Introduzione
5
Introduzione
L’oggetto della presente tesi è il dibattito intorno al sistema elettorale
utilizzato in Italia nel 2006 e nel 2008, la cui funzionalità continua ad
essere ancora oggi un tema di scottante attualità.
Come è noto dopo aver utilizzato per circa 45 anni lo stesso sistema
elettorale, l’Italia a partire dagli inizi degli anni ’90 ha introdotto una serie
di riforme tra le quali le più significative sono state il cosiddetto
“Mattarellum”, introdotto dal democristiano Sergio Mattarella il 4 agosto
1993, il quale auspicava la diminuzione del numero dei partiti, il
rafforzamento della forza parlamentare e di governo a discapito della
partitocrazia
1
; l’altra riforma elettorale che ha suscitato molte critiche è
stato il cosiddetto “Porcellum”, varato nel 2005 dal leghista Roberto
Calderoli, il quale prevede il ritorno ad un sistema proporzionale senza
indicazione di preferenza e con premi di maggioranza diversificati,
nazionale per la Camera e regionali per il Senato, i seggi quindi vengono
attribuiti alle liste secondo l’ordine di presentazione dei candidati deciso
dagli stessi partiti, come afferma il Prof. Pasquino: “questa legge[…], è
stata voluta, formulata e approvata dalla Casa delle Libertà, con intenti
chiaramente difensivi. Il Mattarellum avrebbe comportato, secondo gli
strateghi elettorali della Casa delle Libertà, una sicura ed ampia sconfitta
nelle elezioni del 2006”
2
.
Il dibattito, oggetto principale del lavoro svolto, è scaturito proprio come
conseguenza del “Porcellum” e ha trovato come denominatore la proposta
1
G. Maranini, Storia del potere in Italia, Milano, Corbaccio, 1995, p. 411.
2
G. Pasquino, I sistemi elettorali, Bologna, Il Mulino, 2006, p. 73.
Introduzione
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di referendum avanzata dal Comitato Referendario Segni e Guzzetta oltre
che nel controverso risultato delle elezioni politiche del 2006.
Il lavoro è stato strutturato essenzialmente in tre diverse parti.
Si è iniziato cercando di definire cosa è un sistema elettorale e si è
proseguito analizzando i vari sistemi elettorali presenti nelle principali
democrazie europee, descrivendone i pregi e i difetti.
Nella seconda parte, invece, si è passati ad una sintetica descrizione dei
sistemi elettorali utilizzati per le elezioni del Parlamento italiano dalla
Prima Repubblica fino al termine della XV Legislatura, e sui risultati da
essi forniti. È stata analizzata la legge elettorale che ha mutato il quadro
politico all’indomani della nascita della “Seconda Repubblica”, ovvero la
legge Mattarella, di impianto maggioritario, che ha immesso nel sistema
politico italiano il bipolarismo e l’alternanza di coalizione.
È stata, inoltre, analizzato il rapporto tra cittadini e politica e la proposta
dei partiti che è stata offerta nelle tornate elettorali che vanno dal 1994 al
2006; durante questi anni si è avuta la possibilità di scelta tra due proposte
alternative che si sono caratterizzate per una forte polarizzazione tra gli
schieramenti di centro-destra e di centro-sinistra, e per una forte
personalizzazione della politica attorno ai suoi leader principali.
La terza parte inizia con l’analisi della legge elettorale del dicembre 2005
varata dall’allora ministro Roberto Calderoli, si è analizzata tale legge, ne
sono stati evidenziate le caratteristiche principali e le varie critiche emerse
in seguito alla sua prima messa in opera.
Con la legge n. 270/05, si è passati da un sistema elettorale
prevalentemente maggioritario con collegi uninominali, ad un sistema
elettorale proporzionale “spersonalizzato” con premio di maggioranza.
Introduzione
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Successivamente viene presentato il dibattito nato in seguito all’indizione
del referendum elettorale abrogativo dell’attuale legge elettorale, la n.
270/05; in tale parte, si sono delineate le varie posizioni, pro e contro tale
referendum, e sulle proposte di modifica del cosiddetto “Porcellum”.
A tal proposito, sono state analizzate le varie proposte di cambiamento
dell’attuale legge elettorale, che vanno in diverse direzioni: dalla proposta
di un sistema maggioritario a doppio turno francese, all’ipotesi di un
sistema proporzionale sul modello spagnolo, o misto sul modello tedesco.
Oltre ai modelli elettorali alternativi, sono state anche analizzate le bozze
presentate nel corso della XV legislatura, come alternativa al referendum,
da esperti ed esponenti politici, descrivendone i dettagli e le posizioni
espresse in merito alla loro attuazione o meno, nel sistema politico italiano.
Abbiamo ricostruito il dibattito utilizzando come fonte l’archivio della
rassegna stampa della Camera dei Deputati, considerandolo come il più
completo ed il più attendibile.
