Capitolo 2. SVILUPPO ABILITA’ E CAPACITA’ MOTORIE DEL BAMBINO
2.1- Sviluppo olistico del bambino
L'approccio olistico allo sviluppo infantile si basa su uno stretto legame tra educazione e cura, tra
soggetti e contesti, pensato sulla ricerca di equilibrio e di integrazione tra pratiche, tempi e processi
che sono cruciali per la qualità e complessità dell'esperienza educativa. «II bambino impara
attraverso l'attività, tramite l'interazione diretta ambiente-adulto (insegnante) che lo
guida in modo responsabile, offrendogli un processo di qualità, che lo porterà all'obiettivo
che da solo non sarebbe in grado di raggiungere». (Dott. Rado Pišot) (2)
2.2- Specificità dello sviluppo motorio del bambino
Ogni bambino si possiede delle predisposizioni che gli sono congenite. II modo in cui queste
si svilupperanno dipende dal tipo di ambiente in cui vive, come questo influisce su di lui, e
dalle proprie esperienze. Tutti i comparti dello sviluppo (conoscitivo, cinestesico, sociale e
motorio) sono tra di loro strettamente collegati e nello sviluppo del bambino si intrecciano e si
completano. Le modifiche e gli sviluppi di un comparto influiscono sulle modifiche e lo
sviluppo di tutti gli altri all'interno di questo processo. Parimenti crescono l'acquisizione delle
conoscenze e lo sviluppo dell'indipendenza, e viceversa. Lo studio dell'attività cerebrale con
le nuove metodologie di indagine (MRI PET scan) ha portato a nuove conoscenze sullo
sviluppo e sul funzionamento dei centri più alti di controllo. Interessanti sono soprattutto
(2) Rado Pišot, kinesiologo sloveno, ricercatore e docente universitario, nato il 9 settembre 1962 , Capodistria
È professore ordinario nel campo della kinesiologia e consulente scientifico. Dal 2013 è direttore del Centro di ricerca
scientifica di Capodistria (ZRS KP) , che opera come istituto di ricerca pubblico indipendente dal 2017, tra il 2003 e il
2017 ha operato sotto gli auspici dell'Università del Primorska (UP ZRS). Le aree principali della sua ricerca sono lo
sviluppo del movimento umano e l'apprendimento del movimento, nonché i meccanismi di adattamento del sistema di
movimento e le capacità funzionali dell'uomo - evolutive, ambientali e specifiche della vita. Trasmette i suoi risultati di
ricerca e molte esperienze professionali a studenti di varie università a casa e in tutto il mondo. È mentore di giovani
ricercatori, leader di numerosi progetti internazionali e nazionali. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti
internazionali e nazionali per il suo lavoro, incluso il riconoscimento di Bloudk per lo sviluppo della kinesiologia.
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quei risultati che inducono una diversa interpretazione delle modalità di lavoro del
cervello. Un tempo si credeva che, lo sviluppo del cervello dipendesse dal patrimonio genetico
alla nascita e le esperienze prima del terzo anno di età avessero un'influenza minima sullo
sviluppo futuro. Inoltre si pensava che i buoni rapporti nell'educazione infantile
influenzassero positivamente lo sviluppo, l'insegnamento e lo sviluppo del cervello fosse
lineare (la capacita intellettiva sarebbe cresciuta costantemente dal bambino all'adulto), e che
il cervello dei neonati fosse molto meno attivo di quello di uno studente. Mentre oggi sappiamo
che, lo sviluppo cerebrale dipende dal patrimonio genetico, dalla qualità e quantità di esperienze
offerte; esperienze che hanno una funzione determinante sulla struttura (architettura) del cervello e
sulle sue capacita in fase adulta. I rapporti e una interazione precoce non hanno influenza sui
collegamenti, ma direttamente sull'intensità del lavoro cerebrale. Inoltre sappiamo che lo sviluppo
cerebrale non e lineare, in questo processo rimangono dei “comparti chiave” per l'acquisizione di
diverse conoscenze e capacità, infine il cervello del neonato (soprattutto fino al terzo anno) è due
volte più attivo di un cervello adulto. Un ambiente con un'adeguata quantità e qualità di stimoli
proposti nel periodo dello sviluppo infantile influenza in modo significativo lo sviluppo recettivo.
