6
Il capitolo uno tratta del digitale terrestre all’interno del contesto delle
piattaforme televisive diffuse in Italia (oltre a quella terrestre, predominante,
il satellite, in forte espansione, e il cavo, in crescita ma ancora di nicchia). Il
processo di digitalizzazione dell’etere terrestre è confrontato con la
situazione e lo sviluppo del segnale in altri paesi europei e, per ciascuno di
essi, l’analisi considera la penetrazione dei tre sistemi di trasmissione
(identificando paesi “cablati”, “ibridi” e “terrestri”). Il fatto che una tecnica
prevalga sulle altre può essere determinato dalle sole forze del mercato
oppure da politiche pubbliche studiate ad hoc: i possibili scenari risultanti
differiscono a seconda che la tecnologia sia o no sponsorizzata.
Il secondo capitolo si concentra sulla trasmissione del segnale terrestre in
tecnica numerica descrivendo, da un lato, le peculiarità del caso italiano
ereditate dallo sviluppo selvaggio e senza controllo dell’analogico (duopolio
bloccato, eccessiva contiguità con la politica, ambiguità dell’operatore
pubblico, scarsa internazionalizzazione, arretratezza nell’innovazione
tecnologica e cattiva gestione dello spettro elettromagnetico) e le
opportunità e sfide che il digitale offre per sanare l’assetto radiotelevisivo.
Dall’altro, vengono analizzati le fasi del processo di transizione al digitale
(digital turn-on, digital switch over e analog turn-off) e lo stato di sviluppo in
Italia, i meccanismi di migrazione, i soggetti coinvolti e la regolamentazione
in vigore.
Il capitolo tre affronta il tema della diffusione dei dispositivi di trasmissione e
ricezione (p.e. decoder o set top box) dal punto di vista del processo di
adozione delle innovazioni tecnologiche (inteso come imitazione). Vengono
quindi descritti i modelli di adozione “a soglia” e “a massa critica” e
analizzati gli incentivi economici e non economici in grado di incidere sulla
penetrazione degli apparecchi digitali all’interno delle famiglie televisive. I
primi corrispondono al caso dell’erogazione da parte del Governo italiano di
sussidi per l’acquisto dei decoder interattivi, mentre i secondi si riferiscono
alla trasmissione di nuovi programmi non presenti in analogico, al livello di
copertura di territorio e popolazione da parte del segnale digitale e
all’implementazione di servizi interattivi.
7
Il quarto capitolo si occupa, invece, dell’incidenza nella transizione al
digitale dell’operazione di intervento diretto da parte del legislatore con cui
viene fissata una data di switch off dell’analogico. In questa parte si
analizza come la diffusione delle innovazioni discenda, per un verso, dalla
selezione operata dal mercato a favore degli innovatori e a danno dei
ritardatari, e, per l’altro, dai benefici derivanti dalle esternalità di rete e dai
rendimenti crescenti da adozione (cioè i benefici che ogni soggetto deriva
dall’utilizzo di una tecnologia crescono all’incrementare del numero di
adottatori). In Italia si è assistito all’introduzione di date improrogabili di
conversione alla tecnica digitale – come nel caso delle aree all digital di
Sardegna e Valle d’Aosta – e date più incerte – come lo spegnimento
definitivo dell’analogico sull’intero territorio nazionale.
Infine, il capitolo cinque presenta alcuni scenari di sviluppo della televisione
digitale terrestre che sono andati delineandosi nel tempo, dal 2000 a oggi,
attraverso una raccolta di articoli tratti da Il Sole 24 Ore. Si ipotizza, infatti,
che la ricerca e la divulgazione di informazioni avvenuta per il tramite di un
mezzo di comunicazione tradizionale (come la stampa quotidiana) abbia
creato un “effetto annuncio” da parte di agenti in posizione di vantaggio
informativo e scapito di imprese e consumatori che hanno subito l’influenza
e il condizionamento delle informazioni veicolate. In particolare, vengono
presi in esame, attraverso le dichiarazioni alla stampa, l’evoluzione della
normativa e le mosse dei broadcaster, l’implementazione dei servizi
interattivi, le date del passaggio al tutto digitale e il problema delle
frequenze.
