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INTRODUZIONE
Il presente elaborato nasce dalla lettura di un breve articolo, pubblicato nel 1997 dalla
rivista scientifica Nature, da l ti tol o “ The va lue o f the wo rld’ s e c os y stem se rvic e s a nd na tura l c a pit a l”. L a br e vit à di tale a rticolo (circa otto pagine), però, è inversamente
pr oporz ionale a ll ’import a nz a c he h a a vuto a ll ’in ter no de ll ’e c onomi a e c o log ica e a ll a rivoluz ione c he ha porta t o ne ll e teor i e di que sto c a mpo di studi . L ’a utor e è l’e c onomi sta
ecologico
1
Robert Costanza, direttore del Gund Institute for Ecological Economics
de ll ’U niver sit à de l V e r mont , c he , insi e me a d a lt ri studi osi, cerca di dare un valore
economico a tutta una serie di servizi che quotidianamente ci vengono offerti dalla
natura, ma che non sono mai stati considerati da un punto di vista economico. Questi
se rviz i sono a d e s e mpi o l’a ria puli ta c h e c i vie ne for nit a da ll e for e ste, il tra tt a mento
naturale dei rifiuti ad opera dei terreni paludosi, la protezione dalle valanghe che ci
viene fornita sempre dalle foreste, i l c ibo, il va lore e stetico…tut ti se rviz i c he se non c i
fossero forniti dalla natura, andrebbero comunque in qualche modo procurati e con dei
costi elevatissimi. Costanza calcola addirittura che il valore economico globale di tutti
gli ecosistemi del mondo equivale a una cifra che va dai 16.000 ai 54.000 miliardi di
doll a ri l’a nno.
Già a c a va ll o de g li a nni ’80 e ’90 a lcuni stu diosi , in pa rticola re il bioec onomi sta
Herman Daly, avevano cominciato a considerare e sistematizzare tutte quelle funzioni
svolte dalla natura di cui usufruiscono gli esseri umani ottenendo beni e servizi in modo
gratuito, i servizi offerti dagli ecosistemi appunto; ma il grande passo avanti compiuto
da Costanza è stato proprio il tentativo di assegnare un valore economico a questi
serv iz i, in modo da pot e rli c onsi de ra re “ c a pit a l e na tura le ” , c he , insi e m e a l c a pit a le
umano, manuf a tt o e socia le, c ontribui sc e a g a ra nti re il be ne sser e um a no: “ when
economic analyses, strategies, and policies understand the links and interdependencies
that exist between these different types of capital, they are better able to meet the goals
1
L ’ ec o n o m ia ec o lo g ica è u n ca m p o d i r icer ca ac ca d em i ca tr an s d is cip li n ar e ch e m ir a a s o tto lin ea r e
l’ i n ter d ip en d en za f r a ec o n o m i e u m a n e ed ec o s is te m i n atu r a li. Si d is tin g u e d all ’ ec o n o m ia ambientale per
la s u a co n n e s s io n e co n d is cip lin e i n ter n e alle s cie n ze n at u r ali e p er l ’ atte n zio n e alla r icer ca d i u n ’ ec o n o m ia c h e s tia all ’ i n ter n o d ei li m iti ec o lo g ici d elle r is o r s e n atu r ali d ella T er r a.
8
of sustainable human health and contentment ”
2
. S e c ondo l’a utore solo include ndo la
na tura a ll ’inte rno d e ll ’e c onomi a si tende rà a sott ova lut a rla di meno e si re a li z z e ra nno delle strategie economiche che rispettino i limiti del nostro pianeta e che puntino alla
conservazione degli ecosistemi naturali, anche per il vantaggio economico che possono
procurarci.
