2
contemporaneamente nella tensione e nella corrente di un sistema
trifase.
L’oggetto della misura sono le armoniche provenienti da un inverter
trifase con controllo PWM che alimenta un motore asincrono caricato
da un freno. La scelta dell’inverter Omron SYSDRIVE3G3MV
proviene dall’esigenza di voler monitorare e controllare i principali
parametri durante l’acquisizione dei dati e di avere in ridotte
dimensioni la possibilità di simulare in un laboratorio il
funzionamento di apparati elettronici di potenza di uso pratico
nell’industria.
Una accurata analisi di mercato, mirata a soddisfare le specifiche dei
dati da analizzare con l’algoritmo, mi ha portato alla scelta di tre
sonde di tensione ( DP25 ) e di tre sonde di corrente ( A100 ) della
Chauvin-Arnoux con la migliore precisione per garantire che il valore
misurato fosse il più uguale possibile al valore vero.
Poiché il segnale proveniente dalle sonde subisce una conversione
A/D ho dovuto garantire il rispetto del teorema di campionamento:
campionando a 5 MHz ho realizzato tre filtri antialiasing con
frequenza di taglio a 10 kHz per limitare la banda del segnale delle
3
sonde di tensione. La scelta di questa banda è legata alla frequenza di
taglio del filtraggio passa-basso naturale delle sonde di corrente.
Data la necessità di calcolare la potenza di un sistema trifase ho scelto
delle schede di acquisizione che mi garantissero l’acquisizione su sei
canali contemporaneamente e con una elevata frequenza di
campionamento, quest’ultima rispetta l’idea intrinseca dell’algoritmo
di voler conoscere finemente il segnale e quindi l’armonica in esame
in un range di frequenza molto stretto. La scelta di due schede di
acquisizione PCI-6110E della National Instruments sincronizzabili e
che acquisiscono simultaneamente su 4 canali ha risolto entrambi i
problemi. La gestione dell’hardware per l’acquisizione avviene
attraverso un programma scritto in LabVIEW da me ideato dopo un
attento studio dell’hardware. Il programma restituisce due file di tipo
text contenenti i valori campionati rappresentanti, nell’istante di
campionamento, i segnali provenienti dalle sonde di tensione e di
corrente.
Questi due file vengono poi analizzati da un programma scritto in
linguaggio HiQ che ho usato per implementare l’algoritmo. Ho scelto
il linguaggio HiQ per le sue doti grafiche di rappresentazione dei
4
risultati e per la sua solidità derivante da linguaggi di programmazione
più affermati sui quali esso si fonda: il risultato è che l’utente in ogni
istante ha la percezione visiva che il programma sta funzionando e al
termine dell’esecuzione ha un’eccellente presentazione dei risultati,
tutto unito ad una discreta velocità computazionale.
L’inverter e ogni apparato del sistema di misura è stato verificato per
garantire la veridicità dei valori dichiarati dalle ditte costruttrici
attraverso una serie di prove realizzate con i più comuni strumenti di
laboratorio e spesso analizzando i risultati matematicamente.
Ho verificato l’algoritmo con vari set di dati acquisiti tra
alimentazione e inverter dopo un’accurata analisi dello spettro fase-
fase dell’ingresso e dell’uscita. I risultati dell’algoritmo possono
essere usati per:
1. quantificare il contributo di potenza dovuto alle armoniche
2. compensare gli effetti delle armoniche di corrente per garantire la
qualità della rete di alimentazione
3. minimizzare le armoniche in uscita dai convertitori.
Il naturale sviluppo dell’algoritmo è la costruzione di un
microprocessore destinato al controllo di macchine elettriche.
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CAPITOLO 2
GENERAZIONE DELLE ARMONICHE
DA SISTEMI DIGITALI DI CONTROLLO
2.1 INTRODUZIONE
Il presente capitolo tratterà delle principali tecniche di controllo
di un motore asincrono mettendo in luce i sistemi e le modalità di
funzionamento degli apparecchi del banco di misura da me analizzato.
