Capitolo I
L’analisi della recente crisi finanziaria
SOMMARIO: 1.1. Introduzione; 1.2. Fattori determinanti della crisi; 1.3. Le
fasi di manifestazione della crisi; 1.4. I soggetti coinvolti nella crisi; 1.5. Le
misure adottate
1.1. Introduzione
1
Indagini empiriche e teoriche da parte di diversi economisti hanno studiato
l’importanza che il sistema finanziario ha per la crescita dell’economia,
arrivando a concludere che lo sviluppo del primo sia condizione necessaria,
anche se non sufficiente, per la crescita dell’economia reale.
Altra conclusione è relativa al fatto che le innovazioni finanziarie hanno spesso
contribuito ad innescare cicli di crescita sostenuta in specifici settori produttivi o
2
aree geografiche.
3
Secondo altri ricercatori, l’ordinamento giuridico, inteso come l’insieme di
regole e istituzioni, è una componente organizzativa del mercato fondamentale e
la sua buona qualità costituisce condizione affinché il mercato realizzi le
condizioni per l’efficienza.
La storia più recente è stata segnata dalla cosiddetta “crisi dei mutui subprime”
che ha lasciato un segno profondo nell’economia. Tale crisi è stata la
conseguenza dell’esplosione di una bolla speculativa nel mercato immobiliare
iniziata nel 2006 negli Stati Uniti e diffusasi in molti altri Paesi sottoforma di
fallimenti finanziari e di una stretta creditizia. Le conseguenze saranno molto
probabilmente scontate negli anni, minacciando di provocare un numero
crescente di danni collaterali con effetti non solo sull’economia ma anche sul
tessuto sociale, sulla fiducia e l’ottimismo alla base dei rapporti interpersonali e
4
nei confronti delle istituzioni.
1
Gurley J.G. e Shaw E.S. (1967).
2
Toye J. (1994).
3
Einaudi L. (1964).
4
Chari V. V., Kehoe P. J. e McGrattan E. R. (2007).
3
1.2. Fattori determinanti della crisi
1.2.1. L’evoluzione dei prezzi degli immobili
La recente bolla ha rafforzato la credenza popolare secondo cui la crescita
demografica ed economica, combinata con la limitata disponibilità di terreni,
comporta inevitabilmente una tendenza all’aumento sostanziale dei prezzi degli
immobili. Dalla fine degli anni Novanta in poi si crea tra gli americani un clima
di ottimismo, circa le loro possibilità, che li porta alla convinzione di un rapido
aumento della ricchezza del mondo capitalistico in assenza di un’osservazione
5
relativa all’aumento effettivo dei prezzi conseguente alla crescita demografica.
Dati contabili nazionali indicano che la quota di reddito spesa per l’acquisto di
immobili ad uso residenziale da decenni si mantiene abbastanza costante e che
l’aumento dei redditi non si riflette nell’aumento dei prezzi bensì nell’aumento
quantitativo del consumo degli stessi immobili.
Nel periodo della bolla speculativa si è parlato molto di “esplosione dei costi di
costruzione” e di esaurimento dei terreni edificabili. Tutto ciò ha alimentato la
sensazione che i materiali da costruzione si stiano esaurendo e che in futuro
questa scarsità renderà le case molto più costose. L’indice dei costi di
costruzione non sembra segnalare questa tendenza poiché i materiali impiegati
sono di tipo rinnovabile (come il legno) o presenti in quantità abbondante (come
il gesso o il ferro – quest’ultimo sostituibile con suoi simili o riciclabile);
l’unico fattore che nel lungo periodo potrebbe divenire scarso è la manodopera.
Uno degli insegnamenti fondamentali dell’economia è che quando una risorsa
diviene scarsa se ne trovano dei sostituti per cui non è accettabile, secondo la
teoria, che i servizi forniti dai beni immobiliari divengano più scarsi di qualsiasi
altra cosa.
5
Shiller J. (2008).