All’int e rno de ll ’a ntropo log ia e c onomi c a e de ll o svil uppo a lcuni studi o si si sono
int e rr o g a ti sull a n e c e ss it à e sull a possi bil it à di uscir e d a ll ’ide a le d e ll a c r e sc it a e c onomi c a il li mi tata c he ha pr e v a lso e pr e va le tut tora a ll ’inte rno de ll a socie tà occidentale; una società della crescita che non è auspicabile per almeno tre motivi:
“genera un aumento delle ineguaglianze e delle ingiustizie, crea un benessere
largamente illusorio, non suscita per gli stessi “benestanti” una società conviviale ma
un’anti-società malata della sua ricchezza ”
3
. Ci si chiede se sia possibile andare oltre la
c re sc it a , in a u g ur a ndo l ’e ra de ll o “ svil uppo sost e n ibi le” , e poi a nc o ra olt re lo svil uppo, che contiene in sé ancora un ossimoro irrealizzabile. Si cercano nuovi indici di
misurazione che non considerino solo il reddito pro-capite, ma anche il benessere
autentico, che deriva da numerosi altri fattori piuttosto che dalla sola ricchezza
materiale. Un benessere che il più delle volte viene intaccato dai problemi di
inquinamento e dal degrado ambientale causati proprio dal progresso economico, come
evide nz ia il fa tt o c he da gli a nni S e tt a nta ne g li stati Uniti l’indi c e de l pr og re sso a utentico (GPI, Genuine Progress Indicator
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) stagna e addirittura regredisce, mentre il prodotto
interno lordo (GNP, Gross National Product) aumenta incessantemente. La
conservazione della natura diventa allora uno degli obiettivi primari se si aspira a
migliorare la qualità della vita.
S e si de sider a uscir e da ll a c re sc it a e c onomi c a il li mi tata , for se l’a pproc c io a ll a valutazione economica dei servizi offerti dagli ecosistemi naturali proposto da Robert
C ostanz a e la c onse g u e n te “ mer c ifica z ione” d e ll a na tura potr e bbe ro a ppa r ire in a nti tesi c on que sto tenta ti vo, ma riten g o c he p a ra doss a lm e nte pr oprio l’e c ono mi a potre bbe e sser e la soluz ione a ll a c re sc it a pe rp e tua c he d e g r a da l’a mbi e n te in cui viviamo. Infatti,
2
Dalla pagina relativa al Gund Institute for Ec o lo g ical E co n o m ic s s u l s ito u f f iciale d ell ’ Un i v er s ità d el Vermont, www.uvm.edu/giee
3
Ser g e L ato u ch e, “L a d ec r esci ta co m e co n d izio n e d i u n a s o c ietà co n v i v iale” , i n Oltre lo sviluppo, a cura
di Roberto Malighetti, Meltemi Editore, Roma 2005
4
Herman Daly ha proposto questo nuovo indice di valutazione della qualità della vita che equivale al
p r o d o tto in ter n o lo r d o , m a co n la s o ttra zio n e d el co s to d ei d a n n i a m b ie n tali e d ell’ in q u in a m en to .
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assegnando un valore monetario ai servizi offerti dalla natura, anche leader politici,
im pr e ndit or i, e c onomi sti potre bbe ro r e nde rsi c o nto de ll ’importa nz a di q ue st’ult im a e dei vantaggi della sua salvaguardia.
Sicuramente, da un punto di vista antropologico, non è possibile prescindere dal porsi
alcune domande cruciali, ad esempio sulla possibilità di esportare questo metodo di
va lut a z ione in a lt re pa rti e socie tà d e l mondo olt re a ll ’O c c idente . S ono be n note a ll a disciplina antropologica le problematiche che si vengono a creare quando si cerca di
trasporre il sapere scientifico occidentale in altri contesti senza tenere conto delle
categorie locali: molti progetti di sviluppo, seppur attuati con le migliori intenzioni,
sono falliti miseramente proprio perché non è stato considerato e approfondito il sapere
de l luog o. Anc h e pe r qu a nto rig ua rda l’e c olog i a si possono fa re le stesse c o nsider a z ioni , poiché non e sis te solo l’ e c olo g ia int e sa in se nso oc c identa le, ma tante e c olog ie qua nte sono le prospettive delle varie culture e, in quei luoghi dove la visione della natura è
a nc he stre tt a mente c onn e ssa a ll ’ide nti tà, i pr og e tt i di svil uppo porta ti d a ll ’O c c ident e hanno provocato sradicamenti, tensioni sociali e discriminazioni
5
.