8
PARTE PRIMA
La televisione digitale terrestre
Premessa
Nel contesto italiano il segnale televisivo viene trasmesso e ricevuto
attraverso tre diverse piattaforme (cfr. capitolo uno): etere terrestre,
satellite, cavo/internet
1
. L’etere terrestre è la modalità più diffusa e con il più
alto grado di penetrazione della popolazione (oltre il 90%); il satellite, con
l’operatore monopolista a pagamento, ha raggiunto e superato quota 4
milioni di abbonati; la tv via cavo/internet riguarda invece una frazione
minoritaria, seppur in crescita, di utenti.
Il confronto con altri paesi europei (come Spagna, Francia, Germania,
Regno Unito, Svezia e Finlandia) mette in luce le peculiarità del caso
italiano dove, ad esempio, per lungo tempo lo sviluppo del cavo è stato
impedito da una legislazione ad hoc e solo recentemente, grazie al
fenomeno di Internet, ha cominciato a prendere piede. Oppure dove la
televisione satellitare ha rappresentato, in passato, un fenomeno di nicchia
che si è allargato solo negli anni Novanta con l’avvento della televisione a
pagamento prima e dell’operatore unico poi. Infine, dove la televisione
tradizionale analogica terrestre, caratterizzata dall’offerta di palinsesti
generalisti, dall’accesso pressoché universale e dall’occupazione non
regolamentata delle frequenze da parte di soggetti privati che sono nati
accanto al servizio pubblico, è sempre stata dominante.
Il digitale terrestre, di conseguenza, si presenta, almeno in Italia,
come il naturale sviluppo della televisione analogica via etere terrestre e la
soluzione più logica per tutti i soggetti coinvolti (cfr. capitolo due) in termini
di riassetto del sistema televisivo, allocazione delle frequenze dello spettro
elettromagnetico, numero di canali/programmi irradiabili, qualità del
segnale, eccetera.
1
Consideriamo in Italia la tv via Internet (iptv, internet protocol television) come tv via cavo.
9
CAPITOLO UNO
1 La digitalizzazione delle piattaforme televisive
L’offerta televisiva italiana, in termini di piattaforme, è giunta a piena
completezza soltanto negli ultimi anni e progressivamente si sta preparando
(oppure, a seconda dei casi, ha appena concluso) alla fase di
digitalizzazione degli apparati tecnologici di trasmissione e di ricezione.
In generale, rispetto all’analogico, gli effetti positivi della compressione
digitale, annunciati da decenni, riguardano la possibilità di trasmettere un
numero maggiore di canali con una migliore qualità dell’immagine e una
serie di servizi e applicazioni interattive aggiuntive.
Lo sviluppo del settore televisivo a partire dal 1975 ha riguardato
perlopiù la nascita, la crescita e il consolidamento dell’emittenza privata
diffusa attraverso il segnale analogico terrestre e caratterizzata dall’offerta
di canali gratuiti via etere ricevibili tramite normale antenna (FTA, free-to-air
oppure OTA, over-the-air). Insieme, il servizio pubblico radiotelevisivo RAI,
che ha cominciato le proprie trasmissioni venti anni prima, e il principale
operatore privato Mediaset, alla fine degli anni Novanta, «concentra[va]no
circa il 92 per cento degli ascolti complessivi e il 94 per cento della
pubblicità nazionale» (Gambaro, 2002).