4
È questa una mancanza di comprensione dei fattori economici che ha
contribuito a produrre una massiccia bolla speculativa, basata sulla falsa
6
impressione che le risorse necessarie per la costruzione siano in esaurimento.
La bolla nel mercato immobiliare è stata la causa fondamentale della crisi
economica in atto. L’erronea percezione che il prezzo degli immobili potesse
soltanto salire ha creato un’atmosfera che invitava i prestatori e le istituzioni
finanziarie ad essere più propensi ad accettare il rischio di inadempienza dei
debitori. L’esplosione della bolla speculativa ha comportato una riduzione dei
7
prezzi delle case che varia dal 15% al 25% ma potrebbero ancora scendere
Sebbene ogni evento storico sia l’esito di una combinazione di fattori la
possibile spiegazione ad una bolla speculativa è riconducibile al contagio
sociale della psicosi del boom, trainato dalla comune osservazione del rapido
8
aumento dei prezzi. In determinate circostanze le spiegazioni del contagio e
delle retroazioni fanno riferimento a “bolle razionali” cioè situazioni i cui gli
individui possono dedurre informazioni in possesso di altri osservandone il
comportamento in quanto le azioni possono essere interpretate in modo
razionale. Preoccupazioni si manifestano nel momento in cui si valutano le
azioni in modo eccessivamente ottimistico (o pessimistico) poiché la
valutazione è razionale ma formalmente erronea in quanto basata su
informazioni in possesso di altri. Welch, infatti, sostiene che le bolle speculative
si formano dalla “propagazione di informazioni a cascata” cioè quando gli
individui trascurano le informazioni reperite autonomamente (che magari
sarebbero dissuasive) poiché ritengono che la massa non possa sbagliarsi quanto
il singolo; in questo modo le informazioni indipendenti risultano inefficienti e
sono sottratte alla disponibilità del gruppo non contribuendo, così, alla
formazione del giudizio collettivo. Seguendo questo andamento la qualità delle
informazioni, del gruppo e della collettività, tende a deteriorarsi.
6
Ibidem.
7
Roselli A. (1995).
8
Shiller J. (2008) opera già citata.
5
Figura 1: Fattori di domanda e di offerta sul mercato immobiliare USA
La Figura 1 mostra gli andamenti delle curve rappresentanti la domanda dei
diversi fattori sui mercati immobiliari negli Stati Uniti d’America.
Sul finire del 2004 la Fed ha iniziato ad aumentare i tassi d’interesse e ciò ha
reso più difficile il pagamento delle rate dei mutui dal momento che la maggior
parte degli stessi erano stati concessi a tasso variabile (contando sul ribasso).
Il deterioramento rapido del merito creditizio (affidabilità relativa alla capacità
di rimborso delle somme prese a prestito) dei mutuatari ha portato al collasso
(“imprevisto”) della bolla speculativa. Tutto ciò si è accompagnato dunque ad
un drastico calo di domanda (shock) del bene casa comportando un deciso calo
dei prezzi.
Le banche che avevano concesso mutui, in seguito al crollo dei prezzi delle
case, si sono trovate scoperte poiché, nel momento in cui implementavano la
procedura di rivalsa nei confronti dei loro creditori insolventi, aggredendo le
garanzie a tutela dell’operazione (generalmente l’ipoteca) queste ultime si
rivelavano non sufficienti a ricoprire l’ammontare dovuto (nel caso delle
ipoteche, data la diminuzione dei prezzi delle case, l’immobile rivenduto non
6
riusciva a ripagare con il suo valore di mercato le somme scoperte poiché il
prestito era stato concesso prendendo come riferimento un prezzo di mercato
maggiore – avendo come aspettativa il rialzo del prezzo stesso).
Misura di salvaguardia adottata dalle banche fu la richiesta di garanzie ulteriori
(sapendo che rivalendosi sul bene avrebbero solo conseguito una perdita certa)
ma ciò non servì ad altro che alimentare ulteriormente il numero dei fallimenti
innescando una spirale negativa nel settore edilizio; con contagio istantaneo al
9
settore creditizio, al settore finanziario ed a tutta l’economia reale.
