6
3 - INTRODUZIONE
L’attuale contesto economico è caratterizzato da cambiamenti ed evoluzioni co-
stanti. Le PMI devono valutare rigorosamente tutti gli investimenti IT (Informa-
tion technology) assicurandosi di ottenere una riduzione dei costi operativi ed
un aumento sensibile dell’efficienza dei processi. Per ottenere questi risultati i
sistemi ERP devono presentare nuove caratteristiche, quali essere più semplici,
flessibili e adattabili in tempi estremamente brevi. Questo argomento verrà am-
pliamente trattato nel corso del lavoro, suddividendolo in cinque parti come se-
gue: la I parte introdurrà il mondo delle PMI (Piccole e Medie Imprese) e il con-
testo in cui operano. Si presenteranno, in maniera aggregata, informazioni inte-
ressanti sull’attuale stato delle PMI Italiane. Verranno riportati gli indicatori tipici
che definiscono una PMI, quali il numero dei dipendenti, il fatturato, le dimen-
sioni, l’organizzazione societaria, l’area strategica d’affari e il mercato di riferi-
mento. Si approfondiranno le problematiche che le PMI devono affrontare, lega-
te al mondo dell’informatica e quali soluzioni scelgono di adottare.
Con la II parte dopo una prima esposizione sull’evoluzione che ha subito
l’informatica, si giungerà a parlare delle attuali aree innovative e delle nuove
tendenze di mercato, analizzando in pratica il lato dell’offerta. In particolare cite-
remo il passaggio dai sistemi legacy agli ERP e dall’evoluzione dei mainframe
all’avvento degli web ERP. In particolare, si vuole informare in modo più detta-
gliato, quali sono i software ERP che sono stati creati dai leader di settore ap-
positamente per le PMI, vedi SAP BUSINESS ONE, NAVISION, Oracle Appli-
cations.
Nella III parte si analizzeranno le PMI nel contesto dei sistemi gestionali ERP di
oggi. Si darà evidenza di analisi fatte sull’impatto di costi e benefici rilevati per
l’implementazione di un sistema ERP. Verranno riportate informazioni elaborate
da associazioni il cui scopo è lo studio del mondo delle PMI descrivendo con-
cetti fondamentali per l’analisi dei costi e dei benefici; In particolare faremo rife-
rimento ad argomenti come “I driver di acquisto di un ERP”, il “Business Pro-
cess Re-Engineering” ed il concetto di TCO (Total Cost of Ownership)
7
La IV parte commenterà un’analisi condotta da Assintel nel 2003 (Assintel è
l'Associazione Nazionale delle Imprese che operano nel settore dell'Information
& Communication Technology) che evidenzia argomenti interessanti come gli
elementi sulla domanda di software, la ripartizione di mercato delle soluzioni
gestionali, le aree di copertura funzionale degli ERP, i servizi offerti dai fornitori
via web.
Nella V parte verranno presi in esame dei casi aziendali di implementazioni
SAP R/3 e SAP Business One, dando evidenza delle ragioni che hanno portato
le aziende in questione alla scelta di tali prodotti; aspetti importanti quali, i tempi
di implementazione e i benefici ottenuti saranno a chiusura di singolo caso. Nel-
le conclusioni si arriverà a capire se e in che misura i sistemi gestionali ERP di
nuova generazione si sono realmente adattati alle esigenze delle PMI. In altri
termini se i software sono facilmente implementabili e personalizzabili o se in-
vece sono le aziende sia di piccole che di medie dimensioni a sentirsi in obbligo
di dover seguire i trend di mercato. In conclusione definire se gli ERP sono di-
ventati un supporto indispensabile per le PMI o se semplicemente l’evoluzione
tecnologica si è fatta spazio per creare nuove fette di mercato.
8
I PARTE
IL MONDO DELLE PMI SUL TERRITORIO ITALIANO
9
4 - I PARTE: IL MONDO DELLE PMI (PICCOLE E MEDIE
IMPRESE) SUL TERRITORIO ITALIANO
4.1 Le PMI nell'esperienza italiana
Le PMI nell'esperienza italiana hanno contribuito in maniera decisiva allo svi-
luppo economico del paese, creando sul territorio una rete di eccellenze produt-
tive. Effettivamente, in Italia il numero d’imprese di piccole e medie dimensioni
supera grandemente il numero di grandi imprese (ISTAT 2002). Per quanto ri-
guarda le dimensioni delle aziende si vuole tener conto della definizione sugge-
rita dall’Unione Europea (1996)
1
, che fa riferimento al numero dei dipendenti e
al fatturato aziendale:
ξ Le piccole imprese sono quelle con meno di 50 dipendenti e un fatturato
inferiore a 7 milioni di euro.
