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Capitolo 1
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1.1 Generazione del ’98.
L’etichetta “Generazione del ’98” utilizzata per denominare il
gruppo di scrittori che operano negli ultimi anni del XIX secolo prende il
nome dagli avvenimenti accaduti nel 1898: anno in cui la Spagna perde,
con il trattato di Parigi, le ultime colonie oltremare che venivano
assegnate agli Stati Uniti, potenza che stava affermando la propria
supremazia.
Si ha in quest’anno, definito del desastre, il disfacimento
dell’impero fondato da Carlo V. Se da un lato si pone fine a quel
processo di decadenza che durava ormai da anni, dall’altro si produce
un’accelerazione circa la discussione, già in atto da tempo, sul presente e
soprattutto sul futuro della nazione e popolazione spagnola. Il senso di
perdita e di disastro fanno si che non solo gli scrittori, ma anche la stessa
popolazione, mettano da parte la retorica per tentare di realizzare
qualcosa di concreto.
Gli scrittori di questo periodo, tra cui Miguel de Unamuno, Ramón
Valle Inclán, Pío Baroja y Nessi, Antonio Machado, che solo
successivamente verranno definiti “Los hombres del ’98”, daranno voce
all’esigenza di chiarimento di idee chiesta dal popolo spagnolo.
L’atteggiamento assunto da questi scrittori si distacca molto da
quello assunto nel periodo della Restaurazione: ne contestano
principalmente le frivolezze poiché ritenute il principale nemico
dell’animo umano.
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Il tratto che maggiormente definisce tali scrittori è la ricerca
dell’anima spagnola: il loro profondo amore per questa terra ed il sentirsi
privi di una vera patria li porta ad intraprendere percorsi volti al recupero
di una nuova immagine. Tuttavia un progetto o un’idea comune di
Spagna non venne mai trovata. Il progetto di ricerca di una nuova
identità nazionale, da contrapporre alla concezione conservatrice del
periodo precedente e faceva già parte dei programmi sviluppati dal
“Regeneracionismo”.
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I percorsi intrapresi dagli scrittori coinvolgono paesaggio, storia e
letteratura: sebbene sia la Castiglia il paesaggio per eccellenza di questa
generazione, tutti gli scrittori mostrano un forte legame con il territorio
di appartenenza e cercano di riprodurlo in maniera del tutto soggettiva,
quasi che l’anima dello scrittore fosse lo specchio attraverso il quale si
riflette il paesaggio spagnolo.
La storia a cui fa riferimento questa generazione non è quella delle
grandi battaglie e dei grandiosi successi raggiunti in periodo imperiale
ma si concentra sulla storia intima della Spagna per riuscire ad estrarne la
vera essenza, ovvero quella che viene definita da Unamuno
“intrahistoria” e che è fatta da uomini comuni.
Gli scrittori appartenenti a questa generazione sono addolorati per
la triste realtà spagnola ma nonostante ciò cercano di non far prendere il
sopravvento alla malinconia cercando di reagire a tale crisi.
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Movimento che auspicava alla modernizzazione dell’economia e cultura spagnola attraverso delle azioni
riformatrici.
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1.1.1 Pío Baroja y Nessi e la
“Generazione del ‘98”.
Ciò che accomuna lo scrittore basco alla “Generazione del ‘98” è
l’ambiente meschino in cui sono costretti a vivere. Il desastre del ’98
aveva generato una maggiore concorrenza per ottenere degli impieghi
pubblici. Ma essendo una generazione numerosa la maggior parte dei
giovani erano emarginati e si aprivano loro due strade: quella dell’astuzia
e del crimine da una parte e quella della misera dall’altra.
Sebbene lo scrittore faccia parte di quel gruppo di emarginati non
sceglie nessuna di queste due alternative, ma si fa’ portavoce della verità.
Altro elemento lo accomuna a questa generazione è la curiosità: gli
scrittori di questo periodo hanno dovuto far fronte all’attività di malos
profesores. Lo scrittore basco per far fronte a ciò e terminare la carriera
universitaria si è trasformato in un autodidatta. Condizione che, a causa
dell’avvento della scienza, non permetterà agli autodidatti di mettere in
pratica le loro conoscenze.
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1.2 Biografia di Pío Baroja y Nessi.
Considerato uno dei più importanti romanzieri spagnoli del primo
Novecento, Pío Baroja y Nessi nacque nel 1872 nella città basca San
Sebastián, in una famiglia della media borghesia molto conosciuta, suo
padre si cimentava talvolta nella scrittura di versi. Si trasferì a Madrid
per studiare medicina ma si rivelò uno studente scarso, non per mancanza
di talento ma quanto per il poco interesse per le materie studiate. Tuttavia
seppur svogliatamente, giunse alla laurea.
Si trasferì a Cestona dove esercitò la professione di medico con la
quale guadagnava circa 15 o 16 reales al giorno. Una situazione che non
gli permise di essere totalmente indipendente dalla sua famiglia.
Questa costante preoccupazione, lo portò a confidarsi con suo
amico attraverso una lettera del 1893, nella quale evidenziò le sue
preoccupazioni e la volontà di terminare quanto prima gli studi di
medicina pur consapevole del fatto che non poteva aspirare ad una
posizione decente nella società con una tale attività.
