1
Introduzione
“Un eroe non può essere eroe se non in un mondo eroico”
1
Ho voluto introdurre questo studio con la citazione di Nathaniel Hawthorne
perché mi pare appropriata al tema che viene affrontato in questa tesi, ovvero il
legame che un testo come Sir Gawain and the Green Knight
2
ha col contesto in
cui viene prodotto. Si tratta di un poema che ha come protagonista Gawain, uno
dei cavalieri più valorosi e leali della Tavola rotonda che però, in questo caso,
non si comporta da eroe come ci si aspetterebbe da un personaggio del suo
calibro bensì, attraverso le sue azioni, mostra di essere un uomo con le stesse
debolezze e gli stessi dubbi di quegli individui considerati comuni.
Questo studio è articolato in quattro capitoli e si muove su due direttrici
principali: da un lato ho cercato di indagare le caratteristiche stilistiche del testo e
dunque la lingua utilizzata, il verso ed in generale le sue origini, con particolare
attenzione alle motivazioni storiche e sociali che hanno fatto sì che il testo fosse
scritto nelle Midlands occidentali; dall’altro lato ho invece cercato di dimostrare
come Gawain non sia più quell’eroe medievale che è prima di tutto cavaliere e
cristiano, e come questa nuova immagine di uomo comune sia in realtà lo
specchio dell’Inghilterra del tardo medioevo.
Nel primo capitolo presento gli elementi fondamentali che caratterizzano il
racconto, in particolare quelli che hanno portato gli studiosi ad individuare il
luogo preciso in cui il Gawain-poet ha dato origine al testo e alle influenze
esterne che hanno arricchito l’opera di numerosi elementi della cultura celtica e
francese.
Sir Gawain and the Green Knight appartiene al genere dell’alliterative revival,
un movimento letterario che si diffonde in Inghilterra nel periodo che va dal 1350
1
Nathaniel Hawthorne, I diari.
2
Tutti i passi del poema riportati di seguito si riferiscono a Sir Gawain and the Green Knigh .L’edizione
Tolkien & Gordon, Oxford, (1955). Ogni passo riportato sarà associato ad una nota con la traduzione in
inglese moderno.
2
al 1500 circa e che presenta stretti legami con una lunga tradizione orale. Un
movimento che si è sviluppato grazie ai ‘baroni’ della letteratura, veri e propri
funzionari che governavano accanto al re e che occupavano alcune tra le cariche
più alte dello stato. Essi appartenevano alla gentry, ovvero la classe nobile locale
che aveva il potere perché proprietaria di grandi appezzamenti di terreno.
Nel considerare che il racconto sia uno specchio, o forse, una parodia della
società dell’epoca, è importante l’associazione che viene fatta tra i Cavalieri della
Tavola Rotonda ed un ordine cavalleresco formatosi in quel periodo ed ancora
oggi esistente, l’ Order of Garter. Si è infatti pensato che il Gawain-poet abbia
lavorato al servizio di uno dei baroni appartenenti all’ordine e per questo avesse
una buona conoscenza dei fatti che lo caratterizzavano.
Il secondo capitolo affronta uno dei temi più discussi nella storia critica del testo,
ovvero il ruolo che i personaggi femminili, Lady Bercilak, Morgana, Ginevra e la
Vergine Maria, assumono nel racconto. Tali personaggi vengono analizzati sia
singolarmente che all’interno di intrecci che fanno in modo che tutte siano in
qualche modo collegate tra loro. Interessante è la figura di Morgana, un
personaggio ‘virtuale’, assente dall’opera fino al momento in cui ci viene fatto
notare che è lei a muovere i fili della storia.
Lady Bercilak sarà la protagonista del terzo canto e anche del terzo capitolo di
questa tesi, in cui viene analizzato il gioco della tentazione tra la dama e Gawain,
e si esamina la struttura simmetrica del canto. Estremamente interessanti sono i
giochi di parole messi in atto dalla donna, ovvero dialoghi imperniati di doppi
sensi che creano comicità e allo stesso tempo mettono Gawain in profondo
disagio, elemento che subito mostra la debolezza di fondo di questo personaggio,
in quanto un vero eroe del medioevo sarebbe stato subito capace di gestire la
situazione. Vedremo come il canto è caratterizzato da un climax ascendente che
giunge al suo apice nell’offerta del pegno d’amore da parte di Lady Bercilak. Si
tratta del girdle, la cintura o fascia verde che sarà fonte della caduta, o meglio,
del fallimento del cavaliere.