In questo contesto perciò non si ha la pretesa di proporre la valutazione dei servizi degli
ecosistemi come metodo universale, da applicare in ogni contesto senza riflessioni e
approfondimenti, tuttavia viene suggerito come un sistema valido per quei Paesi
cosiddetti “ svil uppa ti ” e be ne stanti e c on una visi one de ll a na tura e de ll ’e c olog i a pressoché omogenea.
Nel primo capitolo della tesi, facendo riferimento al lavoro di Robert Costanza e dei
suoi collaboratori e agli altri studi che dal 1997 ad oggi sono stati compiuti in questo
c a mpo, viene de sc ritto in modo più spec ifico l’ a pproc c io a ll a va lut a z ione de i se rviz i
de g li e c osis temi: c he c os a sono tali se rviz i, in c he filone d e ll ’e c onomi a si inser iscono, quali sono i metodi di calcolo del loro valore, gli obiettivi che si intendono raggiungere
e le critiche che sono state mosse nei confronti di tale teoria.
Nel capitoli successivi si tenta di applicare concretamente il metodo proposto,
calcolando il valore monetario dei se rviz i de g li e c osis temi in una z ona de ll ’a lt a
5
Ma u r o Van Ak en , “Alb er i tr a id en tità e alter ità. Ne g o ziaz io n e d i ca te gorie ecologiche nel Pakistan
s etten tr io n ale” i n Etnografia e culture, a cura di Ugo Fabietti, Carocci, Roma 1998, pp. 124-142 e
Fed er ica R iv a, “ Kis a n k a u n ? Do n n e e ca m p i d i s ap er e n el Gar h w al Hi m ala y a” in Erreffe, v. 53, pp. 99-
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Valtellina, in particolare nel Parco Nazionale dello Stelvio. La valutazione (secondo
capitolo) si basa sulla letteratura, quindi dove non è stato possibile trovare autori che
parlano di valore monetario, è stata costruita una scala qualitativa che oscilla da -3 a +3
a seconda che quel dato ecosistema fornisca in maniera più o meno consistente un certo
servizio. È stato inoltre creato un indice (I.V.S - Indice di Valutazione Sintetica) che
permette di individuare quali sono i comuni della zona studiata che hanno un’of fe rta qualitativamente migliore di servizi degli ecosistemi, di modo che le politiche di
c onser va z ione possano mi ra re a sa lva g u a rda re i c omuni c he possi e don o g ià un’a lt a qualità di servizi e parallelamente puntino a incrementare la qualità dei servizi dei
c omuni c on l’ I ndice di V a lut a z ione Si ntetica più basso.
Nel terzo e quarto capitolo si affronta invece una disamina del quadro economico e
a mbi e ntale de ll ’a r e a o gge tt o di studi o, pe r inser ire il metodo pr opost o in un c ontest o concreto e dimostrare che non è un mero esercizio teorico, ma possiede delle finalità
pratiche rilevanti. A livello locale, infatti, la valutazione dei servizi degli ecosistemi può
avere un valore importante nel campo della pianificazione territoriale: ad esempio in
una zona di m ontag na c ome que ll a de ll ’a lt a Va lt e ll ina , prima di investire nella
c ostruz ione di una nuov a pist a da s c i (c h e im pli c he re bbe l’a bb a tt im e nto di una pa rte di
bosco), si può cercare di capire se sia più proficuo costruire la pista (che ha sicuramente
un alto valore ricreativo, ma alla luce del surriscaldamento globale in atto richiederebbe
una continua e costosa manutenzione) oppure conservare il bosco (che produce ossigeno
e sequestra anidride carbonica, protegge le abitazioni dalle valanghe, produce legname e
ha un alto valore estetico e ricreativo).
Chi dovrà prendere questa decisione potrà farlo con piena consapevolezza solo avendo a
disposizione una visione chiara del valore, anche economico, del capitale naturale.
