1. Introduzione alla diagnostica delle macchine elettriche
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Chiaramente nella pratica quotidiana il confine tra monitoraggio e diagnostica non è ben
marcato in quanto possono esserci dei monitoraggi limitati nel tempo che però danno
informazioni sufficienti a prendere delle decisioni sul da farsi, mentre possono esserci
diagnostiche prolungate nel tempo ad intervalli regolari per speciali macchine elettriche.
Bisogna tuttavia mettere in evidenza il fatto che monitoraggio e diagnostica non sono
misure nel senso proprio del termine, poiché il misurando varia nel tempo e le serie di
misure ricavate da queste procedure non sono dei valori numerici indipendenti
dall’oggetto in prova, ma il più delle volte sono delle stime numeriche su dei parametri.
I parametri utilizzati nell’analisi dell’apparecchiatura non fanno parte di un processo
univoco, poiché comunque questo procedimento di monitoraggio e diagnostica sulla
macchina elettrica in questione deve tenere conto dell’esperienza conseguita su tale
tipologia di apparecchiatura e sulla conoscenza del suo progetto e della sua
realizzazione costruttiva.
Se si considerano le pubblicazioni scientifiche in materia di diagnostica edite negli
ultimi anni si osserva un fiorire di tecniche diagnostiche, ottimizzate per l’una o l’altra
apparecchiatura elettrica, che si basano su principi diversi oppure su valutazioni diverse
del medesimo fenomeno e a queste pubblicazioni spesso si associano produzioni di
strumentazione di varia natura, non sempre conformate ad hoc sulle esigenze del cliente,
ma piuttosto atte a soddisfare le esigenze commerciali di chi le vende.
L’attività di ricerca sulle scariche parziali è un settore ancora aperto, nel quale i prodotti
hardware e software sviluppati non sempre risultano affidabili oppure risultano
attendibili per una determinata categoria di apparecchiature elettriche, mentre per altre
categorie non risultano addestrati a riconoscere scariche parziali di diversa natura (
come ad esempio il sistema che valuteremo in questo lavoro ).
In ogni caso, allo stato attuale della ricerca, non esistono tecniche diagnostiche che
riescano ad avere valenza generale di rilevazione delle scariche parziali per ogni
tipologia d’apparecchiatura elettrica.
In questo lavoro si sono dapprima analizzate le tecniche di rilevazione di scariche
parziali già affermate in passato e si è poi analizzato un sistema digitale di rilevazione
delle scariche parziali in banda ultra larga su trasformatori monofase e trifase isolati in
resina epossidica.
1. Introduzione alla diagnostica delle macchine elettriche
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1.2 LE DEFINIZIONI PRINCIPALI
Il significato dei vari termini usati nelle misure diagnostiche è elencato in alcune
definizioni principali.
Il malfunzionamento di un sistema elettrico o di un’apparecchiatura elettrica è un difetto
nel normale funzionamento del medesimo, tale da non impedirne comunque l’utilizzo.
Il guasto di un sistema elettrico o di un’apparecchiatura elettrica è la condizione di
inibizione al normale funzionamento degli stessi.
Esso può essere di tre tipi:
catastrofico
improvviso
latente .
La degradazione di un sistema elettrico o di un’apparecchiatura elettrica è una
deviazione di una o più proprietà degli stessi che non preclude il normale utilizzo del
sistema o apparecchiatura, ma che a lungo termine potrebbe sfociare in un guasto
improvviso.
Il componente guasto è la parte del sistema elettrico o apparecchiatura elettrica che è
interessata da un guasto e quindi deve essere riparata o sostituita al fine di poter
utilizzare il sistema o l’apparecchiatura in cui è inserito.
La rilevazione o identificazione del malfunzionamento/degrado è il processo attraverso
il quale si determina la natura degli stessi; la rilevazione inoltre può essere eseguita
anche con mezzi non diagnostici, poiché può risultare casuale o evidente ai sensi umani.
La localizzazione del malfunzionamento/degrado è l’identificazione spaziale del sito
causa dei medesimi.
La quantificazione del malfunzionamento/degrado è la determinazione di un parametro
numerico o letterale che renda conto della pericolosità del fenomeno all’interno del
sistema elettrico o apparecchiatura elettrica in esame.
La stima della vita utile dell’apparecchiatura elettrica è il risultato di un processo
diagnostico basato su una serie di valutazioni in merito a malfunzionamenti/degradi
delle parti costituenti la stessa.