1.2.2. Il livello dei tassi d’interesse
La bolla speculativa di cui trattasi è stata amplificata da diversi fattori tra i quali
rientra il taglio del tasso sui fondi federali attuato dalla Federal Reserve. Tale
tasso è stato abbassato sul finire degli anni Novanta poiché si temeva una fase
prolungata di debolezza del ciclo economico conseguente ad una fase di elevata
crescita avutasi nei primi anni del decennio. La riduzione del tasso in trattazione
è proseguita negli anni successivi arrivando all’1% verso la metà del 2003 e
mantenendolo poi tale fino alla metà del 2004; come è facile osservare, il
periodo appena menzionato corrisponde a quell’arco temporale durante il quale
si è manifestata la più rapida impennata dei prezzi delle case. Inoltre il tasso
reale (depurato dall’inflazione) sui fondi federali dall’ottobre 2002 all’aprile
2005 si mantenne negativo (anche questo intervallo corrisponde alla fase di
rapida crescita dei prezzi delle case).
La politica monetaria della Fed e delle altre banche centrali era, però, trainata da
condizioni economiche create dall’esplosione della bolla del mercato azionario
degli anni Novanta ed il boom del mercato immobiliare può essere visto come
una conseguenza di tale politica.
Sintetizzando tali concetti è possibile affermare che durante gli anni Novanta gli
americani hanno accumulato ricchezza che hanno poi iniziato a spendere nella
fase successiva di tassi d’interesse particolarmente bassi; un tale livello dei tassi
rendeva conveniente l’investimento nel settore immobiliare ma la conseguenza
9
Gorton G. (2008)
7
all’aumento della domanda di un qualsiasi bene (come la teoria economica
10
neoclassica insegna) comporta un aumento del prezzo dello stesso.
La fase prolungata di tassi particolarmente bassi ha comportato due ordini di
conseguenze:
- l’andamento dei prezzi degli immobili raggiunge un livello
particolarmente elevato;
- una variazione nelle modalità di presa a prestito delle somme (erano,
infatti, richieste cifre più alte e per periodi di tempo più lunghi;
comportando un aumento significativo delle rate di interesse sui mutui
con un impatto non trascurabile sul reddito) e delle garanzie richieste (le
garanzie ipotecarie erano sopravvalutate vista la fase caratterizzata da
aspettative rialziste circa l’andamento dei prezzi degli immobili).
L’impatto di questa politica monetaria accomodante fu amplificato dalla grande
quantità di mutui ipotecari a tasso variabile erogati dopo il 2000 ed in
particolare ai mutuatari appartenenti alla categoria dei subprime poiché questi
ultimi erano quelli più sensibili (rispetto quelli a tasso fisso) ai tagli apportati
dalla Fed. È sotto questo aspetto che i tagli dei tassi hanno contribuito
maggiormente a gonfiare il boom durante la fase di rapida crescita manifestatasi
a partire dal 2004.
I mutui ipotecari erano comuni poiché richiesti dai soggetti che erano stati
influenzati da giudizi favorevoli alla bolla e che volevano investire nel mercato
immobiliare nella misura più massiccia possibile. Il fatto che i tassi d’interesse
sarebbero saliti presto non era fattore dissuasivo poiché ci si attendeva una
compensazione dai rapidi rialzi dei prezzi delle case e si riteneva che tali prezzi
più elevati avrebbero consentito un rifinanziamento del mutuo ad un tasso
inferiore.
I mutuatari subprime richiedevano finanziamenti di entità sproporzionata sia
perché poco attenti agli aspetti quantitativi, sia perché desiderosi di entrare nel
11
mercato immobiliare.
10
Roselli A. (1995) opera già citata.
11
Ibidem.
