2
scelta basate su condizioni di first best: il decisore, infatti, compiendo
un’astrazione e quindi una semplificazione della realtà, compie una serie di
errori, in quanto:
¾ ipotizza un solo stato di natura, cioè formula una previsione riguardante una
sola possibile configurazione dell’ambiente di riferimento, o più in generale,
di tutto ciò che l’azienda non è in grado di controllare;
¾ congettura che i risultati così previsti si verificheranno con certezza, anche
nel caso in cui l’analisi sia multiperiodale ed i propri comportamenti
alternativi considerati siano molteplici;
¾ manca qualunque formulazione di uno scenario probabilistico
Risulta facile immaginare come scelte formulate in questo modo possano
condurre a risultati che pregiudichino gravemente il raggiungimento del fine
ultimo dell’impresa, quello della creazione del valore
5
, in grado di assicurare la
soddisfazione ed il contemperamento degli interessi dei diversi soggetti
interessati a vario titolo allo svolgersi dell’attività d’impresa.
Scopo del presente lavoro è quindi quello di indagare alcuni metodi
quantitativi di scelta (tra i tanti) che tengano conto del rischio e dell’incertezza e
che permettano di superare i problemi che possono nascere da una loro mancata
considerazione.
Mi è sembrata particolarmente interessante l’analisi di due modelli in
particolare:
¾ Il Value at Risk, elaborato inizialmente nell’ambito dell’analisi delle scelte di
portafoglio finanziario come misura della massima perdita di valore di un
titolo entro un dato orizzonte temporale e con un certo intervallo di
probabilità, nelle sue possibili applicazioni nell’ambito delle scelte in aziende
non finanziarie;
5
G. GALASSI Lo sviluppo delle imprese tra opportunità e vincoli Giuffrè, Milano, 1999
3
¾ Le Opzioni Reali, che portano a calcolare il valore di un investimento
tenendo conto anche delle possibili alternative che la realizzazione
dell’investimento stesso potrebbe comportare in futuro.
Queste due metodologie vengono in particolare confrontate e viste come
evoluzione di quelle che negli ultimi anni sono state maggiormente utilizzate in
ambito aziendale: il Valore Attuale Netto (VAN) ed i metodi da esso derivanti
(scomposizione del VAN, EVA), il Tasso Interno di Rendimento (TIR), il
Payback Period ed altri metodi basati su variabili di tipo contabile (ROE, ROI),
caratterizzati da presupposti di certezza delle variabili utilizzate.
È mia convinzione che questi modelli possano aiutare ad effettuare scelte
più razionali in diversi ambiti della vita d’impresa, quali ad esempio:
¾ l’analisi degli investimenti (in beni strumentali, in ricerca e sviluppo, nelle
risorse umane);
¾ le decisioni che comportino modificazioni sostanziali nella vita dell’impresa
(chiusura reparti, ristrutturazioni, processi di turnaround);
¾ la scelta della struttura patrimoniale- finanziaria più adatta all’impresa
(rapporto mezzi propri / debiti);
¾ la programmazione ed il controllo delle diverse attività d’impresa (vendite,
produzione, acquisti, programmazione dei flussi di cassa) e la redazione di
budget flessibili
6
;
¾ la redazione e l’analisi dei bilanci di impresa, tenendo conto delle possibili
variazioni nel valore delle diverse poste contabili in seguito a variazioni di
variabili esterne all’impresa (soprattutto alla luce delle nuove disposizioni
legislative in materia di principi contabili internazionali e della problematica
relativa al fair value);
¾ la valutazione del capitale economico delle aziende di produzione (in
particolare attraverso metodi basati sui flussi di cassa o metodi patrimoniali);
6
Per BUDGET FLESSIBILE si intende la traduzione quantitativa degli obiettivi a breve termine di impresa
basata sulla considerazione di più livelli produttivi; così in L. SELLERI Il Budget di Esercizio, ETAS, Milano,
1991
4
¾ scelte strategiche per la vita dell’impresa (quali prodotti realizzare, in quali
mercati venderli);
¾ valutazione delle alternative di copertura di rischi collegati ad attività che
possano influenzare i risultati di impresa ed implementazione di sistemi di
risk management;
Questi modelli hanno attratto la mia attenzione piuttosto che altri
7
poiché
ho ritenuto, nonostante una certa complessità concettuale
8
, che i risultati possano
fornire indicatori molto sintetici ed essenziali di realtà molto complesse.