La cintura verde è insieme al pentangolo uno degli oggetti simbolo del testo, e
3
costituiscono la chiave di lettura dell’intera vicenda. I loro significati sono
indagati nel quarto ed ultimo capitolo, dedicato proprio alla simbologia
medievale. In questa parte del mio studio entrano in gioco le componenti
fondamentali dell’intero racconto ovvero i valori cavallereschi e cristiani ai quali
Gawain non riesce a tenere fede. Tra essi spicca il concetto di trawþe, la lealtà
che lega a sé tutte quelle virtù di cui si fa simbolo il pentangolo, la stella
intrecciata, the endless knot che è presente sullo scudo e sul mantello del nostro
cavaliere.
Infine viene analizzata la confessione di Gawain, la riscoperta dei valori cristiani
e ciò che fa sì che quella confessione e quella riscoperta siano nulli in quanto il
nostro cavaliere mostra di avere più fede in un amuleto donatogli dalla donna che
lo ha ingannato piuttosto che nella figura di Dio. Allo stesso modo gli altri
cavalieri non riescono a trarre insegnamento dalle vicende vissute da Gawain
mostrandosi uomini indegni della stima e della notorietà che tutto il mondo
medievale gli riserva.
Ritornando alla citazione che ha aperto questa breve introduzione, attraverso
quest’analisi si cercherà di mostrare come Gawain non può più essere l’eroe dei
testi antichi perché la società si avviava a dei cambiamenti radicali, in cui anche i
valori morali e cristiani avrebbero assunto delle forme diverse.
4
Capitolo 1
Sir Gawain and the Green Knight e l’Alliterative Revival
Sir Gawain and the Green Knight è un poema lungo composto di 2530 versi
appartenente alla tradizione dell’alliterative revival. La sua storia unisce trame
che nella letteratura medievale sono solitamente distinte: da un lato il ‘gioco
della decapitazione’ e dall’altro lo ‘scambio dei doni’. L’avventura principale
nasce dalla sfida lanciata dal Cavaliere Verde ai cavalieri della Tavola Rotonda:
uno dei cavalieri della Tavola Rotonda deve riuscire a decapitare l’uomo a patto
che dopo un anno si sottoponga allo stesso destino. Gawain accetta la sfida e
durante la sua prima avventura si trova implicato in un altro ‘gioco’, quello dello
scambio dei doni con Bercilak, che lo vedrà protagonista della tentazione
amorosa della moglie del suo ospitante.
3
Si tratta di un racconto contenuto nel MS. Cotton Nero A. x, un manoscritto oggi
custodito dalla British Library che viene fatto risalire alla seconda metà del XIV
secolo, anche se sulla datazione e sulle origini dell’autore si sa in realtà molto
poco.
4
Il codice fu registrato agli inizi del XVII secolo come proprietà di un abitante
dello Yorkshire, Henri Saville di Bank. In seguito fu acquistato da sir Robert
Cotton, antiquario inglese e membro del parlamento, la cui collezione
comprendeva anche i Vangeli di Lindisfarne e l’unico manoscritto giunto sino a
noi del Beowulf. Il manoscritto venne portato alla luce solo durante l’epoca
vittoriana e da quel momento ha interessato la critica di tutto il mondo.
Oltre alla storia di Gawain, il Cotton Nero racchiude anche altri tre poemi:
Patience (La Pazienza), Cleanness o Purity (La purezza) e Pearl (La perla). I
primi due trattano temi biblici, Patience infatti rievoca le avventure del profeta
3
Cfr. Baugh-Malone, A literary history of England I: Middle ages, 2
nd
ed., Routledge & Kegan Paul,
Londra (1975) pp. 232-233
4
Cfr. Olsen, Kenna L. Cleanness: A Diplomatic Edition with Textual, Codicologial, and Paleographical
Notes. Publications of the Cotton Nero A.x. Project 1. Calgary: Cotton Nero A.x. Project, (2011).
