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INTRODUZIONE
La criminologia è una scienza che analizza il crimine, e in particolare il cosiddetto crimine
violento, da una prospettiva multidisciplinare a cui afferiscono nozioni di psicologia, di sociologia,
di medicina, di diritto e di altre materie scientifiche e umane. Per capire un fenomeno criminoso nel
modo più completo possibile bisogna analizzare una moltitudine di fattori precedenti, contemporanei
e successivi al fatto, e in particolare la condotta del reo.
Nel corso della storia dell’uomo si riscontrano, in diversi periodi, condotte criminali brutali e
malvagie che tutt’ora rimangono inspiegate. Alcuni fenomeni criminosi non riescono a trovare un
riscontro criminologico essendo reati configurati a livello sociale e non riconducibili ad alterazioni
biologiche o disturbi mentali e psichici, mi riferisco in particolare ai crimini di guerra, ai genocidi e
alle persecuzioni raziali. Il percorso dell’umanità è, da sempre, stato caratterizzato da crimini inauditi
che non escludono alcuno Stato e alcuna confessione religiosa, influenzando moltissime popolazioni
e paesi. Si pensi, durante l’Impero Romano, alle persecuzioni verso i cristiani e, giungendo quasi ai
giorni nostri, alla diaspora degli armeni nel XX secolo e alle persecuzioni, nei confronti degli ebrei,
nell’Italia fascista e nella Germania nazista. Non meno gravi le persecuzioni di genere, come quelle
avvenute nei confronti degli omosessuali.
Ci sono anche aspetti sociali diversi, pur sempre criminali, che appartengono a un modo di essere,
a una mentalità, strettamente legata alla zona di appartenenza, mi riferisco alla Mafia siciliana, alla
‘Ndrangheta calabrese, alla Camorra napoletana, alla Sacra Corona Unita pugliese e a tutte quelle
organizzazioni criminali che esercitano un potere fondato esclusivamente sulla violenza.
Nel presente elaborato analizzerò i fattori principali che possono rendere un individuo propenso
alla commissione di reati violenti, in particolare omicidi seriali e crimini violenti motivati da patologie
o stati emotivi. Il tema verrà sviluppato cercando, anzitutto, di comprendere il fenomeno di
aggressività e violenza e le possibili cause scatenanti di tali comportamenti dal punto di vista
psicologico, sociale e biologico, successivamente si parlerà delle implicazioni legali di questi fattori
e di prevenzione della criminalità, ponendo particolare attenzione sulle nuove terapie proposte; sarà
aggiunta anche una riflessione sui problemi etici legati alle terapie emerse negli ultimi anni.
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L’obiettivo del presente lavoro è dimostrare come l’integrazione delle spiegazioni fornite dalle
diverse scienze e materie coinvolte nello studio dei fenomeni comportamentali sia indispensabile per
capire il fenomeno della violenza e aiutare future vittime e carnefici a sfuggire al loro destino.
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CAPITOLO I
RADICI PSICOLOGICHE E SOCIOLOGICHE DEL CRIMINE
Una domanda che spesso ci si pone ascoltando i fatti di cronaca è come sia possibile che nella
società esistano individui così “cattivi”, come si possa arrivare ad essere così aggressivi e violenti nei
confronti di un’altra persona, a maggior ragione quando questa è un cittadino modello o è una vittima
per natura innocente e indifesa, come un bambino.
Il primo errore che si compie cercando di capire il fenomeno è classificare questi individui come
“cattivi”, “mostri” o “diabolici”. L’aggressività è un comportamento indotto dalla rabbia a sua volta
innescata da stimoli che vengono processati in modo diverso in ognuno di noi anche a seconda della
composizione della nostra psiche. La rabbia è una risposta naturale e istintiva a una minaccia percepita
a livello mentale, infatti quando viene controllata e modulata è ritenuta sana e indispensabile per la
sopravvivenza.
Quando si legge di una donna che, rivoltandosi contro il suo aggressore, reagisce in maniera
violenta, da un punto di vista sociale siamo portati a comprendere e considerare corretto il suo
comportamento trovandoci davanti a una vittima che ha avuto la prontezza di agire per difesa
personale. Più generalmente si può dire che siamo portati a non colpevolizzare chi reagisce, in alcuni
casi anche in modo aggressivo, a un’ingiustizia subita. Per quanto possa sembrare controverso, talune
volte anche il criminale commette determinati atti reagendo a situazioni che egli, nella sua devianza,
percepisce essere in qualche modo ingiuste; in altri casi la reazione aggressiva e violenta può essere
scatenata da problemi psicologici che impediscono di controllarla e modularla nel modo corretto
oppure da fattori sociali, famigliari e infine biologici.
