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INTRODUZIONE
“Avendo commesso l’errore di dare inizio al pagamento delle pensioni in età troppo
bassa, si presenterà presto il problema destinato a giganteggiare: gli uomini e le donne
in età lavorativa tra i 21 ed i 65 anni vorranno ancora durare la fatica di lavorare, oltre
che per produrre beni destinati al proprio consumo, anche quelli consumati dai giovani
ed anziani? Non chiederanno che costoro provvedano anch’essi in parte , nei limiti
della loro capacità di lavoro, non del tutto venuta meno, al proprio sostentamento?”.
Le parole pronunciate da Luigi Einaudi nel lontano 1961 sono state profetiche,
anticipando lo scenario in cui i sistemi pensionistici europei,e non solo, si sarebbero
trovati agli inizi degli anni ’90.
L’aumento della spesa previdenziale, conseguenza del crescente invecchiamento della
popolazione e delle difficoltà di accesso al mercato del lavoro, ha inevitabilmente
spinto i vari Paesi verso una radicale trasformazione dell’architettura pensionistica,
volta a ridurre la copertura del sistema obbligatorio e ad affermare il nuovo pilastro
della previdenza complementare, integrativa della pensione di base.
L’adeguatezza delle pensioni, la trasparenza dei meccanismi e la completezza delle
informazioni nel medio-lungo periodo sono i target sanciti in sede europea per
garantire che la terza età possa ancora godere di un livello di vita dignitoso e
partecipare attivamente alla vita pubblica, economica e politica.
Obiettivo primario di questo lavoro di tesi è quello di mettere in luce le strade percorse
dai vari Paesi, focalizzando l’attenzione su due sistemi pensionistici, quello svedese e
quello italiano, i cui provvedimenti di fine secolo hanno rappresentato due importanti
risposte alla problematiche economiche e finanziarie.
L’elaborato si articola in tre capitoli. Nel corso del primo vengono richiamati alcuni
concetti basilari dell’economia della previdenza sociale, tra cui le differenza tra i vari
sistemi e regimi pensionistici, i rischi connessi nonché l’impatto sulle decisioni di
risparmio. Inoltre in questa prima parte verranno anche evidenziati gli effetti
dell’invecchiamento della popolazione sulla sostenibilità finanziaria degli schemi
pensionistici, con uno sguardo inizialmente sull’Unione Europea nel suo complesso e
successivamente limitato all’ Italia. La breve trattazione sulle pensioni e sui modelli di
welfare si conclude poi con un richiamo alla pianificazione previdenziale e ai fondi del
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c.d. secondo pilastro, evidenziandone l’importanza che andranno a rivestire in futuro
in virtù della ridotta copertura obbligatoria assicurata dai sistemi di calcolo
contributivo.
Nel secondo capitolo, vengono analizzate più nel dettaglio le caratteristiche del
sistema previdenziale svedese, ricostruendone dapprima la storia e l’evoluzione nel
tempo, per poi focalizzare l’attenzione sulla riforma radicale del 1998. Con essa la
Svezia è riuscita a debellare, in maniera più incisiva rispetto ad altri paesi, quelle
criticità avvertite a fronte del mutato contesto economico e demografico, con la messa
a punto di comparti molteplici e personalizzati i quali hanno favorito il mantenimento
di un tenore di vita standardizzato anche a seguito della riduzione delle prestazioni
pensionistiche di base.
L’analisi della riforma del ’98, viene poi integrata da una trattazione delle singoli
componenti sistemiche; sulla base del documento OCSE “Pensions at glance” si
ricostruiscono le variabili dell’architettura previdenziale, come la pensione di base, il
sistema di contribuzione nozionale, l’innovativo comparto a capitalizzazione nonché il
sistema di indicizzazione e di stabilizzazione delle prestazioni.
Il terzo capitolo è invece incentrato sul sistema pensionistico italiano. La ratio
strutturale della trattazione è analoga a quella del secondo capitolo: evoluzione,
riforma degli anni ’90, analisi delle singole componenti della previdenza italiana.
L’intero elaborato si conclude poi con un raffronto tra i due Paesi europei; a più di 10
anni dalle riforme che hanno investito i sistemi pensionistici, vengono analizzati gli
effetti delle decisioni dei governi di allora e di oggi, in merito ad alcuni fattori come
l’età pensionabile, i coefficienti di trasformazione, il meccanismo di indicizzazione e
la trasparenza ed informazione relativa ai “conti previdenziali”.
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Prevedere le cose è compito della saggezza.
CAPITOLO 1 - Funzioni e caratteristiche dei sistemi previdenziali
1. Le funzioni svolte dal sistema pensionistico
Prima di procedere ad analizzare i diversi sistemi pensionistici europei, è necessario fornire
alcuni chiarimenti sulle pensioni e sui diversi regimi previdenziali, analizzandone le
caratteristiche principali e le funzioni svolte.
La pensione è una somma di denaro erogata periodicamente a singoli individui da
amministrazioni pubbliche ed enti pubblici e privati. In Italia vi è una vasta tipologia di
pensioni erogate da enti previdenziali, tra cui l’INPS E l’INAIL, che possono essere
classificate a seconda della funzione svolta:
Funzione assicurativa: l’individuo rinuncia a parte delle sue risorse quando è attivo per
vedersi riconosciuto un certo livello di reddito (e consumo) quando è anziano;
Funzione previdenziale: il sistema garantisce all'individuo il mantenimento di un
tenore di vita simile a quello raggiunto nella fase terminale della vita lavorativa
(purché abbia adeguatamente contribuito al finanziamento del sistema);
Funzione assistenziale: la collettività assicura a tutti i cittadini un reddito adeguato ad
una esistenza dignitosa.
