INTRODUZIONE
Viaggiare è un po’ cercare il posto a noi più congeniale. Mari, montagne, deserti,
metropoli, borghi antichi: perché ci si muove? Chi lo fa per conoscere, chi per curiosità,
chi per divertirsi, chi per rilassarsi, chi per ritrovare se stesso. Le mete sono molto
diverse ma in ogni caso, cerchiamo, consciamente o inconsciamente, tutti la meta che ci
rasserena e viaggiamo in lungo e in largo per trovarla. Marco Aurelio nei Colloqui con
se stesso, dice che: «Ognuno ha un posto proprio, assegnato». Il ruolo psicologico-
introspettivo del viaggio fornisce uno stimolo positivo alla persona interessata non
solamente a conoscere ma a conoscersi. Si potrebbe quindi sostenere che ad uno
spostamento fisico corrisponda per necessità profonda uno spostamento psicologico, o
almeno la ricerca di quest’ultimo.
In questo meccanismo ha un ruolo fondamentale la propaganda turistica:
quell’arte di vendere i sogni con una frase e un’immagine, di percepire una misteriosa
eco del linguaggio. Nella nostra mente il termine “retorica” è spesso legato ad un’idea
polverosa della scrittura, legata a studi scolastici su testi di latino e greco. Questo
stereotipo viene adottato ancor oggi senza capire che queste tecniche servivano ad
arricchire il discorso. La retorica nel mondo greco e romano era governata da regole
molto rigide; nel mondo romano queste ultime vengono codificate chiaramente da
Cicerone nel De oratore. Il livello di ricchezza stilistica del discorso andava calibrato a
seconda dell'argomento e del destinatario:
- stile umile: semplice, chiaro e disadorno, adatto ad argomenti o personaggi
quotidiani e realistici, proprio della commedia.
- Stile medio: arricchito da una certa quantità di ornatus, cioè di abbellimenti
retorici, adatto alla lirica in generale.
- Stile sublime: ricco di ornatus, con la scelta di un lessico elevato, adatto ad
argomenti eroici o tragici, a temi filosofici o epici.
La retorica oggi rappresenta un valido aiuto a fini connotativi del discorso e
viene in soccorso a chi scrive, per dare all’opera di volta in volta una nota emozionante,
commovente, divertente, ironica o al contrario seria. Noi forniremo qui un elenco delle
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figure retoriche più usate nella promozione turistica di alcuni numeri di mensili da
viaggio italiani e francesi .
1) Metafora
2) Similitudine
3) Personificazione
1) Le tradizionali definizioni della metafora (grec. metaphorà da metapherein,
cioè trasportare;
lat. calco traduttivo translatio da transferre, cioè trasportare) si possono
compendiare nella seguente: “sostituzione di una parola con un’altra il cui senso
letterale ha una qualche somiglianza col senso letterale della parola sostituita”. Tale
definizione è conforme a quella dei tropi come figure di sostituzione: queste ultime
vertono su parole singole. Il ‘metodo’ applicato per trovare questo tropo è il locus a
simili, la somiglianza appunto. Di tutti i fatti retorici la metafora è quello che meglio si
presta ad essere riconosciuto intuitivamente, senza bisogno di nozioni teoriche
preliminari. Il meccanismo metaforico, a quanto pare universale, ha resistito a migliaia
di tentativi di spiegazione: ‘ha resistito’ nel senso che nessuna spiegazione è stata
completamente esauriente. Il fenomeno ha travalicato le competenze delle singole
discipline. Aristotele per primo aveva rilevato il carattere conoscitivo della metafora e
nella Poetica aveva notato che la capacità di costruire metafore è segno della dote
naturale di “ben vedere le somiglianze”. Nel Medioevo la metafora viene analizzata
soprattutto come “abbellimento”. Nel Seicento E. Tesauro coglie nella metafora
soprattutto la ‘brevità’, cioè la concentrazione di più sensi in una stessa espressione: «
la ‘brevità’ è motivo di maraviglia, la quale è una riflessione attenta che t’imprime
nella mente il concetto».
Secondo G. B. Vico la metafora è intesa come la forma originaria del
linguaggio: il parlare figurato è anteriore all’espressione razionale del pensiero, è il
risultato della trasposizione di caratteristiche umane alle cose inanimate ( Principi della
scienza nuova, 1725).
Per i grandi retori del Settecento prosegue l’accentuazione del carattere
ornamentale e nello stesso tempo creativo della metafora.
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In tempi moderni il filosofo del linguaggio e psicologo Buhler (1983) vede la
genesi della metafora nella convergenza di due immagini, come nella visione bioculare:
due immagini di una stessa entità.