I sistemi alternativi di diffusione via cavo e via satellite sono rimasti del tutto
marginali rispetto al contesto nazionale e hanno cominciato a prendere
piede solo recentemente. Da un lato, infatti, uno specifico provvedimento
del legislatore consentiva la televisione via cavo a condizione che
trasmettesse non più di un canale
2
. Solo con l’avvento della concorrenza
degli operatori di telecomunicazioni, la programmazione televisiva viene
distribuita anche all’interno dell’offerta dei servizi a banda larga. Dall’altro
lato, invece, lo sviluppo parallelo di satellite e televisione a pagamento è
stato difficoltoso (rispetto ad altri paesi europei) a causa dell’ampia offerta
2
Ma «poiché la sostanza economica del cavo è l’offerta multicanale, il provvedimento, che
rimase in vigore fino al 1990, bloccò ogni possibile velleità di investimento in questa
direzione» (Gambaro, 2002).
10
televisiva gratuita, ricca di sport e film, generi tipici della pay tv.
Attualmente, l’operatore unico, Sky Italia, è promotore di politiche efficaci
attraverso le quali sta conquistando un consenso sempre crescente di
abbonati e pubblico.
La transizione al digitale, che riguarda tutte e tre le piattaforme
(terrestre, cavo e satellite), è influenzata da una serie di elementi peculiari
di cui non si può non tenere conto.
In primo luogo, «television is “non-rival” in consumption» (Maier e Ottaviani,
2006), cioè uno spettatore nel momento in cui riceve il segnale televisivo su
qualsiasi piattaforma non preclude gli altri dal fatto di ricevere lo stesso
segnale
3
. La trasmissione, pertanto, è costituita dal solo costo fisso; per cui
garantire la copertura del segnale per uno spettatore o per tutti implica lo
stesso costo a seconda della tecnologia utilizzata. Quando infatti un
operatore trasmette sia in analogico che in digitale, oltre a duplicare il
segnale, duplica anche i costi.
In secondo luogo, la transizione richiede che gli operatori televisivi
investano in nuovi apparati trasmissivi mentre gli spettatori si dotino
dell’equipaggiamento in grado di ricevere e decodificare il segnale digitale.
Gli incentivi per gli utenti a passare alla nuova tecnologia sono dati dal
costo di tali apparecchi e dalla presenza di un’offerta televisiva adeguata (in
termini di nuovi programmi e servizi).
Dal canto loro, i fornitori di contenuti avranno poco incentivo a produrre
programmi nuovi disponibili in digitale fintantoché la piattaforma di
riferimento non attragga un largo numero di spettatori. In più, se la
domanda è bassa, il prezzo dei ricevitori per gli utenti tende a essere alto.
In questa situazione, «due to this “chicken and egg” feature, digital
conversion of each network requires a fair amount of co-ordination among
the different stakeholders» (Adda e Ottaviani, 2005).
3
«A good is said to be non-rival if one person’s consumption of the good does not reduce
the ability of other consumers to consume it. A good is non-excludable if people cannot be
excluded from consuming it. A pure public good is non-rival and non-excludable. Before the
advent of encryption technology, over the air broadcasting was the perfect example of a
pure public good» (Adda e Ottaviani, 2005).
11
In terzo luogo, infine, «governments consider access to information through
television the right for every citizen» (Maier e Ottaviani, 2006). In
particolare, il segnale analogico terrestre non può essere spento
unilateralmente a causa del requisito di accesso universale. Ciò può
costituire un limite stringente e una condizione di rallentamento del
passaggio alla nuova tecnologia affinché nessun utente venga escluso dalla
ricezione del segnale. Per far fronte a questa situazione, governi e
legislatori normalmente fissano una soglia di adozione del digitale (80-90%
della popolazione) oltre la quale procedere con lo spegnimento
dell’analogico e, allo stesso tempo, incentivano al passaggio attraverso
l’erogazione di contributi che possono essere diretti anche soltanto alle
fasce più deboli di utenti.
