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1. INTRODUZIONE
Gli ecosistemi terrestri subiscono continue modificazioni per effetti naturali o antropici
che vanno ad interessare, direttamente o indirettamente, la loro componente biotica.
Queste modificazioni sono da ricondursi ad un complesso di alterazioni che possono
addirittura portare l’ambiente interessato a diventare sfavorevole alla vita.
-1.1 INQUINAMENTO
L’evento sopradescritto è da ricondursi al fenomeno, sempre più crescente,
dell’inquinamento.
Esistono molti generi di inquinamento, suddivisi a seconda del tipo (ad esempio
inquinamento dell'aria, acqua, suolo, chimico, acustico, elettromagnetico, luminoso,
termico, genetico o nucleare) o della causa dell'inquinamento (ad esempio inquinamento
naturale, domestico, architettonico, urbano, agricolo, industriale o biologico).
Il termine inquinamento,!in generale,!indica l'introduzione nell'ambiente di sostanze in
grado di provocare pericoli effettivi o potenziali per la salute dell'uomo oppure di
minacciare l'esistenza di animali e piante. Esso può produrre disagi temporanei,
patologie o danni permanenti per la vita in una data area, e può rendere l’habitat in
disequilibrio con i cicli naturali esistenti.
E’ quindi inquinamento tutto ciò che è nocivo per la vita o altera in maniera significativa
le caratteristiche fisico-chimiche dell’ambiente tale da cambiare la salute, la struttura e il
numero delle associazioni dei viventi e/o dei flussi di energia, soprattutto in merito a ciò
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che non viene compensato da una reazione naturale o antropica adeguata che ne annulli
gli effetti negativi totali.
Benché possono esistere cause naturali che provocano alterazioni ambientali sfavorevoli
alla vita, il termine "inquinamento" si riferisce in genere alle attività antropiche.
Una forte presa di coscienza sui problemi causati dall'inquinamento industriale è
avvenuta nel mondo occidentale a partire dagli anni settanta.
Già negli anni precedenti tuttavia si erano manifestati pericoli per la salute legati allo
sviluppo industriale.
Non esiste a priori una sostanza o un qualunque fattore dovuto ad agenti fisici, chimici e
biologici di per sé inquinante o non inquinante. È la specificità e la dimensione
dell'evento che può essere definita come tale.
Il continuo sviluppo e diversificazione delle attività antropiche richiede, quindi, un
sempre più attento controllo del grado di contaminazione chimica.
In particolare ho posto l’attenzione sull’inquinamento idrico in quanto negli ambienti
marini e d’acqua dolce, ed in particolare nelle zone costiere, finiscono e spesso si
accumulano i prodotti derivanti dalle svariate attività agro-industriali, estrattive o legate
alla presenza di insediamenti urbani (Regoli, 2001).
-1.2 INQUINAMENTO IDRICO
L’ambiente acquatico è complesso e vario in quanto comprende ecosistemi di diverso
tipo che presentano varie componenti di carattere biotico e abiotico al loro interno.
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La tossicità ambientale è il problema principale di acque reflue industriali (Morbey et
al., 2006).
Gli ecosistemi acquatici sono il lavandino finale per molte sostanze potenzialmente
tossiche per l’ambiente tramite trasferimento da fonti naturali o antropiche (Altindag et
all., 2008) e poiché l’acqua, oltre che essere elemento primordiale e fonte di vita, è
indispensabile per molteplici aspetti della vita quotidiana essendo, ad esempio, un bene
comune, un alimento, una risorsa energetica, un mezzo di trasporto o semplicemente un
supporto per le attività ricreative (Gilli, 2010), va salvaguardata.
Per questi motivi le sostanze contaminanti contenute nell’acqua inquinata possono
provocare innumerevoli danni alla salute dell’uomo e all’equilibrio degli ecosistemi.
In tali ecosistemi, il trasporto, la trasformazione e il destino di una sostanza sono
controllati principalmente dalle proprietà del composto, dalle caratteristiche fisico-
chimiche e biologiche (omeostatiche) dell’ecosistema ricevente e dalle fonti e dal tasso di
immissione della sostanza nell’ambiente (ARPA, 2008).
Un’acqua si dice inquinata quando la sua qualità è compromessa dall’immissione di
sostanze quali prodotti chimici e scarichi industriali e urbani, fino al punto da renderla
inadatta al consumo umano (D.lgs n. 31/2001), o all’uso agricolo o industriale (D.Lgs.
152/2006) .
Le conseguenze sono numerose e vanno tutte a gravare direttamente o indirettamente
sugli organismi acquatici in quanto la tossicità delle acque porta alla scomparsa dei
vegetali e all’alterazione della catena alimentare.
I danni si riscontrano, inoltre, anche nella salute umana. E’ infatti facile ingerire
alimenti provenienti da acque acide e contaminate, come pesci e molluschi.
