Lo scopo principale di questo lavoro è quello di analizzare le forme di
investimento determinanti e gli effetti economici degli investimenti in
capitale umano.
Il lavoro si divide in due capitoli, nel primo capitolo vengono presentati
alcuni modelli di G.S. Becker che considerano varie forme di investimento
in capitale umano effettuate dagli individui nel corso della loro vita, mentre
il secondo capitolo presenta i risultati principali di alcune analisi empiriche,
dell’ ISTAT e di EUROSTAT, riguardanti l’evoluzione degli investimenti
in capitale umano in Italia dagli anni 50 a oggi.
Il primo capitolo descrive principalmente gli effetti degli investimenti in
capitale umano, in particolare sulle retribuzione degli individui. L’analisi
prende in considerazione essenzialmente due forme di investimento: la
formazione professionale sul posto di lavoro e l’istruzione, tuttavia sono
trattate anche forme di investimento diverse come ad esempio gli
investimenti in ricerca di lavoro da parte di un individuo e quelli fatti dalle
imprese in salute mentale e fisica.
Il punto di partenza dell’analisi si fonda sul principio che la condizione di
ottimo per un’impresa concorrenziale è riassunta dalla condizione di
equilibrio che pone la produttività marginale uguale al salario. Le
retribuzioni per questa relazione dipendo soprattutto dal livello di
produttività marginale di ogni lavoratore. Va tuttavia considerato che tale
condizione vale in un contesto statico, nel quale si assume che il lavoratore
presti i propri servizi all’impresa per un solo periodo.
Nel caso di contratti di lavoro di lungo periodo, questa condizione potrebbe
non essere soddisfatta, poiché la produttività marginale del lavoratore
potrebbe essere cambiata nel tempo. Possiamo così scrivere una più precisa
condizione di equilibrio facendo attenzione al periodo di riferimento, in
modo che tale condizione dipenda solo dai flussi di ciascun periodo.
La formazione in generale farà aumentare la spesa corrente dell’impresa o
dell’individuo, e quindi ridurrà i ricavi netti correnti. Tale relazione tra
costi di formazione e ricavi viene riassunta da un’eguaglianza tra il valore
presente scontato delle spese e dei ricavi. Inoltre, se assumiamo che il
periodo iniziale è l’unico periodo in cui l’azienda offre formazione,
possiamo dedurre che le spese durante tale periodo sono pari ai salari più i
costi di formazione, e che quindi di conseguenza le spese durante gli altri
periodi saranno uguali solo ai salari e i ricavi in tutti gli altri periodi
eguaglieranno il livello delle produttività marginali. Pertanto dopo aver
definito il rendimento ottenuto dalla formazione e dopo aver stimato i costi
ad esso connessi, otteniamo un’ultima condizione di equilibrio in cui
produttività marginale è uguale al salario, solo quando i costi di formazione
sono uguali ai ricavi derivanti da tale processo.
In particolare nei paragrafi 3 e 4 abbiamo poi considerato il processo di
formazione in due categorie diverse: la formazione generale e la
formazione specifica.
La formazione generale è quel processo che permette di accrescere la
produttività marginale futura dei lavoratori, sia nell’azienda che offre
formazione, sia in altre aziende simili. Pertanto, dato che in un mercato del
lavoro competitivo i tassi salariali pagati dalle aziende sono determinati
anche dalla produttività marginale presente di altre imprese, i tassi salariali
attesi e la produttività marginale, crescono in tutte le aziende che
forniscono formazione generale. Tuttavia una formazione perfettamente
generale farebbe crescere il livello delle retribuzioni tanto quanto la
produttività marginale, in modo da rendere nulli i rendimenti delle aziende
che offrono formazione. Infatti le aziende sono in grado di percepire un
ricavo netto positivo solo se la produttività marginale dei lavoratori
aumenta più dei loro salari. Le aziende quindi sono disposte ad offrire
formazione solo se questa non comporta per loro nessun costo. Sono gli
individui che domandano formazione a pagare i costi di acquisizione del
capitale umano, poiché la formazione farà aumentare i loro salari futuri.
