Smart Education: una soluzione per la Città Intelligente
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Introduzione
Nell’ottica di una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva cui il nostro
continente è chiamato ad ottenere da qui ai prossimi anni, la città è il luogo
dove si giocano le principali sfide inerenti gli obiettivi globali indicati dalla
strategia Europa 2020 avviata dalla Commissione Europea. Il processo verso
la realizzazione di una Smart City (città intelligente) identificata dai pilastri di
innovazione, partecipazione e sostenibilità punta a migliorare la qualità di vita
dei residenti di un’area urbana grazie all’esteso utilizzo delle tecnologie
informatiche. In questo scenario si colloca la tematica principale della tesi: la
Smart Education. Intesa come un insieme di interventi coordinati e ragionati
che sappiano educare alla tecnologia e con la tecnologia, la Smart Education si
pone come pilastro fondamentale nel processo che porta a definire “smart”
una città. Chiarendo l’assoluta centralità della figura umana nell’evoluzione
intelligente della città in rapporto alla piattaforma tecnologica abilitante basata
sulla filosofia del Web 2.0 caratterizzata dai principi della partecipazione,
condivisione e cooperazione e prendendo coscienza della situazione di digital
divide che attanaglia la società dell’informazione e della conoscenza
generando nuove forme di esclusione sociale, viene dimostrata l’assoluta
necessità di fondare un regime formativo che garantisca la necessaria
competenza digitale, intesa come capacità tecnica ma soprattutto come uso
consapevole e responsabile degli strumenti tecnologici, e che vede nella scuola
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il suo motore propulsore. L’educazione al digitale è dunque un obiettivo
dichiarato e imprescindibile che costituisce la base per formare la cosiddetta
cittadinanza digitale, costituita da cittadini “smart”, cittadini nuovi, attivi e
consapevoli di una città che valorizza i contenuti prodotti dagli individui grazie
all’attuazione di politiche anch’esse “smart” identificative di una Governance
cittadina partecipata e trasparente.
Il primo capitolo si immerge nello scenario in cui ci troviamo ad operare e va
alla ricerca di una definizione quanto più appropriata e precisa del termine
Smart City, un tema transdisciplinare continuamente dibattuto che si nega a
dichiarazioni stereotipate ed univoche. Nel tentativo di approcciare
quest’argomento nella maniera più naturale possibile, la tesi affonda le sue
radici negli obiettivi della strategia Europa 2020, avviata dalla Commissione
Europea, punto di incontro del network di iniziative promosse a sostegno di
una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva degli Stati membri dell’UE.
Le finalità principali della strategia sono conseguentemente rapportate alla
città, che costituisce oggi l’habitat della quasi totalità della popolazione
europea, venendo quindi a costituire il motore del progresso umano.
Una volta identificato il paradigma Smart City e menzionate le sei dimensioni
che permettono di quantificare il grado di intelligenza di una città, il capitolo
analizza le condizioni necessarie affinché si possa effettivamente alimentare
quel processo di crescita che porta una città ad essere identificata come
“smart”. Viene perciò individuato lo strato abilitante del paradigma Smart City
e definita la roadmap da seguire per poter trarre effettivo beneficio dalla
potente dimensione tecnologica.
Considerando il confronto come una tra le prime necessità legate allo sviluppo
di una città intelligente, nell’ottica della promozione di politiche di
standardizzazione, il capitolo si conclude con la presentazione di Amsterdam
Smart City seguita dall’analisi del contesto nazionale, effettuata con l’ausilio di
ICity Rate, la graduatoria del 2013 delle città intelligenti italiane e che vede
primeggiare Trento.
Il secondo capitolo è riferito alla problematica da risolvere: il divario digitale si
pone come pesante ostacolo verso la realizzazione di una città intelligente.
Sottolineando come la figura umana rivesta ruolo da protagonista nei processi
innovativi, riservando agli strumenti tecnologici funzione esclusivamente
abilitante, ci si chiede: quanta parte della popolazione possiede le adeguate
capacità digitali? Quanta parte della popolazione riesce a fare un uso
consapevole e responsabile della tecnologia? Queste domande cercano di
trovare risposta nell’ultimo paragrafo del capitolo in cui, attraverso l’esame dei
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dati di fonte Istat, viene tracciata l’attuale realtà nazionale in riferimento al
rapporto tra cittadini e tecnologia orientandosi poco alla volta verso la
possibile soluzione.
