2
lunghi: possono passare anche sette anni dall’infezione al manifestarsi conclamato
dell’AIDS.
All’inizio dell’epidemia l’AIDS fu collegata esclusivamente ai rapporti
omosessuali; in realtà ora sappiamo che i rapporti omosessuali sono solo una delle
numerose cause di infezione da HIV, assieme ai rapporti eterosessuali non protetti con
persone infette, allo scambio di siringhe tra tossicodipendenti (e in generale alla
trasmissione per via sanguigna) e alla trasmissione madre infetta - figlio durante la
gestazione.
Nel frattempo, i casi di AIDS conclamata e di infezione da virus salirono a ritmi
vertiginosi. Nuovi focolai furono scoperti pressoché ovunque nel mondo, ed alla fine
degli anni 90 le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parlavano di circa 34
milioni di persone infette dal virus HIV, di cui il 95% nei paesi in via di sviluppo. Nei
PVS si concentravano contemporaneamente anche il 90 per cento delle morti, per la
maggior parte di giovani individui adulti, nel pieno della loro attività produttiva e
riproduttiva
2
. Ai cambiamenti demografici dei prossimi decenni, all’impatto
dell’epidemia di AIDS sulla struttura della popolazione mondiale ed al punto di vista
del diritto internazionale dell’economia sarà dedicato il primo capitolo della presente
tesi.
Dal 1982 al 1996 gli sforzi della comunità scientifica internazionale si
concentrarono in particolar modo sulla ricerca di terapie atte a contrastare non tanto
l’infezione
3
, quanto a limitare l’immuno-deficienza acquisita. Dopo diversi tentativi, nel
1996 venne messa a punto la cosiddetta terapia “Haart” (Highly Active Anti-Retroviral
Therapy), una combinazione di tre farmaci (detta appunto anche triterapia) che diede
riscontri più che positivi nel fermare la decadenza immunitaria dei pazienti. Senz’altro,
la triterapia ha segnato una svolta nel trattamento clinico dell’AIDS, portando, dove
disponibile, a una drastica e netta diminuzione della mortalità, del numero di ricoveri e
delle sofferenze dei pazienti.
2
Dati UNAIDS – OMS relativi al 1999; per i dati aggiornati cfr. infra, paragrafo 3, pagina 20.
3
Questa tendenza fu dovuta anche alle difficoltà, in parte oggi superate, di individuare precocemente
l’infezione da HIV.
3
Purtroppo, nuovi problemi sono emersi alla fine degli anni Novanta: in primo
luogo, l’accesso ai farmaci per la triterapia non è semplice, per ragioni che saranno
ampiamente discusse, soprattutto nei paesi in via di sviluppo; inoltre, le cure sono
complicate (i pazienti devono assumere circa trentacinque pillole al giorno ad orari
ferrei e con associazioni cibo-farmaco molto diverse tra loro); infine, il virus HIV ha
sviluppato negli anni seguenti una imprevedibile farmaco-resistenza, che ha reso spesso
inutile la triterapia, se non associata ad ulteriori farmaci, ed ha consentito a nuovi ceppi
4
del virus HIV di diffondersi ampiamente anche in zone prima colpite solo
marginalmente dal fenomeno.
Allo stato attuale della ricerca, sono ormai molti i nuovi farmaci per la cura dei
sintomi dell’AIDS, alcuni dei quali non richiedono particolari forme di assunzione, e
sono per questo delle armi importanti soprattutto per certe tipologie di infezione
5
.
Rimangono purtroppo i problemi dovuti alla farmaco-resistenza, particolarmente nei
paesi più colpiti al momento, ossia i paesi dell’Africa sub-sahariana, e le difficoltà di
accesso alle cure: nelle loro forme più innovative, queste ultime hanno ancora dei costi
proibitivi per la maggior parte dei malati e delle pubbliche amministrazioni dei paesi
colpiti.
