Premessa
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PREMESSA
“Il cinema è già per sé stesso un viaggio: un fotogramma dopo l’altro, la pellicola è
sguardo in movimento che indica e suggerisce visioni ed emozioni, attraverso un percorso fatto
di immagini, suoni, parole, silenzi. E ad ogni film, lo spettatore compie un viaggio nello spazio e
nel tempo del racconto proiettato sullo schermo, ma è anche protagonista di un viaggio
interiore, che lo modifica. E al termine, sopravvive spesso il desiderio di andare a vedere,
toccare, respirare quello che dallo schermo ha messo in movimento la sensibilità.”
(Andrea Corrado, Il cinema in valigia, Bologna, Airplane, 2007).
Il film‐induced tourism è ormai un fenomeno praticato da molte
persone, da alcune consciamente, da altre inconsciamente. Però,
contrariamente a quello che normalmente si pensa, esso non consiste
solamente nel visitare le location cinematografiche che fanno da sfondo ai
film più belli e più famosi, ma é un fenomeno di più ampia portata, che
abbraccia diverse pratiche che possono essere poste in relazione col
cinema. Può avere come meta gli ambienti che fanno da sfondo ai film, le
abitazioni ed i posti frequentati dai divi del grande schermo, può
consistere nell’inseguirne le tracce e gli itinerari, nel partecipare come
pubblico ad un festival del cinema, nell’entrare in un parco tematico o nel
visitare un vero e proprio studio cinematografico. Da sempre il cinema,
insieme a molti altri media come la televisione e la radio, ha influenzato le
abitudini delle persone, ma solo negli ultimi anni si sente sempre più
parlare di cineturismo. Ma quando è nato questo fenomeno? Per quanto
tempo esso è stato nascosto dietro ad altre pratiche e da quando è in così
stretta relazione col turismo?
L’obiettivo di questo lavoro è quello di scoprire le origini del
fenomeno in oggetto, andare a verificare in cosa consisteva negli anni
passati, quando non se ne parlava, quando era meno praticato o meno di
moda, ma generava sempre flussi di persone, che solo negli ultimi anni
hanno assunto la forma di vere e proprie masse turistiche, a volte anche
propriamente organizzate.
Purtroppo le analisi in merito sono scarse e difficili da eseguire,
proprio a causa della varietà e dell’eterogeneità del fenomeno. Infatti,
come sopra accennato, molte persone praticano cineturismo senza
rendersene conto, magari quando, facendo una vacanza in una città d’arte
Premessa
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e divertimento come Londra, passano per il parco di Notting Hill e il
mercato di Portobello e pensano al fatto che stanno camminando sullo
stesso terreno su cui hanno camminato Hugh Grant e Julia Roberts nel
famoso film “Notting Hill”.
Riuscire ad accorpare l’intero fenomeno del movie‐induced tourism e
parlarne come qualcosa di organico risulta quindi un’operazione
complicata, ma con questo elaborato si vuole comunque cercare di
analizzare, per quanto possibile in maniera esaustiva, le varie forme che lo
compongono, concentrandosi in particolare su tre delle sue
manifestazioni: la classica accezione di cineturismo, intesa come visita alle
location cinematografiche; quella relativa alla pratica del divismo; e infine
la parte che riguarda i festival cinematografici. L’analisi non vuole limitarsi
solamente ad un esame di quelle che sono le varie forme del fenomeno in
oggetto, ma tenta di scavare più a fondo, cercando di identificare come e
in che misura il cinema è riuscito nel tempo ad influenzare le pratiche e le
mete turistiche.
Poichè l’analisi è attuata secondo un’ottica principalmente storica, il
lavoro, dopo una prima parte di introduzione al fenomeno del film‐
induced tourism, sarà articolato più o meno secondo un percorso
cronologico: partirà dalla pratica del divismo, caratteristica della prima
parte del secolo scorso, cercando di analizzare come l’imitazione delle
pratiche turistiche dei divi abbia permesso di alimentare, se non
propriamente di lanciare, nuove mete di vacanza; passerà poi a un’analisi
di come le location dei film vincitori ai Premi Oscar per gli anni che vanno
dal 1940 al 1980 abbiano orientato le decisioni di vacanza; infine tratterà
del più recente fenomeno dei festival del cinema, che diventano di anno in
anno una fonte sempre maggiore di flussi turistici incoming e di
conseguenza, di introiti economici per le località ospitanti.
Si vedrà che la pratica del cineturismo comprende molte altre
tipologie proprie del turismo, come quello imitativo e dell’esperienza:
quando si pensa al film‐induced tourism non ci si può fermare alla prima
idea che la definizione richiama, ma bisogna andare oltre prendendo in
considerazione i molti aspetti che ruotano attorno al fenomeno e sono ad
esso legati.