(http://people.ucalgary.ca/~scriptor/cotton/projectnew.html)
5
ebraico Giona e di come abbia acquisito la virtù della pazienza, Cleanness tratta
il tema biblico della castità e di come l’immoralità umana sia punita da Dio.
Pearl meriterebbe un discorso a parte. Esso appartiene al genere medievale del
‘dream-poem’ che consiste nel racconto in prima persona di una visione
dell’altro mondo: in questo caso il protagonista è un mercante di gioielli che
dialoga con la sua perduta perla, la quale è metafora della figlia persa a soli due
anni.
Ciò che accomuna questi quattro componimenti, oltre al fatto di essere contenuti
nello stesso manoscritto e di essere stati probabilmente scritti dallo stesso
sconosciuto autore
5
, è la lingua in cui sono stati compilati: il dialetto della zona
delle Midlands occidentali.
Nell’Inghilterra di quegli anni, l’assenza di una lingua scritta riconosciuta a
livello nazionale ha fatto in modo che oggi ci si ritrovi di fronte a testi che
presentano una grande varietà linguistica. La prima fonte di tale diversità è la
presenza di numerose varianti regionali e locali. Si tratta di una caratteristica
propria del medio inglese in quanto gli autori dei secoli precedenti e successivi
seguivano degli standard nazionali, in contrasto con gli scrittori dei secoli XII,
XIII e XIV che nei loro testi utilizzavano la lingua parlata. Nella classificazione
di tali dialetti, gli studiosi tendono a seguire quella fatta da John Trevisa nel XIV
secolo che vede la divisione in tre macro-lingue “Southeron, Northeron, and
Myddel speche”, ovvero lingua meridionale, settentrionale, e centrale che, a loro
volta, sono suddivise in varianti occidentali ed orientali e presentano differenze a
livello fonologico, lessicale e nella flessione.
6
Particolarmente evidenti sono le differenze tra i dialetti nordici e quelli della
zona londinese. Infatti a nord sono state preservate caratteristiche dell’inglese
antico, come la massiccia presenza di termini scandinavi o l’utilizzo della /a:/ in
termini che nel sud del paese presentano una ‘o aperta’ /ɔ:/ . Ad esempio, parole
5
Sul tema della “common authorship” di questi testi mi soffermerò più avanti.
6
Burrow J.A. & Thorlac Turville-Petre. A book of Middle English (2
nd
edition), Blackwell publishers,
Oxford (1997) p.6
6
come bathe (bagno), twa (due) e wha (chi), utilizzate al nord, corrispondono a
bothe, two e who del sud.
Secondo alcuni critici il dialetto di Sir Gawain e degli altri poemi è quello del
Cheshire o del Lancashire. I fattori che danno credito a questa tesi sono vari:
(1) La conoscenza geografica che lo scrittore ha di questi luoghi: nella scena in
cui Gawain lascia il palazzo di re Artù per andare alla ricerca della Green Chapel
il poeta mostra una conoscenza dettagliata delle zone confinanti con il Galles
settentrionale e della penisola di Wirral. Si tratta dei versi 697-702:
Til þat he neȝed ful neghe into þe Norþe Waleȝ.
Alle þe iles of Anglesay on lyft half he haldeȝ,
And fareȝ ouer þe fordeȝ by þe forlondeȝ,
Ouer at þe Holy Hede, til he hade eft bonk
In þe wyldrenesse of Wyrale; wonde þer bot lyte
Þat auþer God oþer gome with goud hert louied.
7
Inoltre, alcuni ricercatori sostengono di aver identificato il Castello di Hautdesert
con Swithamley Grange, una tenuta che si trova nel Cheshire; la Green Chapel
invece pare sia la Lud’s Church, uno squarcio naturale tra le rocce presso il
villaggio di Flash, nel Derbyshire.