Risultano facilmente intelligibili anche a chi non possieda le conoscenze per
arrivare a determinarli e quindi possono essere facilmente comunicati all’interno
dei diversi livelli della struttura organizzativa aziendale.
Inoltre mi ha colpito di queste metodologie la loro applicabilità non solo a
grandi aggregati aziendali, in cui sono stati elaborati e si sono inizialmente
affermati (le opzioni reali sono state proposte per la valutazione di investimenti
in ricerca e sviluppo nel settore farmaceutico ed il VaR, come detto, nell’ambito
di istituzioni finanziarie), ma anche a piccole- medie imprese, che hanno, con i
pregi ed i difetti che le caratterizzano, un peso rilevante nell’economia italiana.
Penso che il “rilancio del sistema- paese in un momento di difficile
congiuntura internazionale” tanto chiacchierato da parte di politici ed
imprenditori passi anche attraverso l’adozione, nelle scelte delle imprese (di
breve periodo o strategiche che siano), di modelli che aiutino a considerare
adeguatamente i rischi e le incertezze che l’ambiente odierno (che ho sopra
definito “complesso”) costringe a fronteggiare.
Scrivono Castagnoli e Peccati
9
: “… l’incapacità di predire un parametro
non deve implicare l’uso di metodi che non lo richiedano…non si deve mai,
dinanzi all’incertezza, fare lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia…”
7
Come ad esempio Dominanza Stocastica o Decision Tree Analysis
8
E quindi più appassionanti!
9
In La Matematica in Azienda – calcolo finanziario con applicazioni EGEA, Milano, 2002, pag. 68
5
CAPITOLO 1
I METODI DI SCELTA IN CONDIZIONI DI CERTEZZA
Oggetto dell’analisi del presente capitolo sono quei metodi di
effettuazione di scelte aziendali in cui non viene presa in considerazione
l’incertezza relativa alle variabili che li caratterizzano.
Verranno quindi descritti modelli basati sull’attualizzazione, come il
Valore Attuale Netto (VAN), il Tasso Interno di Rendimento (TIR), l’Economic
Value Added (EVA), metodi basati su variabili contabili (ROE, ROI).
Sono modelli che hanno trovato e continuano a trovare numerose
applicazioni nell’ambito di aziende di diverso tipo. Stando infatti ad una ricerca
condotta da Ambrosetti Stern Stewart Italia, in collaborazione con AIAF
(Associazione Italiana Analisti Finanziari) ed ANDAF
10
su come le imprese
industriali e di servizi affrontano il processo di gestione degli investimenti
11
,
sono emersi alcuni risultati abbastanza interessanti da questo punto di vista. La
ricerca fa riferimento a diverse macroclassi: processo decisionale, valutazione
quantitativa, verifica dell’andamento e leve di miglioramento del processo; con
riferimento al secondo aspetto, quello relativo alle tecniche adottate per la
valutazione dei progetti, è emerso che la tecnica maggiormente utilizzata è
quella del Pay Back Period (34%), seguono il Van con il 31%, il Tir con il 24%
e l’EVA con il 9%; le tecniche basate sull’attualizzazione dei flussi, considerate
a livello aggregato, vengono quindi utilizzate più del metodo del Pay Back
Period.
10
F. FEDEL – M. VISANI Indagine sulle decisioni di investimento in azienda Rivista AIAF n. 45 dicembre
2002 – gennaio 2003 pag. 5- 13
11
Ricerca compiuta su un campione di 70 aziende, analizzate secondo tre diverse modalità di raggruppamento:
• Imprese quotate e non quotate
• Imprese italiane ed estere
6
Figura 1 Uso delle diverse metodologie di valutazione
GRAFICO 1
VAN
Pay Back Period
TIR
EVA
Alt ri
Sembra quindi significativa un’analisi di questi metodi, in quanto è solo
da una corretta conoscenza di questi ultimi che si potranno introdurre in modo
idoneo quelle varianti che consentono di inserire l’incertezza nell’analisi delle
scelte aziendali.