Capitolo primo
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CAPITOLO PRIMO
IL FILM‐INDUCED TOURISM
1.1. Definizioni, caratteristiche e forme del film‐
induced tourism
Raggruppare il fenomeno del film‐induced tourism in un’unica
definizione non è semplice. Si tratta di una nicchia del turismo culturale
rientrante nell’ampio campo del media‐related tourism, che riguarda le
visite ai luoghi celebri per la loro associazione con libri, autori, programmi
televisivi o film. I media influenzano da tempo le persone ed i loro
comportamenti, sono strumento di informazione e comunicazione, e tra
essi ultimamente la televisione ed i film hanno un posto di primaria
importanza: sono diventati parte della cultura e delle abitudini sociali, e
quindi possono indirizzare molte scelte, comprese quelle turistiche.
1
Il film‐induced tourism (oppure movie‐induced tourism, ma anche film
o movie tourism) si riferisce principalmente a un turismo mosso dal
successo di un film girato in una particolare regione o zona. Il termine può
essere esteso anche a quel che riguarda la televisione, i video, i DVD. E’
un’attività che comprende una varietà di pratiche ed una complessità di
motivazioni difficile da mettere insieme in un unico concetto, ma che si
può definire come “visitation to sites where movies and TV programmes
have been filmed as well as tour to production studios, including film‐
related theme parks. What is it of interest is the tourist activity associated
with the film industry”.
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Proprio da questa prima definizione si capisce che
il fenomeno non può esser circoscritto soltanto all’influenza esercitata
dalla visione di un film di per sé, ma riguarda tutto ciò che gravita attorno
alla produzione‐realizzazione di un audiovisivo.
1
J. Busby, J. Klug, “Movie‐induced tourism: The challenge of measurement and other issues”, Journal of
Vacation Marketing, n°4, 2001, p.317
2
S. Beeton, Film‐induced tourism, UK, Channel View Publications, 2005, p.11
Capitolo primo
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Il movie‐induced tourism è indotto dalla rilevanza che le produzioni e
i prodotti audiovisivi possono avere sul processo di scelta, di acquisto e
consumo di prodotti turistici. Si può parlare di film‐induced tourism
quando il film scatena un bisogno la cui soddisfazione implica il
compimento di un viaggio: non quando vi è solamente il desiderio di
spostarsi, ma quando si compie lo spostamento. E’ cineturista soltanto chi,
spinto essenzialmente dalla visione di un film, acquista un prodotto
turistico.
3
Sono state proposte molte altre definizioni di cineturismo: secondo quella
di Hudson e Brent Ritchie il film tourism è esercitato da quei turisti che
visitano una destinazione o un’attrazione vista in televisione, video, DVD o
cinema.
4
Data l’eterogeneità del fenomeno, altrettanto complicato appare
identificare una precisa fetta di domanda turistica motivata dalla visione di
un film all’acquisto di un prodotto turistico. Macionis ha sviluppato un
continuum sul quale si possono posizionare tre tipi di film tourist:
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− specific film tourist: colui che è attivamente alla continua ricerca di
posti nei quali è stato girato un film;
− general film tourist: chi non cerca attivamente luoghi
cinematografici, ma, una volta in cui si trova nella destinazione,
partecipa alle attività turistiche correlate ai film;
− serendipitous film tourist: colui che casualmente si trova in una
località meta di movie‐induced tourism.
Come sopra spiegato, i film tourist sono vari in quanto il film tourism
è vario e composito.
La figura 1 illustra alcune delle principali forme di questo tipo di turismo,
secondo quanto elaborato da Busby e Klug.
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3
F. Di Cesare, G. Rech, Le produzioni cinematografiche, il turismo, il territorio, Roma, Carocci Editore,
2007, p.23
4
S. Hudson, J.R. Brent Ritchie, “Film tourism and destination marketing: The case of Captain Corelli’s
Mandolin”, Journal of Vacation Marketing, vol.12, n°3, 2006, p.256
5
N. Macionis, “Undestanding the film‐induced tourist”, International Tourism and Media Conference
Proceedings, November 2004, pp.86‐97
6
J. Busby, J. Klug, “Movie‐induced tourism: The challenge of measurement and other issues”, cit., p.317
Capitolo primo
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Figura 1: Le forme di film‐induced tourism
Lo schema suddivide il film tourism in 7 forme principali:
1) film tourism come unico e principale scopo di vacanza: la location
del film è l’attrazione principale e da sola è abbastanza forte da
motivare il viaggio;
2) movie tourism come parte di una vacanza: la visita della location
dove è stato girato un film è solo un’attività secondaria rispetto
all’intera vacanza. Significa che essa influenza il programma o
l’itinerario di viaggio ma non la scelta della destinazione;
3) film‐induced tourism nei luoghi nei quali si ritiene sia stato girato
un film: molti film vengono girati in un luogo ma in realtà sono
ambientati in un altro. Questo tipo di film tourism riguarda coloro
che vanno a visitare un posto che è l’ambientazione di un film, ma
dove in realtà nessun film è stato girato. Il classico esempio di ciò è
la Scozia di “Braveheart”, che funge da ambientazione del film,
girato però in Irlanda. Sono molte infatti le persone che si recano in
Scozia convinte di esser sulle orme di Mel Gibson;
4) film tourism come parte di un programma di viaggio: le
destinazioni di film tourism vengono inserite tra le tappe di
programmi di viaggio nati con altri scopi;
5) movie‐induced tourism in pacchetti “tutto compreso”: veri e propri
pacchetti di viaggio preconfezionati da tour operator e coach
companies che negli ultimi anni si occupano di questa nicchia di
turismo. Si tratta di tour sviluppati attraverso le diverse location di
FILM‐INDUCED
TOURISM
come pellegrinaggio
parte di programmi diviaggio
pacchetti “tutto compreso”
parte di una vacanza
per romanticismo o nostalgia
come unico scopo di vacanza nei luoghi presunti
Capitolo primo
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un film che hanno l’obiettivo di valorizzare turisticamente l’area
nella quale questo è stato girato. Esempi sono le movie maps, di cui
si parlerà nel terzo paragrafo, ma anche pacchetti come “Heartbeat
Holidays” e “Peak Practice Breaks”;
6) movie tourism come pellegrinaggio: l’obiettivo della visita ai luoghi
di un film è quello di rendere omaggio a quest’ultimo. La Nuova
Zelanda, lanciata come meta grazie alla trilogia de “Il Signore degli
Anelli”, è un esempio;
7) film tourism per romanticismo o nostalgia: alcuni turisti instaurano
una relazione sentimentale con il luogo location del loro film
preferito. Riguarda quei posti cinematografici che rappresentano
un’altra era e che suscitano ricordi.
