2
In una lettera inviata a Lefébure il 3 Maggio 1868, Mallarmé chiede
all’amico di rendergli il senso reale del mot ptyx poiché, avendolo
semplicemente derivato dal gioco della rima, non riesce a rintracciarne
il significato, per quanto abbia cercato di indagare e aggiunge [...] ce
que je le préférerais de beaucoup à fin de me donner la charme de le
créer par la magie de la rime.
2
Il termine ptyx traduce, nella lingua greca, la parola coquille
3
, cioè la
cavità della conchiglia dalla quale si ascolta il mare. Senza saperlo,
Mallarmé aveva creato, quasi per magia, l’unica per lui possibile,
quella della rima, una parola che evocava una di quelle creazioni
naturali la cui formazione resta sempre misteriosa . Nel puntualizzare
certi aspetti dell’immaginario poetico, Bachelard parla di geometria
trascendentale quanto alla formazione delle conchiglie e aggiunge che
per certi poeti non è il loro aspetto esteriore a suscitare attrazione
quanto il mistero che si cela dietro la stessa creazione. La conchiglia
come il fiore o il cristallo, sono tutti oggetti privilegiati per un poeta in
quanto essi si distaccano dal disordine ordinario delle cose sensibili.
In senso simbolico, essi possono identificarsi con la meditazione
riflessiva del poeta stesso.
4
Niente di più appropriato per un poeta come Mallarmé che ha fatto
della riflessione l’essenza stessa del suo intero progetto poetico.
2
.S.Mallarmé, O.C., op. cit., p. 1488. –
3
Ibid, pp. 1490-1491- Secondo quanto ci fa notare M.me Noulet in Œuvre Poétique
de Mallarmé, il termine era già stato impiegato da V.Hugo ne Le Satyre (La Légende
des Siècles) ma non era là che Mallarmé lo aveva rintracciato poiché egli lo usa
come termine comune mentre Hugo quale riferimento ad una collina. L’indicazione
è stata ulteriormente chiarita da H.Charpentier che invita ad attenersi al senso
letterale della parola greca corrispondente a coquille , cioè la cavità della
conchiglia dalla quale si ascolta la voce del mare.
4
Cfr. G.Bachelard, La poétique de l’espace, Parigi ,Presses Universitaires de
France, 4° ed., 1962, p.106.
3
Ma da dove arrivava a Mallarmé quest’eco lontano, questo canto
orfico che lo porterà a scendere negli abissi della poesia nel tentativo
di riportarla alla luce fino a confondersi con essa?
Ripercorriamo le prime tappe della sua formazione letteraria per
comprendere meglio quali letture, quali opere e quali autori in
particolare lo avevano interessato in quel primo periodo e, tra di essi,
quali avrebbero contribuito in più larga misura a far emergere quella
che fu una vera e propria vocazione letteraria.
Studente liceale a Sens, Mallarmé ha solo quindici anni quando scrive
i primi versi di circostanza. Per quanto di scarso valore letterario ed
incerti nella forma, essi costituiscono una testimonianza preziosa per
chi voglia rintracciarvi quella étincelle primauté
5
che sarà alla base di
quel vertiginoso processo di analisi e metamorfosi dei temi più
importanti della sua poetica, un processo dai risvolti spesso
drammatici e sofferti attraverso il quale Mallarmé avrebbe voluto
realizzare un grande progetto, quello dell’unificazione del mondo
attraverso il Libro.
6
Un compito arduo quello di Mallarmé, ce mendieur d’azur,
7
perseguito nella precarietà delle situazioni o nella pienezza delle
esperienze, ma sempre con determinazione e dignità, quasi con pudore
poichè per lui l’arte, nel suo senso più elevato, costituiva l’espressione
della bellezza stessa e dell’armonia; l’arte era per lui “conception
pure”: “Il n’y a que la Beauté- et elle n’a qu’une expression parfaite:
la Poésie: tout le reste est mensonge,
8
Nessuna concessione alle
illusioni o ai bei sentimenti, niente di tutto ciò che riempiva allora le
5
Cfr. H.Mondor, Mallarmé plus intime,Parigi, Gallimard, ed. 8°, 1944,p.15.