8
La richiesta di concessione mutui a condizioni più flessibili fu assecondata dai
prestatori perché credevano anch’essi nella bolla speculativa ed è per questo che
il periodo di impennata dei prezzi immobiliari corrispose al periodo in cui i
prestiti erogati senza documentazione proliferarono, si diffusero le ARM
(Adjustable Rate Mortgage – mutui ipotecari a tasso variabile) e altri tipi nuovi
di mutui ipotecari opinabili.
Inoltre le agenzie di rating, che valutavano l’affidabilità creditizia dei mutui
ipotecari cartolarizzati, solevano attribuire la valutazione Aaa (massima
affidabilità) a titoli ipotecari in realtà vulnerabili poiché anch’esse erano
trasportate dal boom e dalla convinzione che ne derivava riguardo alla non
esplosione della bolla. Anche se le società di rating non erano del tutto convinte,
circa l’eventualità che la bolla speculativa si protraesse troppo avanti nel tempo,
ciò non bastò a convincerle ad assumere la decisione di tagliare le valutazioni
dei prodotti ipotecari cartolarizzati (basandosi della teoria secondo cui i prezzi
delle case potessero avere un ribasso).
La Figura 2 rappresenta l’andamento dei tassi d’interesse della BCE e dei tassi
di mercato monetario. È osservabile l’andamento, in precedenza descritto,
costante di tali tassi nel periodo della bolla speculativa (2003/2005) e su un
importo percentuale basso. L’andamento diviene, poi, crescente nel periodo
precedente la crisi e fino allo scoppio della bolla.
Figura 2: Tassi d’interesse della BCE e tassi di mercato monetario
9
1.2.3. La regolamentazione
Un altro fattore indicato come causa della bolla del mercato mobiliare è
rappresentato dall’incapacità dei regolamentatori di “tenere a freno” le
aggressive pratiche dei prestatori. Ciò avviene a partire dal 1980 quando (per
effetto del Depository Istitutions Deregulatory and Monetary Control Act) le
leggi statali sull’usura furono abolite, rendendo possibile ai prestatori applicare
un tasso abbastanza elevato da poter realizzare profitto dai mutui subprime; tale
tasso poteva essere fissato sufficientemente alto da compensare i costi derivanti
dai probabili pignoramenti ed espropri. La regolamentazione doveva essere
estesa ma fino agli inizi del Duemila tali provvedimenti non furono presi e si
12
sviluppò un “mercato bancario ombra”. Anche il fatto che i responsabili della
regolamentazione non avessero avvertito l’urgenza di un intervento è
sintomatico dell’impossibilità percepita circa il verificarsi di una crisi che
coinvolgesse il mercato immobiliare.
La crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti è anche il frutto di un’altra riforma
connessa alla proprietà fondiaria cioè l’intensificarsi degli sforzi del governo
americano nel promuovere la proprietà immobiliare residenziale. È il
perseguimento di tale obiettivo che contribuisce a spiegare la tolleranza, da
parte delle autorità, delle pratiche di credito facile degli anni Novanta e
Duemila.
In definitiva, tutti questi fattori hanno contribuito a gonfiare la bolla anche
perché tutti gli operatori responsabili della vigilanza, al pari del pubblico, sono
rimasti invischiati nelle stesse forti aspettative di futuri aumenti dei prezzi delle
13
case.
Nel periodo della bolla speculativa immobiliare (come per le altre bolle) è
prevalsa la tendenza a considerare positive le notizie circa gli incrementi dei
prezzi.
Nel breve periodo un crollo repentino dei prezzi delle case può causare
sconvolgimento nell’economia, producendo effetti sistemici indesiderabili, nel
12
Il “mercato bancario ombra” è costituito da prestatori ipotecari non bancari, che operavano al
di fuori di qualsiasi regola che possa essere paragonata a quelle che governano la normale
attività delle banche.
13
Shiller J. (2008).
10
lungo periodo, però, gli effetti sono positivi poiché a parità di reddito aumenta il
potere d’acquisto della popolazione sugli immobili.
