Introduzione
Il fenomeno della rappresentazione del corpo sui social media può essere considerato
non soltanto una tendenza totalmente individuale ma anche un fenomeno di tipo sociale,
considerando che esso si propone all’interno dello spazio dei social network. Questi due
mondi, apparentemente lontani, non soltanto entrano in contatto, ma si legano e
s'intrecciano in una serie di trame che vedono come protagonisti non solo il singolo con
il suo corpo, ma anche l’interazione di questi con il corpo di altri, che sia esso
fisicamente presente o virtualmente rappresentato. Il corpo non può essere analizzato
solo da un punto di vista individuale e intra-psichico, ma legandosi anche allo sguardo
dell’altro non può che essere analizzato anche da un punto di vista sociale. L’interesse,
in campo sociale, verso il corpo è giustificato, quindi, dal fatto che corpo e società
intessono un legame profondo dando origine a meccanismi la cui influenza non coglie
un singolo, ma una comunità estremamente più ampia.
La scelta di trattare questa tematica parte da esperienze di vita in primis e dalla
constatazione che, all’interno della società, la rappresentazione del corpo, lo svelamento
dello stesso in diversi stati di nudità, se un tempo, o almeno fino a prima degli anni
2000, era negato rispetto a costumi sociali del perbenismo e della moralità, oggi questa
sembra essersi persa. Seppur questo processo possa essere considerato come parte
dell’evoluzione della società, già parecchio mutata durante le epoche, bisognerebbe
riflettere sul perché e sul come si è arrivati a una tale tendenza. Il fatto che il corpo
venga sempre posto in primo piano, che sia diventato anch’esso un vero e proprio
strumento comunicativo è il segno della necessità di esprimere, in modo diverso dalle
parole, mutati bisogni ed esigenze.
Invero, il corpo può essere considerato come un mezzo immediato per esprimere
concetti e idee. È stato il veicolo più efficace tramite cui esprimere la conformazione
alla società e l’appartenenza a una comunità. Questa componente non si è totalmente
persa, anzi, oggi il corpo è ugualmente espressione di appartenenza sociale. Le modalità
tramite cui questo viene rappresentato e sfruttato sono totalmente diverse. Se un tempo
il corpo era espressione di rigore, onore e moralità, oggi si fa espressione di
qualcos’altro. Seppur all’apparenza possa sembrare un meccanismo frivolo e allo stesso
tempo narcisistico di rappresentazione di se stessi, andando a scavare nella profondità
dei significati storici di quest’epoca ci si renderebbe conto di quanto le ragioni
sottostanti siano più profonde e complicate allo stesso tempo. Molti potrebbero
chiedersi quale sia la necessità di mostrare il proprio corpo tramite un’immagine, quale
sia lo scopo di scattarsi una foto nei posti più disparati, e quali siano le ragioni
sottostanti al voler condividere in tempo reale, con persone sconosciute, la propria vita,
che un tempo, invece, doveva rimanere privata. In questo si può già denotare un cambio
di mentalità e di significazione della realtà: la vita non è più privata ma esposta
continuamente al pubblico. Si parla di “esposizione” e di “pubblico” non a caso, perché
la realtà contemporanea è diventata esattamente questo: l’uomo è l’oggetto, il prodotto
che volontariamente decide di esporsi in vetrina per catturare l’attenzione del miglior
offerente (Codeluppi, 2007). Di primo acchito tutto ciò potrebbe far pensare a una mera
volontà di mercificazione, ma in realtà si tratterebbe di una volontà repressa di
emergere. È questo il significato più profondo della rappresentazione del corpo degli
anni 2000. Un tempo le capacità individuali e le competenze, dimostrare abilità, erano
gli unici mezzi tramite cui poter dire al mondo di valere qualcosa, ma in un mondo nel
quale tutte le competenze possono essere acquisite da chiunque e con facilità, quali
strade si aprono all’uomo contemporaneo per dimostrare la propria unicità? Si cerca un
nuovo modo di esserci, di esistere, e il mezzo più immediato è appunto il corpo.