Con questa affermazione non si intende in alcun modo giustificare determinati episodi brutali ma
si tenta di comprendere, per quanto possibile, cosa avviene nella vita e nella mente di questi individui
che li spinga ad adottare un determinato tipo di comportamento e a scatenare tali reazioni. Quali
traumi hanno subito o quali ingiustizie sono state perpetrate nei loro confronti a tal punto, e con tale
intensità, da plasmarne la mente in modo così deviato?
In questo capitolo si andrà ad analizzare, dal punto di vista psicologico e sociologico, la
moltitudine di fattori che possono portare un individuo a compiere atti aggressivi e violenti
apparentemente senza movente e senza provare rimorso o senso di colpa.
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L’analisi sarà incentrata sulla comprensione di aggressività e violenza e del ruolo fondamentale di
famiglia e ambiente nello sviluppo comportamentale, sullo studio di disturbi mentali che scatenano
tali reazioni e in fine sull’approfondimento di casi clinici che dimostrano queste teorie.
I.1 Aggressività e Violenza: cause psicologiche e condizionamento sociale
Dal punto di vista comportamentale bisogna distinguere il concetto di aggressività dai fenomeni
violenti. L’aggressività è una reazione comportamentale che deriva dalla rabbia, presente in natura
poiché è una reazione difensiva, dunque naturale e, se moderata, è da considerare indispensabile per
la sopravvivenza.
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La violenza, invece, è un comportamento intenzionalmente finalizzato a recare
danno ad un altro individuo con l’utilizzo della forza o del potere senza un preciso scopo difensivo e
spesso anche senza nessun motivo apparente.
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Spiegare in modo completo ed esaustivo cosa sia l’aggressività è alquanto difficile dato che questo
fenomeno può essere visto da più punti di vista, ma, essendo un comportamento motivato da un
sentimento naturale, non può essere considerato patologico se viene limitato a determinate circostanze
e, soprattutto, se viene controllato. Tuttavia nei casi in cui si hanno tendenze aggressive e esplosioni
di rabbia in contesti non minacciosi, o apparentemente in assenza di motivo, allora vediamo come
queste reazioni diventino pericolose e in alcuni casi patologiche.
Dal punto di vista psicologico un comportamento aggressivo può derivare da diversi fattori e a
volte anche da disturbi mentali che inducono un individuo ad avere un atteggiamento tendenzialmente
rabbioso nei confronti di altri o di sé stesso. Questo comportamento può essere causato, ad esempio,
da disturbi mentali che coinvolgono l’umore, dall’incapacità di gestire la propria emotività o anche
da comportamenti reiterati dall’infanzia e dall’ambiente familiare e sociale.
Analizzando le cause di un comportamento aggressivo bisogna per prima cosa comprendere le
differenze a seconda della fascia d’età dell’individuo. Nei bambini, ad esempio, si può notare che la
rabbia può derivare da frustrazione, stress o più comunemente da scarse capacità relazionali mentre
1
Santos-Longhurst A., “Do I have anger issues? How to identify and treat an angry outlook”, in
www.healthline.com/health/anger-issues , 21 December, 2020.
2
Fossati E., Quaderni Di Sanità Pubblica: Violenza E Salute Nel Mondo, CIS Editore s.r.l., Milano, 2002, p.21.
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negli adolescenti può derivare da situazioni di stress sociale, abuso di sostanze o da relazioni malsane
con genitori o altri membri della loro cerchia sociale.
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I bambini, inoltre, tendono ad imitare le azioni e i comportamenti che vedono quotidianamente,
quindi i fattori che incidono profondamente sulla formazione del comportamento e della personalità
di un bambino sono l’ambiente familiare in cui vive unitamente all’ambiente scolastico e sociale che
frequenta. Crescendo ad esempio in un quartiere periferico malfamato, con un tasso di criminalità
elevato, con genitori che litigano spesso in modo aggressivo, sia verbalmente che fisicamente, o sono
i primi a commettere reati di qualsiasi natura, è abbastanza naturale che un bambino sviluppi un
comportamento aggressivo, poi criminale e violento nel futuro. Inoltre il comportamento aggressivo
potrebbe essere reiterato perché in qualche modo viene premiato e quindi il bambino impara ad
associare l’aggressione alla ricompensa. Se il bambino soffre anche di qualche forma di psicosi,
disturbo di personalità o disturbo cognitivo, le reazioni aggressive possono essere più frequenti.
