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GHRH consistente in una catena di 44 amminoacidi stimolanti la secrezione e 2)
la somatostatina un tetradecapeptide inibente il rilascio, secreto sia a livello
centrale dal nucleo periventricolare dell’ipotalamo, sia a livello periferico, dallo
stomaco e dall’intestino.
A loro volta i due GHRH e Somatostatina dipendono dall’interazione di circuiti
multipli diversi, che agiscono direttamente o sull’ipofisi o sull’ipotalamo.
Fig. 3.2.1
Fonte: Jones et all 2007 : Growth Hormone Perturbations in Fibromyalgia: A Review
Visione generale di tutte le sostanza che possono stimolare (blu) o inibire (ross) sia il GHRH che
la Somatostatina.
Come visto anche nel capitolo sugli ormoni, la produzione di GH determina a
livello dei tessuti una produzione di IGF-1, che è uno dei fattori di crescita più
potenti del nostro organismo. A loro volta, però, la quantità di GH ed IGF-1
circolante esercita, tramite un meccanismo di feedback, il controllo del rilascio dei
fattori ipotalamici e di conseguenza del GH stesso. Un aumento, quindi, del GH
circolante, con conseguente aumento di IGF-1 porterà un segnale di stop alla
produzione di tali ormoni tramite l’aumento della produzione di somatostatina. Il
meccanismo è molto semplice, è come se fossimo davanti ad una bilancia, in cui
su di un piatto mettiamo l’ormone che stimola la produzione di GH (GHRH) e
sull’altro l’ormone che lo inibisce (somatostatina), in base a quale polipeptide è
maggiormente presente nell’ipotalamo, avremo una maggiore o minore
produzione di GH.
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3.2.2 Stimolazione ed inibizione del GH
La quantità del fattore rilasciante ed inibente, non è solo determinata da
meccanismi di feedback, ma come si vede dalla fig. 3.2.1 anche da molte altre
sostanze che verranno elencate nella tabella 3.2.1.
Sappiamo che negli adulti sani si producono approssimativamente 350 µg di GH
al giorno e che circa il 70% avviene di notte concentrata quasi esclusivamente
durante la fase SWS del sonno (Van Cauter 1998). Ed infatti, l’insonnia, o il
sonno non riparatore o la distruzione del ritmo sonno veglia sono tutti anch’essi
sintomi della CFS e della FM. Un certo tipo di esercizio fisico in acuto stimola la
secrezione del GH nei soggetti sani probabilmente attraverso la stimolazione del
circuito colinergico che ha la funzione di inibire la produzione di somatostatina
(Jones 2007), non che di favorire un aumento del tono parasimpatico, che fa parte
del SNA (sistema nervoso autonomo) e svolge la funzione di freno e
rigenerazione del nostro corpo. Anche i fattori alimentari influenzano il rilascio di
GH, per esempio un pasto ad alto tasso proteico ne aumenta il rilascio, ma anche
iniezioni singole intravenose di L-Arginina, Leucina e Glicina hanno questo
effetto sopprimendo il rilascio di somatostatina. Anche stress acuti, come può
esserne un esempio una seduta intensa di allenamento, inducono un aumento della
secrezione di GH, mentre stress cronici, come aspetti depressivi, frequenti
influenze o addirittura il cancro, determinano una produzione affievolita. Il
digiuno in acuto stimola il rilascio di GH dal momento che l’ipoglicemia stimola
il rilascio di tale ormone, in quanto l’organismo cerca di ridurre il catabolismo
proteico indotto dall’abbassamento glicemico nel circolo ematico. Sembrerebbe
infatti, che i glucorecettori del SNC controllino la secrezione del GH in risposta,
non tanto al valore assoluto dell’indice glicemico, quanto all’ampiezza e la
velocità di variazione di tale indice dal valore di omeostasi. Sembrerebbe quindi,
un sistema a tampone per tenere il più possibile stabile la glicemia . La sostanza di
interesse non ancora elencata né nella figura, né nella tabella, ma di cui si è
precedentemente parlato, è il CRH. Questo ormone, come già accennato, è il
fattore di rilascio dell’ACTH ed, oltre alla sua funzione principale di starter
dell’asse dello stress, ha la capacità di aumentare anche la produzione di
somatostatina.
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Tab 3.2.1
Fonte: Jones et all 2007 : Growth Hormone Perturbations in Fibromyalgia: A Review
Fattori che determinano il rilascio o l’inibizione del GH
Quindi, ancora una volta, sembra confermato il legame stretto tra l’asse dello
stress e quello del GH si nota quanto l’iperattivazione dell’asse dello stress possa
essere realmente distruttiva per il nostro organismo, direttamente attraverso l’asse
stesso, che, se prolungato, ha dei costi elevati, ed in seconda battuta attraverso
l’aumento della produzione di somatostatina che, a livello ipofisario, crea un
effetto a cascata sugli altri ormoni Fig 3.2.2.