Tali implicazioni possono essere espresse partendo dalla precedente
condizione di equilibrio in cui i salari sono uguali alla produttività
marginale solo se i ricavi sono pari ai costi di formazione. Ovvero, se il
prodotto marginale aumenta tanto quanto il salario in ciascun periodo,
allora i rendimenti ottenuti dalla formazione sono pari a 0, quindi i salari
durante il periodo di formazione sono uguali alla produttività marginale del
lavoratore, nello stesso periodo, diminuiti dei costi di investimento. In
termini di prodotto marginale attuale, e quindi considerando solo le spese
di formazione, escludendo così costi come il tempo speso, otteniamo che i
salari di chi acquisisce formazione non sono uguali alla produttività
marginale potenziale, ma sono appunto diminuiti del costo di formazione.
Per quanto riguarda invece la formazione specifica, possiamo dire che è
quel processo che incrementa la produttività maggiormente in un’azienda a
differenza di altre. Esistono diverse implicazioni riguardo tale processo di
acquisizione di capitale. Ad esempio Se la formazione fosse
completamente specifica il salario che un dipendente potrebbe ricevere
altrove, sarebbe indipendente dall’ammontare di istruzione
precedentemente acquisito. In tal caso, l’azienda dovrebbe accollarsi i
costi di formazione, poiché nessun lavoratore razionale pagherebbe per una
formazione da cui non sarebbe poi possibile trarre benefici. Le imprese
riceverebbero i rendimenti derivanti dalla formazione sotto forma di
maggiori profitti derivanti dalla più alta produttività e si fornirebbe
formazione solo nel caso in cui i rendimenti fossero altrettanto elevati come
i costi. Se invece la formazione non è completamente specifica, la
produttività potrebbe crescere anche in altre aziende, e anche il salario che
si potrebbe ricevere altrove, aumenterebbe di conseguenza.
Tale formazione può essere considerata come la somma di due
componenti, una completamente generale e un’altra completamente
specifica. Così, poiché l’azienda non sostiene i costi per una formazione
completamente generale, e sostiene invece in parte i costi di formazione
specifica, la componente di costo pagato dall’azienda risulta essere
inversamente correlata all’importanza della componente generale e
direttamente correlata alla componente specifica. Questo può essere anche
espresso attraverso l’ausilio delle equazioni sviluppate precedentemente in
merito alla formazione generale. Praticamente in equilibrio il rendimento
complessivo eguaglia i costi totali in modo che i dipendenti pagano una
frazione di costo e ricevono parte del rendimento (1-a). La frazione di costo
pagato dalle imprese è anche il beneficio di cui le imprese si appropriano.
Per cui, se la formazione fosse completamente generale la frazione di costo
(a) sarebbe uguale a 0 e i salari risulterebbero diminuiti dei costi di
investimento durante il periodo di formazione, mentre se l’azienda
percepisse tutti i rendimenti della formazione sarebbe uguale a 1 e la
produttività marginale uguale al salario.
Differenza sostanziale tra le due forme di investimento è che la formazione
generale ha la capacità di accrescere la produttività dei lavoratori sia
all’interno dell’azienda in cui la formazione viene svolta sia in altre aziende
simili. Contrariamente la formazione specifica accresce la produttività
marginale maggiormente nell’azienda in cui la formazione viene svolta a
differenza di altre. Entrambi i tipi di formazione sono comunque simili e
finalizzati allo stesso scopo, ovvero l’aumento delle retribuzioni per gli
individui e aumenti di produttività per l’azienda.