ξ Le medie imprese, invece, sono quelle che non rientrano nella definizio-
ne di piccole, ma che hanno meno di 250 dipendenti e un fatturato infe-
riore a 40 milioni di euro.
ξ Le grandi imprese sono quelle che non rientrano nella definizione né del-
le piccole né delle medie.
La PMI italiana è una costruzione personale e sociale fondata su idee e progetti
che nascono dal rapporto con il territorio e l'ambiente in cui l'impresa nasce ed
opera. Il ruolo delle PMI nella dinamica industriale italiana, appare fondamenta-
le anche per la loro capacità di dar luogo a una crescita dell'occupazione pro-
porzionalmente maggiore di quella delle grandi imprese. Non a caso nel 1996 i
sette maggiori paesi industrializzati, riunitisi a Lille nel G7, hanno citato il siste-
ma di PMI italiano come strumento ideale per creare nuovi posti di lavoro unen-
dosi ai numerosi studiosi il cui interesse è stato attratto dalle Piccole e Medie
Imprese italiane.
10
Del resto il sistema produttivo italiano può essere a ragione definito un sistema
di PMI: su 10 imprese 9 hanno meno di 200 dipendenti, mentre 7 addetti su 10
sono occupati in piccole e medie imprese. Tuttavia è importante considerare
che con l’evolversi della disciplina sui contratti di lavoro, all’interno delle impre-
se trovano sempre più spazio forme di partecipazione all’attività di impresa, dif-
ferenti dalla forma tipica di contratto da lavoro dipendente.
La nascita di contratti atipici, quali i contratti di collaborazione coordinata e con-
tinuativa o i contratti interinali e l’esigenza di flessibilità in termini d’organico e
competenze, ha dato maggior spazio ai collaboratori e consulenti all’interno del-
le PMI. Perde quindi di significato il numero di dipendenti impiegato in
un’impresa, come parametro per distinguere le piccole imprese dalle medie e
dalle grandi, mentre è importante verificare anche l’entità della presenza dei
collaboratori. Non è raro il caso in cui i collaboratori eccedono il numero dei di-
pendenti.
La configurazione societaria e la presenza o meno di altri sedi oltre a quella
principale sono elementi fondamentali per differenziare le piccole imprese dalle
medie. In genere le piccole imprese nascono su iniziativa del singolo imprendi-
tore, supportato poi dalla presenza eventualmente di altri soci, che ritengono
l’impresa una propria creatura e non ipotizzano neppure la partecipazione di al-
tre società nel capitale sociale.
Tuttavia se l’attività intrapresa dall’imprenditore ha successo, l’impresa cresce
di dimensioni con il passare del tempo, ma mentre il passaggio tra medie e
grandi imprese è abbastanza è facile, quello tra piccole e medie si è spesso di-
mostrato critico. Esiste una barriera che rende difficile questo passaggio.
La crescita dimensionale impone la necessità di gestire una complessità struttu-
rale maggiore, che il singolo imprenditore con poca probabilità riesce a sostene-
re, se non supportato da altri dirigenti.
1
Fonte: http://ticepmi.liuc.it/ Cetic 2003
11
Inoltre l’aumento del numero dei dipendenti, richiede il cambio della struttura
organizzativa, la formalizzazione delle procedure interne e l’adeguamento alla
normativa fiscale e giuridica previsto dalla legge. Per questi motivi non tutte le
piccole imprese decidono di svilupparsi in termini di dimensioni. Per le medie
imprese invece, la presenza di un management e una struttura più articolata fa-
cilitano la presenza di partecipazioni. Inoltre è probabile che le piccole imprese
non dispongano di sedi secondari perché è inefficiente duplicare alcune attività
in un’altra sede e disperdere le risorse, mentre è ragionevole ipotizzarlo per le
medie imprese, che probabilmente necessitano di stabilimenti produttivi, distri-
butivi, nonché centri di servizio localizzati.