Fondamentalmente, le difficoltà di accesso alle cure nei PVS sono dovute alla
combinazione di tre fattori: i livelli di reddito veramente bassi, i prezzi dei farmaci
assolutamente insostenibili e l’assenza di un sistema sanitario nazionale efficace, in
grado di fornire questi medicinali in modo continuativo ed esaustivo delle necessità dei
cittadini. Aneurin Bevan, il fondatore del Servizio Sanitario Nazionale Britannico,
scrisse: “L’essenza di un servizio sanitario soddisfacente sta nel fatto che i ricchi e i
poveri vengano trattati allo stesso modo, che la povertà non sia un ostacolo, e che la
ricchezza non sia un privilegio”
6
. Ebbene, nei PVS siamo ben lontani da questa
4
In biologia, gruppo di batteri o virus che presenta caratteri distintivi particolari rispetto alla categoria
madre (in questo caso, l’elevata farmaco-resistenza).
5
Ad esempio la Nevirapina®, con la semplice somministrazione di una compressa alla madre prima del
parto e di una dose in sciroppo al figlio entro 72 ore dalla nascita, è in grado di dimezzare il contagio
madre – figlio. Il costo attuale di questa terapia è di circa 4 dollari.
6
Citato in OXFAM, Patent Injustice: How World Trade Rules Threaten the Health of Poor People,
London 2001.
4
situazione ideale. Come dimostra il grafico sottostante, la distribuzione della spesa
farmaceutica a livello mondiale è inversamente proporzionale alle necessità di cure dei
paesi in via di sviluppo.
I PVS nel 2000 avrebbero necessitato di circa l’ottanta per cento della spesa
sanitaria mondiale per coprire i danni causati dalle malattie, in particolare dall’AIDS, ai
loro cittadini; in realtà, solo il 10 per cento della spesa sanitaria mondiale è andato ai
PVS. A questi dati va aggiunta un’altra semplice considerazione. Nei paesi sviluppati, la
spesa sanitaria è coperta per la maggior parte dal settore pubblico, o (come nel caso
degli Stati Uniti) da assicurazioni private prepagate; nei paesi in via di sviluppo, le
spese sanitarie gravano ancora per la maggior parte sulle spalle dei privati cittadini, sia
per l’assenza di un adeguato settore pubblico, sia per l’impossibilità economica, da parte
dei cittadini di questi paesi, di sostenere la spesa di un’assicurazione privata.
Figura 1: Distribuzione delle necessità di cura (a sinistra) e della spesa sanitaria (a destra), 2000
7
.
7
Tratto da Gwatkin, D. e Guillot, M., The Burden Of Disease Among The Global Poor, World Bank,
Human Development Network, Washington 2000.
5
In un mondo sempre più globalizzato, nel quale le distanze si riducono ogni
giorno di più e le persone si spostano con molta più rapidità e semplicità che in passato,
le epidemie si trasformano in fretta in pandemie: quello che sembrava un problema
limitato alla comunità gay statunitense si è trasformato nell’arco di pochi anni, come
abbiamo visto, in una global issue in grado di condizionare la vita di milioni di persone
e lo sviluppo di numerosi stati in ogni parte del mondo. L’impatto provocato
dall’epidemia di AIDS ha drammaticamente evidenziato le debolezze e l’arretratezza in
campo sanitario dei paesi in via di sviluppo, i quali hanno pagato per ora il prezzo più
alto, in termini di vite umane e di mancato sviluppo economico
8
.
La comunità internazionale ha reagito in maniera significativa alla sfida
dell’AIDS, e non sono mancate le iniziative volte a trovare una “soluzione globale per
un problema globale”
9
. In particolare, queste iniziative hanno seguito due filoni
principali: il filone dell’educazione sessuale e della prevenzione come metodi per
minimizzare i rischi di contagio da HIV, ed il filone (a dire la verità il meno battuto fino
a qualche anno fa) dedicato a migliorare e favorire l’accesso ai farmaci cosiddetti
“essenziali”, da parte di tutti i malati di AIDS del mondo e senza discriminazioni.
La maggior parte dei farmaci essenziali, essendo l’HIV/AIDS un fenomeno
abbastanza recente, è sottoposta a brevetti
10
, ed i brevetti sono a loro volta sottoposti ad
una rigida normativa internazionale. Qui ha origine l’incontro - scontro tra sanità
mondiale e proprietà intellettuale, che è il centro di questo lavoro. Per proprietà
intellettuale si intendono tutte le forme di riconoscimento e protezione dell’invenzione
umana, ossia principalmente (ma non esclusivamente) i diritti d’autore (copyright), i
marchi di fabbrica, i disegni industriali ed i brevetti. Dal punto di vista giuridico, la
proprietà intellettuale riguarda i diritti legali, derivanti dall’attività intellettuale, nel
campo dell’industria, delle scienze e delle opere letterarie ed artistiche. Dal punto di
vista economico, la proprietà intellettuale si configura come un più o meno esteso diritto
di monopolio temporaneo in relazione allo sfruttamento economico di dette
8
Secondo quanto affermato nel corso della Sessione Speciale delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS,
tenutasi a New York dal 25 al 27 giugno 2001, l’AIDS ha provocato nella sola Africa sub-sahariana una
perdita media di 1,2 punti percentuali sul PIL atteso. La perdita potrebbe toccare l’8 per cento nel 2010.
