Il cuore di questo lavoro è, dunque, disegnare il percorso della
Comunicazione Pubblica, dapprima nella sua teoricità,
nell’ambito delle sue prime sistematizzazioni.
Tracciarne la nascita, le esigenze di sviluppo, le teorizzazioni,
le applicazioni strumentali nel contesto storico di tangentopoli,
della crisi dello Stato e dello statalismo: il dovere della
comunicazione, la pubblicità, proprio nel senso profondo
dell’“essere pubblico”, la semplificazione amministrativa.
Un’intrecciata simbiosi di innovazione e legislatura, tra i nuovi
orizzonti della comunicazione ed il radicato bisogno di ricucire
uno strappo largo, storico, insanabile, eppure sanato.
Ed insieme a queste premesse, l’analisi storica del
cambiamento messo in atto: il primo pacchetto di leggi, gli Uffici
per le Relazioni con il Pubblico, i risultati raggiunti, una
mentalità rivoluzionata dall’interno.
Ed ancora: gli strumenti della comunicazione, i metodi
dell’informazione e dell’editoria, il giornalismo, l’ufficio stampa,
i media. Testimonianza del fatto che la Comunicazione Pubblica
non vive di isolato compiacimento, ma di profonde trame
sinergiche in un tessuto più ampio.
Le professioni, le competenze negate, assegnate più
specificatamente: i comunicatori pubblici, gli addetti U.r.p., i
portavoce, i ruoli distinti e professionalmente occupati nell’ente
pubblico. Le figure che cambiano, trasformano, migliorano,
comunicano la Pubblica Amministrazione. Le figure che
spiegano, accolgono, soddisfano il cittadino.
Il loro modo di lavorare, collaborare tra loro, comunicare: e
ancora, come è cambiata realmente la P.A.. Cosa è arrivato negli
uffici, dietro gli sportelli, della Comunicazione Pubblica
teorizzata, elaborata, discussa nelle sue infinite sfaccettature ed
identità, nei suoi percorsi mai già interpretati, mai già noti, ma di
continua invenzione, in cui si è sempre pionieri, che non si
posseggono mai fino in fondo.
Infine, si è analizzata una P.A. complessa per dimensioni e
particolarità, per ampiezza di interventi possibili e di risorse
gestibili: la città di Roma, l’amministrazione comunale.
La difficoltà di raggiungere tutti con una sola, univoca
comunicazione. Lo stato delle cose nelle periferie, nel ricco
centro storico, nelle ampie zone industriali e commerciali, nei
quartieri dormitorio. I cittadini romani, la fortissima presenza di
extracomunitari, le sacche della delinquenza, della povertà, degli
homeless.
Le migliaia di uffici pubblici, di amministrazioni comunali,
provinciali, regionali, nazionali e perfino sovranazionali.
La città di Roma globale, turistica, politica, artistica,
cinematografica, affaristica. La città di Roma capitale della
Repubblica.
Se la Comunicazione Pubblica ha un lavoro duro da svolgere,
è quello di comunicare con queste molteplici, differenti identità
cittadine; quello di raggiungere tutti, ognuno nel suo luogo e
attraverso il suo linguaggio.
Tali motivi rendono il percorso di questo lavoro, insieme
faticoso ed affascinante.
La città di Roma presenta molteplici aree problematiche, di
criticità, che però attraverso la Comunicazione Pubblica è riuscita
ed assorbire, superando alcuni scogli, primi fra tutti, quelli di
immagine, di percezione dei cittadini, ma anche dell’intera
nazione.
Il peso di un passato recente di illegalità nel Governo
nazionale, i fatti di tangentopoli, ricadono spesso su Roma, sul
suo essere centro politico ed amministrativo dello Stato.
Inoltre, ricadono su Roma le problematicità, i cambiamenti
repentini di una metropoli: il traffico, la mobilità,
l’inquinamento, i trasporti , il verde pubblico.
L’amministrazione risponde, crea valore, costruisce la sua
immagine sfruttando ed aprendo i canali della comunicazione al
cittadino, gli strumenti delle nuove tecnologie, la grande
comunicazione d’impatto.
Per tamponare, gestire, calmierare una popolazione vasta di
cittadini, che, grazie ad interventi massicci e riempitivi dei vuoti
di comunicazione del passato tradotti fino ad oggi, ben
riconoscono il Comune, i servizi offerti, le modalità di
interazione con gli uffici pubblici, e che possono fisicamente
osservare il cambiamento effettuato, in ogni ufficio
dell’amministrazione comunale.