6
Cfr. J.P.Richard, L’Univers Imaginaire de Mallarmé, Parigi, Seuil, 1961,p.16
7
S.Mallarmé « Le guignon»,, in O.C., op. cit., p.28.
8
Cfr. H.Mondor, Propos sur la Poésie, op. cit. p.79.
4
infinite pagine di quegli scrittori e poeti a lui contemporanei e per i
quali questo era già letteratura o poesia.
Erano questi gli scrittori ai quali si riferiva Paul Valéry definendoli
[...] les écrivains sonores et violents capables “tout seuls dans leur
chambre de jouer du trombone”
9
.
Il visait trop haut…
10
e di ciò Mallarmé dovette essere consapevole
sin dagli esordi se ben trent’anni dopo il suo debutto letterario, nella
sua famosa lettera autobiografica a Verlaine, confesserà le segrete
aspirazioni del giovane écrivain che era allora ma anche il timore di
non riuscire, forse, un giorno a poter essere quel Poeta così come
avrebbe desiderato:
[…] j’ai traversé bien de pensions et lycées, d’âme lamartinienne
avec un secret désir de remplacer, un jour, Béranger parce que je
l’avais rencontré dans une maison amie. Il paraît que c’était trop
compliqué pour être mis à exécution, mais j’ai longtemps essayé
dans cent petits cahiers de vers qui m’ont toujours été confisqués si
j’ai bonne mémoire…Aujourd’hui, voilà plus de vingt ans et
malgré la perte de tant d’ heures […] j’ai toujours rêvé et tenté
autre chose avec patience d’alchimiste prêt à y sacrifier toute
vanité et toute satisfaction pour alimenter le fourneau du Grand
Œuvre.
11
.
Un’immensa distanza separa quei “petit cahiers “ dal progetto del
Grand Œuvre ma pur nella distanza viene da chiedersi quante delle
speranze, delle emozioni e delle intuizioni, pur tra le tante banalità dei
suoi primi esercizi letterari, siano passati dall’adolescente al poeta,
quanto sia il frutto delle influenze letterarie dei primi anni e quanto
invece appartiene alla sua più autentica ispirazione.
E’ questo un aspetto che ha interessato gran parte della critica
contemporanea perchè di fronte ad un’opera immensa e complessa
9
Cfr. H.Mondor, Propos sur la poésie,op. cit., p. 21.
10
Ibid., p.27.
11
S.Mallarmé, Autobiographie in O.C., op. cit., p. 662.
5
come quella di Mallarmè c’é sempre la tentazione di dire qualcosa di
più, di ritrovare quel senso di coerenza che spesso sfugge a chi si
addentra nei meandri del suo pensiero senza conoscerne tutti i risvolti
ed é questa coerenza che si vorrebbe incastonare come il perfetto
elemento di un puzzle. Senonché la poesia e, aggiungeremmo, tanta
della prosa scritta da Mallarmé, pur nella sua coerenza, sembra volersi
sottrarre ad ogni rigido inquadramento lasciando al critico, al filologo,
allo studioso di linguistica e al lettore, in particolare, il piacere di
ricercarvi un’immagine di sé e del mondo che sembra allinearsi ad
ogni tempo e ad ogni età. Ogni sua parola é un Coup de dés che vaga
liberamente nell’infinito per ritrovare la sua luce in una qualche
lontana costellazione capace di illuminare la mente dell’uomo e di
salvarlo dal sépulcral naufrage.
12
Questo aspetto, complesso e affascinante al tempo stesso, della poesia
di Mallarmè ha indotto molti studiosi a scavare a fondo nella vita
personale del poeta, appuntando lo sguardo soprattutto alla fase
dell’adolescenza per ricercarvi quegli elementi costitutivi che, per
alcuni, sarebbero alla base della sua ispirazione poetica.