Fig 3.2.2
Fonte: Gunther Neeck 2000: Neuroendocrine perturbations in fibromyalgia and chronic fatigue
syndrome. Modello di attivazione del CRH e dei suoi effetti a cascata sull’intera produzione
ormonale ipofisaria. Le frecce nere indicano stimolazione quelle bianche inibizione
Come si nota dalla figura sovrastante, gli stressor, siano psicologici o fisiologici,
attivano due assi quasi contemporaneamente, in cui abbiamo da una parte
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l’aumento di ACTH e cortisolo e dall’altra una diminuzione di GH ed IGF-1.
Come scritto sopra, ciò avviene quasi contemporaneamente, perché in realtà, in
acuto, nella primissima fase della reazione da stress, si ha un’increzione della
produzione di GH, che probabilmente serve a non far squilibrare troppo
velocemente il nostro organismo. Sappiamo dal capitolo precedente che
l’attivazione dell’asse HPA è per noi fondamentale nell’affrontare ogni tipo di
stressor, anzi è vitale, ma sappiamo anche che ha un costo e determina delle
modificazioni psico-fisologiche importanti nel tentativo di permetterci di
affrontare ogni tipo di situazione. Costi e modificazioni che crescono
esponenzialmente al perdurare della reazione da stress. Quindi per il nostro
organismo, sarebbe stato poco adattivo se, ogni volta venisse attivato l’asse HPA
per cacciare una preda nella giungla o per sfuggire ad una belva feroce, si
verificassero delle modificazioni come ad esempio lo spostamento della bilancia
ormonale sul sistema Th2. Invece se, almeno nella fase iniziale, insieme alla
risposta dell’asse HPA ci fosse la risposta di un altro ormone tale da contrastare
almeno nel breve tali effetti negativi, avremo gli stessi benefici, ma con minori
costi, in quanto nel breve periodo non dovremmo temere gli sbilanciamenti indotti
dall’attivazione dell’asse HPA; mentre, se proprio necessari, avverrebbero alla
fine dell’effetto protettivo dell’altro ormone. L’altro ormone come si può capire è
il GH. Non a caso, tornando all’esempio della bilancia immunitaria (Fig 2.1.3) la
produzione stimola la risposta Th1, guarda caso proprio l’opposto del cortisolo.
Se ci pensiamo infatti, se in corso di reazione da stress, riduciamo in qualche
modo gli effetti negativi del cortisolo o cerchiamo di controllarlo, ridurremmo
anche l’atrofia del timo, della milza e dei linfonodi, stessa cosa che Selye riusciva
ad ottenere senza toccare l’asse HPA, ma aumentando la concentrazione di GH
durante l’irradiazione dei suoi topini ai raggi-X.
Quindi, ricapitolando, a mio avviso, a questo punto sembrerebbe più corretto
parlare di bilancia dello stress, e non solo di asse dello stress. Una bilancia sui cui
piatti troviamo da una parte l’asse del Cortisolo e dall’altro l’asse del GH. Il
primo si attiva in acuto ed ha la sua utilità proprio nel tentativo di resistere agli
stressor, ma comporta un costo. Il secondo invece, sembrerebbe servire come
secondo bacino di risorse per ridurre il più possibile i costi dovuti all’attivazione
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del primo. Si può ritenere che qualcosa di questo tipo dovesse averla intuita anche
Selye, altrimenti non si spiegherebbe il perché abbia fatto esperimenti con il GH
nel tentativo, riuscito, di ridurre le alterazioni indotte dai raggi-X.
A mio avviso, si può supporre che il circuito del CRH sia il più importante e più
descrittivo in merito anche alla visone del GH come piatto di una bilancia dello
stress, ma come è descritto anche nella figura 3.2.1 vi sono anche altri fattori che
vanno a stimolare o inibire il rilascio di tale ormone.
3.2.3 Mancanza di GH sintomi e correlazioni
La bassa, o mancata, secrezione di GH da adulti è definita GHD (GH deficiency)
ed i ricercatori l’hanno correlata con una serie di cambiamenti morfologici e
fisiologici:
Aumento del grasso viscerale
Iperlipidemia
Diminuzione della massa muscolare
Riduzione della forza
Contrattilità cardiaca alterata
Riduzione della densità minerale ossea
Facile affaticabilià
Ridotta vitalità
Labilità Emotiva
Diminuzione della libido
Depressione di tipologia atipica
Compromissione cognitiva
Molti di questi sintomi si trovano nelle descrizioni delle sindromi stesse, ma si
può aggiungere che alcuni si possono favorire anche con una privazione di sonno
in acuto, il che, unito al fatto che il picco di GH è nella fase SWS del sonno e che
i pazienti FM e CFS lamentano una cattiva qualità di sonno, fa pensare proprio
che su questo meccanismo così importante, ma ancora non ben compreso, ci sia
parte della spiegazione della problematica delle sindromi da affaticamento cronico.
Ad esempio si sa che il GH si produce nella fase ad onde lente del sonno, ma
sembra anche che il fattore di rilascio GHRH contribuisca al consolidamento del
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sonno non REM, quindi la cosa appare complicata ed unica certezza è il fatto che
GH e integrità del sonno hanno una correlazione maggiore di quanto si pensi. E’
ormai noto da tempo che con l’avanzare dell’ètà il sonno diviene sempre più
destrutturato ed anche la secrezione del GH diminuisce; si dice appunto, che la
concentrazione di tale ormone abbia un gradiente temporale