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Premessa
Un gruppo di recettori nucleari, detti “recettori che attivano la proliferazione
perossisomale” (PPARs), è stato identificato negli ultimi dieci anni. Questi
recettori, appartenenti alla superfamiglia dei recettori nucleari, legano diverse
molecole, quali acidi grassi, eicosanoidi e numerose sostanze xenobiotiche
strutturalmente diverse, note come attivatori perossisomali.
Fino ad oggi sono stati identificati tre isotipi recettoriali relativi al gruppo dei
recettori PPARs: PPAR/α, PPAR/β-δ e PPAR/γ. Le tre isoforme del PPAR
posseggono profili funzionali e strutturali simili
(1)
.
Le patologie cardiovascolari dovute all’aterosclerosi costituiscono, attualmente,
una delle maggiori cause di mortalità e morbosità nel mondo. Nonostante i
notevoli progressi della medicina, infatti, gli attacchi di cuore dovuti alla
cardiopatia coronarica (causata dall’aterosclerosi delle arterie che trasportano il
sangue al cuore) e gli ictus (dovuti all’aterosclerosi delle arterie che trasportano il
sangue al cervello) provocano, annualmente un numero di morti che è 2 volte
maggiore rispetto a quello causato dal cancro e 10 volte maggiore rispetto a quello
causato da incidenti. I fattori di rischio associati allo sviluppo dell’aterosclerosi
includono l’ipertensione, il diabete, l’obesità, il fumo di sigaretta, ma il principale
è rappresentato dall’iperlipidemia.
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1.1. I PROLIFERATORI DEI PEROSSISOMI E I LORO RECETTORI
1.1.1. I proliferatori dei perossisomi (PP)
I “recettori dei proliferatori dei perossisomi” o PPAR (Peroxisomal Proliferator-
Activated Receptors) sono fattori di trascrizione nucleari appartenenti alla
superfamiglia dei recettori nucleari
(2)
. Come gli altri recettori nucleari, anche i
PPAR vengono attivati dal legame del recettore con il suo specifico ligando. In
particolare, i PPAR vengono attivati da ligandi definiti “proliferatori dei
perossisomi” (PP). Tale denominazione è stata introdotta per la prima volta da
Reddy e collaboratori
(3)
, ad indicare una classe eterogenea di composti chimici
capaci di indurre la proliferazione di particolari organelli definiti perossisomi, in
fegato di topo e di ratto. L’aumento del numero e delle dimensioni dei
perossisomi induce epatomegalia in seguito a iperplasia e ipertrofia degli
epatociti, nei quali si evidenzia un notevole incremento della β-ossidazione degli
acidi grassi
(4-6)
. Successivamente, vista la persistenza di queste alterazioni
morfologiche e metaboliche, si è dimostrato come questi agenti possono indurre
significativamente lo sviluppo di epatocancerogenesi. Studi epidemiologici
condotti sull’uomo con molecole di questo tipo e studi “in vivo” su epatociti
umani hanno evidenziato che tali agenti non portano a proliferazione dei
perossisomi né a quei fenomeni evidenziati nei roditori. Ciò è in accordo con
l’ipotesi che tali agenti non siano cancerogeni per l’uomo o, per lo meno, l’uomo
è sensibile solo ad alcuni degli effetti tossici esercitati dai PP
(7)
.
I PP possono essere sostanze normalmente presenti nell’organismo ( e vengono
considerati ligandi endogeni), come gli acidi grassi saturi (palmitico e stearico),
gli acidi grassi mono (oleico) e poliinsaturi (linoleico e arachidonico) e gli
7
eicosanoidi (leucotrieni, prostaglandine, acido idrossi eicosatretraenoico e acido
idrossi eicosapentaenoico) oppure sostanze di sintesi, molte delle quali utilizzate
da tempo come farmaci (Fig.1).
Tra le sostanze di sintesi possiamo citare:
• agenti terapeutici:
- farmaci ipolipidemici come i fibrati (bezafibrato, ciprofibrato, clofibrato,
fenofibrato, gemfibrozil, bifonazolo, tiadenolo, Wy-14,643);
- farmaci antidiabetici appartenenti alla classe dei tiazolidindioni (TZD)
(troglitazone, pioglitazone, ciglitazone, englitazone, rosiglitazone);
- farmaci antinfiammatori non steroidei e analgesici (acido acetilsalicilico,
indometacina, fenoprofene, ibuprofene);
• steroidi:
- deidroepiandrosterone,
• erbicidi,
- acido 2,4-diclorofenossiacetico, fomesafen, lactofen,
• materiali plastificanti:
- DEHP: di-(2-etilesil) ftalato,
- DEHA: di-(2-etilesil) adipato,
- DBP: di-n-butil ftalato,
• Solventi e sostanze chimiche industriali:
- paraffine , percloroetilene, tricloroetilene.
Sebbene i PP sembrino avere strutture chimiche differenti, si è osservata una
somiglianza nella struttura tridimensionale. Una caratteristica di alcuni PP è il
fatto di essere molecole liposolubili per la presenza di una porzione apolare
8
(alifatica o aromatica) a cui è legato un gruppo polare che normalmente è un
residuo funzionale acido. La funzione acida è essenziale per l’attività di ligando e
consiste tipicamente in un gruppo carbossilico presente nella struttura originale o
in un gruppo che può essere convertito metabolicamente in un gruppo carbossilico
(11,12)
.
