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PREMESSA
Durante la fase della Restaurazione post-napoleonica in Austria si sviluppò una nuova
‘sensibilità del vivere’, detta Biedermeier, condizionata dalla politica di repressione e censura
del sistema Metternich negli anni dal 1815 al 1848: la statura titanica del Romanticismo è
sostituita dalla predilezione per la dimensione piccolo borghese, intima e domestica, e
l’appassionata lotta politica viene abbandonata, in un nuovo clima di stanchezza morale e
timore delle istituzioni. Questo atteggiamento disinteressato e superficiale si manifestò anche
nella produzione artistica del tempo: lo studio della filosofia viene trascurato – cifra di scarsa
curiosità degli intellettuali – e nella letteratura si prediligevano racconti brevi in un clima di
modestia e armonia che potesse essere evasione dall’opprimente realtà circostante.
Il Biedermeier musicale divenne un fenomeno più complesso in relazione allo sviluppo
contemporaneo, in altre regioni d’Europa, del Romanticismo musicale che trovò piena
espressione nelle grandi forme della sinfonia e del concerto, e si identificò nell’adesione
all’etica politica di rivoluzione e protesta – come nel caso di Schumann in Germania. I
compositori austriaci si cimentarono nelle forme semplici e brevi, ricercando anche in musica
semplicità e immediatezza espressiva; in mancanza di un movimento di riferimento, da una
parte vi furono i fedelissimi seguaci di Mozart e della tradizione classica, dall’altra pochi
sostenitori della poetica di un genio sconosciuto che, in trenta anni di vita, offrì nuovi
orizzonti musicali: Franz Schubert.
Se le arditezze armoniche e formali delle sue composizioni si allontanarono immensamente
dalle comuni produzioni Biedermeier, la sua vita si svolse tra i piccoli salotti borghesi, le
vivaci osterie viennesi e l’intimità tipicamente Biedermeier delle case degli amatissimi amici
e sostenitori, in cui poesia e musica, leggerezza e serietà, amore e diatribe risuonavano
animatamente nello splendore delle Schubertiadi.
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1. UNA STORIA DELLA RESTAURAZIONE
La decisiva sconfitta di Napoleone Bonaparte nel 1815 rappresentò la fine delle guerre, non
delle tensioni. Se da una parte, un diffuso desiderio di pace si concretizzò nell’osservanza dei
precetti del Congresso di Vienna, dall’altra, le aspirazioni di autonomia nazionale dei popoli,
rimaste inascoltate, favorirono un clima in cui l’ardore rivoluzionario e un sentimento di
sfiducia nella partecipazione politica convivevano non senza scontri e contraddizioni.
Il Congresso di Vienna concretizzò l’intento comune agli Stati europei di instaurare un nuovo
equilibrio internazionale, arginando la potenza francese e ristabilendo i confini geografici
antecedenti al 1789. Il pensiero del cancelliere austriaco Metternich, che prevalse su tutti,
impose il principio di legittimità come criterio ispiratore dell’assetto continentale.
Il 26 settembre dello stesso anno lo zar Alessandro I di Russia, Guglielmo III di Prussia e
Francesco II d’Austria firmarono il documento della ‘Santa Alleanza’, istituita per la
«perpetuazione degli ordinamenti terreni» in patria e all’estero e per la risoluzione delle
«imperfezioni» attraverso la «giustizia, l’amore e la pace»
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. Non tardò, tuttavia, a rivelarsi un
vero e proprio patto ideologico, tradotto in seguito in un sistema politico organizzato, che
prese a pretesto le turbolenze rivoluzionarie degli ultimi anni per riaffermare i principi
tradizionali dell’ordine sociale, della religione e del trono. Dopo soli due mesi l’Alleanza
ottenne l’appoggio oltre Manica (divenendo Quadruplice e Quintuplice Alleanza),
dimostrandosi un’abile manovra diplomatica adottata da più monarchie per difendersi
dall’insorgente liberalismo.
Per contro, furono diverse le società segrete che si attivarono per ottenere una monarchia
costituzionale e per manifestare il proprio dissenso nei confronti dell’assolutismo. Una delle
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Documento disponibile nella versione originale: http://www.fieslazio.it/apra/files/l6_santalleanza.pdf
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più importanti, attiva in Germania, fu la Schülerverbindungen [associazione studentesca] con
lo scopo dichiarato di combattere il ‘sistema Metternich’ al fine di ottenere riforme
costituzionali negli stati della Confederazione e operare per l’unità della Germania.
Le prime dimostrazioni avvennero nel 1817 a Wartburg, durante la celebrazione del terzo
centenario della riforma protestante. Nel 1819 le rivolte studentesche si intensificarono,
degenerando nell’omicidio del drammaturgo conservatore August von Kotzebue da parte di
un membro squilibrato delle Burschenschaft [corporazioni universitarie].