E’ vero anche che la maggior parte delle piccole imprese sono ancora giovani e
tendenzialmente sono state fondate negli ultimi anni, mentre le imprese di me-
die dimensioni hanno un’età maggiore rispetto alle piccole. In base a quanto già
detto, è prevedibile che la maggioranza delle piccole imprese sia mono-
business, mentre dovrebbero aumen-tare le imprese multi-business nelle medie
imprese, infatti, all’aumentare delle dimensioni l’azienda può permettersi di di-
stribuire gli sforzi in più business.
Le piccole imprese non dispongono invece solitamente delle risorse necessarie
per essere competitive in diversi business e quindi avere a disposizione diverse
tecnologie di base o conoscere diversi mercati competitivi o avere sistemi ca-
paci di produrre/distribuire in modo efficiente le diverse tipologie di prodotti.
La scelta di quanti e quali business salvaguardare è una decisione strategica
che coinvolge la direzione aziendale. Allo stesso modo, anche la decisione di
quale strategia competitiva adottare a livello aziendale è una scelta che spetta
apertamente alla direzione d’impresa e non ai responsabili dei diversi business
presieduti.
12
La letteratura accademica indica tre strategie basilari differenti (Porter 1985)
2
:
ξ Strategia di costo: l’impresa si propone di diventare il produttore a più
basso costo del proprio settore industriale.
ξ Strategia di differenziazione: l’impresa mira a essere unica nel proprio
settore industriale. Essa sceglie una o più caratteristiche percepite come
importanti dai propri clienti e si mette nella condizione di soddisfare quei
bisogni in modo ineguagliabile. Tale unicità viene compensata da prezzi
superiori alla media.
ξ Strategia di diversificazione: l’impresa mira a cogliere una vantaggio
competitivo dallo sfruttamento delle sinergie derivanti dalla gestione del
portafoglio di business.
Spesso nelle PMI la definizione della strategia è un compito affidato al solo im-
prenditore, che frequentemente ha difficoltà a formalizzare e pianificare questa
attività, perché magari non è dotato di questa competenza o/e è sommerso
dall’operatività. Con la crescita aziendale e la definizione di un management la
condivisione della strategia s’impone. Nelle piccole imprese la strategia di diffe-
renziazione sembra essere la preminente, anche se non mancano aziende che
riescono a perseguire più strategie contemporaneamente. Mentre le medie im-
prese, caratterizzata da un management più grande e un’organizzazione più
strutturata, sembrano pronte a prefiggersi contemporaneamente più strategie
basilari.
2
Fonte: Rapporto Cetic 2003
13
4.2 La PMI italiana nel contesto del commercio internazionale
Dall'analisi dell'esperienza italiana a confronto con modelli ed esperienze euro-
pee ed extra-europee, l'elemento predominante nella PMI è stato individuato nel
coinvolgimento personale dell'imprenditore in termini sia di intelligenza persona-
le che di disponibilità al rischio. In questo contesto l’imprenditore non è solo, ma
supportato da una rete di altre imprese che consente l'assunzione e la diffusio-
ne sociale del rischio stesso. La bilancia commerciale italiana pone in evidenza
il ruolo primario della PMI nei settori tradizionali del Made in Italy, in particolare
nel sistema moda, arredo-casa, alimentazione. Il tessuto produttivo rappresen-
tato dalla PMI e dai distretti genera all'interno del sistema economico italiano un
surplus commerciale pressoché identico a quello generato dalla più grande e-
conomia europea.
L'Italia dispone di un tessuto industriale ricco di PMI a carattere locale, ma con
una forte proiezione internazionale. Non sorprendente certo che le piccole im-
prese privilegino il mercato nazionale, ma è piuttosto interessante scoprire che
il mercato internazionale costituisca a breve distanza, il secondo mercato di rife-
rimento, mentre rimane ridotto il numero delle piccole imprese che operano solo
su un mercato provinciale o regionale.
Tra le medie imprese invece il mercato internazionale rappresenta la prima area
di mercato e a seguire il mercato nazionale. Il valore dell'esperienza italiana
emerge chiaramente dal fatto che reti di imprese aventi le caratteristiche di PMI
stanno sorgendo numerosi anche all'estero. Nell'ultimo decennio le PMI sono
diventate le principali protagoniste dell'economia italiana sul versante interna-
zionale: tra le 160 mila aziende attive all'estero
3
le PMI hanno movimentato cir-
ca i 4/5 dell'export e più di metà delle partecipazioni in imprese estere (soprat-
tutto da parte delle medie aziende).