In questo periodo estremamente fertile del bambino, durante il quale conosce e sperimenta il
mondo circostante, hanno un ruolo decisivo anche la metodologia, l’approccio e l’atteggiamento
che teniamo con loro. Nell’infanzia lo sviluppo è molto dinamico e globale e proprio in questo
periodo l’attività motoria è estremamente importante. Essa rappresenta una componente
importante per l’acquisizione di informazioni diverse e la raccolta di nuove esperienze rappresenta
quindi il miglior modo per favorirne lo sviluppo. Il periodo che va dall’infanzia alla pubertà è
caratterizzato dalla massima ricettività per i cambiamenti, dallo sviluppo di capacità e conoscenze,
dall’adattamento all’ambiente e alle sue caratteristiche. In questo periodo si riesce a modulare nel
modo più ampio le diverse dimensioni psicosomatiche, si sviluppano le diverse posizioni sociali, si
sviluppa il processo di socializzazione, si formano i diversi interessi, posizioni, abitudini fisico-
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culturali a lungo termine e, principalmente, si acquisiscono gli schemi motori. Gli schemi acquisiti
rimarranno per sempre nella memoria motoria. Più ricco sarà questo bagaglio, più informazioni
fornirà e più facile sarà apprendere nuovi schemi sia nell’infanzia che negli anni successivi. Un
gesto motorio è efficace quando vi è interazione tra le capacità motorie e quelle funzionali: forza,
velocità, coordinazione, mobilità articolare, equilibrio, precisione e resistenza ovviamente inserite
nelle altre dimensioni: sociale, cinestetica e culturale. Come già detto, nel bambino questa
interazione è maggiore che nell’adulto e nello sci sono soprattutto le capacità coordinative e
l’equilibrio ad essere richiesti. Le capacità coordinative e l’equilibrio sono i prerequisiti
fondamentali per la realizzazione di molti esercizi motori. Come tali hanno grande importanza
nell’insegnamento. La capacità di adattamento all’ambiente (il desiderio del mantenere lo stato
esistente e contemporaneamente il desiderio di cambiare) che accompagna continuamente il
bambino, le modifiche fisiologiche e la tendenza a ricreare la posizione di equilibrio sono
importanti fattori sulla strada dell’apprendimento dello sci e dobbiamo dedicare molta attenzione
ad essi.
2.3 - Movimenti elementari come base per movimenti complessi
Alla base dello sviluppo motorio del bambino troviamo gli schemi motori di base: strisciare,
camminare, correre, rotolare, arrampicare, ecc. attività che l’uomo ha sempre svolto fin dalla
preistoria. Altre attività rivestono un ruolo importante per le particolarità specifiche e per il luogo in
cui si svolgono, come nuotare, sciare, pattinare.
Le prime sono genetiche e prima o poi si sperimenteranno (ogni bambino striscerà, camminerà,
correrà e si arrampicherà), le seconde ontogenetiche (derivanti dallo sviluppo del singolo individuo)
sono condizionali: è l’uomo che deve impararle.
Da ciò ne consegue l’importanza dell’inserimento di queste attività nell’educazione. Cosi come il
nuoto è il movimento nell’acqua, lo sci è uno dei movimenti sulla neve.
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Oltre a tutte le altre importanti componenti ludiche e ambientali, il bambino sulla neve acquisisce
anche un movimento specifico che rappresenta un importante ampliamento delle sue capacità
motorie. Osservando che i movimenti base (esercizi motori di base) sono molto simili sia per il
bambino che per l’adulto principiante, ha senso prenderli subito in considerazione, sviluppandoli
nel particolare contesto. Questi rappresentano la base per l’apprendimento di movimenti composti e
complessi (stereotipi del movimento). Di questo non dobbiamo mai dimenticarci nella scelta degli
esercizi nella fase di adattamento e nell’insegnamento dei primi passi sulla neve.