1.1 Il mercato televisivo in Italia
L’Italia è un paese “terrestre” (cfr. infra) in quanto la piattaforma
televisiva più diffusa è quella via etere terrestre che raggiunge un livello di
penetrazione pari all’84% delle abitazioni. Il satellite, invece, si attesta
intorno al 15,5%, mentre il cavo soltanto lo 0,3%
4
.
A ciascuna piattaforma corrispondono almeno due sistemi che gli
spettatori possono scegliere: la televisione gratuita (o free-to-air television)
e la televisione a pagamento (o pay television).
Nella maggior parte dei paesi industrializzati, infatti, quasi tutti i cittadini –
fatta eccezione per quelli localizzati in aree particolarmente remote dal
punto di vista geografico – sono in grado di ricevere un numero limitato di
canali free-to-air attraverso una semplice antenna collocata sul tetto
dell’abitazione in grado di catturare il segnale analogico terrestre. Un
numero maggiore di canali gratuiti può essere ricevuto anche attraverso il
satellite per mezzo dell’apposito “piatto”, ma questa modalità che non
prevede alcuna sottoscrizione è del tutto minoritaria
5
.
4
I dati sono riferiti al televisore principale. Vedi Commissione delle Comunità Europee
(2003b).
5
Attraverso il cavo/internet possono essere ricevuti i canali free soltanto dietro
sottoscrizione di uno specifico abbonamento. Essi saranno visualizzati insieme agli altri
canali pay.
12
I canali free-to-air sono di due tipi: pubblici e commerciali. I canali di tipo
pubblico sono quelli finanziati da una tassa o canone, oltre che dalla
pubblicità; i canali di tipo commerciale, invece, traggono il proprio
sostentamento esclusivamente dalle entrate derivate dalla vendita degli
spazi pubblicitari.
La televisione a pagamento viene veicolata principalmente attraverso
satellite e cavo e gli operatori forniscono, oltre ai canali free, una serie di
canali a pacchetto tematico in base ai quali gli utenti pagano un
abbonamento mensile per accedere ai contenuti televisivi (sport, film, ecc.).
Come vedremo anche più avanti, in Italia la distinzione tra i servizi
offerti dalle varie piattaforme è netta e gli spettatori associano alla
televisione via etere terrestre la trasmissione di programmi gratuiti e alla
televisione via satellite (e cavo) la trasmissione di programmi a pagamento.
In Gran Bretagna, invece, questa separazione non è così precisa perché
già da tempo è stato avviato il processo di digitalizzazione che permette di
avere sulla stessa piattaforma – il digitale terrestre – sia un numero
maggiore di canali che la possibilità di accedere a servizi a pagamento a
scelta (pay per view). Di conseguenza «free-to-air and pay television
compete in the same market for viewers, programme content and
advertisers» (Adda e Ottaviani, 2005).
1.1.1 La tv via etere terrestre
Oltre ad essere gratuita e universalmente ricevuta, tale da essere
divenuta un diritto o strumento di democrazia, la televisione terrestre è
caratterizzata dal fatto che lo spettro hertziano usato per la sua
trasmissione è di proprietà dello Stato poiché rappresenta una risorsa
limitata e, pertanto, per garantire a tutti l’accesso, deve essere
regolamentata. Tradizionalmente, il segnale di trasmissione è quello
analogico che fa uso della banda ad ultra frequenza (UHF, ultrahigh
frequency). Questo fa sì che il numero di canali irradiati sia limitato nel
numero, dato che la parte dello spettro elettromagnetico dedicata a questo
tipo di trasmissione terra-a-terra è anch’essa ristretta.
13
I canali gratuiti di tipo pubblico (PSB, public service broadcasting)
sono normalmente di proprietà statale e per questo motivo gestiti
direttamente e trasmessi prima che via satellite o cavo, via etere terrestre.