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I provvedimenti non tardarono ad arrivare: nello stesso anno i ministri degli Stati della
Confederazione tedesca, con a capo Metternich, elaborarono a Karlsbad – l’attuale Karlovy
Vary – alcuni decreti che vennero applicati anche in Austria e Prussia.
Un nuovo clima di censura invase i Paesi di lingua tedesca: vennero represse le agitazioni
studentesche, in particolare universitarie; fu sciolta qualsiasi associazione segreta tra studenti;
venne istituita una nuova commissione investigativa con sede a Magonza con il compito di
scoprire cospirazioni eversive; fu intensificata la censura e i professori di idee riformiste
furono destituiti. Questa la situazione politica e sociale in cui prese vita la sensibilità che
caratterizzò la Restaurazione, destinata a segnare in modo irreversibile la cultura austriaca: il
Biedermeier.
Il Club Denker, 1819, risposta satirica ai Deliberati di Karlsbad;
l’insegna sul muro dietro il tavolo recita: «Questione importante all’ordine del giorno:
“Per quanto tempo ci sarà concesso pensare?”»
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ALICE M. HANSON, Musical Life in Biedermeier Vienna, Cambridge, Cambridge University Press, 2009, pp.
53, 54
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2. IL MAESTRO GOTTLOB BIEDERMEIER
Il travagliato periodo compreso fra il 1815 e il 1848 in Austria e in Germania del Sud è
indicato con il termine Biedermeierzeit, l’epoca del Biedermeier.
Bieder significa onesto, probo, ma anche ingenuo, sempliciotto, bonario, Meier ancora oggi è
uno dei cognomi tedeschi più diffusi, per cui Biedermeier è il nome parlante di un
personaggio nato dalla fantasia di Eichrodt e Kußmaul
2
. I due pubblicarono tra il 1855 e il
1857 sulle colonne del Fliegende Blätter
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una serie di scritti che ebbero notevole risonanza tra
le avanguardie culturali del tempo. Solo a partire dal XX secolo Biedermeier venne ad
indicare una fase storica e artistica, conservandone in alcuni casi la connotazione ironica e
spregiativa.
Gottlob Biedermeier è un maestro di scuola elementare che riassume nel suo comportamento
buffo e grottesco i tratti distintivi della borghesia austriaca del tempo che sacrifica la
coscienza politica in nome di un ordine e controllo statale tanto desiderati, cadendo in un
atteggiamento ‘gretto e filisteo’, come lo avrebbe potuto definire il compositore Robert
Schumann.
Gli animati dibattiti politici lasciarono il posto alla censura sospettosa e alla repressione, con
immediate restrizioni sulla libertà di pubblicazione e di creatività: furono gli artisti a risentire
maggiormente delle misure più drastiche adottate dal governo monarchico.
A Vienna musicisti, pittori, drammaturghi, poeti vivevano all’ombra del ‘sistema Metternich’,
ognuno costretto a qualche forma di compromesso. I viaggi all’estero furono limitati per
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Ludwig Eichrodt (1827-1892) fu un drammaturgo e poeta tedesco. Adolf Kussmaul (1822-1902) fu un illustre
medico e clinico tedesco.
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Rivista illustrata tedesca di stampo umoristico stampata a Monaco dal 1845 al 1944.
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garantire la sicurezza interna ma anche per mantenere un certo grado di isolamento dalle
innovazioni straniere, e la Polizia aveva iniziato ad occuparsi di reati politici e morali.
Così afferma Alice Hanson, esperta della vita musicale nella Vienna Biedermeier:
«The Polizeihofstelle directed censorship and the collection of information about
foreign or domestic persons engaged in revolutionary, criminal, or immoral
activities. The secretive nature of the investigations, together with the draconian
punishments for convicted offenders, helped to create an atmosphere of tension and
mistrus in Viennese public life»
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.
Numerose sono le testimonianze degli artisti stessi, come il giornalista e romanziere Charles
Sealsfield che, sfuggito alla repressione austriaca, nel suo lavoro Austria com’è del 1828 così
commentava la situazione statale:
«Uno scrittore austriaco è certamente la creatura più tormentata della Terra. Non
gli è permesso criticare alcun governo, né ministro, né istituzione, né il clero e
neppure la nobiltà. Non può essere liberale, né filosofo, né umorista, in breve non
può essere un bel niente. Fra le cose vietate non ci sono solo la satira e lo scherzo,
egli non può approfondire alcun argomento perché ciò potrebbe indurre a più serie
riflessioni».