9
Lo slogan della Sessione Speciale era appunto “Global Crisis – Global Action”.
10
Cfr. UNAIDS-WHO, Patent Situation of HIV/AIDS-related Drugs in 80 Countries, Geneva 2000.
6
invenzioni
11
. In breve, il copyright o diritto d’autore riguarda la protezione delle opere
letterarie ed artistiche, vale a dire di creazioni originali, e generalmente è riservato
all’autore stesso dell’opera; i marchi di fabbrica sono i simboli distintivi associati ai
prodotti di una determinata azienda con lo scopo, per l’appunto, di distinguerli dai beni
delle aziende concorrenti; i disegni industriali consistono nell’aspetto ornamentale ed
estetico di un oggetto, ossia nella protezione di un particolare tipo di design; i brevetti,
infine, riguardano la cosiddetta proprietà industriale, e sono un atto amministrativo col
quale si attesta la paternità di un’invenzione e si concedono determinati diritti esclusivi
sul prodotto brevettato.
Nel secondo capitolo verrà esaminato in profondità l’accordo TRIPS (Trade-
Related Intellectual Property Rights), uno dei testi legali che fanno parte integrante
dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), senz’altro il più importante
accordo in vigore per ciò che concerne la regolamentazione dei regimi di proprietà
intellettuale a livello internazionale, e le sue implicazioni per il settore farmaceutico. Il
brevetto su un farmaco, secondo le norme attualmente operanti, garantisce un
monopolio di fatto sul prodotto (o anche su un determinato processo di produzione) per
un periodo di venti anni, e vieta, in tutti gli stati membri, la produzione, l’impiego ed il
commercio di prodotti equivalenti se non si è autorizzati dal titolare del brevetto.
Ovviamente, il prodotto o il processo devono sottostare a delle caratteristiche minime,
che sono condizione necessaria per la brevettabilità (patentability): devono essere nuovi
(criterio della novità), devono essere innovativi (criterio della non-ovvietà) e devono
avere una concreta “applicabilità industriale” (criterio dell’utilità). L’accordo, entrato
in vigore il 1 gennaio 1996 per i paesi sviluppati
12
, prevede che a partire dal 2000 anche
i paesi in via di sviluppo debbano assicurare, tramite l’adeguamento delle loro
legislazioni nazionali se necessario, i diritti di proprietà intellettuale alle case
farmaceutiche nel caso specifico ed alle imprese straniere in generale. Qualora non si
adeguassero, è prevista (come per il mancato rispetto di tutti gli accordi istitutivi
dell’OMC) la possibilità di ricorso ad un organismo apposito (il DSB, Dispute
11
Appunti dalle lezioni di Diritto Internazionale dell’Economia, tenute dal prof. Arduino Paniccia al
Corso di Laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche di Gorizia (Università di Trieste), nel corso
dell’Anno Accademico 2000-2001.
12
I quali ebbero un anno di tempo, dal 1 gennaio 1995 al 1 gennaio 1996, per adeguare le loro
legislazioni in materia.
7
Settlement Body) e di sanzioni commerciali. Il DSB nomina un gruppo di esperti ad hoc
(Panel) ogni qualvolta uno Stato membro ritenga che la mancata applicazione di una
norma contenuta in uno degli accordi istitutivi da parte di un altro stato membro lo
danneggi in qualche modo o semplicemente vada contro quanto stabilito negli accordi. I
paesi più poveri, i Least Developed Countries, hanno tempo sino al 2006
13
per adeguare
le loro legislazioni alle norme dei TRIPS, ma nel frattempo devono comunque garantire
l’“esclusività di mercato” ai brevetti presentati ed approvati dopo il 1995, anno di
entrata in vigore degli accordi di Marrakech istitutivi dell’Organizzazione Mondiale del
Commercio.