Constatato, da queste premesse, che il corpo non può essere analizzato in modo
unilaterale solo dall’estetica, se pur in gran parte della trattazione si analizzi proprio
quest’aspetto che comunque è il punto di partenza e anche il punto di arrivo della stessa,
si è cercato di capire quali fossero i significati intermedi che il corpo può ricoprire, non
per la società intera, ma per i singoli individui. Comprendere i processi di significazione
individuali e reinserirli all’interno di un quadro sociale più ampio è stato l’obiettivo di
questa tesi.
Nel primo capitolo si è cercato di approfondire, sotto diversi aspetti, che cos’è il corpo
nel passato e cosa esso sia diventato nella società di oggi. Dai continui salti storici è
stato possibile comprendere quanto le credenze, non individuali, ma di un’intera società,
si siano evolute nel tempo ma allo stesso modo abbiano conservato, sotto certi aspetti,
delle peculiarità che le sono proprie e perdurano con il passare delle epoche.
L’attitudine dell’uomo a mostrare il proprio corpo non si esaurisce in una pretesa
narcisistica di autocelebrazione, ma il più delle volte è manifestazione di una volontà
più ampia di esprimere un bisogno, una condizione, anche una sofferenza interna, e
trovi, appunto nel corpo, il mezzo più immediato per poterlo esprimere.
Il legame tra corpo e meccanismi sociali trova la sua massima espressione nei social
network, quindi nel virtuale. Oggi non si è soltanto chi si è ma si è anche colui o colei
che agisce all’interno delle piattaforme digitali. Si tratta di una forma d’identità
alternativa, non tangibile, ma che esiste e con la quale ognuno deve confrontarsi allo
stesso modo di come farebbe davanti allo specchio. Il social diventa un mezzo potente
per veicolare impressioni, idee e credenze su se stessi e gli altri, con il vantaggio però di
poter gestire, manipolare quelle impressioni affinché assumano la forma che più si
vuole (Goffman, 1959). Un controllo che inizia dall’esterno, che parte dal proprio
corpo, per concludersi all’interno del virtuale. Seppur il corpo presentato sui social sia
di proprietà del singolo, si potrebbe dire che in realtà sia di proprietà di qualcun altro,
un ente astratto, qual è la società, che sembra favorire un tipo di corpo rispetto a un
altro. Si è formato un vero e proprio “corpo sociale” (Bourdieu, 1988), il cui significato
è co-costruito tra il singolo che lo abita e la comunità cui egli appartiene, condiviso e
apprezzato da tutti. Ciò che lo differenzia dai corpi che sono stati costruiti nel passato, è
che sia costruito per una ragione specifica, ossia quello di essere bello. E il significato di
bello è relativo rispetto alle epoche storiche e cambia continuamente, ma non è qualcosa
di soggettivamente determinato. È qualcosa che, invece, ancora una volta è costruito
dalla società da cui il corpo è determinato. Oggi il bello coincide perfettamente con
l’ideale del corpo allenato. Quest’ultimo esercita un certo fascino su chiunque ne venga
a contatto e questa condizione è indubbia. Il fatto che il corpo allenato, tonico, eserciti
fascino, piace ed è estremamente più gratificante, e allo stesso tempo è più tangibile
come gratificazione rispetto alla ricerca di un benessere intracorporeo di cui non ci si
accorge. Infatti, questa è una delle premesse fondamentali sulla considerazione del
corpo. Non ci si accorge del corpo sin quando questo sia in salute, ma solo nel momento
in cui esso sia malato (Featherstone, 1982). Partendo da questo presupposto è naturale
che gli uomini, data la crisi d’identità che stanno attraversando, preferisca la
concretezza del fisico rispetto all’astrattezza del benessere fisiologico.
Per esistere in modo concreto però, è necessario che il corpo venga mostrato. Il luogo
privilegiato di rappresentazione è proprio il virtuale. In particolare i social network si
nutrono del corpo e della loro rappresentazione in quanto lo strumento che li identifica e
li caratterizza sono proprio le immagini. Queste sono abilmente sfruttate con lo stesso
principio di base del corpo: veicolare messaggi. È così che è stato possibile si
diffondesse in modo così capillare il fascino del corpo bello. E se il corpo però può
assolvere a compiti piuttosto diversificati nella vita di tutti giorni, oggi è
particolarmente sfruttato proprio in virtù della fascinazione che comporta per modellare
idee e comportamenti. Prima dell’avvento di Internet le pubblicità si erano fatte carico
di tale responsabilità. Oggi, data la loro scarsa immediatezza, residua originalità, non
sono state soppiantate, ma si sono solo evolute in qualcosa di nuovo. Restano però pur
sempre presenze domestiche (Mininni, 2004), forse più che in generazioni precedenti.
