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poter comprendere quali scenari climatici e morfologici aspettano le
nostre coste nel futuro. La necessità di tutelare le attuali linee di costa
pone un limite preciso al grado di riscaldamento che costituisce
un’interferenza antropogenica pericolosa; la ricostruzione, invece, delle
diverse componenti che concorreranno a definire il livello del mare,
consente di programmare un’adeguata difesa del territorio dal
cambiamento globale atteso (adattamento al clima del futuro).
Scopo di questo studio è, perciò, quello di contribuire alla
valutazione della probabilità di ingressione del mare nel territorio
regionale, come diretta conseguenza dei previsti cambiamenti climatici.
La ricerca è originata dal desiderio di dare una risposta a due
interrogativi:
ξ In un arco di tempo di interesse, definito in 5 anni, qual é la
frequenza di allagamento (flooding frequency) che ci si deve
attendere al variare dell'indice di pericolosità (hazard index)
individuato?
ξ Data una specifica area, di cui è perfettamente nota l'altimetria ed
ipotizzando che l'allagamento abbia origine da una posizione nota,
quali aree vengono allagate e con che velocità di propagazione
(celerity)?
La risposta alla prima domanda è stata ricercata con l'ausilio di uno
studio idrodinamico e attingendo a consolidati strumenti probabilistici.
La risposta alla seconda domanda, invece, è stata fornita, in
riferimento alle aree costiere a rischio molto elevato, utilizzando lo
schema idraulico del crollo di una diga su letto asciutto (problema di
Riemann).
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Questo lavoro è suddiviso in quattro capitoli, più un’appendice
finale in cui è riportata un’analisi bibliografica delle teorie e delle
metodologie per la modellazione della propagazione delle onde di piena
(fenomeni di moto vario).
Nel primo capitolo è stato affrontato il problema del cambiamento
climatico globale in atto e della conseguente variazione del livello
marino che, sulla base delle ultime ricerche scientifiche in questo campo
e di quanto è riportato dall’IPCC nel rapporto del 2007 sullo stato del
clima.
Successivamente è stata inquadrata la situazione attuale del litorale
Emiliano-Romagnolo, da una parte facendo riferimento all’evoluzione
delle aree costiere rispetto ai fenomeni di erosione, subsidenza ed
eustatismo (secondo capitolo) dall’altra focalizzando l’attenzione sulle
misure di difesa adottate dalla Regione in questi anni (quarto capitolo).
Infine, nel terzo capitolo, è stata calcolata la probabilità, in 5 anni,
di avere un allagamento nella zone costiere regionali e la velocità di
propagazione del fronte d’onda nelle aree maggiormente esposte al
rischio.
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CAPITOLO 1
CAMBIAMENTI CLIMATICI E VARIAZIONI
DEL LIVELLO MEDIO DEL MARE
1.1 CAMBIAMENTI CLIMATICI
Il clima sulla Terra non è mai stato sempre uguale nel corso della
lunga vita del pianeta; esso è stato sempre soggetto a cicli, più o meno
irregolari, interconnessi tra loro. A periodi freddi (glaciazioni) si sono
concatenati periodi caldi (interglaciazioni) e la presenza di questi cicli ha
avuto origine da cause prevalentemente e/o prettamente di tipo naturale:
sconvolgimenti e mutazioni terrestri in sinergia con fattori e forze
astronomiche.
A partire dalla Rivoluzione Industriale del ‘700 ed in maniera più
marcata da circa la metà del XIX secolo, le attività antropiche hanno,
però, interagito in maniera determinante con il lunghissimo iter naturale
fino a quel punto seguito dal pianeta, accelerando in maniera sensibile il
normale processo di cambiamento.
Allo stato attuale, evidenze scientifiche fanno verosimilmente
supporre che la superficie della Terra stia subendo un graduale
riscaldamento.
Alcuni centri di ricerca britannici e statunitensi, che raccolgono
sistematicamente dati sulla temperatura del pianeta, hanno dichiarato il
2005 l'anno più caldo dall'inizio dei rilevamenti, vale a dire dal 1856.
9
L'Ufficio meteorologico britannico e l'East Anglia University
parlano per quell'anno di una temperatura media di 14,84 °C, un valore
solo leggermente più alto del precedente record, stabilito nell'anno 1990.
Le cifre ottenute dall'Istituto Goddard per gli Studi spaziali della NASA
di New York si sono rivelate coerenti con quelle britanniche, seppur
caratterizzate da uno scarto minore tra la temperatura del 2005 e quella
del 1990.
Può sembrare improbabile, ma anche un mutamento
apparentemente piccolo della temperatura media di un sistema vasto
come l'intera superficie del pianeta, se sostenuto per diversi anni, può
causare cambiamenti sostanziali nelle dinamiche dei trasferimenti di
calore tra oceani, terre emerse e atmosfera.