Per avere una visione di insieme spiegherò in generale ( fig. 2.1) il
sistema per poi vedere in dettaglio all’interno di ogni singolo
paragrafo ogni apparato.
Power
Supply
Current feedback
Speed feedback
Fig 2.1: Schema generale di controllo di un motore asincrono
DRIVE
CONTROLLER
POWER
CONVERTER
MOTOR
SISTEMA
MECCANICO
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In tutti i moderni apparati di comando di un motore è richiesto un
preciso controllo della velocità, rotazione e posizionamento con
grande stabilità e rapida risposta nel tempo. Tutto ciò è garantito dagli
inverter dc – ac che lavorano con la tecnica del feedback.
All’interno del convertitore c’è un raddrizzatore per raddrizzare la
tensione trifase in una continua e un inverter che alimenta e comanda
secondo varie tecniche il motore. Poiché la corrente alternata del
convertitore non è sinusoidale, il circuito genera delle armoniche di
corrente che creano degli abbassamenti di tensione a monte del
raddrizzatore causando così una distorsione del power supply molto
fastidiosa per apparecchi alimentati dalla stessa rete. Anche l’uscita in
tensione e in corrente dell’inverter normalmente risulta non
sinusoidale peggiorando le prestazioni del motore. Il filtraggio delle
armoniche non è possibile se la frequenza di uscita varia in un ampio
range o se le armoniche di basso ordine hanno un’elevata ampiezza.
Quindi la tensione di uscita varia insieme alla frequenza per
mantenere sempre un giusto equilibrio: questo equilibrio è garantito
dalla tensione di controllo dell’inverter che con varie tecniche di
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modulazione regola le commutazioni dell’intero dispositivo. La
tecnica più usata è il PWM, che dà le migliori prestazioni se la
modulazione è corretta, altrimenti le armoniche introdotte possono
essere maggiori della fondamentale [1]. E’ tanto importante ridurre le
armoniche indesiderate per evitare surriscaldamenti del motore o
cattivi funzionamenti nella regolarità della rotazione, o diminuzioni
nella coppia del motore. Nello schema a blocchi il motor è un motore
asincrono e il sistema meccanico è il carico, nel mio caso
rappresentato da un freno.
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2.2 PWM
I convertitori a frequenza variabile sono l’interfaccia tra il
power supply e i motori ad induzione, e devono soddisfare i seguenti
requisiti [2]:
• devono stabilizzare la frequenza secondo la velocità di uscita
desiderata
• devono mantenere la tensione d’uscita per mantenere costante la
rotazione
• devono fornire una rated current in tutto il range di frequenze di
utilizzo.
ac dc ac
a
50 Hz (3-Ô)
Output
Fig 2.1: Schema di un convertitore
La fig. 2.1 mostra uno schema di base per descrivere il funzionamento
di un convertitore: la tensione alternata di alimentazione è convertita
in una tensione DC da un rettificatore che può essere controllato o no,
e poi c’è un inverter che invia tensioni e correnti al motore trifase
Rectifier Filter Inverter Motor
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regolabili in ampiezza e in frequenza. Questi convertitori sono
classificati secondo il tipo di raddrizzatore e inverter usato:
• PWM-VSI ( Pulse-width-modulated voltage source inverter ) con
diodo rettificatore
• Square-wave VSI ( Square-wave voltage source inverter ) con un
tiristore rettificatore
• CSI ( current source inverter ) con un tiristore rettificatore
La differenza tra VSI e CSI è che nel VSI la tensione d’ingresso
continua appare come una sorgente di tensione continua all’inverter
mentre nel CSI appare come una sorgente di corrente continua.
La fig. 2.2a descrive lo schema di un PWM-VSI con un diodo
rettificatore e la fig. 2.2b è lo schema di un square-wave VSI. In
entrambi gli schemi c’è una grande capacità che serve come sorgente
all’inverter in modo che quest’ultimo veda sempre un’impedenza
piccola alle frequenze di commutazione. I circuiti usati come
interruttori utilizzano le due tecniche di controllo PWM o ad onda
quadra. La fig. 2.2c rappresenta lo schema di un CSI dove il
convertitore è controllato dalla linea di tensione commutata; a causa
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Fig. 2.2: Classificazione dei convertitori a frequenza variabile
della grande induttanza nel collegamento dc l’inverter vede un
sorgente di corrente.