Avvalendosi dei social network, entrano in diretto contatto con gli utenti e stabiliscono
con essi un legame più profondo ed efficace. Le vecchie strategie persuasive oggi si
legano al virtuale e si rinnovano costantemente. E sono efficaci in quanto i risultati sono
concreti e stupefacenti. Il motivo di tale successo è da rintracciare nella persuasività
riscontrata legando il corpo al prodotto. Un corpo che però è sempre atletico, tonico,
allenato. Date queste premesse, il ruolo del corpo e la sua evoluzione nel tempo, il ruolo
delle immagini e la persuasività delle nuove pubblicità, si è cercato di capire quale fosse
il punto d’incontro tra questi mondi, apparentemente lontani.
L’obiettivo, in ultimo, della ricerca qualitativa, che costituisce il corpus saliente di
questa trattazione, è quello di focalizzarsi, appunto, su coloro che incarnano in primis
gli ideali corporei di questo secolo, cercando di comprenderne motivazioni, aspettative e
pensieri. L’intervista individuale semi-strutturata è stata fondamentale per potersi
focalizzare in modo esauriente sui pensieri di ciascuno dei partecipanti. Rispetto ad altri
metodi, quello delle interviste permette di cogliere in profondità gli aspetti più salienti
del pensiero, soprattutto da come questo viene articolato. Dal discorso e dalle parole dei
partecipanti si è strutturato il corpus dell’ultimo capitolo e quindi, sfruttando il metodo
dell’Analisi del Discorso, è stato possibile ricostruire motivazioni, idee e credenze
sottostanti. Ciò che è maggiormente emerso è il fatto che ognuno dei ragazzi veda la
propria attività come un percorso di vita che non ha come fine ultimo la mera
costruzione di un corpo, perché effettivamente non esiste fine a tale processo. E, come
in un cerchio, si ritorna nuovamente al punto di partenza: non esiste un limite, una fine
esattamente quanto la società contemporanea professa, ma si è in continua evoluzione, e
da qui la necessità di scandire i ritmi giornalieri rispetto a un obiettivo (Dalla Ragione,
2009), e poi a un altro, in numero quasi illimitato, senza poter avere la certezza di una
conclusione. Eppure sembra che, con questa dinamica, gli individui si aspettino, alla
fine di tutto, di trovare una qualche risoluzione al proprio problema identitario che oggi
è profondamente irrisolto, e di ritrovare il Sé perduto nell’immagine riflessa nello
specchio.
1
CAPITOLO 1
SOCIAL NETWORK e BODY IMAGE: la costruzione del corpo nell’era 3.0
Premessa
Viviamo in un’era in continuo mutamento. Una società che muta, è una società nella
quale non esiste una base di ancoraggio, una certezza cui aggrapparsi, ma l’uomo ne ha
profondamente bisogno. Così, egli ricerca in altro ciò che da essa non può essergli
garantito. È una ricerca ardua, a volte difficoltosa, che non si esaurisce nella costruzione
di nuovi rapporti sociali, né nella mera assunzione di un ruolo nuovo. In questo scenario
può accadere che l’uomo ritrovi in se stesso ciò di cui ha bisogno, è un ripiegamento su
di sé e più specificamente sul proprio corpo.