8
(2) Il vocabolario: molti termini utilizzati sono caratteristici del dialetto
settentrionale, e di quello parlato nelle Midlands settentrionali, si tratta dunque di
una zona di confine tra le già menzionate Northeron e Myddel speche, area che
include il Cheshire ed il Lancashire. Sebbene risulti complicato localizzare i
termini specifici usati nella suddetta area di confine, ne sono stati individuati due
che sono inesistenti negli altri dialetti parlati in questo periodo storico. Si tratta di
parole come kay ‘sinistro’ che si trova solo nel dialetto del Cheshire e nel
7
Per tutte le traduzioni che seguono mi sono avvalsa dell’aiuto del glossario a cura di Tolkien presente in
Sir Gawain and the Green knight, pp. 135-210. [trad. “finché non fu vicino al Nord del
Galles./L’arcipelago delle Anglesey era alla sua sinistra/ e oltrepasso il fiume attraverso il
promontorio/dove il terreno era sacro, finché non ebbe nuovamente raggiunto la riva/ del selvaggio
Wirral; lì vivevano solo quei pochi/che erano amati sia da Dio che dal buon cuore dell’uomo”]
8
Cfr. Armitage, Simone. Sir Gawain e il cavaliere verde. Ugo Guanda Editore, Parma (2007) pp. 7-12
7
Lancashire e misy ‘palude’ che è invece ristretto alla zona del Lancashire
meridionale. Riporto in seguito i versi in cui troviamo tali vocaboli:
Þe kay fot on þe fold he before sette, (v. 422)
9
Þurȝ mony misy and myre, mon al hym one, (v. 749)
10
Molti dei termini presenti esclusivamente nei dialetti di queste zone, come detto
in precedenza, hanno origine scandinava. Lo stesso kay ha origini danesi ed è
sopravvissuto nel Cheshire, sebbene non abbia raggiunto un utilizzo abbastanza
diffuso da farlo entrare nella lingua parlata corrente.
L’uso di termini di origine scandinava è legato a due fattori fondamentali. Da un
lato occorre ricordare che molti erano stati presi in prestito già dall’antico inglese
ed erano entrati a far parte della lingua comune. In questo caso la loro presenza
nel medio inglese è dovuta al semplice fatto che essi sono stati preservati nel
tempo. Dall’altro lato invece c’è una motivazione prevalentemente linguistica e
fonetica, ovvero essi erano più adatti all’allitterazione rispetto ad altre parole
inglesi. E allora troviamo termini che iniziano con sk-, come skayned (dall’antico
norreno skeina, bruciare) che non è presente in nessun altro contesto letterario
Inglese, e skyfted (dall’antico norreno skifta, alternanza), piuttosto che schyfted,
soltanto perché più adatti all’allitterazione, come si evince nei seguenti versi:
Ful skete hatȝ skyfted synne. (v. 19)
11
Þe skweȝ of þe scowtes skayned hym þoȝt. (v. 2167)
12
Lo stesso avviene per la ricerca di sinonimi di parole che esprimessero lo stesso
concetto di altre e allo stesso tempo fossero allitteranti. In questo modo sono
state utilizzate parole che altrimenti sarebbero andate perse. E allora tulk entra a
9
Gawain [Trad. “Per prima cosa poggiò il piede sinistro a terra”]
10
Gawain [Trad. “L’uomo solo attraverso paludi ed acquitrini”]
11
Gawain [Trad. “Da quel momento si alternarono velocemente”]
12
Gawain [Trad “Sembrava che le nuvole bruciassero le sporgenti rocce”]
8
far parte dei sinonimi di ‘uomo’, carþ come equivalente del verbo ‘parlare’,
cayre sinonimo del verbo andare.