Se la Comunicazione Pubblica può raggiungere degli obiettivi,
la si può riconoscere in un caso complesso e stra-ordinario come
quello che rientra nel tracciato di questo lavoro. E la si può
riconoscere nello stato di fatto di una città come Roma, nella
misura in cui fin qui è stata descritta.
Capitolo primo
La Comunicazione Pubblica
e gli Uffici per le Relazioni con il Pubblico
1.1. Ambito e percorsi della Comunicazione Pubblica
E’ da collocare negli ultimi dieci anni lo sviluppo di un settore,
quello della comunicazione della Pubblica Amministrazione, che
fino al 1990, anno delle prime specifiche leggi in materia, è
rimasto circoscritto ad atti, sebbene pubblici, non facilmente
accessibili.
Il terreno fertile per lo sviluppo della Comunicazione
Pubblica, che si chiamerà, in funzione dei vari momenti, di
“interesse generale” o di pubblica utilità, è da individuare nel
momento storico di profonda crisi che caratterizza, appunto, i
primi anni novanta in Italia; in questo periodo si verifica una
totale frattura tra mondo istituzionale/politico e cittadini. Infatti,
in concomitanza con l’inizio della cosiddetta “tangentopoli”, una
maxi-inchiesta sulla corruzione del mondo politico e dell’alta
finanza italiana, che ha visto sulle prime pagine arresti eccellenti
di grandi nomi, e che ha causato una pesante crisi di visibilità e
di immagine della politica, nasce l’esigenza e la coscienza del
diritto alla comunicazione che, come si vedrà più avanti, troverà
solide basi di legittimazione nella legge n. 142/90 in materia di
ordinamento e autonomia organizzativa di provincie e comuni,
nell’importante disciplina del diritto d’accesso e di
informazione dettata dalla legge n. 241/90, e nella recente legge
n. 150/00 che, ripercorrendo tematiche e dimensioni già toccate
dalla precedente normativa, ridefinisce e pone in essere le attività
di informazione e comunicazione della P.A..
1
L’ambito precipuo della Comunicazione Pubblica è da
circoscriversi nello strutturato e difficile flusso di comunicazione
e informazione
2
che lega tra loro Istituzioni (centrali o locali),
organismi e associazioni che per vario titolo e merito siedono al
tavolo dell’amministrazione della cosa pubblica e destinatari
della comunicazione (nelle diverse accezioni - che verranno poi
approfondite - di cittadini-utenti-clienti-consumatori).
La definizione di Comunicazione Pubblica rimanda con
immediatezza al carattere di servizio erogato a favore del
cittadino nel raggiungimento dell’interesse generale (in questo
senso si parla di cittadino-utente). Nella pratica, l’attività di
comunicazione diventa una delle funzioni principali delle
Amministrazioni che, perseguendo il fine dell’interesse generale
del servizio pubblico, attivano un processo continuamente
modificato e modificabile grazie al flusso bidirezionale di
1
Cfr. sulla normativa par. 1.2.
2
“Se informazione vuol dire trasmettere notizie, comunicare è invece un procedimento
complesso il cui fine è quello di offrire al cittadino un ruolo attivo di critica e proposta
(...), di creare un rapporto, (...) di cercare un linguaggio comune”. Rovinetti A.
Comunicazione Pubblica, istruzioni per l’uso, Calderini, Roma 1994 (pag. 51).
comunicazione tra fonte del messaggio e ricevente
3
.
Sarà più facile disegnare il perimetro della comunicazione
pubblica individuandone preventivamente i nuclei funzionali;
parlare oggi di Comunicazione Pubblica vuol dire analizzare
fondamentalmente tre aree di interesse specifico
4
:
• Comunicazione istituzionale: promossa dalla Pubblica
Amministrazione e da enti pubblici e di servizio pubblico;
divulga notizie e informazioni su normative, regolamentazioni,
servizi, strutture e progetti istituzionali e amministrativi;
contribuisce al posizionamento, alla costruzione della Corporate
Identity (immagine istituzionale). Risponde ai bisogni informativi
delle grandi utenze, dei segmenti dell’opinione pubblica, del
cittadino attraverso l’uso dei media classici e degli strumenti
della comunicazione integrata.
• Comunicazione politica: promossa dai partiti e movimenti
politici e di pressione, dai vertici politici delle istituzioni per la
promozione elettorale, la battaglia delle idee, la segnalazione
della posizione e l’esternazione politico-istituzionale attraverso
3
La sistematizzazione della teoria sullo scambio di informazione/comunicazione tra
emittente e ricevente è in Wolf M. Teorie delle comunicazioni di massa, Bompiani,
Milano 1985 (pagg. 112-133).