Le pensioni sono così erogate nei confronti di chi:
ha cessato l'attività lavorativa per ragioni di età anagrafica (pensioni di vecchiaia) o di
età contributiva (pensioni di anzianità);
non è più in grado di partecipare al processo produttivo per una sopravvenuta
incapacità lavorativa (pensioni di invalidità);
pur non avendo mai fatto parte della forza lavorativa, è legato da rapporti familiari con
persone decedute che hanno fatto parte della forza lavoro (pensioni ai superstiti);
è sprovvisto di qualunque forma di reddito e non è in grado di lavorare (pensioni
assistenziali);
e’ stato privato di membri della famiglia a causa di attentati terroristici (trattamento
per vittime del terrorismo).
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Un sistema pensionistico realizza l’equità assistenziale, quando tutti i cittadini possono
raggiungere un reddito minimo, e l’equità previdenziale, quando agli individui di pari vita
lavorativa è garantita la stessa percentuale dell’ultima retribuzione o della media delle ultime
retribuzioni. A ciò si aggiunge anche l’equità attuariale che si concretizza nel riconoscimento
di un medesimo tasso interno di rendimento per tutte le storie contributive (il tasso interno di
rendimento è quello che eguaglia il valore attuale dei contributi versati al valore attuale del
flusso pensionistico).
Tuttavia nonostante l’indicazione delle diverse tipologie di pensioni, nei paragrafi successivi
si concentrerà l’attenzione esclusivamente sulla pensione di vecchiaia, ovvero la voce che
incide maggiormente sul bilancio dello Stato.
Occorre anche sottolineare la differenza esistente tra previdenza pubblica e previdenza
complementare che acquista oggi sempre più rilievo. Una prima differenza risiede nella
modalità di adesione, che assume i connotati di scelta obbligatoria nel caso della previdenza
pubblica e i connotati di scelta volontaria nel caso della previdenza complementare.
Inoltre il sistema base della pensione pubblica è il sistema a ripartizione in cui i contributi
versati dai lavoratori vengono impiegati immediatamente per le pensioni di chi è già in stato
di quiescenza, mentre la pensione complementare affonda le radici nella capitalizzazione. In
questo ultimo caso i contributi versati sono investiti nei mercati mobiliari sulla base dei
dettami forniti dall’ aderente.
Nella previdenza pubblica l’obbligo imposto dallo Stato è giustificato dalla miopia delle
persone, ovvero dalla scarsa attenzione a quanto succederà loro in fase avanzata dopo che
avranno cessato di lavorare ed avranno meno redditi (motivazione paternalistica). Lo Stato
inoltre garantisce la pensione in termini reali, assicurando i pensionati contro le perdite di
potere d’acquisto dovute all’inflazione.
I vari paesi ed i sistemi previdenziali pubblici non sono più in grado di sostenere
l’invecchiamento continuo della popolazione e la porzione di pensione garantita sarà assai
esigua rispetto alle attese e alle speranze. Così da qualche anno non si parla più solo ed
esclusivamente di pensione, ma dei cosiddetti tre pilastri della previdenza, dove
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:
Il primo è rappresentato dalla previdenza pubblica ed obbligatoria, destinata a fornire
una tutela di base;
Il secondo è costituito dai fondi pensione, che garantiscono una tutela complementare;
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Cesari R., I fondi pensione. La nuova previdenza per avere sia l’uovo oggi che la gallina domani, il Mulino,
Bologna, 2007, pag. 11.
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Il terzo è finalizzato alla tutela integrativa individuale, con polizze vita e fondi
comuni.
2. Sistemi e regimi previdenziali
In Italia abbiamo assistito allo sviluppo di tre diversi sistemi previdenziali:
– Sistema a ripartizione
– Sistema a capitalizzazione
– Sistema misto
Come accennato in precedenza, nel sistema a ripartizione i contributi versati dai lavoratori
sono utilizzati direttamente per fornire trattamenti pensionistici alla popolazione inattiva
(Fig.1). Un contratto sociale lega i membri delle diverse generazioni: i lavoratori versano
contributi da giovani in cambio della promessa che, da anziani, riceveranno pensioni
finanziate dai lavoratori futuri. In tale prospettiva assume grande importanza il rapporto tra
attivi e pensionati. Infatti la solidarietà intergenerazionale, che trova legittimazione anche
nella Costituzione, prevede che il fabbisogno di un singolo pensionato sia soddisfatto dai
contributi di tre lavoratori; quando questi ultimi andranno in pensione saranno necessari i
contributi di nove appartenenti alla forza lavoro per coprire il gap. Di conseguenza tale
sistema è praticabile soltanto in presenza di una crescita demografica esponenziale, sostenuta
da flussi di immigrazione programmati a livello governativo. Tra gli aspetti positivi
annoveriamo l’immunità da inflazione e l’assenza di un rischio d’investimento
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Figura n. 1 – Sistema a ripartizione - Fonte: www.axa-winterthur.ch
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Lettieri G., Compendio di scienza delle finanze, Maggioli Editore, 2011.