1. Introduzione alla diagnostica delle macchine elettriche
pag. 24
1.3 LO SCOPO DELLA DIAGNOSTICA
Il fine ultimo della diagnostica su di una apparecchiatura elettrica può essere riassunto
brevemente in 4 punti:
Identificazione dei malfunzionamenti del sistema;
Prevenzione dei guasti distruttivi;
Riduzione dei costi per fuori servizio dell’apparecchiatura;
Programmazione degli interventi di manutenzione e sostituzione delle
apparecchiature.
Allo scopo di scegliere la migliore tecnica diagnostica da adottare per l’apparecchiatura
in esame con il fine ultimo di essere meno costosa possibile, è necessario seguire le
seguenti regole:
Individuazione delle principali cause di malfunzionamento/degrado e delle
principali cause di guasto;
Analisi accurata e minuziosa del progetto del sistema o apparecchiatura allo
scopo di individuare i componenti maggiormente soggetti a
malfunzionamenti/degrado e guasti;
Analisi statistica dei guasti e delle cause di guasto in relazione alla installazione
ed al particolare impiego;
Individuazione degli effetti fisici conseguenti alla presenza di malfunzionamenti
o degradi e della relazioni tra questi e l’intensità del fenomeno;
Individuazione dei metodi di rilievo dei fenomeni fisici correlati alla presenza
dei malfunzionamenti/degradi;
Valutazione dell’affidabilità della misura e della incertezza derivante
dall’influenza di sorgenti di segnale esterne all’oggetto in prova;
Individuazione di metodi alternativi per effettuare misure sull’oggetto in prova,
allo scopo di ridurre l’incertezza legata alla singola prova;
Valutazione dei criteri attraverso i quali si andranno ad attribuire i vari
malfunzionamenti/degradi a partire dai risultati delle misure e dall’affidabilità
delle medesime;
Valutazione della possibilità d’estrapolazione di quantità non direttamente
rilevabili ma correlate alla natura ed all’intensità del malfunzionamento o
degrado, a partire da grandezze osservabili e misurabili;
Determinazione degli strumenti atti a ridurre il fattore umano nella stima dello
stato di degrado dell’apparecchiatura elettrica analizzata;
Analisi statistica dell’affidabilità dei criteri adottati nel calcolo della relazione
che intercorre tra stima di vita e guasti registrati.
1. Introduzione alla diagnostica delle macchine elettriche
pag. 25
Una volta adottata la tecnica diagnostica che segue le direttive elencate, può allora
essere deciso il tipo di misure diagnostiche da utilizzare, a seconda delle esigenze.
Esistono due tipi di diagnostica:
ON-LINE
OFF-LINE.
La diagnostica “ON-LINE” è il monitoraggio costante di alcune grandezze durante il
funzionamento dell’oggetto in prova, mentre la diagnostica “OFF-LINE” è il
monitoraggio di alcune grandezze caratteristiche dell’oggetto in prova ad intervalli di
tempo prestabiliti e mettendo fuori servizio l’apparecchiatura in prova.
Chiaramente non esiste una soluzione univoca e la scelta è dipendente oltre che da
fattori legati alle esigenze di diagnostica anche da esigenze di natura economica.
La diagnostica “ON-LINE” richiede una valutazione dei costi dell’apparecchiatura che
deve rimanere collegata all’oggetto in prova per lungo tempo.
La diagnostica “OFF-LINE” richiede una valutazione dei costi del fuori servizio
dell’apparecchiatura che deve essere disconnessa per effettuare le misure.
Come ultima osservazione nel caso di particolari misure diagnostiche che richiedano
procedure invasive ( componenti del sistema di misura all’interno del sistema stesso )
l’installazione di tali sensori deve essere prevista sin dal momento dell’ordine
dell’apparecchiatura ( per esempio i sensori di temperatura nei trasformatori ).
1.4 IL DEGRADO DELLE APPARECCHIATURE ELETTRICHE
Figura 1.4(1): Probabilità di guasto di un’apparecchiatura elettrica in funzione del tempo in servizio
Fonte: A. Kelly, M. J. Harris, “Management of Industrial Maintenance”, London 1978
Osservando attentamente la curva a vasca da bagno riportata alla pagina precedente
possiamo notare come la probabilità di scarica sia più elevata all’inizio ed alla fine della
vita utile delle macchine elettriche.