Gli anni considerati sono quelli che vanno dal 2000 al 2008. Abbiamo così
censito circa 600 articoli pubblicati dai quotidiani italiani di partito e non,
in tale periodo aventi per oggetto il dibattito sviluppatosi intorno alla legge
elettorale ed al referendum.
Tali articoli sono stati analizzati considerando la loro consistenza numerica
nei vari anni, il tipo di quotidiano che li ha pubblicati, gli autori, aspetti del
loro contenuto.
Capitolo 1 Sistemi elettorali nelle moderne democrazie
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CAPITOLO PRIMO
Sistemi elettorali nelle moderne democrazie
Premessa
La prima parte del lavoro tratta inizialmente la definizione di sistema
elettorale, vengono delineate tutti i requisiti affinché si possa parlare di
sistema elettorale.
Di seguito vengono esaminate le varie formule elettorali utilizzate nei vari
sistemi facendone una elencazione e descrivendone le caratteristiche e le
conseguenze del loro utilizzo nei sistemi elettorali.
Successivamente vengono analizzati i sistemi elettorali presenti in alcune
democrazie contemporanee, ossia in Australia, Canada, Francia, Gran
Bretagna e Stati Uniti. In seguito, viene proposta una distinzione tra i paesi
a sistema proporzionale (Irlanda, Germania, Spagna, Strasburgo), per
arrivare alla descrizione dei principali sistemi misti, dei quali un esempio
significativo è rappresentato di certo dal sistema presente in Giappone.
1.1 L’universo dei sistemi elettorali nelle
democrazie contemporanee
Per sistema elettorale si intende un complesso di regole e una
combinazione di varie procedure che mirano a consentire l’efficace
traduzione dei voti espressi in seggi o in cariche. (cit. Pasquino G., “I
sistemi elettorali”, Bologna, il Mulino, 1997).
Ogni sistema elettorale costituisce un filtro tra la società e la politica. I
sistemi elettorali sono strumenti le cui conseguenze non possono mai essere
Capitolo 1 Sistemi elettorali nelle moderne democrazie
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completamente previste e padroneggiate, per questa loro flessibilità
raramente sono costituzionalizzati, ossia inseriti nelle costituzioni scritte.
La specificazione maggiormente necessaria riguarda la distinzione tra la
formula elettorale e il sistema elettorale:
- la formula elettorale si riferisce soltanto al meccanismo di traduzione
di voti in seggi: maggioritario semplice, maggioritario a doppio turno
e le diverse varianti del proporzionalismo;
- il sistema elettorale concerne, anche, il ridisegno delle circoscrizioni,
l’esistenza o meno delle preferenze, l’eventuale introduzione delle
primarie, la disciplina dell’informazione politica e della propaganda
elettorale, un controllo efficace accompagnato da sanzioni sulle
modalità di finanziamento dei partiti e sul loro stato patrimoniale.
Elementi fondamentali di un sistema elettorale, oltre alle formule elettorali,
sono il corpo elettorale e l’esercizio del diritto di voto
3
:
- il corpo elettorale è dato in Italia dai cittadini che hanno raggiunto la
maggiore età (18 anni) e che sono iscritti nelle liste elettorali. Non
tutti i maggiorenni sono ammessi a partecipare a tutte le varie
elezioni politiche poiché per l’elezione del Senato è richiesto un
limite d’età più alto (25 anni);
- il diritto di voto può essere limitato ai sensi dell’art. 48 della
Costituzione il quale afferma che: “[…] Il diritto di voto non può
essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza
penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla
legge.
4
”. Il voto è “personale” (non è delegabile); è “eguale” (ogni
3
Per approfondimenti vedi Pasquino G., “I sistemi elettorali”, Bologna, il Mulino, 1997.
4
Per approfondimenti vedi “La Costituzione della Repubblica Italiana”, in www.quirinale.it.
Capitolo 1 Sistemi elettorali nelle moderne democrazie
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voto conta per uno; non è ammesso il voto plurimo conosciuto
invece in altri ordinamenti); è “libero” nel contenuto (ma l’esercizio
del diritto di voto è un “dovere civico”), è “segreto” (vi è l’obbligo
per le autorità di predisporre garanzie per la segretezza
dell’espressione elettorale a tutela della libertà del voto). Il diritto di
voto rientra fra i diritti politici del cittadino.
Per quanto riguarda le formule elettorali se ne possono distinguere tre tipi
generali
5
:
1. formule che richiedono la maggioranza assoluta dei suffragi espressi
per l’attribuzione del seggio;
2. formule che prevedono la maggioranza relativa;
3. formule che attribuiscono i seggi sulla base di una determinata
proporzionalità relativamente ai voti espressi.
Le formule a maggioranza assoluta (majority), sono le più rare nelle
elezioni per i Parlamenti nazionali. Concretamente viene usata in un solo
caso, l’Australia; questo tipo di formule vengono scarsamente usate perché
possono produrre situazioni di stallo nelle quali nessun partito o candidato
riesce a vincere un dato seggio.