4
In Rolando S. Comunicazione Pubblica, modernizzazione dello Stato, diritti del cittadino,
Il Sole-24 Ore Libri, Milano 1992 (cap. II).
mezzi propri o classici.
• Comunicazione sociale: promossa da istituzioni e pubbliche
amministrazioni; da soggetti autonomi, enti associativi, collettivi,
privati a carattere di non-profit.
Questa definizione di Comunicazione Pubblica può
apparire
talvolta come una definizione-contenitore che al suo interno
racchiude le varie attività, esternazioni, processi e percorsi che
abbiano come fonte una qualsiasi P.A..
A ben guardare nell’accezione di Comunicazione Pubblica
che interessa questo ambito sono assenti i profili economici e di
tutela di interessi privatistici e di parte.
Anzi, la peculiarità è proprio il suo essere un atto dovuto, di
cui il cittadino ha bisogno/diritto, su cui può informarsi,
reclamare, ottenere attenzione e risposte.
E’ da questa spinta alla cultura del servizio
5
e alla
trasformazione verso una mentalità customer oriented, che
nascerà proprio nella prima metà degli anni novanta (grazie alla
normativa in materia che verrà approfondita più avanti)
l’esperienza degli U.R.P. (Uffici per le Relazioni con il Pubblico)
che in questa sede verrà approfondita.
1.1.1. La comunicazione istituzionale
Se si parla di comunicazione istituzionale è necessario
distinguere la circolazione di informazioni dall’apparato pubblico
verso l’esterno, dalla comunicazione tra le istituzioni. Si tratterà
nel primo caso di comunicazione istituzionale vera e propria,
mentre si parlerà nel secondo caso di comunicazione
interistituzionale, che sottende ai problemi di modernizzazione e
informatizzazione all’interno delle singole amministrazioni, ai
flussi di comunicazione interni (o di servizio) e alla formazione
dei funzionari pubblici
6
:
La distinzione assume rilievo nel cercare di individuare i modi
e i tempi, le regole e di vincoli del dialogo tra le istituzioni sia a
livello orizzontale che verticale (enti centrali tra loro; enti
centrali e periferici). Anche a questo livello, la libera circolazione
delle informazioni, l’istanza di trasparenza degli atti e dei
flussi di comunicazione evidenziano la legittimazione del diritto
dei cittadini ad essere informati
7
. In questo caso, è l’Istituzione
stessa che ha il dovere di “porgersi” all’utenza, di bussare alla
5
Vedi su questo argomento Kotler P./Scott W. Marketing Management, Isedi, Torino 1991
(cap. XVII) e Fiorentini G. Il marketing dello Stato, Editrice Bibliografica, Milano 1995.
Cfr. par. 1.3. sul marketing della P.A..
6
In Rolando S. La comunicazione dello Stato, Editrice Bibliografica, Milano 1995 (pagg.
56-57).
7
Cfr. par. 1.2. sulla normativa.
porta del singolo cittadino per fare (ri)conoscere la propria
rinnovata identità, le sue modalità, le sue funzioni e le alternative
che mette a disposizione del cittadino stesso.
Questa area di comunicazione si configura come priva di
mediazioni, priva di finalità politiche e di costruzione di
consenso politico. L’istanza della cura e dell’attenzione al
cittadino e alla sua soddisfazione garantisce un flusso di
comunicazione “ripulito” delle forme del burocratese, teso alla
divulgazione non solo come atto dovuto, ma come condivisione
e acquisizione di dati e politiche di interesse collettivo e di
“pubblica utilità”
8
secondo forme e regole modellate sugli
specifici segmenti di riferimento.
La comunicazione istituzionale trova fondamento e
cittadinanza in una solida base di normative specifiche, ricerche
di mercato sui bisogni, controllo dei risultati, come un vero e
proprio piano di comunicazione
9
; per questa sua specificità trova
ispirazione negli studi di marketing e nell’uso degli strumenti
del marketing-mix
10
per perseguire l’obiettivo di una
8
“C’è un impulso proprio (...) che determina il profilo di attività nel campo della
comunicazione, per tutti quei soggetti che compongono l’area della pubblica utilità. (...)
Gli organi istituzionali devono rendere conto della propria posizione, devono promuovere
condizioni di consenso,(...) devono rappresentare un profilo di valori e diritti (...), devono
dare attuazione a quella molteplicità di normative che prevedono pubblicità agli atti e
notorietà di decisioni e conoscenze.” In Rolando S. La comunicazione pubblica in Italia,
Rapporto per il CNEL, Editrice Bibliografica, Milano 1995 (pag. 31).