L’Organizzazione Mondiale del Commercio è un soggetto nuovo sulla scena
internazionale, ma è senz’altro uno dei più attivi. I membri sono obbligati a rispettare in
blocco tutti gli accordi che fanno parte del pacchetto istitutivo (tra i quali i TRIPS
occupano senz’altro un posto di rilievo) pena la possibilità di sanzioni commerciali di
cui sopra. Analizzerò a fondo il meccanismo di funzionamento dell’OMC, la possibilità
di ricorrere al Dispute Settlement Body ed il meccanismo sanzionatorio.
Saranno trattate soprattutto la genesi e la ratio delle norme contenute
nell’accordo TRIPS, fino all’entrata in vigore del testo definitivo. In particolare, saranno
illustrate le norme relative al settore farmaceutico, o meglio quelle concernenti la
possibilità di favorire un migliore accesso ai medicinali pur restando nella legalità dal
punto di vista dell’accordo. Esiste, infatti, l’opportunità di ricorrere alle cosiddette
importazioni parallele, alle licenze obbligatorie e ad altre forme di attenuamento degli
obblighi sottoscritti.
Le importazioni parallele consistono nella possibilità per uno stato di rifornirsi di
un determinato bene (nel nostro caso di un determinato farmaco) nel paese nel quale
detto bene sia venduto al costo più basso, ammesso che entrambi i paesi garantiscano al
bene in questione i diritti di proprietà intellettuale. A questo concetto è strettamente
collegato il concetto di “esaurimento del diritto” citato nell’articolo 6 dell’accordo
13
La “Dichiarazione sui TRIPS e la salute pubblica” allegata alle conclusioni della Conferenza
Ministeriale di Doha del 2001, ha modificato questi tempi: vedi infra, capitolo 3, paragrafo 1.2, pagina
108 e seguenti, ed allegato n° 4.
8
TRIPS: in pratica, una volta che il proprietario del brevetto abbia venduto il suo
prodotto nel paese A e abbia visto riconosciuti i suoi diritti di proprietà intellettuale, non
ha più voce in capitolo; il paese B è pertanto libero di rifornirsi del prodotto dal paese
A, dove si suppone che il prodotto abbia un costo minore
14
.
Le licenze obbligatorie consistono invece nella possibilità, per un determinato
governo, di autorizzare l’industria nazionale a produrre un determinato bene o ad
utilizzare un determinato processo produttivo senza il consenso del titolare del brevetto.
Questo concetto è invece collegato al più ampio articolo 31, che tratta in generale di
sfruttamento dei beni “senza l’autorizzazione del titolare del brevetto”
15
. Questa
possibilità è però strettamente limitata dallo stesso articolo 31; infatti una licenza
obbligatoria deve necessariamente sottostare a dei requisiti molto restrittivi. In
particolare, una licenza obbligatoria deve essere preceduta da una richiesta al titolare
del brevetto volta ad ottenere una cosiddetta licenza volontaria e comunque, una volta
stabilita, deve essere soggetta a adeguati ricompensi al titolare del brevetto. Tuttavia, in
caso di “emergenze nazionali”, “circostanze di estrema urgenza” o “usi pubblici non
commerciali” non è richiesto il tentativo di licenza volontaria. Inoltre, ci sono dei
requisiti addizionali: in particolare, la licenza obbligatoria deve essere generale e non
rivolta ad un singolo licenziatario, e di solito può essere usata “esclusivamente” per
scopi domestici.
Proprio per queste norme, l’accordo TRIPS ha occupato un posto di rilievo nel
dibattito internazionale sull’accesso ai farmaci essenziali: si è sostenuto da più parti che,
garantendo diritti esclusivi sull’invenzione (in questo caso su un farmaco essenziale,
non certo assimilabile ad altre categorie merceologiche) per ben vent’anni, si limiti di
fatto la competizione nello stesso campo delle industrie cosiddette “generiche”
16
,
causando indirettamente dei prezzi artificialmente alti e delle restrizioni all’accesso ai
14
In realtà, l’articolo 6 dell’accordo TRIPS non definisce chiaramente il concetto, lasciando diverse
possibili interpretazioni sulla questione e sottraendola al meccanismo di risoluzione delle controversie. A
riguardo vedi infra, capitolo 2, paragrafo 2.1, pagina 61.