1. Introduzione alla diagnostica delle macchine elettriche
pag. 26
Ciò è dovuto al fatto che inizialmente possono influire, sulla probabilità di guasto, gli
errori nella progettazione e nella costruzione della macchina elettrica, mentre alla fine
della vita utile, il fattore che più influenza la probabilità di guasto, è il degrado
dell’apparecchiatura stessa. Nella parte centrale della curva la probabilità di guasto
dell’apparecchiatura è legata generalmente a fenomeni casuali come ad esempio
l’intervento di fattori esterni anomali, come possono essere ad esempio sovraccarichi,
cortocircuiti, ecc. Chiaramente per ogni macchina elettrica esisterà una propria curva di
probabilità di guasto a seconda delle caratteristiche intrinseche della stessa, inoltre non è
sempre ben definito il tempo in cui i difetti di progettazione e costruzione
dell’apparecchiatura, cominciano a non influire più sulla sua vita utile. Tanto meno noti
sono i tempi con cui la degradazione dei componenti della macchina in esame
cominciano a far sentire il loro peso nella probabilità di guasto della medesima. In
generale la parte più critica di un’apparecchiatura elettrica è l’isolamento dielettrico,
non solo per problemi legati alla tensione applicatagli,. ma anche dal punto di vista
termico ( si pensi a come influisce la temperatura sulle scariche parziali ). L’isolamento,
infatti, in assenza di imperfezioni costruttive, peggiora le sue qualità di isolamento
dielettrico e meccanico con legge esponenziale in funzione della temperatura. Il risultato
che si ottiene è l’indebolimento meccanico della macchina elettrica e quindi una
maggiore sensibilità alle sollecitazioni di natura elettrica, che in caso di eventi elettrici
anomali, aumenta la probabilità di cedimento del dielettrico della stessa.
L’apparecchiatura elettrica, qualora non sia affetta da zone di riscaldamento anomalo
oppure non vi siano in corso fenomeni degradanti di altra natura, ha nel Grado di Carico
o nel Fattore di Utilizzo dei buoni indici di previsione di guasto. In questo caso, dato un
monitoraggio continuo dei parametri interessanti al fine di determinare il degrado
dell’apparecchiatura e data l’esperienza fatta sulla medesima, cioè l’esperienza fatta
sulle sue caratteristiche intrinseche, di progettazione e di realizzazione, è possibile
stimare la vita residua dell’apparecchiatura anche in presenza di eventi elettrici anomali
dei quali si può tenere conto. Un esempio concreto dell’applicazione di questo criterio è
la misura di temperatura che viene fatta sui trasformatori in olio e a secco di grande
potenza, nei quali viene effettuato un monitoraggio continuo attraverso apparecchiature
dedicate che acquisiscono in modo continuo le temperature delle parti critiche
dell’apparecchiatura in questione e che in conformità a modelli matematici
standardizzati nelle normative internazionali stabiliscono la durata residua della
apparecchiatura. In ogni caso, come anticipato, la temperatura è una causa di degrado
degli isolamenti ma non è il solo fattore, infatti esistono cause legate alle sollecitazioni
di tipo meccanico e di tipo elettrico. Queste ultime sollecitazioni sono più gravose per la
macchina elettrica di quella termica e sono pure più difficili da rilevare. Bisognerebbe
verificare periodicamente che non vi siano danni permanenti o non sull’apparecchiatura
in esame dovuti alle sollecitazioni elettriche, meccaniche o termiche. Per quanto
riguarda le misure di tipo diagnostico, queste dovrebbero essere svolte da metà vita utile
dell’apparecchiatura in poi con frequenza variabile in funzione del
risultato delle misure precedenti, della curva di carico e del grado di carico della
macchina elettrica in questione.
1. Introduzione alla diagnostica delle macchine elettriche
pag. 27
1.5 LE PRINCIPALI TECNICHE DIAGNOSTICHE
L’importanza oggi della diagnostica sulle macchine elettriche è testimoniata
dall’innumerevole business che si è sviluppato attorno ad essa, data la sua condizione
strategica nella manutenzione delle macchine elettriche e nella loro sostituzione
preventiva allo scopo di evitare fuori servizio e quindi esborsi di danaro.
La diagnostica, infatti, non deve solo fornire informazioni su come stia funzionando la
macchina elettrica in analisi, quindi un semplice monitoraggio, ma dovrà fornire pure
una visione futura sul suo comportamento ed eventuale degrado.
La necessità, infatti, per industrie e laboratori è quella di capire se si debbano sostituire
oppure no delle apparecchiature elettriche prese in esame e quando farlo, in modo da
poterle sfruttare al massimo ed evitare che vengano meno nel momento del bisogno.
Ci sono tre tipi di approcci in questo senso e sono:
manutenzione su guasto
diagnostica “on condition”
diagnostica preventiva.