13
(3). L’allitterazione: se mettiamo a paragone Sir Gawain con un'altra opera
contemporanea The Destruction of Troy noteremo delle differenze
nell’allitterazione, differenze che aiutano a circoscrivere la zona in cui Gawain è
stato composto. Infatti, laddove in Sir Gawain ‘wh’ allittera solitamente con il
suono originale ‘w’, in The Destruction of Troy ‘wh’ allittera con ‘qu’. Secondo
Tolkien questo elemento indica che Gawain è stato composto in una zona più a
sud rispetto al luogo della composizione dell’altro poema, solitamente indicato
come Midlands nord-occidentali. Tutto è legato alle trasformazioni che il suono
dell’antico inglese ‘hw’ ha subìto nel corso tempo. In questo contesto, la Riddle
Valley è considerata linea di demarcazione tra le due lingue, quella delle
Midlands settentrionali (che ha certamente subito l’influenza della lingua del
nord) e quella della Midlands occidentali. A nord della valle hw è stato soggetto a
metatesi diventando ‘wh’ ma perde il suono originale ed è pronunciato qu- [kw],
anche a sud della valle hw- è diventato wh– /w- per l’influsso della metatesi,
senza però perdere il suono originale [w-].
14
È difficile indicare una data esatta di compilazione del manoscritto ma gli
studiosi, tenendo conto della lingua e dei riferimenti sociali che esso contiene,
tendono a collocarlo tra il 1360 ed il 1395
15
. I poemi contenuti nel Cotton Nero
A.x sono dunque scritti nel momento più florido della composizione poetica
medievale oltre ad essere contemporanei alle opere dei massimi scrittori
medievali inglesi, quali Chaucer, Langland e Gower. In merito all’argomento
Spearing scrive:
“From about 1340-50 onwards we find, alongside the rhyming, metrical
poetry written in the South East by poets such as Chaucer and Gower, a
13
Tolkien, J. R. R. & Gordon ed. Sir Gawain and the Green Knight. Oxford (1955), pp. 125-128
14
Ibid, p. xxiii e Donka Minkova, Alliteration and Sound Change in Early English. In
<<Cambridge Studies in Linguistics>> 101 (2003), p. 311
15
Il primo ad indicare queste date è stato E.V. Gordon nella sua edizione di Pearl, Oxford (1953), p. xliv.
9
considerable number of poems, mostly anonymous, written in largely
unrhymed alliterative verse, and originating in areas more to the North and
the West”
16
Queste opere sono quindi compilate in una zona alquanto lontana dalla metropoli
londinese e dalle influenze culturali del momento, anche se indirettamente e in
maniera minima, ne subiranno l’influsso.
Prima di passare a parlare dei luoghi in cui ha avuto sviluppo l’alliterative
revival, occorre introdurre il genere e le sue caratteristiche.
1.1 The Alliterative Revival: il contesto letterario
L’Alliterative Revival è uno dei momenti più significativi della storia letteraria
del medio inglese, un movimento letterario che si diffonde a partire dal 1350 fino
al 1500 circa. L’uso dell’allitterazione era estremamente in voga nel periodo
precedente, quello Anglosassone. C’è però un lasso di tempo del quale non
abbiamo alcuna testimonianza scritta, si tratta degli anni tra la fine del XII secolo
e la seconda metà del XIV. Questo fattore ha indotto i critici a chiedersi se nel
1400 ci si trovi effettivamente di fronte ad un revival del genere allitterativo
oppure se durante il XIII secolo siano stati composti poemi che non sono giunti
sino a noi.
Se si dà uno sguardo ai primi anni del medio inglese notiamo una certa continuità
nell’utilizzo della tecnica poetica: basta analizzare il Brut di Laȝamonn (1190
circa), uno dei primi poemi a narrare le vicende di Re Artù e dei cavalieri della
Tavola rotonda, oppure il First Worcester Fragment,
17
anch’esso risalente alla
fine del XII secolo. Il primo è considerato il poema che più di tutti contiene
richiami alla poesia eroica dell’antico inglese: il tono non è quello omiletico o
popolare e non ha alcuno scopo ecclesiastico, al contrario è caratterizzato da una
vivida immaginazione ed è molto simile alla letteratura del periodo che segue la
16
Spearing, A.C. The Gawain poet, a critical study. Cambridge University press, London (1970), p.2
17
Brehe, K. Reassembling the First Worcester Fragment. In <<Speculum>> 65 (1990), p. 521
10
Conquista normanna.
18
Esso presenta anche punti in comune con Sir Gawain
and the Green Knight, come ad esempio le scene della caccia o quella
dell’armatura. .