• Imprese manifatturiere e del settore dei servizi
7
1.1 IL MODELLO BASE DEL VALORE ATTUALE NETTO
Il primo modello in esame è quello del Valore Attuale Netto (d’ora in
avanti Van), detto anche DCF (discounted cash flow), NPV (net present value) o
REA (risultato economico attualizzato).
Nonostante la sua versione base sia considerata grossolana e poco adatta ai
più diversi usi concreti, merita comunque un’analisi in quanto è proprio a partire
da questo strumento di scelta e confronto tra diverse alternative nell’ambito dei
più diversi fenomeni in ambito economico che sono stati costruiti modelli più
sofisticati.
Questi modelli sono stati elaborati sia sotto ipotesi deterministiche (di
certezza delle variabili considerate) che di incertezza: per quanto riguarda il
primo aspetto sono stati elaborati modelli come il Van sul capitale proprio (che
considera separatamente i flussi in entrata ed in uscita che ciascuna alternativa
comporta), la scomposizione del Van (che suddivide il valore attuale netto di un
progetto in più quote di periodo) o il metodo EVA, da qualche anno entrato nella
grazie dei managers di grandi corporations americane ma concettualmente
legato al Van.
Per quanto riguarda il secondo aspetto si possono ad esempio citare i
modelli di Cash Flow at Risk, applicazione ad imprese non finanziarie del
modello del Value at Risk, o le Opzioni Reali
12
, che costituiscono un
complemento ed un’integrazione delle analisi svolte tramite il Van
13
.
Un’analisi della versione base di questo modello diventa quindi di estrema
rilevanza sia per la sua coerenza logico- formale, sia per la coerenza con le
moderne teorie che vedono nella creazione di nuovo valore il fine ultimo
dell’impresa.
12
A. LANZAVECCHIA Analisi degli investimenti in beni strumentali, in Analisi Finanziairia- valore,
solvibilità, rapporti con i finanziatori, a cura di E. PAVARANI, Mc Graw Hill, Milano, 2001, pag. 403
13
Questi modelli saranno oggetto di trattazione dei prossimi capitoli.
8
Il Valore Attuale Netto di un’operazione può essere definito come la
somma algebrica dei valori attuali delle entrate e delle uscite derivanti da
un’operazione finanziaria, calcolati in regime di interesse composto al tasso di
interesse i ; in formula si ha
VAN= ∑
=
+
n
s
t
s
s
i
a
0
)1(
,
dove
14
:
¾
s
a sono i flussi finanziari a ciascuna scadenza (
0
a sarà il flusso necessario ad
attivare l’operazione, e quindi l’operazione finanziaria sarà conveniente -creerà
valore- se ∑
=
+
n
s
t
s
s
i
a
1
)1(
>
0
a );
¾ n sono le diverse scadenze temporali in cui si articola l’operazione
¾ i è il tasso di attualizzazione che funge sia da tasso di valutazione che da tasso
a cui vengono reinvestiti i flussi derivanti dall’operazione.
Alla base del modello vi sono diversi presupposti: prima di tutto che
l’obiettivo del soggetto sia la massimizzazione della propria ricchezza (il
capitale proprio).
Un’altra ipotesi alla base del modello consiste nel fatto che l’operazione
rappresenta una modificazione rispetto alla situazione ed ai comportamenti
economico finanziari abituali del decisore; il Van di un progetto deriva
concettualmente dalla comparazione dei risultati che si ottengono attuando o non
attuando l’operazione oggetto di analisi.
Ipotizzando che il decisore impieghi la propria ricchezza iniziale
0
W al
tempo
0
t in un investimento a tasso i , non effettuando l’investimento, il
14
Nella letteratura internazionale è diffusa la distinzione per cui il DCF sarebbe la funzione ed il VAN il valore
che questa assume per dati valori del tasso di interesse.
9
soggetto otterrà alla scadenza definita in base al suo orizzonte temporale T
15
una
ricchezza pari a
T
T
iWW )1(
0
+= .