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CAPITOLO I
SERVIZI DEGLI ECOSISTEMI
L ’ e c onomi a
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è una gestione delle risorse che miri a soddisfare in modo efficiente i
bisogni umani; il termine deriva dal greco (“ c a sa ” , “ a bit a z ione” ne l se nso di
“ a mbi e nte” , “ h a bit a t”) e (“ norma ” , “ gove rno” , “ a mm ini stra z ione” ), qu indi
l’e c onomi a è l’ a mm ini st ra z ione de ll a c a s a , ossi a de ll ’a mbi e nte e d e ll e s ue risorse . I l ter mi ne “ e c olo g ia” invec e , c oniato d a l tede s c o E r nst He inric h H a e c ke l n e l 1866, de riv a da ll ’unione di e (“ discor so” n e l se n so di “ studi o” ) e si c on f i gura quindi
c ome lo studi o de ll ’a mbi e nte (la c a s a de ll ’uomo) e de i suoi ra pporti c on gli or ga nism i viventi. Già a pa rtire da ll ’e ti mol og ia si può dunque ve de r e c ome l ’e c onomi a e l’e c olo g ia sia no du e c a m pi st re tt a mente c onn e ssi e c on int e re ssi c omuni , p rimo dei quali
la sost e nibi li tà, c onc e tt o c he si può ria ssum e r e ne ll ’ide a fond a menta le c he le nost r e attività dovrebbero essere utilizzate in modo che durino il più a lungo possibile.
Tuttavia il riconoscimento della comunanza di obiettivi fra economia ed ecologia è
a vve nuto solo r e c e nt e mente , c ome dim ostra il fa tt o c h e il pa ss a gg io da ll ’ide a di “ c re s c it a sost e nibi le” a que ll a di “ svil uppo sost e n ibi le” risa le a l testo de l 1 996 “ Oltre la
c re sc it a ” de l bioec onomi sta He rma n Da l y : il c onc e tt o di c re sc it a sost e nibi l e suggerisce
c he la c re sc it a può ri mane re l’obie tt ivo pr i mar io, purc h é diven ga un po’ più
environmental friendly ; lo svil uppo sost e nibi le c osti tui sc e invec e un’a lt e rna ti va a ll ’ide olog ia de ll a c re sc i ta, non c ompatibi le c on e ssa ; uno sviluppo senza crescita che
non im pli c a la fine d e ll ’ e c onomi a , me n e inau g u ra una più ra ff inata e c o mpl e ssa, volt a a l mi g li or a m e nto qua li tativo e a ll ’ a da tt a mento a i li mi ti na tura li , un’ e c onomi a de l “ me g li o” invec e c he d e l “ più g ra nd e ”
7
. Successivamente altri studiosi, come il
professore emerito di economia Serge Latouche, hanno sottolineato, con un pensiero
comunque affine a quello di Daly, la necessità di superare ulteriormente la nozione di
6
Le informazioni economiche di questo capitolo sono tratte da William P. Cunningham, M. Ann
Cunningham, Barbara W. Saigo, Fondamenti di ecologia, McGraw-Hill Companies 2007, cap. 12 e da G.
Tyler Miller Jr., Scienze Ambientali, EdiSES, Napoli 2002, cap. 2
7
Gianfranco Bologna, “Una nuova economia per un futuro sostenibile ”, in W o r ld w atch I n s ti tu te, State of
the world 2008. Innovazioni per un’economia sostenibile. Rapporto sullo stato del pianeta, Edizioni
Ambiente, Milano 2008, p. 17
12
sviluppo sostenibile (che può ancora essere vista come un ossimoro) per inaugurare una
“s oc ietà de ll a de c re sc it a ” , c he non c onsi ste ne l torna re a ll ’e tà de l la pietra o a ll ’illum inaz ione a c a nd e la, ma piut tost o ne l rid ur re l’ e c c e ssi vo c onsum i smo; c he non
c omporta il de c li no in un sott osvi luppo o l’inau g u ra z ione di un d e svil uppo, be nsì invi ta
ad abbandonare la crescita e ad uscire dallo sviluppo
8
.
L ’ e c onomi a si è quindi e volut a ne l c or so d e i se c oli e l’ a pproc c io a i se rviz i de g li ecosistemi trattato in questa sede appartiene al filone più recente di questo sviluppo,
ovve ro l’ e c onomi a e c olo g ic a .