Beeton aggiunge a queste altre forme di film‐induced tourism, come
per esempio quello legato alle celebrità, che si traduce nella visita delle
loro case o delle location diventate famose grazie ad un film in cui queste
erano protagoniste (chi pratica questo tipo di turismo è detto set jetter); i
tour negli studi di produzione, ovvero negli studi televisivi e di
registrazione per seguire il processo industriale di realizzazione della
pellicola; il movie tourism nei parchi a tema nati appositamente per i
turisti; la partecipazione a festival o movie première, attraverso la quale gli
appassionati del cinema possono avere l’opportunità di incontrare registi,
attori ed assistere alle proiezioni.
7
Approfondire tutte queste tipologie di movie‐induced tourism
sarebbe un lavoro troppo lungo ed elaborato, anche se sarebbe utile in
quanto per questo tipo di turismo non vi è un’argomentazione esaustiva.
Prima di passare nel dettaglio ad un’analisi storica di tre delle principali
forme di cineturismo (riguardanti rispettivamente i divi del cinema, le
location cinematografiche ed i festival internazionali del cinema), vale
perciò la pena di fornire al lettore un’inquadratura generale della
diffusione del fenomeno, analizzandone anche gli impatti e gli effetti sul
territorio.
7
S. Beeton, Film‐induced tourism, cit., pp.10‐11
Capitolo primo
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1.2. Motivazioni del film‐induced tourism
L’importanza della motivazione nel turismo è abbastanza ovvia. Essa
agisce come un innesco che dà risalto a tutte le componenti di un viaggio.
La motivazione turistica è definita come “un significativo stato mentale
che predispone adeguatamente una persona (il turista) a viaggiare, e che è
conseguentemente interpretabile dagli altri come una valida spiegazione
per tale decisione”
8
. Essa si riferisce ad “uno stato consapevole di tensione
che esiste come risultato di bisogni insoddisfatti, ad una consapevolezza
che esercita una spinta all’interno dell’individuo verso azioni che siano
ritenute utili per ottenere una soddisfazione. Rappresenta l’aspetto
dinamico del comportamento dell’individuo, in quanto determina
l’annullamento del gap tra il bisogno avvertito e la decisione di agire”.
9
La
motivazione quindi è la percezione di un’assenza che deve essere colmata
e anche la principale variabile utile per conoscere il turista e capire quale
proposta lo può conquistare.
Le motivazioni di turismo sono numerose e corrispondono alla
varietà e all’eterogeneità che di recente caratterizzano la domanda
turistica. Le sempre maggiori esigenze e pretese che il turista ha, la
personalizzazione che richiede nella pianificazione e nella progettazione
della vacanza, l’emergere di nuovi modelli sociali e tendenze culturali sono
di fatto la conseguenza di motivazioni sempre più diversificate e
particolari. Accanto alle motivazioni più scontate, come quelle di relax e
svago, emergono quelle che mirano al recupero del benessere psico‐fisico,
oppure legate a hobby e passioni, tradizioni, folklore. C’è chi si sposta per
shopping, per assistere ad un evento, per lavoro, per arricchire la propria
cultura, per evadere dalla quotidianità. Questa ultima motivazione è
quella predominante nel film‐induced tourist, il quale ricerca
un’emozionalità che possa stimolare tutti i suoi sensi, che gli consenta di
immedesimarsi in una realtà differente, di essere qualcun altro. Il punto
chiave di partenza è che “nell’essere spettatori di un lungometraggio, un
documentario, una fiction televisiva, un cortometraggio ed altro ancora,
8
G. M. S. Dann, “Tourism motivation: an apparaisal”, Annals of Tourism Research, vol.8, 1981, pp.187‐
219
9
F. Casarin, Il marketing dei prodotti turistici: specificità e varietà, Torino, Giappichelli Editore, 1996,
p.90