Nonostante questi elementi di continuità, sono in molti a credere che non ci sia
alcun legame tra i due periodi letterari. Alcuni studiosi, in merito al First
Worcester Fragment, sono convinti che sebbene esso presenti la forma metrica
dell’antico inglese, esso non ne subisca alcuna influenza. Oakden ne parla nei
seguenti termini:
“It was evidently written by a Monk who yearned for a return to the glories
of the venerable Bede of Ælfric […]. A study on phraseology shows that the
writer knew nothing of the Old English poetic tradition, but was steeped in
the ecclesiastic and homiletic language of the Church. The importance of
this fragment, however, lies in the fact that it offers evidence of the survival
of the Old English metrical form without traces of the influence of the older
poetic diction.”
19
Non è tanto diverso il parere di Turville-Petre:
“The fourteenth century poets did not inherit a tradition of ‘correct’ verse
miraculously preserved, but instead they consciously – and by gradual
stages – remodelled a written tradition of alliterative composition that led
back only by the rather tortuous routes to Old English verse”
20
La principale fonte di continuità del verso allitterante, secondo Blake e Cable,
21
va ricercata nella prosa ritmica del momento. La proposta di Blake, oggi
accettata dai più, si basa sulla valutazione delle principali caratteristiche
stilistiche del Brut di Lagamon. Si tratta di elementi che assomigliano e talvolta
ripropongono le caratteristiche di opere in prosa scritte in uno stile ed un ritmo
18
Cfr. Oakden, Alliterative Poetry in Middle English: A Survey of the Tradition 2. Manchester (1937) e
Wyld, H.C. Laȝamonn as an English poet. In <<Review of English studies>> 6 (1930), p. 22
19
Oakden 1937, pp. 1-2
20
Thorlac, Turville-Petre. The Alliterative Revival, Cambridge (1977), p. 17.
21
Donka Minkova 2003, p. 15
11
che ricordano l’eredità delle opere allitteranti del germanico, come quelle di
Ælfric, che continuarono ad essere copiate durante il XVII secolo. Piuttosto che
essere interpretati come una continuazione dell’originale forma metrica
dell’antico inglese, questi testi di transizione sono considerati una forma
intermedia che viene detta ‘rhythmical alliteration’.
In questo contesto, non è importante tracciare la diretta discendenza del verso del
medio inglese in quanto nel XIV secolo ci si trova di fronte ad un nuovo tipo di
scritti la cui struttura allitterante è sicuramente il continuum di una tradizione
letteraria che è ormai diventata parte integrante della letteratura anglosassone.
Ad ogni modo, il Brut ed il Worcester Fragment, benché non siano dei
capolavori del genere, devono essere considerati importanti perché sono l’unico
legame che abbiamo col periodo che precede il revival, essi sono una sorta di
ponte che unisce le due forme di scrittura. Ciò non vuol dire che il XIII secolo sia
un periodo completamente privo di scritti interessanti. Infatti, esistono molte
satire popolari in forma breve, scritte in lingua inglese, francese e in latino che
pare siano state composte proprio a partire dalla metà del 1200. In realtà, non si
tratta di satire nel vero senso della parola ma piuttosto di poemi scritti con una
‘vena’ satirica rivolta agli abusi del tempo: eccessiva tassazione, corruzione a
corte, la lussuria, gli abusi della Chiesa cristiana, ecc.
22
Ci troviamo di fronte ad un tipo di letteratura impegnata che cerca di correggere i
comportamenti errati della società attraverso la messa in scena degli stessi.
Gran parte di queste satire presenta versi allitteranti, solitamente in rima e con
una struttura ben definita che ha stretti legami con quella delle opere del revival.
Le satire sono talvolta scritte con il verso lungo, ovvero un verso in cui,
diversamente da quello della poesia anglosassone, il ritmo è meno marcato e la
cesura tra le due parti, o emistichi, va quasi a scomparire.
23
Siamo alla vigilia del
revival e la presenza di questo genere popolare indica un evidente legame con il
nuovo movimento.
22
Oakden 1937, pp. 10-13.
23
Ibid. p. 14