Il costrutto di corpo ha assunto molteplici significati nel corso delle epoche, come
concetto si è evoluto, ma oggi lo si può intendere lungo un’unica dimensione, tutta
profana, che si ancora alla natura mediale delle nostre esperienze. L’era 3.0 è definita
tale in quanto determina la possibilità per ogni utente di interagire nel virtuale e di
modificarlo. I social network hanno rivoluzionato totalmente la vita di ogni individuo e
lo stesso concetto di relazione sociale assume oggi un altro significato. Il contatto tra i
corpi non è più necessario, e le relazioni intime e sociali possono esprimersi anche a
distanza. I nuovi media però non hanno cambiato esclusivamente la natura dei rapporti
interpersonali ma agiscono anche sul singolo individuo, nella profondità del sé e
dell’identità, nella costruzione di nuove identità. Ognuno non è più solo se stesso con il
suo corpo, ma è anche altro, ciò che la rete virtuale vuole che sia e ciò che l’utente
medesimo decide di mostrare. Siamo nell’epoca in cui il successo personale, l’efficacy,
la qualità delle relazioni sociali non sono commisurate, ne valutate dal diretto contatto
sociale, ne sono percepiti dal soggetto agente dalle sue stesse azioni, ma dall’aspetto,
dall’immagine mostrati. Si tratta, in generale, di aderire a canoni socialmente definiti e
largamente accettati, per non dover essere considerato “obsoleto”. Quale via migliore
del proprio corpo, dunque, per “costruire” se stessi?
1. Che cos’è il corpo: definizione di body-image
Non esiste una definizione univoca del concetto di body image o di immagine
corporea. Schilder (1935
1
) definisce l’immagine corporea come “l’immagine del
1
Shilder, P. (1935). The Image of Appearance of the Human Body. New York: Internation University
Press.
2
proprio corpo nella mente, cioè il modo in cui il corpo appare a se stessi”. Slade
(1988
2
), invece, definisce l’immagine corporea come il risultato dell’interazione tra
quattro componenti fondamentali:
a) componente percettiva, ossia come la persona visualizza il suo corpo;
b) componente affettiva, ossia i sentimenti provati verso il proprio corpo;
c) componente attitudinale, cioè cosa pensa la persona sul proprio corpo;
d) componente comportamentale, che include le abitudini di wellbeing, e gli
stili di vita o l’alimentazione.
Cash (2002
3
) definisce l’immagine corporea come “l’insieme di percezioni e
atteggiamenti di ciascuno collegati al proprio corpo, includendo pensieri, convinzioni,
sentimenti e comportamenti”. Più nello specifico Cash focalizza l’attenzione su due
dimensioni. La prima riguarda il body image evaluation cioè il grado di discrepanza
percepito tra il proprio corpo e gli ideali estetici, che determinano quindi il grado di
soddisfazione del proprio corpo. La seconda, invece, riguarda il body image investment
ossia l’importanza, a livello psicologico, che il corpo o la percezione del corpo riveste
per la singola persona.
1.1 Tecniche del corpo
Con “tecniche del corpo” letteralmente si fa riferimento a tutto ciò che favorisce il
movimento di membra, muscolatura, articolazioni e che rende possibili le capacità di
prensione e di manipolazione nella vita quotidiana per ogni individuo. Il senso più
ampio del termine, invece, fa riferimento alla possibilità che il corpo sia utilizzato al
fine di educare, addestrare i soggetti rispetto a determinati costumi sociali, quindi
omologarli a mode e consuetudini determinati dalla società o dalla comunità di cui si fa
parte (Mauss, 1934
4
). Marcel Mauss per primo si è reso conto della necessità di
analizzare su un triplice piano, ossia quello fisico, psicologico e sociologico, il
comportamento degli esseri umani e più specificatamente il significato che un gesto, un
movimento, una postura, in un singolo momento può avere. La classificazione operata
da Mauss è estremamente diversificata e si estende da indici di tipo biologico a indici di
2
Slade, P. D. (1988). Body Image in Anorexia Nervosa. Psychopatology of the Body Image, Vol. 152
(S2), pp. 20-22. Cambridge: Cambridge University Press.
3
Cash, T.F. (2002). Cognitive-Behavioral Perspectives on Body Image. In T.F. Cash e T. Pruzinsky (eds),
Body Image: A Handbook of Theory, Research, and Clinical Practice, pp. 38-46. New York: Guilford
Press.
4
Mauss, M. (1934). Les Techniques du Corp. Journal de Psychologie, Vol. XXXII (3-4), 1936. Paris:
Éditions Félix Alcan.