Nella parte centrale del capitolo, protagonista è la rivoluzione digitale che vede
la sua più alta rappresentazione nel concetto di Web 2.0, definito come “user
generated content”, che ha influenzato la nascita di nuove piattaforme su
Internet: wiki, social networking, Cloud Computing e piattaforme di
crowdsourcing, unitamente ai device mobili di ultima generazione,
costituiscono la strumentazione utile a far evolvere in maniera intelligente una
città.
L’attenzione viene successivamente posta sull’idea nuova e innovativa di
cittadinanza. Risolvendo banali semplificazioni che potrebbero caratterizzare
la cittadinanza digitale come una naturale evoluzione di un processo esente da
conflitti e complicazioni, si ricorre all’analisi di Mario Ricciardi (2012) che
confronta comunicazione di massa e media digitali, prendendo in esame l’idea
di autocomunicazione di massa di Manuel Castells e quella di cultura
partecipativa di Henry Jenkins. Dopo aver specificato cosa debba intendersi
esattamente con il termine “partecipazione”, concetto chiave attorno al quale
ruotano temi e contenuti inerenti alla Smart City, viene presentata la visione
quasi futuristica di cittadinanza digitale avanzata da Michele Vianello (2013).
In virtù del percorso delineato attraverso il primo capitolo (lo senario) e il
secondo capitolo (la problematica da risolvere), il capitolo 3 (la soluzione) si
addentra nella disamina del modello risolutivo proposto dalla tesi: la Smart
Education. A partire da una definizione di tipo generale, si procede ad una
dettagliata descrizione che riguarda gli aspetti legati al concetto di
competenza digitale, punto cardine del discorso che viene in precedenza
implicitamente definito, e viene individuato quello che costituisce il nucleo del
sistema di educazione intelligente: la scuola. Si dimostra come attraverso un
processo di revisione delle normali pratiche didattiche all’insegna
dell’integrazione delle tecnologie informatiche nei processi di
apprendimento/insegnamento, si possa rispondere alla necessità di continuità
tra apprendimento formale ed informale consentendo la messa a punto dei
modelli partecipativi di costruzione della conoscenza tipici dello smart citizen e
della città intelligente, innescando un circolo virtuoso di attività che si
estendono a tutti i livelli di cittadinanza supportando il lifelong learning.
L’ultimo paragrafo del capitolo analizza dettagliatamente la leva tecnologica
che caratterizza il sistema di Smart Education. Muovendo dalla definizione di
e-learning e di piattaforme e-learning (Learning Management System e
Learning Content Management System) si chiarisce quello che è lo strumento
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abilitante alla Smart Education: il Personal Learning Environment (PLE) in
riferimento al concetto di e-learning 2.0.
La prima parte dell’ultimo capitolo fornisce una panoramica su quella che è la
situazione attuale della nostra nazione nei termini dell’idea di Smart Education
che la tesi propone. In tal senso è da considerarsi la scelta di partire con
l’analisi dei movimenti promossi dai “piani alti” (politici/istituzionali) che si
concretizzano soprattutto nel Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) e nei
bandi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca legati alle
Smart Cities con particolare riferimento all’ambito dell’education.
In virtù delle iniziative che diverse realtà sparse sul territorio nazionale
portano avanti, la seconda parte del capitolo passa in rassegna alcune delle
azioni che possono considerarsi delle buone pratiche di Smart Education, in
riferimento ad uno o più specifici aspetti che queste idee sono capaci di
attivare.
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1.1 DEFINIRE LA SMART CITY
Nel 2010 la Commissione Europea ha comunicato la strategia Europa 2020
incentrata su tre priorità: crescita intelligente, crescita sostenibile e crescita
inclusiva. Queste tre priorità, che si rafforzano a vicenda, intendono aiutare
l’UE e gli Stati membri a conseguire elevati livelli in termini di occupazione,
produttività e coesione sociale. La strategia avviata dalla Commissione
rappresenta la risposta alla crisi economica e finanziaria cominciata nel 2008
che ha vanificato anni di progressi economici e sociali e che ha messo in luce le
carenze strutturali dell’economia europea.