Se invece il decisore optasse per effettuare un’operazione, per attivare la
quale fosse necessario l’investimento di una somma pari ad
0
a
16
si
verificherebbero le seguenti situazioni:
¾ scadenza
0
t : un flusso pari ad
0
a è sottratto alla sua ricchezza iniziale; quindi
la sua disponibilità è pari a
0
aW
o
− , che viene investita nel modo abituale per il
decisore;
¾ scadenza
1
t : l’operazione fornisce il suo primo flusso
1
a che viene investito
anch’esso a tasso i nella solita modalità;
¾ scadenza
2
t : con l’operazione si rende disponibile il secondo flusso,
2
a ,
dall’investimento del primo flusso si ottiene un montante pari a
1
1
)1(
−
+
T
ia e dall'
investimento della disponibilità iniziale si otterrà una ricchezza pari a
T
oT
iaWW )1)((
0
+−= .
L’investimento verrà intrapreso se la ricchezza all’orizzonte temporale
considerato sarà maggiore rispetto a quella derivante dal non effettuare
l’operazione, quindi se
TTTT
iWiaiaiaW )1()1()1()1)((
0
2
2
1
100
+>+++++−
−−
;
esprimendo come
TTTTT
iWiaiaiaiW )1()1()1()1()1(
0
2
2
1
100
+>+++++−+
−−
da
entrambi i membri viene sottratto il termine
T
iW )1(
0
+ e si ottiene
0)1()1()1(
2
2
1
10
>+++++−
−− TTT
iaiaia dividendo tutti i membri della
disequazione per il fattore
T
i)1( + si avrà che l’operazione sarà conveniente se
0
2
2
1
1
)1(
...
)1(
)1(
a
i
a
i
a
i
a
tn
n
tt
>
+
++
+
+
+
,
cioè se il valore attuale dei flussi derivanti dall’operazione finanziaria è
superiore a quello necessario ad attivarla
17
.
15
Qui T si suppone uguale a 2 ma il suo valore si rivelerà come quello della ricchezza iniziale ininfluente ai fini
del risultato finale.
16
Si ipotizza che il valore
0
a sia minore della disponibilità iniziale
0
W ; questa ipotesi diventerà trascurabile
nei modelli di Van su capitale proprio che tengono conto dei flussi derivanti dall’indebitamento.
17
E. CASTAGNOLI – L. PECCATI op. cit. pag. 70
10
Un altro presupposto del modello base consiste nel fatto che l’operazione
ha dei riflessi soltanto sul saldo della dotazione patrimoniale dell’investitore e
non sulla sua struttura e le sue articolazioni, viene trattata come un unicum
indivisibile senza considerare le interrelazioni tra i diversi elementi
18
(ipotesi
che può essere rimossa in modelli di Van su Capitale proprio e scomposizione in
indici).
A livello interpretativo possiamo comunque definire il valore numerico
del Van come l’importo immediato da ricevere (se positivo) o da pagare (se
negativo) che ha lo stesso effetto sulla situazione aziendale dell’intera
operazione finanziaria da valutare
19
.
A questa conclusione si giunge sulla base del confronto di due possibili
situazioni: la cessione o la non-cessione di un’attività derivante da
un’operazione finanziaria con Van positivo: cedendo si ottiene una ricchezza
finale pari a
T
T
ipWW )1)((
0
++= (dove p rappresenta il prezzo da ricevere per
cedere l’attività); non cedendo, la ricchezza finale diventa
∑
=
−
+++=
n
s
tT
s
t
T
s
iaiWW
0
0
)1()1( .
Il prezzo-soglia si ottiene eguagliando le due equazioni ed è precisamente
∑
=
−
+=
n
s
t
s
s
iap
0
)1( che equivale alla formula principale del Van.
18
secondo C.A. MAGNI in Un criterio strutturalista per la valutazione degli investimenti in IL RISPARMIO 5
– 6 settembre – dicembre 1999 pag. 783 questo presupposto (con altri) minerebbe alle fondamenta la validità del
criterio e potrebbe portare a risultati gravemente distorsivi. L’autore in questo articolo propone un metodo di
valutazione degli investimenti detto “strutturalista”, basato sul concetto di investimento come modificazione
strutturale del sistema patrimoniale/finanziario del soggetto, di cui il Van sarebbe soltanto un caso particolare.
19
E. CASTAGNOLI – L. PECCATI op. cit. pag 75
11
1.1.1 Le Variabili Del Modello: I Flussi Finanziari
Nel descrivere il modello base del Valore Attuale Netto si è fatto spesso
riferimento agli importi
s
a in entrata/uscita derivanti dall’effettuazione
dell’operazione.