15
Per un’analisi più approfondita dell’articolo 31, vedi infra, capitolo 2, paragrafo 2.2.3 a pagina 73.
16
Le industrie generiche sono quelle industrie che producono copie non brevettate e a basso costo dei
farmaci sottoposti a brevetto, detti invece farmaci proprietari. La maggior parte delle industrie generiche
per il settore farmaceutico si trova in India, Brasile e Tailandia.
9
farmaci stessi. E’ stato sostenuto anche che le clausole limitatorie siano poco efficaci e
di scarsa utilità pratica. Ovviamente, i diversi attori in campo hanno visioni molto
diverse rispetto al problema, com’è inevitabile vista l’eterogeneità dei soggetti.
Il dibattito è notevolmente aumentato con il “caso Sudafrica”: in uno dei paesi
più colpiti dal morbo dell’HIV/AIDS, il tentativo da parte del governo di rendere
disponibili in grandi quantità i farmaci necessari per combatterne i sintomi, anche
attraverso la fornitura da industrie farmaceutiche generiche e l’importazione parallela se
necessario, ha provocato la reazione legale di ben 42 case farmaceutiche multinazionali
proprietarie, che intentarono nel 1998 una causa (la n° 4183/98) per evitare che la legge
sudafricana entrasse in vigore. La causa è stata discussa all’Alta Corte di Giustizia
Sudafricana tra il marzo ed il maggio 2001, ed è stata poi ritirata anche grazie alle
fortissime pressioni dell’opinione pubblica internazionale. La mediazione del
Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha consentito in seguito di
raggiungere un amichevole accordo tra le parti. Senz’altro, il caso Sudafrica ha segnato
una svolta nel dibattito internazionale, favorendo la conoscenza del problema al grande
pubblico e innescando una notevole richiesta di cambiamento delle regole: per questo,
sarà oggetto di un’analisi approfondita che concluderà il secondo capitolo.
In seguito, nel terzo capitolo, si approfondiranno le diverse voci in campo, in
particolare su come riformare (e se riformare) i TRIPS affinché non ostacolino
l’accesso ai farmaci essenziali. Si tratterà delle posizioni in sede di Organizzazione
Mondiale del Commercio, e di quanto ottenuto in proposito alla recente Conferenza
Ministeriale di Doha con la “Dichiarazione sui TRIPS e la salute pubblica”. Saranno
esposte e commentate le posizioni delle organizzazioni internazionali più impegnate sul
campo, vale a dire l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il programma delle Nazioni
Unite per la lotta all’AIDS (UNAIDS), la Banca Mondiale e il Programma delle
Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP). Sarà inoltre analizzata l’azione del G8,
formulata al summit di Okinawa e perfezionata l’anno seguente a Genova, che ha
sostenuto finanziariamente la messa in opera di un fondo sanitario internazionale, il
“Fondo globale per combattere lo HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria”.
10
Una forte voce sulla necessità di riformare i TRIPS è venuta da Organizzazioni
Non Governative molto attive in campo sanitario, in primis da Medici Senza Frontiere e
da OXFAM, ma non solo: il settore non governativo e sociale, tramite network di
centinaia di realtà ben più piccole, ha fatto sua la battaglia per un accesso equo alle cure,
con uno sforzo che merita di essere documentato.
Per un quadro completo, infine, non si può prescindere dalle posizioni delle case
farmaceutiche multinazionali, attraverso l’analisi delle loro posizioni sulla questione dei
brevetti, dei medicinali generici e delle loro proposte e iniziative di azione per
combattere l’epidemia di AIDS. Il dibattito è vivo e accademicamente stimolante, non
privo, come si vedrà, di interessanti spunti di approfondimento.
Nel quarto ed ultimo capitolo, infine, si trarranno delle conclusioni da quanto
descritto nei capitoli precedenti. Alla luce delle proposte dei vari attori e dal punto di
vista del diritto internazionale dell’economia, si cercherà di giudicare quale possa essere
la soluzione ottimale al problema, che si presenta senz’altro complicato ma innovativo,
sia per le modalità con le quali sta avvenendo il confronto internazionale sia per
l’intensità del dibattito e per la pluralità dei soggetti in campo, cercando, in definitiva, di
stabilire quanto i TRIPS siano responsabili dell’attuale carenza di farmaci nei paesi in
via di sviluppo.