3
Fonte: http://epmi.liuc.it Osservatorio PMI 2003
14
Molte di queste imprese stanno ridefinendo il Made in Italy acquisendo all'estero
capacità produttive, marchi, sistemi distributivi e divenendo in alcun i casi leader
mondiali. Tuttavia la competizione internazionale e l'interconnessione dei mer-
cati, richiedono alle PMI il potenziamento della loro capacità competitiva. In par-
ticolare sembra necessario il miglioramento dell'attività di marke-
ting/comunicazione e dell'innovazione tecnologica continua, supportata anche
da accordi di cooperazione.
15
4.3 L’information Tecnology nelle PMI
4.3.1 La funzione dei sistemi informativi nelle PMI
L’importanza di un Sistema Informativo (SI) all’interno della struttura orga-
nizzativa aziendale è valutata con un peso diverso a seconda della gran-
dezza dell’impresa. Generalmente le imprese di micro-piccole dimensioni
che svolgono attività di artigianato e produzione, le competenze manageriali
e tecnologiche sono scarsamente presenti. Questo non significa che le pic-
cole e medie imprese non gestiscano affatto il loro SI, ma non riconoscen-
dogli in modo esplicito un ruolo di primo piano, lo gestiscono basandosi
sull’esperienza e le competenze dei singoli, secondo regole non formalizza-
te e obiettivi non espressi. In altri casi la gestione del SI è delegata o ad
un’altra funzione aziendale, oppure all’esterno ricorrendo alle società di con-
sulenti. La funzione di gestione dell’informazione è spesso ancora oggi limi-
tata alla gestione delle problematiche legate solo alla gestione operativa
dell’infrastruttura, sottovalutando gli aspetti di gestione efficace ed efficiente
dell’informazione, a supporto degli aspetti strategici del business. La pre-
senza di un ufficio dedicato esclusivamente alla funzione SI non basta a
supportare la tesi che gli imprenditori siano consapevoli dell’importanza del
SI. E’ significativo anche il numero dei dipendenti all’interno dell’ufficio SI:
mediamente vi lavora una sola persona a tempo pieno, assistito da una se-
conda persona impiegata parzialmente. Sembra dunque che al SI venga as-
segnato dalle piccole imprese un ruolo di semplice supporto, dunque pret-
tamente operativo. Tuttavia l’assenza di una struttura aziendale dedicata ai
sistemi informativi e la scarsità delle competenze interne, può essere in par-
te mitigata dalla presenza di consulenti esterni che curano le strutture e i
processi specifici dell’IT.
16
Ricorso ai consulenti esterni per la gestione dei SI
6%
14%
20%
26%
34%
0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40%
Molto alto
Alto
Nullo/Molto Basso
Basso
Medio
Fonte: analisi Cetic 2001
Nel 54% dei casi le piccole imprese
4
ricorrono all’aiuto dei consulenti per la
gestione dei Sistemi Informativi in misura medio alta, e spesso il consulente
è l’unica figura a cui viene effettivamente delegata tale gestione.
Le ragioni che possono portare l’azienda a questa decisione sono in sostan-
za due
5
:
ξ L’attività di gestione del SI non è ritenuta strategica e quindi si preferisce
esternalizzarla per concentrare le risorse interne sullo svolgimento delle
attività legate al core business.
ξ L’azienda non dispone di competenze tecniche interne per la gestione ef-
ficace del SI, quindi preferisce affidare tale attività all’esterno piuttosto
che formare il proprio personale o acquisirne di nuovo.
4
Fonte: Osservatorio ePmi - Cetic 2001
5
Fonte: Osservatorio ePmi - Cetic 2001
17
Il ruolo attribuito al SI nelle piccole imprese, sulla base della teoria di Anthony
(1965)
6
, che classificava le attività aziendali tipicamente svolte
dall’organizzazione in tre categorie gerarchicamente organizzate: strategiche,
tattiche e operative, sembra essere soprattutto strategico.