Diversa è la situazione delle formule plurality, cioè quelle formule che
consentono l’assegnazione del seggio grazie al conseguimento della
maggioranza semplice.
Per quanto riguarda le formule proporzionali, queste si basano sul principio
comune che i seggi devono essere attribuiti ai partiti in proporzione alla
percentuale di voti ottenuti e che devono variare di conseguenza: più voti
più seggi, meno voti meno seggi. La formula proporzionale è
5
G. Pasquino, I sistemi elettorali, Bologna, il Mulino, 1997, p. 11.
Capitolo 1 Sistemi elettorali nelle moderne democrazie
11
prevalentemente applicata in circoscrizioni plurinominali (in circoscrizioni
che eleggono contemporaneamente più rappresentanti).
Il proseguimento seguito per l’attribuzione dei seggi si snoda attraverso
alcuni passaggi:
1. il punto di partenza è costituito dalla determinazione del numero dei
voti validamente espressi nella circoscrizione considerata;
2. questa cifra elettorale viene suddivisa per il numero dei seggi da
attribuire ottenendo in questo modo il quoziente elettorale;
3. si determina la cifra elettorale di lista, cioè il numero di voti ottenuto
da ogni lista;
4. si calcola quante volte il quoziente elettorale si rapporta alla cifra
elettorale;
5. possono anche venire utilizzati i voti non risultati utili per la
conquista di un seggio che vengono definiti resti.
La determinazione del quoziente elettorale e la distribuzione dei resti
costituiscono l’operazione di distribuzione dei seggi, che viene effettuata
tramite 4 varianti:
1. formula d’Hondt;
2. formula di Sainte-Laguë;
3. formula Hare;
4. formula dei resti più alti.
1.1.1 Formula d’Hondt
6
La formula d’Hondt, fu inventata e descritta per la prima volta, dallo
studioso belga Victor d’Hondt, nel 1878. È un metodo matematico per
6
G. Pasquino, I sistemi elettorali, Bologna, il Mulino, 1997, p. 16.
Capitolo 1 Sistemi elettorali nelle moderne democrazie
12
l’attribuzione dei seggi nei sistemi elettorali che utilizzano il metodo
proporzionale.
Questo sistema prevede che si dividano i totali di voti delle liste per 1, 2, 3,
4, 5 e così via fino al numero di seggi da assegnare nel collegio, e si
assegnano i seggi in base ai risultati, in ordine decrescente fino ad
esaurimento dei seggi da assegnare.
Tale metodo è stato adottato in numerosi paesi, tra cui ben 11 dei 27
dell’Unione Europea (Austria, Belgio, Bulgaria, Finlandia, Irlanda, Paesi
Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna), la Croazia,
la Svizzera, la Turchia, Israele e anche la piccola Repubblica di San
Marino.
1.1.2 Formula di SainteLaguë
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La formula Sainte-Laguë, detta anche metodo della media più alta
(equivalente al metodo di Webster), o anche metodo del divisore con
arrotondamento standard, è una modalità di assegnamento dei seggi in
modo proporzionale per le assemblee rappresentative a seguito di elezioni.
Il metodo prende il nome dal matematico francese André Sainte-Laguë.
Questo metodo è strettamente relazionato al metodo d’Hondt, anche se
senza il favoritismo espresso verso i partiti maggiori che esiste in
quest’ultimo metodo.
Il metodo Sainte-Laguë è utilizzato in Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia,
Danimarca, Bosnia e Erzegovina, Lettonia, Kosovo, Amburgo e Brema. È
anche stato utilizzato in Bolivia nel 1993 e in Polonia nel 2001.
7
G. Pasquino, I sistemi elettorali, Bologna, il Mulino, 1997, p. 18.
Capitolo 1 Sistemi elettorali nelle moderne democrazie
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1.1.3 Formula di Hare
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La formula Hare è un metodo matematico per l’attribuzione dei seggi nei
sistemi elettorali che utilizzano il metodo proporzionale.
È uno (il più rappresentativo) dei possibili metodi detti “del quoziente e i
più alti resti”, che stabilisce la quota di voti che bisogna raggiungere per
ottenere un seggio. Tale metodo può essere spiegato suddividendolo in due
sottometodi:
1. metodo della quota;
2. metodo dei resti più alti.
Metodo della quota: si utilizza la formula:
Q = (V/N) dove:
Q = quoziente di Hare,
V = voti degli elettori,
N = numero di seggi,
si determina il coefficiente Q che servirà a stabilire il numero di voti
necessari per ottenere un seggio.
Quindi se un partito ottiene X voti, tramite la formula N = X / Q si
potrà calcolare il numero di seggi da assegnare. Il risultato di N è, spesso,
un numero non intero e la parte decimale rappresenta il numero di seggi
che non vengono assegnati col metodo della quota.
8
G. Pasquino, I sistemi elettorali, Bologna, il Mulino, 1997, p. 18.