Per quanto riguarda la manutenzione su guasto, possiamo dire che può non esserci la
necessità di sostituire la macchina elettrica perché comunque da una sua fermata non
avremmo dei disagi economici e quindi la lasciamo funzionare finché si guasta e poi la
sostituiremo.
Per quanto concerne invece la diagnostica “on condition” , pensiamo ad un
monitoraggio continuo o a periodi prestabiliti di alcuni parametri significativi per il
normale funzionamento dell’apparecchiatura in esame e delle valutazioni fatte sulla
base di codesto monitoraggio.
La diagnostica preventiva o predittiva come generalmente viene chiamata, ha lo scopo
di prevedere il funzionamento di una macchina elettrica in analisi sulla base di una serie
di misure diagnostiche condotte tramite tecniche diagnostiche di varia natura, che ora
andremmo ad elencare brevemente.
1. Introduzione alla diagnostica delle macchine elettriche
pag. 28
Le tecniche diagnostiche più in uso per la diagnostica predittiva sullo stato di degrado
delle parti isolanti delle apparecchiature elettriche sono:
fattore di perdita o tan(δ)
La misura del fattore di perdita è una misura finalizzata alla stima del contenuto di
acqua all’interno di un dielettrico igroscopico e viene spesso richiesta nei trasformatori,
cavi ad isolamento carta e olio e nelle macchine rotanti;
indice di polarizzazione/depolarizzazione
Questa misura è volta alla stima del contenuto d’acqua all’interno di isolamenti in carta
e olio. In base a codesto contenuto varia la resistività dei materiali in analisi e
conseguentemente la costante di tempo di polarizzazione del dielettrico;
misura delle vibrazioni
La misura delle vibrazioni è una misura meccanica che si utilizza per le macchine
elettriche rotanti e serve all’identificazione di guasti meccanici ai cuscinetti,
deformazione organi rotanti o sbilanciamento delle masse in rotazione oppure rottura di
una o più sbarre rotoriche, ecc .
misura della risposta in frequenza ( FRA O SFRA )
La misura suddetta è una misura diagnostica utilizzata soprattutto nel campo dei
trasformatori. Tale misura è di tipo comparativo e serve a verificare che, nel corso del
tempo, non si siano formate, nella macchina, deformazioni permanenti degli
avvolgimenti;
misura delle scariche parziali
La misura delle scariche parziali, a differenza delle precedenti tecniche diagnostiche è
volta alla identificazione, all’interno del dielettrico di intensità di campo elettrico tali da
superare la rigidità dielettrica del materiale e portare conseguentemente a scariche
localizzate.
2. Introduzione alle scariche parziali
pag. 29
2. Introduzione alle scariche parziali
2. Introduzione alle scariche parziali
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(Questa pagina è stata lasciata intenzionalmente bianca)
2. Introduzione alle scariche parziali
pag. 31
2.1 LE SCARICHE PARZIALI
2.1.1 LE SCARICHE PARZIALI
Una scarica elettrica che non cortocircuiti completamente due elettrodi è chiamata
scarica parziale.
2.1.1.1 CLASSIFICAZIONE
Esistono sostanzialmente quattro tipologie di scariche parziali:
scariche interne
Figura 2.1.1.1(1): Scariche parziali interne
Fonte: Partial Discharge Detection in High-Voltage Equipment – F.H. Kreuger 1989
scariche superficiali
Figura 2.1.1.1(2): Scariche parziali superficiali
Fonte: Partial Discharge Detection in High-Voltage Equipment – F.H. Kreuger 1989
2. Introduzione alle scariche parziali
pag. 32
scariche per effetto Corona
Figura 2.1.1.1(3): Scariche parziali per effetto Corona
Fonte: Partial Discharge Detection in High-Voltage Equipment – F.H. Kreuger 1989
scariche ramificate ad albero
Figura 2.1.1.1(4): Scariche parziali ramificate ad albero
Fonte: Partial Discharge Detection in High-Voltage Equipment – F.H. Kreuger 1989
2. Introduzione alle scariche parziali
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2.1.1.2 TERMINOLOGIA
I termini che spesso vengono usati in letteratura per indicare queste scariche elettriche
sono:
ionizzazione
livello di ionizzazione
punto di ionizzazione
effetto corona (applicato a scariche interne)
non sono corretti e vanno evitati.
2.1.2 SCARICHE PARZIALI INTERNE
Esistono sostanzialmente due tipi di scariche parziali interne:
in cavità con gas
in cavità con liquidi.