Il 5 paragrafo è invece dedicato all’istruzione, ovvero alla formazione che
avviene all’interno di scuole e università. L’istruzione così come la
formazione sul posto di lavoro mira ad accrescere la produttività marginale
futura di ogni individuo, e così come con la formazione professionale, il
periodo di istruzione è caratterizzato da basse retribuzioni (o nulle) che solo
successivamente, grazie all’inserimento stabile nel mondo del lavoro,
aumenteranno per raggiungere livelli più elevati, come similmente accade
per la formazione professionale. Si pensi a uno studente che lavora part-
time, le sue retribuzioni potrebbero essere superiori se egli non
frequentasse la scuola o se lavorasse a tempo pieno. La differenza tra
quello che lo studente potrebbe guadagnare e quello che realmente
guadagna, è un importante costo indiretto dell’istruzione, mentre tasse di
iscrizione libri e tutto ciò che è necessario allo studio, sono esempi di costi
diretti. La condizione di equilibrio può essere così scritta facendo
attenzione a considerare tali costi, e così come per la formazione
professionale il salario sarà pari alla produttività marginale diminuita di
tutti i costi d’investimento.
Il sesto paragrafo è invece dedicato a forme di investimento alternative
come ad esempio, gli investimenti in ricerca di lavoro, che sono allo stesso
modo finalizzati sempre allo stesso obbiettivo, ovvero l’aumento delle
retribuzioni, e sono condizionate sempre dalle stesse variabili, i costi di
formazione. Per un individuo che decide di investire nella ricerca di una
nuova occupazione, l’investimento assume le stesse implicazioni di un
investimento in istruzione o in formazione professionale. Abbiamo inoltre
considerato nel 7 paragrafo la variabile salute, sia fisica che mentale.
Abbiamo quindi considerato le varie forme di investimento possibili
effettuate dalle aziende e abbiamo stimato i costi e i benefici che ne
derivano. La salute, così come la conoscenza, può essere migliorata in vari
modi. Ad esempio un declino del tasso di mortalità in età lavorativa
potrebbe aumentare il livello delle retribuzioni attese allargando il periodo
di tempo in cui queste vengono percepite. Una migliore alimentazione
fornirebbe forza fisica e resistenza, aumentando dunque la capacità di
guadagno. Oppure un miglioramento delle condizioni di lavoro
(retribuzioni migliori, pause per un caffè, ecc.) potrebbe influenzare il
morale e dunque la produttività dei dipendenti. Le aziende ad esempio sono
incentivate a investire sulla salute dei dipendenti, pagano loro l’assistenza
medica, forniscono mense adeguate sul posto di lavoro o li risparmiano da
attività che presentano rischi elevati o addirittura letali. . Un investimento
sulle condizioni di salute che aumenta la produttività nella stessa misura in
diverse imprese risulta essere di tipo generale e ha lo stesso effetto della
formazione generale sul posto di lavoro, mentre un investimento sulle
condizioni di salute che incrementa la produttività in misura maggiore nelle
imprese che lo effettuano è di tipo specifico ed ha lo stesso effetto di quella
che abbiamo individuato come formazione specifica.
Infine nel 8 e 9 paragrafo abbiamo derivato alcune relazioni tra
retribuzioni, costi di investimento e tasso di rendimento. L’analisi inoltre
ha permesso di distinguere un cambiamento del rendimento da un
cambiamento dell’ammontare investito ipotizzando la possibilità di
scegliere tra due attività diverse che abbiamo chiamato X e Y. Gli
investimenti sono stati ristretti ad un singolo periodo (m) ed i rendimenti a
tutti gli altri periodi. Abbiamo così dimostrato che gli investimenti si
verificano in Y ogni volta che sussistono delle retribuzioni inferiori alla
somma tra quelle ottenibili in X e il reddito derivante da precedenti
investimenti. Inoltre se sono riscontrati costi maggiori a 0 prima di un dato
periodo m e uguale a 0 da m in poi, allora i primi m periodi possono essere
considerati empiricamente come i periodi di investimento.