Un avvenimento, in particolare, sottolineato con insistenza da un certo
orientamento critico a base psicoanalitica, é stato quello della morte
della giovane sorella del poeta, Maria, avvenuta nell’agosto 1857, a
soli tredici anni. Una morte inaccettabile per un adolescente di
diciassette anni, già colpito negli affetti familiari alla tenera età di sei
anni per la perdita della madre e, due anni dopo la scomparsa di
12
S.Mallarmé «A la nue accablante» in O.C.,op.cit., p. 76.E’ questo uno dei temi
fondamentali della poesia di Mallarmé. L’angoscia esistenziale e metafisica
dell’uomo è sempre espressa come un abisso che minaccia e paralizza ogni suo
sforzo nel tentativo di poter conciliare e armonizzare le sue aspirazioni più profonde
e le esigenze reali del mondo esterno. E’ lo stesso tema già presente nel sonetto «Ses
Pur ongles » (in S.Mallarmé, O.C.,op.cit., p.68) e che ritroveremo ancora in «Coup
de dés».
6
Maria, ancora una morte inaccettabile, quella di una giovane amica,
Harriet Smith. Nel 1859 una crisi religiosa sconvolge la visione
angelica e radiosa che il giovane Mallarmé percepiva nell’unità tra
mondo terreno e ultraterreno causando una frattura profonda nel suo
mondo più sensibile tale da condurlo ad una sorta di paralisi spirituale
nella quale unico movimento possibile sarà la rivolta contro Dio che
lo ha privato degli affetti più cari
Questi avvenimenti non determinarono solo una difficoltà di ordine
esistenziale, intesa come inaccettabilità della perdita a livello
inconscio e susseguente rifiuto del mondo, un rifiuto che normalmente
si risolve attraverso la progressiva presa di coscienza del dolore e
delle sue cause. Una complicazione ulteriore, di natura etica,
s’interpose ad aggravare un equilibrio già precario: l’emergere di un
profondo senso di colpa, inspiegabile, ma che determinò la vera
rivolta. Se Dio lo aveva privato di ogni affetto rendendo la sua
solitudine ancora più desolata, perché a quel Dio ingiusto non potrà
più chiedere nulla, l'adolescente non si sente per questo meno
colpevole e accoglie tutto ciò come punizione inevitabile. Perduto nel
mondo che lo circonda e perduto ancora più tragicamente nella
prigionia di se stesso, l’éspace cellulaire,
13
egli rinuncia alla lotta e ad
ogni felicità.
[…] Fuyant, les yeux fermés […] avec l’intensité d’un remords
atterrant
14
il mondo gli appare ormai privo di ogni senso provocando
13
Cfr. G.Poulet, Trois Essais de mythologie romantique, Parigi J.Corti, 3°ed., 1985,
p. 158. Nel riferirsi ai due passaggi tratti da Dreams, Waking Thoughts and Incidents
di William Beckford (1783) , definito uno dei primi autori piranesiani, Poulet
sottolinea l’aspetto angosciante dell’immaginazione allorché essa definisce lo spazio
solo in termini claustrofobici, ponendo lo stesso a distanza massima dal mondo
esteriore, e inversamente, agarafobici quando tale spazio si riduce unicamente alla
prigione del proprio io.
14
S.Mallarmé, « L’Azur», in O.C., op.cit.,p.37.
7
la totale interdizione dell’essere stesso.
15
Su questo misterioso senso
di colpa, Mallarmé non si è mai espresso chiaramente e questo spiega
le ricerche svolte in tale direzione dalla critica psicoanalitica.
E’ il caso di Charles Mauron che assegna un’importanza determinante
al trauma subito dal poeta a seguito dei tanti lutti che lo hanno colpito
in giovane età e, in particolare, a quello della sorella Maria.
16
L’ipotesi
avanzata è quella di una sorta di fissazione inconscia derivante dalla
perdita prematura della sorella che, con la sua morte, diventa oggetto
di desiderio e al tempo stesso tabù. In altri termini, ci troviamo in
presenza di un classico caso di interiorizzazione incestuosa a livello
inconscio, ciò di cui aveva lungamente parlato Freud nel suo Totem e
tabù, un saggio che proprio in quegli anni forniva alla critica
psicoanalitica spunti preziosi per una reinterpretazione di molte opere
letterarie. Freud infatti, aveva parlato di incesto come pulsione
sessuale che, non potendo essere espressa a livello concreto, si traduce
come pressione del desiderio sul pensiero determinando tutta l’attività
mentale.