Molte voci diverse si incontrano e a volte si scontrano a proposito del rapporto
tra sanità mondiale (ed epidemia di AIDS in particolare) e proprietà intellettuale: per
avere un quadro chiaro della situazione, è bene partire dall’analisi della situazione
demografica e sanitaria mondiale al giorno d’oggi, per capire poi verso quale futuro
viaggia la popolazione terrestre.
11
2. SVILUPPO DEMOGRAFICO ED URBANIZZAZIONE
Negli ultimi decenni, il perfezionamento degli strumenti di rilevazione statistica
a disposizione ha permesso di ottenere dati sui trend di sviluppo della popolazione
terrestre in quantità e con una precisione impensabile prima. Inoltre, l’interesse a livello
internazionale verso la questione demografica è senz’altro cresciuto. Agli inizi del
nuovo millennio, la composizione della popolazione terrestre sta subendo un notevole
cambiamento strutturale, dovuto fondamentalmente a tre fattori correlati.
In primis, i tassi di crescita della popolazione rimangono positivi per il pianeta
nel suo complesso, ma si differenziano fortemente tra paesi sviluppati e paesi in via di
sviluppo. Inoltre, la composizione per fasce di età della popolazione tende nei paesi
sviluppati (specialmente in Europa) a delineare un quadro con aspettative di vita
crescenti che si combinano con forti diminuzioni della fertilità, determinando così un
forte incremento nell’età media della popolazione. Nei paesi in via di sviluppo, i tassi di
fertilità rimangono alti a fronte di aspettative di vita crescenti ma non ai tassi sperati,
con forti variazioni nella composizione demografica da paese a paese dovute a
situazioni contingenti. Infine, il pianeta nel suo complesso sta affrontando il fenomeno
di un’urbanizzazione senza precedenti, con la nascita di vere e proprie megalopoli,
situate perlopiù nei paesi in via di sviluppo. In queste metropoli le condizioni di vita
variano alquanto tra centri cittadini sviluppati e “occidentali” ed immense periferie
prive dei più elementari servizi igienici, di acqua corrente e luce elettrica, baraccopoli
nelle quali milioni di persone vivono in condizioni per le quali il termine “disumano” è
un semplice eufemismo.
2.1 TREND DI CRESCITA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE
A cavallo tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo, la popolazione totale sul
pianeta terra era di circa un miliardo di persone. Durante il 1800, la popolazione
mondiale crebbe a tassi sempre crescenti, raggiungendo il miliardo e settecentomila
unità agli inizi del ventesimo secolo. Durante il secolo appena terminato la popolazione
12
mondiale è cresciuta a tassi mai visti prima, soprattutto dopo la fine della Seconda
Guerra Mondiale, e si attestava sui 5,9 miliardi alla fine del secolo
17
. A metà dell’anno
2000, la popolazione mondiale ha raggiunto e superato i 6 miliardi di persone
18
, e sta
attualmente crescendo ad un tasso dell’1,2 per cento, ovvero di circa 77 milioni di
persone all’anno. I paesi col tasso di crescita più elevato, tanto che da soli assorbono la
metà dell’incremento annuo della popolazione mondiale, sono l’India (21 per cento
dell’incremento annuo totale), la Cina (12 per cento), il Pakistan (5 per cento), la
Nigeria (4 per cento), il Bangladesh (4 per cento) e l’Indonesia (3 per cento). Secondo i
tassi di crescita, nel 2050 la popolazione mondiale oscillerà tra i 7,9 ed i 10,9 miliardi di
persone, con la variante più accreditata che porterà a circa 9,3 miliardi di persone, ossia
ad un incremento atteso della popolazione mondiale di più del 50 per cento in 50 anni. Il
futuro della crescita della popolazione umana si deciderà nei paesi in via di sviluppo,
nei quali avviene attualmente circa il 96 per cento della crescita mondiale. La
popolazione delle regioni più sviluppate, che attualmente si attesta sul miliardo e 200
milioni di persone, non subirà infatti forti cambiamenti nei prossimi cinquant’anni, dato
che i livelli di fertilità attesi probabilmente rimarranno ben al di sotto del cosiddetto
“livello di sostituzione” (replacement level), ossia il livello necessario ad assicurare che
nel lungo periodo la popolazione di una data area rimanga perlomeno costante
19
. Nel
1990 60 stati al mondo, tutti paesi sviluppati o nella prima fascia dei paesi in via di
sviluppo, presentavano tassi di fertilità al di sotto del livello di sostituzione. Oggi, questi
stati sono 79, circa un terzo di tutte le nazioni del mondo. Addirittura, nel 2050 molti
stati saranno notevolmente meno popolati rispetto alla situazione attuale, con punte del
25 per cento in meno in Italia.