9
Vedi in particolare Guidotti E. Comunicazione integrata per l’impresa, FrancoAngeli,
Milano 1998 (pagg. 36-40).
10
Vedi ancora Guidotti E. Comunicazione integrata per l’impresa, FrancoAngeli, Milano
1998 (cap.V).
comunicazione efficace verso l’utenza. Il settore della
comunicazione istituzionale, facendo i conti con la propria
specifica condizione giuridica e con la peculiarità del rapporto tra
servizi pubblici e utenze, viene a definirsi come un settore
altamente specializzato in cui le basi di legittimazione e
riconoscibilità (garantite dalla normativa circa l’accesso ai dati e
la trasparenza contenuta nella legge n. 241/90)
11
lasciano
comunque respiro all’iniziativa e alle professionalità a cui il
bisogno/diritto di comunicazione hanno aperto la strada.
Se si volesse approfondire con una definizione più articolata
questo ambito specifico della Comunicazione Pubblica ci si
potrebbe rifare alla sistematica definizione che ne dà Stefano
Rolando
12
: “attività condotta organicamente,
professionalmente, permanentemente, da un segmento
organizzativo interno di un amministrazione pubblica e di
pubblico interesse, che programma e realizza servizi di
informazione capaci di soddisfare specifici bisogni di conoscenza
espressi dall’utenza sociale referente di quella amministrazione.
(...) Servizi misurabili e validabili, riferiti ad un processo di
esternazione che resta negli aspetti strategici posto sotto la
11
Cfr. par. 1.2. sulla normativa.
12
Stefano Rolando già Capo Dipartimento dell’Informazione della Presidenza del Consiglio
dei Ministri, professore di Teorie e tecniche della comunicazione pubblica all’università
IULM di Milano, e Segretario Generale della Conferenza dei Consigli Regionali Italiani.
Autore di numerosi volumi e articoli sull’argomento.
responsabilità degli organi di gestione politica ma che, per la
modalità realizzativa, risponde all’autonomia professionale della
struttura comunicante”
13
.
In questa definizione, si possono rinvenire gli aspetti salienti di
questo ambito specifico: professionalità delle figure e dei quadri
che si occupano responsabilmente della comunicazione e delle
strategie per la modulazione dei messaggi in uscita;
istituzione/emittente, intesa come nucleo propulsivo della
comunicazione al cittadino, come centro dal quale il flusso
comunicativo ha origine plasmandosi rispetto alle particolarità
giuridiche della specifica amministrazione; analisi dei bisogni
esterni di comunicazione, per individuare con esattezza i vuoti
lasciati dalla P.A.; conoscenza dell’utenza tramite gli strumenti
del marketing d’impresa, per rendere la comunicazione più
efficace, tramite la validazione e il controllo dei risultati
attraverso gli strumenti della ricerca sociale.
Si è già accennato alla totale estraneità di finalità politiche e di
costruzione di consenso dalla comunicazione istituzionale; la
comunicazione dell’Istituzione è anche costruzione d’immagine e
di identità, si muove nel perimetro legittimo della riconoscibilità
presso l’utenza, della percezione e del posizionamento,
dell’esternazione generica e di divulgazione.
13
In Rolando S. Comunicazione Pubblica, modernizzazione dello Stato, diritti del cittadino,
Alessandro Rovinetti
14
individua nella comunicazione
istituzionale alcune funzioni importanti quali “diritto,
servizio,immagine, dialogo, conoscenza, organizzazione”
15
.
Dalla pura informazione si passa dunque al dialogo improntato
sulla consapevolezza che i destinatari sono molteplici e
portavoce ognuno di interessi specifici non omologabili ad un
concetto troppo vago di “pubblico”. Amministrazioni pubbliche,
ministeri, aziende municipalizzate, enti locali, regioni, province,
comuni, fanno i conti con un “servizio pubblico” miniaturizzato,
il cui scopo non è solo produrre un servizio, ma personalizzare,
raggiungere ogni cittadino nella sua specifica ragion d’essere,
nelle numerose istanze che porta in sé come
utente/cliente/elettore/contribuente/lavoratore etc..
Il Sole-24 Ore Libri, Milano 1992 (pag. 42).
14
Alessandro Rovinetti dirige i servizi di Comunicazione e Relazioni con i cittadini del
Comune di Bologna. Giornalista professionista, è autore di numerosi volumi. Segretario
Generale dell’Associazione italiana di Comunicazione Pubblica e Istituzionale. E’
docente in corsi di formazione per comunicatori pubblici e addetti stampa e pubbliche
relazioni.
15
In Faccioli F. Comunicazione Pubblica e cultura del servizio, Carocci editore, Roma
2000 (pagg. 24-25).