Vista la loro funzione, essi saranno gli ultimi a passare al segnale digitale
nella fase di transizione affinché nessun utente venga escluso dalla
migrazione al nuovo sistema. Anche se i maggiori benefici della televisione
digitale terrestre sono ottenibili dallo spegnimento dell’analogico, in questa
situazione gli spettatori avranno pochi incentivi a effettuare il passaggio:
«there is an inherent conflict between the economic role of the government
as owner of the terrestrial spectrum, and its social objective of universal
access and plurality» (Adda e Ottaviani, 2005).
1.1.2 La tv via satellite
Nel caso della televisione via satellite (o via cavo), invece, i costi e i
benefici della transizione al digitale dipendono dalla valutazione del singolo
operatore (privato), il quale avrà interesse a coordinare la migrazione alla
nuova tecnologia dei soggetti coinvolti: il mezzo di trasmissione, i fornitori di
contenuti, i produttori di apparecchi e gli spettatori. In generale, l’opportunità
della digitalizzazione potrà essere colta riducendo al minimo i tempi di
duplicazione del segnale necessari per portare a termine il passaggio.
L’accelerazione è stata possibile grazie al fatto che gli operatori della
piattaforma hanno internalizzato le esternalità dei soggetti coinvolti, ad
esempio sostituendo milioni di vecchi decoder analogici con nuovi decoder
digitali senza ulteriori spese per tutti gli abbonati
6
.
Secondo i dati elaborati da Adda e Ottaviani (2005), la digitalizzazione della
piattaforma satellitare italiana aveva raggiunto, nel 2003, l’88% circa delle
abitazioni, in particolare quelle degli abbonati dell’operatore Sky Italia. I
rimanenti sono quelli che usufruiscono ancora dei programmi free-to-air,
cioè di coloro che possiedono il “piatto” per ricevere il segnale satellitare,
ma sono dotati unicamente di un decodificatore dell’analogico.
6
In questo modo «pay television satellite operators have completed a swift migration for all
their viewers in a number of European countries» (Adda e Ottaviani, 2005).
14
Il progressivo passaggio al digitale imporrà anche a questi ultimi utenti
ritardatari di scegliere se aggiornare il proprio equipaggiamento,
sottoscrivendo un abbonamento con l’operatore (digitale) a pagamento,
oppure se abbandonare completamente la piattaforma e passare ad una
alternativa.
1.1.3 La tv via cavo/Internet
Affinché un utente possa essere in grado di ricevere la televisione via
cavo, la sua abitazione deve essere collegata ad una rete sotterranea a
banda larga. La tecnologia via cavo consente di trasportare un numero di
canali molto più elevato rispetto alla trasmissione terrestre. Inoltre si
caratterizza per la presenza di servizi integrati di telecomunicazioni
(telefono e Internet) e di interattività.
Per ricevere il segnale via cavo non è necessario dotarsi di costose
antenne paraboliche, ma di essere localizzati in un’area urbana
densamente popolata dove la rete è economicamente vantaggiosa. In Italia
il suo sviluppo è stato possibile grazie all’operatore telefonico Fastweb che
ha cominciato a cablare con la fibra ottica anzitutto i principali centri urbani
capoluogo e in seguito altre aree del paese offrendo per la prima volta
diversi pacchetti di servizi integrati (voce, dati, televisione) in un’unica
soluzione. Recentemente anche l’operatore tradizionale incumbent ha
lanciato sul mercato offerte simili.
A causa delle scelte del legislatore fatte in passato, il mercato non ha mai
avuto possibilità di svilupparsi se non negli ultimi anni. Come dimostrano i
dati sulla penetrazione della popolazione, la piattaforma via cavo ha
raggiunto un livello marginale, anche se ci si aspetta una forte crescita per il
futuro. Poiché però il principale svantaggio di questa tecnologia è la posa
dei cavi e la costruzione della rete, è probabile che in futuro il suo sviluppo
si scontri e debba competere con quello delle emergenti tecnologie senza
fili.
Al di fuori dell’Italia, la digitalizzazione della rete via cavo esistente
richiede investimenti da parte del o degli operatori proprietari della linea.