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E’ possibile usare tutti e tre i tipi di guida per motori generici ad
induzione, anche se la tendenza è di usare il PWM-VSI per potenze
superiori alle centinaia di hp.
La tecnica PWM sfrutta la modulazione a larghezza di impulso: si
genera una forma d’onda triangolare a frequenza prefissata che viene
confrontata con una tensione di controllo. La forma d’onda triangolare
impone la frequenza di commutazione degli interruttori e quindi va
scelta in relazione al tipo di interruttore che si utilizza, poiché la
tecnica PWM ha buone caratteristiche in termini di velocità di risposta
si usano MOSFET o IGBT per le commutazioni. Il confronto tra le
due forme d’onda avviene in un comparatore ( vedi fig. 2.3 e fig. 2.4 )
e si verifica che se:
A+ , B- ON
Vcontr >Vtri ⇒ allora VAB≡Vd
A- , B+ OFF
al contrario se,
A- , B+ ON
Vcontr< Vtri ⇒ allora VAB≡ -Vd
A+ , B- OFF
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Fig.2.3: Schema a blocchi del generatore di Vcontr
Fig. 2.4: Circuito di potenza del full-bridge
Generalmente il segnale di controllo è ottenuto amplificando l’errore,
cioè la differenza tra la tensione desiderata e il valore misurato
attraverso un processo di feedback. E la forma d’onda che si
manifesta è del tipo di fig. 2.5. In base al tipo di onda di controllo
esistono vari tipi di PWM, io andrò ad esaminare le tecniche di PWM
unipolare, dipolare e sinusoidale [4].
La tecnica bipolare sfrutta un segnale triangolare e lo confronta con
una segnale di controllo costante. Se indichiamo con D il duty-cicle
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Fig 2.5: Generazione della tensione di controllo
del ramo A, che varia tra 0 e 1 a seconda del valore di Vcontr esso può
esprimersi come:
D= Vcontr / Vtri
Noto D è noto anche VAn: poiché A+ e B- sono comandati dallo stesso
D, allora A- e B+ sono comandati dal complementare di D, allora:
VAn = DVd
E sul morsetto B, essendo comandato con un duty-cycle
complementare presenta una
VBn = (1-D)Vd
ciò è vis ibile in fig 2.6
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Fig. 2.6: PWM a modulazione bipolare
La V0 è pari a:
V0 = VAn – VBn = DVd – (1 – D)Vd
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Ciò ci permette di variare V0 tra +Vd ( quando D=1 ) e – Vd (quando
D=0 ), tale tecnica , poiché D = Vcontr / Vtri, , al variare di Vcontr nel
range di dinamica e al variare di D, fa si che V0 vari tra +Vd e – Vd.
La tecnica unipolare ( fig. 2.7 ) utilizza gli impulsi che provengono
dal confronto tra la triangolare e due tensioni di controllo per
comandare gli interruttori. Le due tensioni di controllo hanno stessa
ampiezza ma polarità opposta. Dal confronto tra Vtri e +Vcontr deriva la
sequenza di commutazione del ramo A, e analogamente dal confronto
tra Vtri e Vcontr quella del ramo B ottenendo la logica di fig. 2.7b e di
fig. 2.7c. Con questa tecnica si creano delle grandezze in uscita
indipendenti per ciascun ramo e gli impulsi VAn e VBn hanno valor
medio che dipende dal livello della Vtri rispetto alla Vcontr. La tensione
prelevata ai morsetti A e B, cioè VAB è la differenza istante per istante
tra VAn e VBn ( fig. 2.7d ):
Vo = VAB = VAn- VBn
La tecnica PWM unipolare ha una tensione in uscita che non assume
mai valori negativi, il suo profilo assume valori tra 0 e Vd. Poiché