La metafora, come meccanismo operante nel linguaggio di ogni giorno che crea
e manifesta nello stesso tempo il modo di vedere la realtà: è la posizione illustrata da
Lakoff e Johnson (1982).
Nell’ambito della filosofia del linguaggio Black (1983) dice che «certe metafore
ci mettono in grado di vedere aspetti della realtà che la creazione della metafora stessa
aiuta a costruire».
Dal punto di vista prettamente linguistico bisogna sottolineare la differenza fra
metafore nominali e verbali: quelle verbali non sostituiscono l’azione ma cambiano il
significato del nome connesso al verbo. In quelle nominali il termine di paragone
attribuisce le proprie caratteristiche al dato referenziale: “Antonietta ha un pianoforte in
bocca”, cioè le caratteristiche tradizionali del pianoforte si spostano nella dentatura
(caratteristica naturale del soggetto).
2) La similitudine (lat. similitudo) è modernamente considerata una delle due
specie del paragone, l’altra è la comparazione. Consiste nel confrontare l’uno con l’altro
esseri animati e inanimati, azioni, processi, avvenimenti in uno dei quali si colgono
aspetti paragonabili a quelli dell’altro. Il confronto può avvenire all’interno di una stessa
classe oppure fra appartenenti a classi diverse . Ciò che secondo alcuni distingue la
similitudine dalla comparazione è la non reversibilità del confronto, i cui termini non
possono essere intercambiati. La similitudine è pratica retorica antica dalla Bibbia
all’epopea moderna, dalla lirica alla narrativa le similitudini traboccano. Varia per
estensione, la similitudine nella sua forma esemplare come le parabole evangeliche si
presenta come sviluppo di un nucleo narrativo: nella sua forma più contratta il paragone
consta del solo nucleo.
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3) Personificazione: consiste nell’attribuire a cose o ad animali azioni,
particolarità o sentimenti umani.
Es.:sentimenti o azioni umane ad animali o cose. Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo. Cfr. G. Pascoli
E giù nel cortile, la povera fontana malata, che spasimo,sentirla tossire! Cfr. A.
Palazzeschi
Catacrèsi: è il passaggio del senso di un espressione da figurato ad abituale. (lat.
abusio, grecismo c a t h á c r ĕ s i s). L’uso estensivo di una parola già esistente nella lingua
(collo della bottiglia, letto del fiume, ai fianchi di una montagna) al posto di un altro
termine specifico per un dato oggetto o nozione, provoca un risparmio o un
arricchimento lessicale. Il nuovo senso introdotto diventa rapidamente parte del senso
letterale, in quanto risponde all’esigenza di usufruire del già esistente anziché introdurre
neoformazioni. La catacrèsi, come fattore di economia linguistica e di polisemia, ha un
ruolo fondamentale nella formazione del lessico e una straordinaria diffusione.
Originali: sono le figure retoriche basate su dei rapporti di vicinanza nelle
caratteristiche dei due designata rapportati, la cui relazione è stabilita dal locutore senza
però essere entrate nell’uso linguistico comune.
Fin qui abbiamo creato la ‘cornice teorico-esplicativa’ della nostra ricerca. Il
lavoro qui presente intende mettere sotto la lente d’ingrandimento ed analizzare gli
aspetti linguistici delle figure retoriche sopra citate. Questo al fine di convincere il
viaggiatore a visitare le località descritte grazie ad elementi altresì culturali, secondo gli
obiettivi promozionali del giornalista.
Per quanto concerne la bibliografia analitica, cioè i mensili da cui è derivata
l’analisi dei dati cotestuali contenuti nel presente lavoro, è stato considerato il corpus: 1)
Geo italiano-novembre 2010, 2) Geo italiano-dicembre 2010, 3) Geo francese-ottobre
1994, 4) Geo francese-novembre 1994.
Per trasformare i presupposti teorici fin qui presentati in basi affidabili dal punto
di vista applicativo, ci siamo avvalsi di strumenti tecnico-settoriali di consolidata
serietà. Sono stati fondamentali Lo Zingarelli. Vocabolario della lingua italiana e Le
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Robert. Vocabulaire de la langue française, per distinguere le figure analizzate in
catacrèsi o originali. Per concretizzare i dati raccolti in ricerca, il primo passaggio è
stato rappresentato da una lettura tematica generale di tutto il materiale della
bibliografia analitica, successivamente una lettura lenta, attenta e approfondita con la
finalità di concentrare l’attenzione sulle figure retoriche a cui è dedicato il nostro scritto.
Ci sono state diverse altre letture aggiuntive per non rischiare di non trovare eventuali
figure camuffate. Si è tentato di fare delle deduzioni sulle finalità promozionali avute
dalle figure, legate al posizionamento ‘calcolato’ delle stesse figure nel testo.
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