17
15
Cfr. J.P.Richard, op.cit., p.54.
16
Ibid., p.73.
17
Cfr. Peter Gay, Freud, una vita per i nostri tempi, Milano, Bongiovanni, 1988,
(tit. orig. Freud, a life for our times), tr. A cura di Margherita Cerletti Novelletto,
p.297. Freud sottotitola il saggio “Alcune concordanze nella vita psichica dei
selvaggi e dei nevrotici” e lo definisce egli stesso una sintesi sull’orrore dell’incesto
le cui cause sono rintracciabili in un archetipo primitivo. E’ la famosa esogamia
legata al totemismo alla quale si lega, successivamente, il famoso complesso edipico
e la conseguente rimozione legata alla negazione di certi bisogni che non possono
essere espressi in nome della rispettabilità sociale e dell’armonia familiare. Ma, una
volta negati, tali bisogni non potendo essere distrutti, vengono incanalati attraverso
la cultura. Questi concetti furono oggetto di una diffusa speculazione da parte di
molti critici del primo novecento poiché l’incesto era stato un tema dominante della
poetica e della narrativa romantica. Così, ad esempio, Chateaubriand, la cui
influenza non fu determinante per Mallarmé che tuttavia aveva respirato quell’alone
romantico nei primi anni del suo noviziato poetico, in Atala (1801) parla dei “
mariages des premiers nés des hommes…alors que la soeur était l’épouse du frère” –
cfr. M.Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Firenze,
Sansoni Ed., 1988, p.102.
8
Inoltre, uno dei punti cruciali della costruzione teorica di Freud è
che nell’universo della mente, non esistono elementi accidentali e né il
caso né la libertà, sono manifestazioni arbitrarie o occasionali.
18
Tesi affascinante che non poteva non attrarre Mauron, “psychanalyste
classique”
19
anche se nei suoi lavori successivi, tenderà a limitare la
portata delle sue argomentazioni alla sola morte di Maria parlando di
legami profondi che verrebbero falsificati se definiti incestuosi.
20
E tuttavia, a questo avvenimento si legherebbe quella irresistibile
nostalgia cui Mauron guarda come “source vivante“
21
dell’ ispirazione
poetica di Mallarmé il cui eco si prolungherebbe nell’opera intera.
E’
innegabile l’acutezza di analisi con la quale questo critico abbia
saputo analizzare certi aspetti della poetica mallarmiana riportando in
superficie elementi importanti che presiedono un immaginario così
complesso come quello di Mallarmé. Bachelard aveva ragione, dice
Poulet, quando afferma che ogni esperienza importante è legata ad un
vissuto originario.
22
Difficilmente si può scindere l’opera d’arte dal
suo creatore; essa recherà sempre tracce del proprio vissuto, di antiche
emozioni e sensazioni; ci sarà sempre un fantasma che tornerà a
visitare la sua memoria al quale darà vita sotto le spoglie di un
simbolo o di una particolare forma espressiva capace di rendere
l’essenza di quel mondo interiore. Ma Poulet, aggiungeremmo, aveva
ugualmente ragione affermando che le nostre immagini non sono
legate unicamente a queste esperienze primarie in quanto esse sono
anche la risultante della capacità individuale nell’elaborare le nozioni
di spazio, tempo e causa, quelle caratteristiche che organizzano il
18
Cfr. Peter Gay, op.cit., p.119.
19
Cfr. J.P.Richard, op. cit., p. 73.
20
.C.Mauron, Mallarmé, Parigi, Seuil, 1964, passim.
21
Cfr. H.Mondor, Mallarmé plus intime, op.cit., p. 58.
22
Cfr. G.Poulet, « Introduzione » a G.Poulet, Trois essais de mythologie romantique,
op. cit. pp 9-10.
9
pensiero stesso ed è là che ritroviamo le ossessioni più radicate.
23
Inoltre, quando si tratta di comprendere un’esperienza di ordine
poetico non si può violare l’individualità, quella stessa che è
impegnata in tale avventura, cioè “toute autre chose” che solo idee
teoriche: i timori, le esperienze più profonde, le ragioni stesse del
proprio essere. Nostalgia o dramma personale, ogni poeta chiede alle
sue immagini di rivivere nella sua poesia e questo è, molto
semplicemente, tutto il suo mondo.