Al contrario, la popolazione dei paesi in via di sviluppo crescerà costantemente
dagli attuali 4,9 miliardi di persone sino a raggiungere, nel 2050, la strabiliante cifra di
8,2 miliardi di persone secondo la stima più accreditata. Questa stima si basa
sull’assunzione che i tassi di fertilità nei PVS continueranno ad essere in ogni caso
17
U.S. Bureau of the Census, World Population Profile: 1998, Report WP/98, Washington DC, 1999.
18
Questi dati ed i seguenti, ove non diversamente specificato, sono tratti da UNITED NATIONS, DESA
(Department of Economics and Social Affairs), World Population Prospects: the 2000 Revision –
Highlights, ESA/P/WP.165, New York 2001.
19
Per la maggior parte della popolazione mondiale, questo livello è assicurato da almeno 2,1 bambini per
donna fertile.
13
positivi ma decrescenti; qualora così non fosse, la popolazione dei PVS nel 2050
potrebbe addirittura raggiungere gli 11,9 miliardi di persone. In particolare, la crescita
sarà rapidissima nei paesi classificati come “Least Developed Countries”, i quali
potrebbero veder triplicare la loro popolazione nei prossimi 50 anni, passando dagli
attuali 658 milioni a circa 1,8 miliardi di persone.
2.2 UN INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE SENZA PRECEDENTI
Il secondo fenomeno che emerge con forza, nelle previsioni demografiche per il
futuro, è la costante crescita delle aspettative e della durata media della vita. Nei
prossimi cinquant’anni, la vita media si allungherà sempre di più, a tassi notevolmente
più elevati rispetto ai cinquant’anni passati. Lo strumento statistico che ci rivela questa
tendenza è il cosiddetto “median age”, ossia l’età che divide la popolazione di una data
area in due metà quantitativamente uguali. Un incremento del median age, ossia il
fenomeno al quale stiamo assistendo, significa inequivocabilmente che la popolazione
dell’area in considerazione si ridistribuisce verso gli strati più anziani della stessa.
Nell’ultima metà del secolo precedente, il median age per il mondo nel suo complesso è
aumentato di circa tre anni, dai 23,6 anni del 1950 ai 26,5 del 2000. La proporzione di
bambini (statisticamente le persone comprese tra gli zero e i 14 anni) è invece scesa di
quattro punti percentuali dal 1950 al 2000, passando dal 34 al 30 per cento. La
previsione per i prossimi 50 anni è che questa proporzione si abbasserà di un terzo,
raggiungendo il 21 per cento nel 2050. In quello stesso anno, sempre secondo la stima
più accreditata, il numero di anziani rispetto al totale della popolazione sarà pressoché
raddoppiato. A causa di questo invecchiamento della popolazione, i tassi di dipendenza
degli anziani dalla popolazione lavorativa aumenteranno in ogni regione del mondo nei
prossimi 25 anni. La comunità mondiale nel suo complesso dovrà affrontare una spesa
per gli anziani superiore, nel 2025, di circa il 50 per cento rispetto al 1998.
Tuttavia, i dati statistici per il mondo nel suo complesso sono scarsamente
rappresentativi; anche nell’ambito dell’invecchiamento della popolazione emergono,
infatti, notevoli differenze tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Il fenomeno
dell’invecchiamento della popolazione riguarda ancora pressoché esclusivamente i paesi
14
sviluppati: tra il 2000 e il 2050 questi paesi verranno ridursi la percentuale di bambini
dal 18 al 6 per cento, mentre gli ultrasessantenni passeranno nello stesso periodo dal 19
al 36 per cento. Nel 2050, una persona su tre avrà più di sessant’anni, e il median age
salirà così da 37,5 anni a ben 46,5 anni. Nei paesi in via di sviluppo, almeno allo stato
attuale, questo fenomeno o non si è presentato o ha avuto comunque un’importanza ed
un rilievo numerico ben inferiori, in particolare grazie agli elevatissimi tassi di fertilità.