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Un altro importante personaggio di quegli anni, il drammaturgo Bauernfeld, descriveva con
toni di disprezzo l’ambiente artistico: “rein negatives: die Furcht vor dem Geiste, die
Negation des Geistes, der absolute Stillstand, die Versumpfung, die Verdummung” [“del tutto
negativo: la paura della spiritualità, la negazione dello spirito, assoluta stasi, ottusa,
istupidita”].
Polizia, censura, repressione divennero ostacoli per gli artisti alla ricerca della libera
espressione di sé, alla quale, tuttavia, non rinunciarono, ricercando la manifestazione delle
proprie categorie estetiche.
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ALICE M. HANSON, Musical Life in Biedermeier Vienna, pp. 39, 40 (“La Polizeihofstelle dirigeva la censura e
la raccolta di informazioni su stranieri o cittadini coinvolti in attività rivoluzionarie, criminali o immorali. La
natura segreta delle indagini, insieme alle punizioni draconiane inflitte ai condannati, contribuì a creare
un’atmosfera di tensione e sfiducia nella vita pubblica viennese”: la traduzione si legge in I. BOSTRIDGE, p. 167.)
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I. BOSTRIDGE, Il Viaggio d’inverno di Schubert. cit., p. 167
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Nel Biedermeier il Romanticismo perde la statura titanica per adattarsi alla dimensione
piccolo borghese, in un clima di stanchezza morale e di avversione al progresso. Tutto si
riduce a modeste e semplici abitazioni; l’abitazione privata diviene il luogo prediletto per il
riposo dell’animo.
Le case sono semplici, sobrie e riflettono l’aspirazione a una tranquillità del vivere, a un
benessere modesto ma rassicurante, in cui la comunicazione assume i toni di una cordialità
riassunte nel termine quasi intraducibile Gemütlichkeit.
È l’ambiente domestico il ritrovo per serate e discussioni culturali tra scrittori, compositori,
pittori e scultori, accompagnate dal pianoforte (oggetto indispensabile in ogni casa borghese):
la musica è una delle forme d’intrattenimento predilette del Biedermeier, in particolare i
Lieder di Schubert, Schumann e Beethoven.
Scarso è invece l’interesse per la filosofia, e vengono preferite le letture specialistiche e
aneddotiche ai grandi romantici – con l’eccezione di Goethe, la cui fama è destinata a non
tramontare così velocemente. La letteratura – Trivialliteratur – è priva di originalità
intellettuale e artistica e di qualsiasi riferimento politico, ed essendo destinata a un largo
pubblico per un rapido consumo, e rispecchia alla perfezione il clima culturale dell’epoca: si
avverte un tono di modesta armonia e rinuncia, e un sentimentalismo compiaciuto del medio-
borghese che guarda alla propria esistenza tranquilla.
Vi sono, tuttavia, tra i numerosi scrittori Biedermeier, anche le eccezioni di penne
appassionate che, pur nella semplicità dei temi e nell’assenza dello scavo psicologico dei
Romantici tedeschi, hanno saputo narrare con maestria la realtà circostante: un esempio è
Adalbert Stifter
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Adalbert Stifter (1805-1868), scrittore e pittore austriaco; tra i lavori più importanti si ricordano Der
Nachsommer (1857), e Witiko (1865-67).
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Considerato da Thomas Mann: “uno dei narratori più strani, profondi, celatamente audaci e
travolgenti della letteratura universale”, Stifter rievoca con affetto il suo adorato paesaggio
viennese, il popolo in armonia con l’immutabile e perfetta legge divina – in sostanza, la stessa
legge divina sulla base della quale erano state costituite le Alleanze tra le potenze europee.
Oggigiorno Biedermeier è un termine utilizzato in particolar modo per indicare lo stile di arte
decorative di origine tedesche sviluppatosi nella prima metà del diciannovesimo secolo.
Nell’arredamento lo stile è elegante e funzionale, e rispecchia concetti di comfort e
convenienza: non si allontana dal controllato gusto formale dello “stile impero”, e si
conservano le linee strutturali dei mobili: il risultato è un prodotto dell’industrializzazione,
ossia pratico e solido, con alcune influenze del rococò tedesco, Zopfstil.
Si prediligono legni più economici (rispetto al mogano) come il faggio rosso, il ciliegio, la
betulla, l’acero, il frassino e legni chiari.
Il mobile più amato è il divano: ampio, soffice, dalle sponde a volute e con lo schienale dritto
o arcuato la cui importanza è testimoniata dall’assidua presenza nei dipinti dell’epoca.
in foto, una panca Biedermeier elegante e rara. Impiallacciatura in noce con colonne ebanizzate e piedini alti. Finitura lucida
francese. Austria, 1830.