I flussi finanziari da considerare ai fini dell’analisi dovrebbero essere di
tipo incrementale, cioè che nascono direttamente dall’effettuazione
dell’investimento
20
(come differenza tra flussi di cassa con/senza investimento).
Da tenere presenti nell’analisi sono anche gli eventuali costi opportunità,
che in generale la teoria economica definisce come il valore della migliore
alternativa di utilizzo delle risorse impiegate
21
e, in particolare quando il criterio
del Van venga utilizzato per l’analisi degli investimenti in beni strumentali o
dello sviluppo di nuovi prodotti, eventuali fenomeni di cross-section o di
erosione: il primo si ha quando i clienti acquisiti con il nuovo prodotto/servizio,
acquistano anche altri prodotti o perché il nuovo investimento permette di
allargare il bacino di utenza, il secondo si ha quando lo sviluppo di nuovi
prodotti comporta il mancato acquisto di altri; più in generale bisogna tenere
presenti eventuali conflitti che possono nascere tra le diverse divisioni
dell’impresa.
Per quanto riguarda l’uso del metodo del Discounted Cash Flow nella
valutazione del capitale economico d’impresa, che fa dipendere il valore del
capitale economico dal valore attuale dei flussi di cassa ( sia puntuali che medio-
normali
22
) previsti, un documento emesso nell’aprile del 2004 da Borsa Italiana
S.p.A. dal titolo “Guida Alla Valutazione”
23
consiglia l’uso di flussi di cassa
20
A. LANZAVECCHIA, op. cit. pag. 396
21
D.W. CARLTON – J.M. PERLOFF Organizzazione Industriale, Mc Graw-Hill, Milano, 1997, edizione
italiana a cura di G. Martini e L. Solimene
22
Per flussi puntuali si intende flussi previsti anno per anno, per medio- normali si intendono valori unici che
sintetizzavano più periodi amministrativi.
23
Guida Alla Valutazione, a cura di M. MASSARI, JP MORGAN, BORSA ITALIANA, GOLDMAN SACHS,
AMBROSETTI STERN STEWART ITALIA e F.C. PAPA (presidente AIAF), con l’osservazione di addetti
CONSOB, aprile 2004, pag. 14, reperibile su www.borsaitaliana.it
12
operativi, quindi legati all’attività caratteristica della società (detti di tipo
“unlevered”); a tale valore va poi aggiunto il possibile valore terminale
dell’azienda (di liquidazione o di cessione) anch’esso attualizzato e va sottratto
il valore della posizione finanziaria netta.
La letteratura, in tema di valutazione
24
delle aziende, prevede invece anche
il possibile uso nell’ambito del modello di flussi di cassa netti disponibili (flussi
“levered”, al netto dei flussi prodotti dalla gestione finanziaria), secondo un
approccio più vicino a quello della scuola italiana di economia aziendale.
1.1.2 Il Problema Del Tasso Di Sconto Ed Il Van Generalizzato
Il tasso di attualizzazione da utilizzare nel modello, detto costo
opportunità del capitale, è un valore soggettivo, espressione dell’ambiente
economico finanziario in cui l’operazione sarà effettuata e di valutazioni
effettuate dal decisore.
In base alla ricerca precedentemente citata
25
è emerso che tra le aziende
del campione preso in esame che fanno uso di metodi di scelta degli
investimenti basati sull’attualizzazione, il 9% non utilizza alcun tasso di sconto,
il 6% utilizza un tasso privo di rischio (quindi ipotizza che i flussi siano
determinabili con certezza); il 31% fa uso del solo costo del debito (non tenendo
conto del fatto che i progetti sono anche finanziati con mezzi propri); il 13%
delle imprese considerate utilizza come tasso di sconto il solo costo dell’equity.
Un discorso a parte merita il metodo utilizzato dal 41% delle imprese
considerate (e dall’82% delle società quotate), il Weighted Average Cost of
24
G. ZANDA –M. LACCHINI –T. ONESTI La Valutazione delle Aziende Giappichelli, Torino, 2001 pag. 69 e
pag. 78
25
Vedi pag. 5 note n. 10, 11.