperienza nell’esplorare e nel sviluppare nuovi mercati, ed ha una rimarchevole
fonte di capitale. La Commissione agirà da catalizzatore mettendo a disposizione i
propri mezzi e stimolando la costruzione di partnerships e lo sviluppo di nuove e
concrete iniziative.