Fonte: Cetic 2001
Questo significa che non sempre viene dato al SI un ruolo di mera automazione
dei processi amministrativi e operativi, ma lo si considera strategico per lo svi-
luppo futuro dell’azienda. In ogni caso Qualunque sia il ruolo riconosciuto al SI,
nella maggioranza delle piccole imprese è l’imprenditore ad occuparsene. La
spiegazione potrebbe essere duplice: da una parte l’inclinazione del piccolo im-
prenditore ad accentrare tutte le funzioni decisionali nella sua persona, quindi
anche quelle relative al SI, ricorrendo ove sia necessario alla consulenza ester-
na; dall’altra l’effettiva competenza dell’imprenditore in materia tecnologica che
lo rende autonomo nella gestione delle attività legate al SI. Un’altra spiegazione
potrebbe essere che si tratta di realtà poco informatizzate.
6
Fonte: Osservatotio ePmi – Cetic 2001
Attività Aziendali Orrizzonte Temporale Propietà di base Ruoli coinvolti
Strategiche Lungo Termine
Orientamento al-
l'esterno. Scarssa
regolarità e strut-
turabilità
Alta direzione e
staff
Tattiche Medio Termine
Ripetitività. Com-
pletezza. Sistema-
ticità
Direzioni fun-
zionali o di divi-
sione
Operative Breve Termine
Bassa diescrezio-
nalità. Facilità di
definizione delle
procedure
Personale ese-
cutivo
18
E’ altrettanto vero che all’aumentare della complessità del business e delle di-
mensioni aziendali è maggiormente sentita la necessità di una precisa defini-
zione di ruoli e funzioni, a cui attribuire differenti responsabilità decisionali. ge-
stione di realtà organizzative complesse comporta una maggiore strutturazione
dei ruoli e delle funzioni che portano ad una organizzazione Nelle medie impre-
se questo è dimostrato dalla presenza di due figure distinte quali il responsabile
del SI (Chef Information Officier) e l’imprenditore (Chief Executive Officier). La
gerarchica più definita, rispetto alle piccole imprese. Quindi non è più il
management ad occuparsi del SI, ma viene delegato a un altro ruolo con cui in-
trattiene rapporti diretti o indiretti. Al crescere delle dimensioni aziendali au-
menta anche la consapevolezza del management dell’importanza di una corret-
ta ed efficace gestione dell’informazione aziendale. Tale consapevolezza con-
duce le aziende alla istituzione di uffici dedicati a svolgere il ruolo di supervisore
del flusso informativo e dell’infrastruttura tecnologica a supporto. Una scelta di
questo tipo potrebbe anche essere dovuta al rischio legato alla perdita
dell’autonomia decisionale dell’impresa sulle proprie scelte informatiche, causa-
ta dal crescente potere contrattuale del fornitore di servizi IT. Infatti le medie
imprese ricorrono molto spesso ai consulenti esterni per la gestione del SI. E’
evidente che l’importanza e la strategicità attribuita al SI dalle medie imprese è
elevata.
19
4.3.2 Le PMI e i sistemi informativi automatizzati
Il concetto di Sistema Informativo (SI) non si riferisce unicamente agli strumenti
hardware e software necessari ad automatizzare alcune attività ma, in senso
più ampio, all’insieme di tutti gli elementi, quali dati, persone, ruoli, procedure,
infrastruttura tecnologica e principi che in qualche misura interagiscono con le
informazioni gestite in una data organizzazione. Nel momento in cui un’azienda
decide si supportare il proprio SI tramite l’utilizzo di tecnologie avanzate, la scel-
ta della tipologia di software da adattare è fondamentale. Infatti una corretta au-
tomazione delle procedure informatiche consente di disporre di maggiori infor-
mazioni, aggiornate in tempo reale e provenienti da diverse aree dell’azienda,
elevando così la qualità del supporto informatico necessario al management
nell’assumere decisioni. D’altra parte l’adozione di un nuovo SI non è proprio
indolore dal punto di vista economico: le PMI devono tener conto sia dei costi
preventivabili, relativi all’acquisto dell’applicativo software e alla formazione del
personale, sia di oneri più difficilmente determinabili, legati al cambiamento or-
ganizzativo che inevitabilmente si affronta. Oggi le PMI si trovano nella condi-
zione di dover scegliere tra un sistema gestionale mirato all’automazione di
procedure tipiche di una specifica funzione aziendale, oppure ricorrere ad un si-
stema integrato di gestione (ERP). Questa seconda tipologia di sistema infor-
matico è definito come un applicativo software integrato e customizzabile che
include soluzioni di business per i processi chiave, in grado di gestire in modo
integrato i fabbisogni informativi di un’azienda in tutte le principali aree gestio-
nali.