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Il D.Lgs. 152/99 definisce l’inquinamento dell’acqua “lo scarico, effettuato direttamente
o indirettamente dall’uomo nell’ambiente idrico, di sostanze o di energia le cui
conseguenze siano tali da mettere in pericolo la salute umana, nuocere alle risorse viventi
e al sistema ecologico idrico, comprometterne le attrattive o ostacolare altri usi legittimi
delle acque”.
Le principali cause dell’inquinamento idrico sono rappresentate da:
• acque di dilavamento dei suoli agricoli che trasportano materiali inquinanti,
rappresentati soprattutto da particelle di suolo, fertilizzanti organici e di sintesi,
pesticidi;
• acque piovane venute a contatto con discariche e rifiuti o che hanno attraversato
superfici impermeabilizzate (strade, piazzali,…) caratterizzate dalla presenza di
residui della combustione di autoveicoli, o residui di altre attività antropiche;
• ricaduta al suolo delle sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera a seguito della
pioggia e della neve (piogge acide).
• scarichi diretti o da pubbliche fognature di insediamenti residenziali,
commerciali e civili;
• scarichi di acque usate, provenienti da attività industriali;
Su questo ultimo punto ho voluto rivolgere la mia attenzione.
-1.3 RIFIUTI
I rifiuti sono considerati, per definizione “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il
detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi” .
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L'atto di "disfarsi" va inteso indipendentemente dal fatto che il bene possa
potenzialmente essere oggetto di riutilizzo, diretto o previo intervento manipolativo.
Secondo la Circolare del Ministero dell'Ambiente 28.06.1999 "disfarsi" equivale ad
avviare un oggetto, o sostanza, ad operazioni di smaltimento o di recupero
(rispettivamente allegati B e C alla parte quarta del D.Lgs. 152/2006).
I rifiuti vengono classificati, in base all'origine, in: rifiuti urbani e rifiuti speciali; in base
alle loro caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi.
Sono rifiuti urbani i rifiuti domestici, i rifiuti non pericolosi assimilati ai rifiuti urbani
per qualità e quantità, i rifiuti provenienti dal lavaggio delle strade, i rifiuti di qualunque
natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree
private comunque soggette ad uso pubblico, i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi e i
rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni. (art. 184, comma 2, D.lgs. 152/06 e
s.m.i.).
Sono, invece, rifiuti speciali i rifiuti da attività agricole e agro-industriali, i rifiuti
derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, i rifiuti da lavorazioni industriali e
artigianali, i rifiuti da attività commerciali e di servizio, i rifiuti derivanti dalla attività di
recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri
trattamenti delle acque ed, infine, i rifiuti derivanti da attività sanitarie (art. 184, comma
3, D.lgs. 152/06 e s.m.i.).
Per quanto riguarda invece la distinzione del rifiuto in pericoloso e non pericoloso, il
Catalogo europeo dei rifiuti, in vigore dal 1 gennaio 2002, istituito conformemente alla
normativa comunitaria e suscettibile di periodiche revisioni, assegna ad ogni tipologia di
rifiuto un codice a 6 cifre (così detto codice CER, codice europeo dei rifiuti) che ne
consente una più facile identificazione.
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Tale codice viene assegnato ad ogni tipologia di rifiuto in base alla composizione e al
processo di provenienza.
L’attribuzione della pericolosità deriva dalla presenza di una o più caratteristiche
descritte nell'allegato III della direttiva 91/689/CEE (ora 2008/98/CE).
Tali caratteristiche sono le seguenti:
• punto di infiammabilità < 55 °C,
• una o più sostanze classificate come molto tossiche in concentrazione totale >
0,1%,
• una o più sostanze classificate come tossiche in concentrazione totale > 3%,
• una o più sostanze classificate come nocive in concentrazione totale > 25%,
• una o più sostanze corrosive classificate come R35 in concentrazione totale > 1%,
• una o più sostanze corrosive classificate come R34 in concentrazione totale > 5%,
• una o piuù sostanze irritanti classificate come R41 in concentrazione totale >
10%,
• una o più sostanze irritanti classificate come R36, R37, R38 in concentrazione
totale > 20%,
• una sostanza riconosciuta come cancerogena (categorie 1 o 2) in concentrazione
totale > 0, 1 %,
• una sostanza riconosciuta come cancerogena (categoria 3) in concentrazione
totale > 0, 1 %,
• una sostanza riconosciuta come tossica per il ciclo riproduttivo (categorie 1 o 2)
classificata come R60 o R61 in concentrazione totale > 0,5%,
• una sostanza riconosciuta come tossica per il ciclo riproduttivo (categoria3)
classificata come R62 o R63 in concentrazione totale > 5%,