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Le manifestazioni di comportamenti aggressivi durante l’adolescenza, invece, sono abbastanza
comuni dato che è un periodo di crescita e di cambiamenti che mettono a dura prova molti ragazzi,
soprattutto quando non riescono a comprenderli o a gestirli. Generalmente però si può identificare un
problema di aggressività in quei casi in cui l’adolescente viene spesso coinvolto in risse, litiga e urla
spesso, anche durante discussioni non gravi, oppure ha atteggiamenti da bullo nei confronti dei
coetanei. La presenza di psicopatologie o disturbi mentali, inoltre, contribuisce alla formazione di un
comportamento aggressivo che a volte può sfociare anche in violenza.
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La violenza, in fondo, è una manifestazione successiva e più grave dell’aggressività. Secondo
l’OMS la violenza va classificata e divisa in settori per essere compresa, ma per dare una definizione
generale si può dire che sono considerati violenti tutti quegli atti fisici o verbali che hanno l’intenzione
3
Erickson Gabbey A., “What is aggressive behavior?”, in www.healthline.com/health/aggressive-behavior , 21
Dicembre, 2020.
4
Ibidem.
5
Santos-Longhurst A., “Do I have anger issues? How to identify and treat an angry outlook”, in
www.healthline.com/health/anger-issues , 21 Dicembre, 2020.
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di ferire (fisicamente o psicologicamente) un altro individuo o se stessi.
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Tale definizione prende in
considerazione anche la violenza autoinflitta.
Psicologicamente l’aggressività eccessiva e il desiderio di compiere violenza verso qualcuno
dipendono principalmente dall’infanzia vissuta dall’individuo, dai modelli che ha avuto, dalle scene
di violenza a cui ha assistito, dai traumi che ha subito, sia fisici che psicologici, e da come è stato
assistito successivamente. È noto che essere vittima di abusi durante l’infanzia provochi danni
psicologici, più o meno gravi, in relazione a diversi fattori come età e durata dell’abuso, che possono
a loro volta provocare depressione, disturbi d’ansia, disfunzioni sessuali, disturbi dissociativi e
disturbi della personalità
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.
È anche noto che molti di questi disturbi si riscontrano in persone che soffrono di psicopatologie
associate al compimento di reati violenti. Non è esagerato pensare che un bambino che ha subito abusi
sessuali, maltrattamenti fisici e psicologici reiterati durante l’infanzia, possa sviluppare qualche
forma di disturbo mentale, come il disturbo della personalità antisociale o forme lievi di psicosi, in
aggiunta a perversioni sessuali derivanti dall’approccio violento che lui per primo ha avuto con la
sessualità. In questo caso il bambino potrebbe mostrare durante la crescita reazioni comportamentali
fuori luogo o eccessive, perversioni sessuali e comportamenti paranoici o psicotici che, se innescati,
provocano reazioni violente.
Dunque si può notare come vi sia una forte correlazione fra disturbi mentali, condizionamento
sociale negativo e aggressività e violenza. Ciò ovviamente non significa che soffrire di disturbi
mentali condanni un individuo a commettere un giorno crimini violenti, ma che un esempio familiare
e sociale negativo e violento possono solo peggiorare un disturbo pregresso fino a rendere l’individuo
potenzialmente aggressivo e violento. Più avanti vedremo anche come questi traumi, psicologici oltre
che fisici, e questi disturbi vadano ad intaccare anche la fisiologia di un individuo e, nello specifico,
il suo cervello.
6
Fossati E., Quaderni Di Sanità Pubblica: Violenza E Salute Nel Mondo, CIS Editore s.r.l., Milano, 2002, p.21.
7
Micalizzi C., “Le conseguenze a breve e a lungo termine prodotte dalle esperienze violente”, in
www.stateofmind.it/2017/02/maltrattamento-infantile-conseguenze/, 22 Dicembre, 2020.