Molti di questi composti , sia naturali che di sintesi, sono comunemente diffusi ed
utilizzati nella nostra società: i fibrati e i TZD sono usati rispettivamente nella
terapia farmacologia dell’iperlipidemia e del diabete di tipo II, i plasticizzanti
nelle diverse fasi della produzione delle plastiche viniliche, gli erbicidi in
agricoltura, inoltre gli eicosanoidi, in particolare il leucotriene B4 (LTB4) e la 15-
deossi-prostaglandina J2 (15d-PG J2) da essi derivati, sono potenti mediatori dei
processi infiammatori (fig. 1).
9
Fig. 1: Struttura di alcuni proliferatori dei perossisomi e ligandi dei PPAR.
10
1.1.2. I recettori dei proliferatori dei perossisomi (PPAR)
La scoperta del primo recettore per i proliferatori dei perossisomi, nel 1990, fu
fondamentale per la comprensione dei meccanismi proliferativi e delle risposte
biologiche determinate da queste sostanze
(10)
. Il recettore, attivato dal legame con
il suo specifico ligando, forma un eterodimero con un altro recettore nucleare, il
“recettore X per i retinoidi” o RXR (Retinoid X Receptor)
(11-13)
, andandosi a
legare a specifiche sequenze sul DNA denominate PPRE (PP Responsive
Element) che si trovano su geni bersaglio. Tali sequenze sono costituite dalla
successione di sei basi azotate ripetute due volte ed intervallate da uno spazio di
una base azotata tra un esamero e l’altro (AGGTCA-X-AGGTCA) (fig. 2)
(14)
.
Una volta che l’eterodimero PPAR-RXR lega questa sequenza avrà inizio la
trascrizione dei geni bersaglio.
La regolazione genica esercitata dal complesso PPAR-RXR è importante
soprattutto nel differenziamento dei preadipociti, i quali contengono una grande
quantità di PPAR; affinché si possa vedere una risposta, è necessario che il
complesso PPAR-RXR si sia formato e successivamente si sia legato alle
sequenze specifiche sul DNA
(15)
. E’ stato scoperto che anche un gran numero di
proteine accessorie, definite coattivatori e corepressori, può legarsi ai recettori
nucleari in modo ligando-dipendente: tali proteine, una volta legate, influiscono
sul processo di trascrizione, rimodellando la struttura della cromatina e/o agendo
da molecole adattatrici che legano il recettore nucleare al complesso trascrizionale
(16)
.
11
Fig. 2: Modulazione della trascrizione genica da parte dei PPAR.
Il legame dei PP porta all’attivazione dei PPAR e alla eterodimerizzazione con il
recettore RXR. L’eterodimero PPAR-RXR si lega ad una sequenza consenso sul
DNA (PPRE) 5’-AGGTCA –x- AGGTCA AGTT-3’.
Nell’uomo sono state individuate tre isoforme di PPAR: PPARα, PPARβ-δ e
PPARγ. Quest’ultimo è presente in quattro isoforme γ1, γ2, γ3 e γ4, derivati dallo
stesso gene trascritto in tre diversi mRNA per l’utilizzo differenziale di tre
promoters e AGGTCA-X-AGGTCA per splicing alternativo
(17)
(fig. 3).
12
Fig. 3: Isoforme di PPAR γ. Organizzazione genomica di hPPARr γ.
Due isoforme originano dall’uso differenziale di tre promotori e successivo
splicing alternativo dei tre esoni in 5’(A1, A2 e B). Gli esoni 1-6 sono comuni a
tutti e quattro i trascritti.
La localizzazione cromosomica dei geni dei PPAR è stata evidenziata nell’uomo e
nel topo. Nell’uomo il gene del PPARα è localizzato sul cromosoma 22, nella
regione 22q12-q13.1
(18)
, il gene del PPARγ sul cromosoma 3, in posizione 3p25
(19)
e il gene del PPARβ/δ sul cromosoma 6, nella regione 6p21.1-p21.2
(20)
. Le
regioni codificanti i geni dei PPAR umani e murini sono costituite da sei esoni,
come altri membri della superfamiglia dei recettori nucleari, presentano una
caratteristica struttura modulare costituita da cinque o sei regioni strutturali (AF) e
quattro domini funzionali
(7)
(fig. 4).
13
Il dominio NH
2
-terminale A/B ospita un dominio di attivazione trascrizionale
ligando-indipendente (AF-1) che è attivo in ogni tipo cellulare. La regione C è
altamente conservata: presenta un sito di legame per il DNA (DBD: DNA Binding
Domain) che consiste in due motivi “zinc fingers” disposti perpendicolarmente fra
loro; la regione D è un’ansa flessibile che permette la corretta disposizione del
DBD dopo attivazione del recettore dovuta al legame col ligando
(8)
; la regione
E/F permette il legame con il ligando (LBD: Ligand Binding Domain) e ha un
ruolo cruciale nella trasduzione del segnale, permettendo l’attivazione
trascrizionale. Inoltre, la regione E, che presenta un dominio di attivazione
funzionale (AF-2), è anche importante per la dimerizzazione, la localizzazione
nucleare e l’associazione con modulatori della trascrizione (coattivatori o
corepressori)
(21)
.
Fig. 4: Rappresentazione schematica del dominio funzionale dei PPAR.
Il dominio N-terminale è il meno conservato tra le diverse isoforme, infatti la sua
lunghezza varia dai 30 aminoacidi dei PPARβ/δ ai 112 aminoacidi del PPARγ;
l’AF-1 presente in questo dominio è riconosciuto dalle MAPK (mitogen activated
protein kinases) che, mediante fosforilazione, agiscono da modulatori dell’attività
dei PPARα e γ. E’ stato dimostrato che la fosforilazione del recettore a questo
livello indurrebbe un aumento dell’attività trascrizionale; inoltre il grado di