1. LE CONCEZIONI ECONOMICHE DEL MONDO OCCIDENTALE
1.1 L’economia classica
Fondata e approfondita da esponenti di rilievo come lo scozzese Adam Smith (1723-
1790) e l’in g lese D a vid R ica rdo (1771 - 1823) , l ’e c onomi a oc c identa l e moder na c l a ssi c a era originariamente una branca della filosofia morale che studiava come gli interessi e i
valori individuali interagivano con obiettivi sociali più vasti. Si basa sul rapporto fra
domanda (la quantità di un bene o di un servizio che i consumatori sono disposti e sono
in grado di comprare a vari prezzi disponibili) e offerta (la qualità di quel bene o
servizio che i produttori offrono in vendita a vari prezzi), che, in un libero mercato di
compratori e venditori indipendenti, dovrebbero raggiungere un equilibrio di mercato.
Ge ne r a lm e nte qu a ndo i pr e z z i a umenta no l’of f e r ta a umenta e l a domanda dim inui sc e e viceversa, tuttavia ci sono delle eccezioni, poiché i compratori acquisteranno alcuni beni
e se rviz i indi pe nde nteme nte da l loro c osto, c omporta mento c he vien e de fini to “ e l asticità
de ll a domanda r ispett o a l pre z z o” .
Già nel 1800 il filosofo ed economista classico inglese John Stuart Mill (1806-1873)
riteneva che la crescita continua del benessere materiale non fosse possibile né
desiderabile, che i sistemi economici si evolvessero naturalmente fino a raggiungere uno
stato stazionario, un equilibrio che non implica uno stato di miseria ma la possibilità per
8
Ser g e L ato u ch e, “L a d ec r esci ta co m e co n d izi o n e d i u n a s o c ietà co n v i v iale” , i n Oltre lo sviluppo, a cura
di Roberto Malighetti, Meltemi Editore, Roma 2005
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le pe rsone di pe rse g uir e sc opi non mate ria li sti c i “ una volta che le menti degli uomini
non fossero più assillate dalla gara per la ricchezza ”
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. Una concezione che ha molto in
comune con il concetto di sviluppo sostenibile.
1.2 L’economia neoclassica
S e pa ra tasi n e l X I X se c olo da ll ’e c onomi a poli ti c a , c h e pr os e g uiva il fi lone c lassico, l’e c onomi a ne o c lassica a da tt ò i pr inci pi de ll a sc ie nz a moder na a ll ’a n a li si e c onomi c a . S i concentra su un approccio rigoroso, oggettivo e privo di valori, e lascia ad altre
discipline il compito di affrontare i problemi sociali.
Gli economisti neoclassici affermano che la crescita economica continua è necessaria e
desiderabile, al fine di mantenere la piena occupazione ed evitare i conflitti di classe che
scaturiscono dalla distribuzione iniqua della ricchezza; in particolare ritengono che le
risorse naturali siano un semplice fattore di produzione e, in quanto tale, intercambiabile
e sost it uibi le: le mate rie pr im e e i se rviz i for nit i da ll ’a mbi e nte non son o c onsi de ra ti indispensabili, una volta che una risorsa diventa scarsa, si provvederà a sostituirla con
un’a lt ra .
1.3 L’economia ecologica
Le economie classica e neoclassica si sono concentrate prevalentemente sulle risorse
umane, ovvero il cosiddetto capitale artificiale o manufatto (attrezzature, infrastrutture e
tecnologia). Esistono però altri tre tipi di capitale
10
: il capitale umano (conoscenza,
esperienza e imprenditorialità umana), il capitale sociale (valori condivisi, fiducia,
spirito cooperativo e organizzazione comunitaria) e il capitale naturale (beni e servizi
che vengono forniti dalla natura). I sistemi naturali sono essenziali per la produttività
e c onomi c a , ma l’e c ono mi c a c lassica e ne oc l a ssi c a c onsi de ra no i se rviz i of fe rti da ll a natura esterni ai costi di produzione e li hanno esclusi dai sistemi contabili, anche a
causa della difficoltà nel quantificarli.
9
John Stuart Mill, Principi di economia politica, a cura di Biancamaria Fontana, Unione Tipografico-
Editrice Torinese, Torino 1983, vol. II, pp. 1002-1003, in William P. Cunningham, M. Ann Cunningham,
Barbara W. Saigo, Fondamenti di ecologia, McGraw-Hill Companies 2007, p. 318
10
Qualsiasi forma di ricchezza disponibile per essere utilizzata nella produzione di altra ricchezza