1.1.1 Cause del riscaldamento globale: il ruolo della CO
2
L’effetto serra è un fenomeno naturale che assicura al pianeta un
grado di riscaldamento sufficientemente alto da permettere la
sopravvivenza degli organismi viventi (una temperatura media 15°C
circa). In condizioni normali, qualsiasi fenomeno più indurre alterazioni
delle tradizionali condizioni climatiche, ma non necessariamente queste
alterazioni devono essere ritenute problematiche. Ad esempio la
decomposizione di piante ed animali morti, la normale attività
geotermica dei vulcani oppure le grandi eruzioni catastrofiche emettono
in atmosfera enormi quantità di calore, che inducono evidenti mutazioni
del clima a livello globale. Ma in questi casi si tratta di emissioni costanti
o in lentissima evoluzione (dell'ordine di migliaia o milioni di anni) che
quindi vengono facilmente riassorbite.
10
A parte dunque tale effetto naturale, il problema è l'eccesso di
riscaldamento dovuto ad un più marcato effetto serra, e dunque il
conseguente surriscaldamento del pianeta.
Individuare le cause di tale fenomeno però è complicato per
svariate ragioni. In primo luogo, alcuni fattori che influiscono sul clima
possono variare ciclicamente nel tempo come, ad esempio, l'attività
magnetica del Sole, che fa variare periodicamente l’intensità delle
macchie solari (zone relativamente fredde che compaiono sulla superficie
del Sole, associate a forti emissioni di energia solare), o le correnti
oceaniche del Pacifico, che stanno all'origine dell'effetto El Niño
1
.
In secondo luogo i moti rotazionali della Terra inducono una
variazione dell'intensità di illuminazione solare nell'arco di un giorno
(dovuta alla rotazione del pianeta intorno al proprio asse) e nell'arco di un
anno (dovuta alla rivoluzione intorno al Sole), generando così correnti
atmosferiche e oceaniche che continuamente trasferiscono calore da una
parte all'altra del pianeta (l'aria calda delle regioni equatoriali si innalza
verso l'alto e migra verso i poli, dove si raffredda, per poi ridiscendere
verso quote e latitutidini più basse).
Infine,a livello locale, anche la geografia condiziona il clima in
diversi modi. L'istmo di Panama, ad esempio, devia il flusso delle acque
caraibiche spinte verso ovest dall'effetto della rotazione terrestre,
generando la corrente del Golfo; questa mitiga il clima della costa
orientale degli Stati Uniti e di alcune regioni dell'Europa settentrionale.
1
L’acqua calda del Pacifico occidentale fluisce inusualmente verso est, in direzione del Sud America,
modificando in questo modo l’andamento delle precipitazioni nelle regioni che vanno dalla California,
al Perù dal Borneo al Brasile nord-orientale e perfino nelle terre che si affacciano sul bacino del
Mediterraneo
11
Le bianche distese di ghiaccio dell'Antartide, invece, riflettono grandi
quantità di luce solare, sottraendola al sistema climatico globale.
Se accanto a tutti questi fattori naturali, si considera l’innaturale
concentrazione di gas serra
2
nell'atmosfera, si può avere
approssimativamente un’idea della complessità dell’intero sistema
climatico.
Parlando di gas serra, occorre segnalare che non tutte le emissioni
concorrono a modificare l’assetto del clima perché il legame tra ciò che
viene emesso e ciò che si accumula è condizionato da complessi scambi
tra atmosfera, oceani, vegetazione e suolo. Quello che invece è
determinante è la capacità di questi gas di rimanere in atmosfera per
tempi diversi, variabili da gas a gas, prima di scomporsi
3
, e di indurre,
quindi, un fenomeno di sommazione a causa del lento decadimento dei
gas.
Tra tutti i gas serra, l'anidride carbonica è la più importante ai fini
del riscaldamento globale (fig.1.1), sia per la lunghissima vita media, sia
perché è facilmente solubile in acqua (gli oceani ne contengono enormi
quantità). Oltre a questo, la maggior parte dell'energia prodotta dall'uomo
proviene dai combustibili fossili e quindi qualsiasi processo industriale e,
più in generale, qualsiasi attività umana è legata inevitabilmente
all’emissione di CO
2
in atmosfera.
2
Sostanze gassose che rallentano il normale trasferimento di calore dagli strati più interni a quelli più
esterni dell'atmosfera ostacolando il passaggio verso l’esterno di parte delle radiazioni infrarosse
provenienti dalla superficie della Terra e dalla bassa atmosfera. Si tratta di anidride carbonica (CO2),
metano (CH4), protossido di azoto (N2O), vapor d' acqua (H2O), ozono troposferico e diversi tipi di
clorofluorocarburi (CFC).
3
Il metano ha una vita media di circa un decennio; il protossido di azoto può persistere per più di un
secolo e l'anidride carbonica per circa 200 anni.