2.4. Basi dell’insegnamento psicomotorio
l’insegnamento psicomotorio comporta il cambiamento continuo del tipo di movimento. Questa
affermazione è una grande verità. Lo sviluppo motorio dei bambini è la risultante dell’interazione
tra ambiente e processo di apprendimento e si basa sulle caratteristiche genetiche. Ogni più piccola
modifica del movimento (in un altro posto, in altro modo, con altri attrezzi) significa per il bambino
una nuova esperienza e con questo una nuova acquisizione di schemi motori. Tutto il processo di
apprendimento scorre attraverso determinati stadi che non possiamo trascurare. Dopo una fase
preliminare di osservazione e adeguamento segue l’esercizio iniziale che porta all’acquisizione
della coordinazione grezza. A questa segue l’apprendimento, che si protrae sino
all’automatizzazione della coordinazione complessa o fine (esercizio elementare). Si previene infine
al completo padroneggiamento di questi esercizi motori in ambienti diversi (esercizio finale).
Queste attività interagiscono nello sviluppo completo del bambino permettendo, oltre
all’acquisizione delle conoscenze, anche lo sviluppo delle necessarie capacità motorie e viceversa.
Per raggiungere una buona tecnica sciistica il bambino dovrà attraversare tre stadi. Si inizia con la
capacità di gestione della stabilità: postura equilibrata, equilibrio-adattamento, postura di base,
scivolamento. Per poi passare al movimento (capacità locomotoria), che consiste alle prime curve in
posizione spazzaneve e di base. Importante è il percorso verso l’obiettivo e risulta essere meno
importante la qualità dell’esecuzione perché l’allievo sta già sciando. Il passaggio successivo è la
capacità di variare: curva dinamica o avanzata (tecnica sci avanzata veloce e coordinata su pendii
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anche ripidi), la qualità di esecuzione diventa importante, vi è la capacità di esecuzione in diverse
condizioni, l’allievo trova piacere a sciare. Gli schemi motori maturano secondo un processo ben
definito di stadi progressivi in cui ciascuno include quello precedente che non può cosi essere
saltato. Il processo di sviluppo matura dai semplici movimenti riflessi (riflessi incondizionati) sino a
complessi schemi motori volontari. Alcuni movimenti riflessi che nel bambino si sviluppano molto
presto si perdono poi nelle fasi successive dello sviluppo, altri rimangono tutta la vita. Tra questi
alcuni hanno grande importanza nell’insegnamento e nella pratica dello sci: sono quelli isometrici
(senza produzione di movimento) come tirare, spingere, ruotare il busto, spostare il peso, tutte
componenti che ritroviamo nello scivolamento sulla neve. Nello scivolamento si ha una naturale
perdita della posizione di equilibrio e contemporaneamente una reazione motoria che porta alla
ricerca del recupero dello stesso. In questo caso il bambino (ma anche il principiante adulto) il più
delle volte reagirà abbassando il baricentro (si siede), aumentando così la base d’appoggio (porta i
talloni all’esterno, quindi gli sci nella posizione a spazzaneve), flettendo il busto in avanti e alzando
le braccia (ricerca di equilibrio). I più piccoli, a causa di un abbigliamento inadeguato (difficilmente
troviamo uno scarpone che permetta la loro corretta posizione in avanti della gamba) e limitante
(solitamente lo scarpone arriva al ginocchio) che aumenta la difficoltà, si arrangiano appoggiandosi
alla parte posteriore degli scarponi, distendendo gli arti inferiori e piegandosi in avanti. Questa
posizione non è certamente corretta per uno sciatore: da quanto detto risulta però chiaro che per il
bambino è semplicemente istintiva. Attraverso un adeguata scelta di giochi ed esercizi e soprattutto
molta pratica, ogni bambino arriverà progressivamente alla postura corretta. La postura e la curva a
spazzaneve sono particolarmente utili ai bambini, in quanto permettono loro di scivolare
mantenendo una posizione naturale. E’ importante che chi indirizza il bambino allo sci (genitori)
conosca questa posizione e non vi si opponga forzando il bambino verso un innaturale e prematuro
parallelismo, con il risultato di portare ritardi nell’apprendimento o addirittura danneggiarlo.
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