2.1.2.1 SCARICHE PARZIALI INTERNE A CAVITA’ CON GAS
Figura 2.1.2.1(1): Curva di Paschen – Tensione di scarica in aria in funzione del prodotto
pressione per distanza tra gli elettrodi
Fonte: Partial Discharge Detection in High-Voltage Equipment – F.H. Kreuger 1989
2. Introduzione alle scariche parziali
pag. 34
La tensione alla quale avvengono le scariche parziali all’interno di cavità con gas
dipende dal campo elettrico nella cavità stessa e dalla tensione di scarica della
medesima.
E’ possibile calcolare il valore del campo per diverse configurazioni della cavità; se ad
esempio la cavità è piana, esso sarà normale alle linee di campo elettrico E varrà ε volte
quello nel dielettrico sano, mentre se la cavità è sferica esso varrà all’incirca
21
3
volte quello nel dielettrico.
Se la cavità è lunga e parallela al campo elettrico, E tende ad essere quello del
dielettrico sano.
La rigidità dielettrica della cavità dipende dalle sue dimensioni ed è governata dal tipo e
dalla pressione del gas presente nella cavità.
La tensione a cui avvengono le scariche parziali in una cavità delimitata da superfici
isolanti è la stessa che si avrebbe con elettrodi metallici equidistanti e si può ricavare
dalla curva di Paschen, che visualizza la tensione di scarica in funzione del prodotto
pressione del gas per distanza tra gli elettrodi.
Il tipo di gas e il valore iniziale della pressione nelle cavità non sono noti, tuttavia con il
tempo si porteranno a coincidere con quelle dell’ambiente circostante.
Pertanto per isolamenti in resina epossidica immersi in SF6, si trovano cavità contenenti
esafluoruro di zolfo, mentre per isolamenti in polietilene si trovano cavità contenenti
aria alla pressione atmosferica.
Si ricorda che il polietilene ha una rigidità dielettrica pari a 3,5÷7 [kV/mm].
Diversi fattori possono portare ad avere una rigidità dielettrica molto più bassa di quella
preventivata.
Le pareti della cavità potrebbero essere ricoperte di cariche statiche, lì depositate al
momento della formazione della cavità oppure in occasione di eventi di scarica parziale
precedenti; queste cariche statiche depositate possono causare una variazione della
rigidità dielettrica della cavità anche del 20 %.
Un lieve strato semiconduttivo può apparire sulle pareti delle cavità, cortocircuitandole
più o meno fortemente e questo può causare un considerevole aumento del campo
elettrico necessario a produrre la scarica.
2.1.2.2 INCLUSIONI
Le inclusioni sono corpi estranei che vengono a trovarsi nel dielettrico al momento della
sua formazione oppure in un secondo momento e possono essere ad esempio carta,
fibre tessili,ecc.
Queste inclusioni possono dare luogo a scariche parziali ad una tensione molto più
bassa che nel caso di gas o liquidi presenti in cavità interne al medesimo materiale.
La rigidità dielettrica si abbassa sempre dopo la prima scarica parziale.
2. Introduzione alle scariche parziali
pag. 35
2.1.2.3 SCARICHE PARZIALI INTERNE A CAVITA’ CON OLIO
Le cavità con olio si trovano tipicamente negli avvolgimenti dei trasformatori in olio e
nei cavi isolati in carta e olio oppure isolati in solo olio.
Per cavità che hanno direzione normale a quella di E , il valore del campo sarà
1
2
ε
ε
volte
quello nel dielettrico, dove 1ε è la costante dielettrica dell’olio, mentre 2ε è la costante
dielettrica del dielettrico solido sano.
Per cavità sferiche il rapporto vale
21
2
2
3
quella del dielettrico sano, mentre per
cavità parallele alle linee di campo elettrico E , sarà la stessa del dielettrico.
2.1.3 SCARICHE PARZIALI SUPERFICIALI
2.1.3.1 SCARICHE PARZIALI SUPERFICIALI IN ARIA
Le scariche parziali superficiali si verificano nel caso di presenza di componenti di
campo parallele alla superficie del dielettrico e sono presenti in regioni con elevato
campo elettrico E , come punte, curve ad angolo fortemente ottuso, saldature, sbavature
metalliche, ecc.
Se si trascura la in omogeneità del campo elettrico, la tensione d’innesco delle scariche
parziali superficiali seguirebbe questa legge:
i
ii
E
dEV (2.1)
dove è la lunghezza del tratto in aria,
i
E è la rigidità dielettrica del tratto in aria, d è
lo spessore del dielettrico.
Figura 2.1.3.1(1): Schema di principio per eventuale scarica parziale superficiale in aria
Fonte: Partial Discharge Detection in High-Voltage Equipment – F.H. Kreuger 1989