Nel complesso, se le previsioni saranno rispettate, i paesi in via di sviluppo avranno nel
2050 una struttura molto simile, nel complesso, a quella attuale della maggior parte dei
paesi sviluppati. L’Africa rimane il continente con la popolazione più giovane, sebbene
anche qui la proporzione di bambini calerà dal 43 per cento attuale a circa il 30 per
cento nel 2050, e la percentuale di anziani raddoppierà, passando dal 5 al 10 per cento.
2.3 IL FENOMENO DELL’URBANIZZAZIONE
Il terzo fenomeno, causa del mutamento strutturale della demografia planetaria a
cavallo tra i due millenni, è certamente l’urbanizzazione senza precedenti alla quale
abbiamo assistito negli ultimi decenni. Senza dubbio, il mondo di domani sarà sempre
più urbanizzato, e questo avvenimento interesserà in particolar modo i paesi in via di
sviluppo. Per diverse ragioni, infatti, le popolazioni dei PVS si stanno trasferendo nelle
città, ad una velocità tale che non si osservava più dai tempi della Rivoluzione
Industriale nel vecchio continente. E’ stato stimato che del miliardo circa di poveri
20
che
attualmente ci sono al mondo, circa 750 milioni vivono in aree urbane senza nessun
servizio. Le città esistono da più di 5000 anni ed hanno sempre giocato un ruolo
fondamentale nell’evoluzione delle società umane. Tuttavia, nel 1800, solo il 2 per
cento della popolazione mondiale era insediato nelle città. Al giorno d’oggi, circa la
metà della popolazione mondiale vive in città, le quali crescono, per il mondo nel suo
complesso, di circa 180.000 unità al giorno. Il fenomeno riserva delle sorprese per il suo
sviluppo futuro: ad esempio, sebbene il continente africano sia ancora prevalentemente
rurale, con solo il 37,3 per cento della popolazione urbanizzato nel 1999, di fatto è il
20
Ossia di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno pro capite, secondo la definizione della
Banca Mondiale.
15
continente che ha il tasso di crescita della popolazione urbana più alto, ossia cresce di
circa il 4,9 per cento annuo. Altri dati devono far riflettere: il tasso di crescita totale
della popolazione mondiale è di circa l’un per cento, ma quello della popolazione
urbana è decisamente superiore, ossia l’1,8 per cento. A questo tasso, la popolazione
urbana raddoppierà in circa 38 anni. Questa crescita sarà ancora più rapida nelle aree
urbane dei paesi in via di sviluppo, con un tasso del 2,3 per cento, che abbasserà il
tempo necessario per raddoppiare la popolazione urbana a circa trent’anni.
Città 1950 Città 1975 Città 2000 Città 2015
New York 12.3 Tokyo 19.8 Tokyo 26.4 Tokyo 26.4
New York 15.9 Mexico City 18.1 Bombay 26.1
Shanghai 11.4 Bombay 18.1 Lagos 23.2
Mexico City 11.2 Sao Paulo 17.8 Dhaka 21.1
Sao Paulo 10.0 New York 16.6 Sao Paulo 20.4
Lagos 13.4 Karachi 19.2
Los Angeles 13.1 Mexico City 19.2
Calcutta 12.9 New York 17.4
Shanghai 12.9 Jakarta 17.3
Buenos Aires 12.6 Calcutta 17.3
Dhaka 12.3 Dehli 16.8
Karachi 11.8 Metro Manila 14.8
Dehli 11.7 Shanghai 14.6
Jakarta 11.0 Los Angeles 14.1
Osaka 11.0 Buenos Aires 14.1
Metro Manila 10.9 Cairo 13.8
Beijing 10.8 Istanbul 12.5
Rio de Janeiro 10.6 Beijing 12.3
Cairo 10.6 Rio de Janeiro 11.9
Osaka 11.0
Tianjin 10.7
Hyderabad 10.5
Bangkok 10.1
Tabella 2: Città con popolazione superiore ai 10 milioni di abitanti, 1950-2015
21
.
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Tratta da UNITED NATIONS, DESA, World Urbanization Prospects – the 1999 Revision,
ST/ESA/SER.A/194, New York 2001.