Come specificato nella comunicazione della Commissione, crescita intelligente
significa sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione;
crescita sostenibile significa promuovere un’economia più efficiente sotto il
profilo delle risorse, più verde e più competitiva; crescita inclusiva significa
promuovere un’economia con un alto tasso di occupazione, che favorisca la
coesione economica, sociale e territoriale.
Per catalizzare i progressi relativi a ciascun tema prioritario, la Commissione
ha presentato sette iniziative faro tra le quali è possibile individuare i seguenti
obiettivi chiave: fare in modo che le idee innovative si trasformino in nuovi
prodotti e servizi tali da stimolare la crescita e l'occupazione, migliorare
l'efficienza dei sistemi di insegnamento e agevolare l'ingresso dei giovani nel
mercato del lavoro, accelerare la diffusione dell'Internet ad alta velocità e
sfruttare i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese,
favorire il passaggio a un'economia rinnovabile, modernizzare il nostro settore
dei trasporti e promuovere l'efficienza energetica, favorire lo sviluppo di una
base industriale solida e sostenibile, consentire alle persone di migliorare le
proprie competenze in tutto l'arco della vita al fine di aumentare la
partecipazione al mercato del lavoro, garantire la coesione sociale e territoriale
in modo tale che i benefici della crescita siano equamente distribuiti e che le
persone vittime di povertà e esclusione sociale possano vivere in condizioni
dignitose e partecipare attivamente alla società.
Le città: il motore del progresso
“L’Europa è tra i continenti più urbanizzati al mondo. Oltre due terzi della
popolazione vive oggi nelle aree urbane e questa percentuale continua ad
aumentare” (Bisello, Vettorato, 2013, p.27). La popolazione cittadina
consuma circa il 75% dell’energia mondiale, l’80% delle emissioni di gas ad
effetto serra viene generato dalle città e l’80% del Pil mondiale viene prodotto
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nei centri urbani.
Questo permette di dare idea dell’importanza che il ruolo delle città viene ad
assumere nello scenario di auspicabile crescita sopra delineato: è infatti
proprio nell'ambito urbano che si giocano le sfide principali per il
raggiungimento degli obiettivi globali che la strategia si pone. Questi sono anni
contrassegnati da una fase di trasformazione e cambiamento di stili ed
abitudini di vita, dei modelli di produzione e di consumo. Le aree urbane
saranno i luoghi principali dove saranno sperimentati gli effetti di questa
transizione.
Possiamo tranquillamente affermare che le città costituiscono il motore del
progresso e della crescita e che da loro dipenda l’evoluzione della società
umana.
I settori primari di intervento nelle nostre città sono, d’altronde, quelli “ad alto
impatto”: dalla pianificazione e gestione territoriale al ciclo produzione -
distribuzione - consumo energetico, dal trasporto di merci alla mobilità delle
persone, dall'istruzione alla sanità, fino a quelli strategici come la fruizione del
patrimonio culturale e il turismo. Per identificare le città che pianificano in
maniera intelligente l'integrazione di queste componenti viene usato il termine
di Smart City (città intelligente).
Questo primo approccio permette di cominciare a far luce su di un argomento
che, vista la sua natura multi-disciplinare, è quasi impossibile definire in
maniera univoca e condivisa. Il concetto di Smart City è oggi oggetto di
dibattito continuo e risulta essere molto influenzato dalle diverse dinamiche
territoriali che pongono attenzione su determinati aspetti tralasciandone degli
altri.
Provando a dare una definizione che rispecchi la globalità del concetto
racchiuso nel termine Smart City, possiamo affermare che rendere
“intelligente” una città significa sottoporla ad un insieme di interventi
coordinati che mirano ad innalzare la qualità di vita dei cittadini grazie all'uso
esteso delle tecnologie informatiche. Il paradigma Smart City può essere
identificato dai pilastri della partecipazione, dell'innovazione e della
sostenibilità, che possiamo definire come la triade della città intelligente
(Figura 1.1), il cui sostegno fondamentale è dato dalle ICT.