1.2.4. Il ruolo dell’innovazione finanziaria
Nel corso degli anni Novanta gli Stati Uniti, e con essi gran parte del mondo
industrializzato, si sono caratterizzati per il perpetuarsi di una lunga fase
positiva del ciclo economico seguita da un periodo abbastanza prolungato
segnato da un livello del tasso d’interesse particolarmente basso. Questi fattori
hanno contribuito alla diffusione di uno stato di euforia nell’ambito finanziario.
Il picco della crescita economica può essere individuato nel triennio 2004-2006
ed è storicamente indicato con la fase “Great Moderation” (data la modesta
entità delle fasi recessive.
Tassi d’inflazione molto contenuti e bassi tassi d’interesse sono una
caratteristica del triennio in esame accompagnati da alti livelli di risparmio. Il
costo ridotto del credito favorisce l’espansione facendo sì che si assista ad una
sostenuta crescita dei prezzi reali e delle attività finanziarie (determinando un
14
aumento del valore e un vantaggio per chi li detiene).
15
Il livello dei consumi aumenta poiché l’aumento di valore dei beni fa crescere
la fiducia e l’ottimismo nel sistema economico. Di pari passo, però, si determina
la rapida espansione dell’indebitamento e la contrazione del livello di risparmio
delle famiglie.
L’aumento dei consumi e la propensione all’indebitamento comportano scelte di
“moral hazard” che implicano una predisposizione maggiore all’assumersi
rischi di investimento. Tale nuova esigenza di mercato è subito intercettata dagli
istituti finanziari che tramite operazioni innovative nel loro settore sono in grado
di fornire titoli sintetici caratterizzati da rendimenti elevati.
Parallelamente all’aumento delle opportunità di far credito, il grado di leva del
settore finanziario si accresce creando l’opportunità di cedere sul mercato i
crediti erogati dal sistema intermediario (il tutto in tempi celeri).
14
Mieli (2009).
15
Titoli o beni reali.
11
16
È sul modello “Originate to Distribuite” (OTD) che poggia l’espansione delle
banche e degli altri intermediari finanziari e che ha consentito la strutturazione
di operazioni sintetiche molto complesse (fitta rete di passaggi, quote crescenti
di attività - come i prestiti – che fino alla sua introduzione erano considerate
illiquide. L’introduzione del modello in esame, ha consentito al sistema
finanziario di ampliare le disponibilità di finanziamento per l’economia tramite
la previsione di un maggior turnover sulle poste attive degli intermediari
bancari.
Nel 2008 questo meccanismo, considerato profittevole per l’economia, ha
mostrato i suoi limiti (scatenando una crisi finanziaria che si è poi ripercossa
sull’economia reale) per il fallimento avvenuto su un relativamente piccolo
17
segmento dei mercati finanziari internazionali.
Tra i principali problemi all’origine della crisi abbiamo l’asimmetria
informativa e il conflitto tra principale e agente. A differenza del tradizionale
modello “buy-and-hold”, nel quale gli intermediari generano attività che
detengono nel proprio portafoglio fino alla scadenza, il modello OTD
diminuisce gli incentivi delle banche a controllare adeguatamente la qualità dei
crediti. Nei loro portafogli gli investitori aumentano il peso di prodotti poco
trasparenti, difficili da valutare, per i quali le informazioni complessivamente
disponibili sulla qualità delle attività sottostanti è eccessivamente sbilanciata a
favore delle banche che originano i crediti. Sono accentuati anche i conflitti di
interesse, ad esempio nel caso delle agenzie di rating, ove il controllante si trova
a ricevere il proprio compenso dallo stesso controllato.
Peso rilevante nella crisi è da attribuire all’innovazione finanziaria ma anche
all’eccessivo aumento del credito, alla sottovalutazione dei rischi da parte degli
investitori e agli squilibri temporali creatisi sulle poste attive e passive delle
18
banche.
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Gli elementi distintivi del modello saranno esposti nel corso della trattazione.
17
Mieli S (2009).
18
Ibidem.
12