Nel 1896 abbandonò Cestona e si dedicò alla panetteria di alcuni
suoi parenti per circa sei o sette anni. La speranza si riuscire a diventare
un ricco industriale era sempre più lontana: lo scrittore si sentiva un
fallito.
Fu un’esperienza importante nella vita dello scrittore che lo portò
ad elaborare le idee contro il socialismo esposte nel saggio Burguesía
Socialista contenuto nel El tablado de Arlequín pubblicato nel 1902.
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Si dedicò così definitivamente alla sua vocazione letteraria
scrivendo puntualmente dalle nove all’una; nel pomeriggio passeggiava
dedicando molto tempo alla sua passione: librerias de viejo. La sera
leggeva. Trascorreva così le sue giornate, in compagnia della madre e
delle sorelle.
Nel 1912 comprò una casa a Vera del Bildasoa, località basca,
dove trasferì la sua preziosa biblioteca. Personalità apparentemente
tranquilla nascondeva una forte delusione per l’incapacità di poter vivere
da protagonista gli avvenimenti dell’epoca.
Dal 1900 scrisse moltissimo: ci ha lasciato novantotto volumi, tra
cui sessantasei romanzi lunghi, romanzi brevi, raccolte di racconti, nove
volumi di commenti e divagazioni, otto memorie.
Lo scrittore basco propose una divisione della sua opera in due
grandi gruppi in cui l’anno 1914 funge da spartiacque: la prima parte è
fatta di “violenza, arroganza e nostalgia” mentre nella seconda dominano
“storicismo, critica ed ironia”.
Alla prima fase appartiene il romanzo Juventud, Egolatría, in cui
viene analizzata la situazione dei giovani che, come lo scrittore, erano
uniti, negli ultimi anni del secolo, da una volontà di rigenerazione.
Il primo romanzo totalmente barojiano è Camino de perfección,
seguono El mayorazgo de Labraz in cui si narra la storia di un povero ma
magnanimo hidalgo basco che viene ingannato da un giovane cinico ed
aggressivo. Nel 1904 – 1905 venne pubblicato in appendice la trilogia La
lucha por la vida, in cui si narra l’itinerario di un giovane prima nel
mondo del sottoproletariato madrileno alla ricerca di un lavoro e poi tra
gli artigiani ed operai. Infine verrà coinvolto nell’azione di un gruppo di
anarchici che diventerà il protagonista del romanzo politico Aurora roja.
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Tra il 1910 ed il 1911 vennero pubblicati tre importanti romanzi:
César o nada, El árbol de la ciencia e Las inquietudes de Shanti Andía.
Il tema che accomuna i tre romanzi è la volontà. Nel primo, il
protagonista vede fallire la volontà di trasformare la società della
Restaurazione, scontrandosi con clericali e conservatori, verrà ucciso
secondo i metodi del caciquismo. Nel secondo il protagonista è un
piccolo intellettuale borghese che schiacciato sia dalla banalità delle
donne di Madrid che dalla sterilità della scienza, finisce suicida; nel terzo
domina la volontà di avventura in ambienti della marineria basca.
Alla seconda fase appartiene il romanzo La sensualidad pervertida,
pubblicato nel 1920, scritto in prima persona, narra la storia di Luis
Murguía, uomo appassionato di psicologia e critico nei confronti di una
società ormai vecchia e arcaica.
L’ultimo personaggio barojiano, che fa parte della trilogia Agonías
del nuestro tiempo, è un agente commerciale basco, Jose Larranaga, che
guarda e analizza l’Europa, terminando il suo viaggio con il fallimento di
un amore e la terribile presa di coscienza che il mondo è come un
mulino: macina e tritura il tempo.
Termina così la vena creativa dello scrittore basco: tra il 1913 ed il
1918 si dedica alle Memorias de un hombre de acción in cui narra la
storia un suo parente, un cospiratore ottocentesco.
Allo scoppio della Guerra Civile in Spagna, venne esiliato a Parigi,
rientrando nel 1940 a Madrid dove dovette affrontare problemi di
censura.
Tra il 1944 ed 1949 venne pubblicata l’opera Memorias in cui lo
scrittore tentò di delineare un ritratto di sé, lontano da ogni possibile
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tentativo di deformazione, ma tutto ciò che lo scrittore aveva da dire era
stato già probabilmente detto attraverso i suoi romanzi.
Tra gli intellettuali del suo periodo lega molto con Azorín e Maetzu
al punto da creare il gruppo “de los tres”, pubblicando nel 1901 un
Manifiesto in cui si parla di un nuovo stato sociale della Spagna. I tre
scrittori, denunciando la fame, la miseria, l’alcolismo e la prostituzione si
proponevano di risolvere le condizioni misere in cui viveva il popolo
spagnolo. Tuttavia il progetto risultò essere un fallimento dal momento
che non ci fu alcun tipo di consenso.
Durante il periodo giovanile Baroja è attratto dall’anarchismo ma lo
scetticismo verso qualsiasi cosa non ha reso possibile nessun tipo di
relazione a lungo termine con dogmi politici e religiosi poichè non
facevano altro che regolare la condotta degli essere umani non
permettendo loro una libertà di espressione.
Il costante dibattito tra l’esigenza di libertà di ogni singolo
individuo e la pressione della società che invece spinge al conformismo
viene sviluppato in opere che affrontano temi sulla società spagnola e
europea ed hanno al centro della storia personaggi in cerca di libertà che
però risulta essere un vicolo cieco.