24
E’ vero che la critica in generale ama esplorare i percorsi sotterranei e,
più di ogni altra, la poesia di Mallarmè autorizza teoricamente la
ricerca in tale direzione essendo il suo discorso […] ce qui ne se dit
pas du discours”.
25
Ma non possiamo trascurare in questo contesto la
voce più autorevole, quella del poeta stesso che, in tante pagine di
prosa, rivendica l’importanza dell’individualità […] le poète puise en
son individualité…
26
e quella del talento […] je doute qu’un talent
auquel l’instinct accorde un ensemble congénial d’impressions,
inaugure une destinée très différente de celle qu’(il) adopta d’abord.
27
A questa individualità, unica e irrepetibile, più che alla biografia,
dovremo quindi rivolgere tutta la nostra attenzione. La biografia,
anche quella che esplora in profondità il vissuto di un artista, è sempre
da prendere con cautela. Se da una parte essa segnala elementi
preziosi per l’interpretazione di un’opera d’arte, dall’altra costituisce
un elemento tra gli altri che non può rendere conto dell’intera
creazione letteraria.
28
I conflitti interiori quanto le pressioni esterne,
23
Cfr. G.Poulet «Introduzione» a G.Poulet, Trois essais de mytholgie romantique,
op. cit., pp.9-10
24
Cfr. A.Béguin « Introduzione» a A.Béguin, L’âme romantique et le rêve Parigi ,
J.Corti, 1946, p.XIV.
25
S.Mallarmé, Quant au Livre, in O.C., p. 386
26
Ibid.,p .876.
27
Ibid.,p.693.
28
Cfr.J.P.Richard, op. cit., p.73.
10
avranno potuto offuscare quella continuità cosmica che il giovane
Mallarmé percepiva quale comunione perfetta tra il terreno e
l’ultraterreno, terra e cielo, unità sublime che, come vedremo più
avanti, egli ritroverà in modo diverso e attraverso lunghe e sofferte
meditazioni ma è indubbio, per quanto ce ne rende conto la stessa
produzione poetica,
29
che proprio a partire da questo momento di crisi
esistenziale Mallarmé cominci a porsi quegli interrogativi che
inevitabilmente si legano ad esperienze di questo tipo, domande che,
come afferma Poulet, hanno la particolarità di non poter essere
formulate che alla prima persona: Que suis-je? quand suis-je? Où
suis-je?.
30
Per diverso tempo attenderà di potersi dare una risposta e di
comprendere ciò che si agita in lui. Nel frattempo, l’asse della sua
ricerca viaggerà in linea del tutto orizzontale, incapace com’è, ora, di
potersi proiettare in una qualsiasi direzione possibile perché non ci
sarà più per lui […] un ange très puissant/ debout à l’horizon.
31
E’ questo il momento che crediamo di poter definire sublime assenza,
un mistico isolamento preraffaellito necessario e prezioso all’uomo
che s’interroga di fronte alle prime intuizioni metafisiche e che, non
29
Di questo doloroso vissuto sono una prova tangibile i sonetti scritti tra il 1862 e il
1864 quali ad es. Renouveau, Angoisse, Tristesse d’été, Le Sonneur.in S.Mallarmé
O.C., op.cit.passim. Tutti testimoniano uno stato d’animo turbato e angosciato,
quello di un giovane uomo incapace di aprirsi alla vita e tantomeno di rifugiarsi in
un antico sogno di innocenza nel quale non crede più. “Impuissance e
concentration” sono i due poli tra i quali il poeta oscilla pericolosamente in questi
anni alla ricerca della nuova direzione da dare alla sua poesia. Dopo aver letto il
sonetto Angoisse, così si esprime l’amico E. Lefébure in una lettera del 15 aprile
1864: […] " ce qui me frappe surtout dans vos vers éclatants et sombres, c’est une
singulière puissance de concentration.. Il est probable que les causes en remontent
très loin dans votre vie et qu’elles ont aboutit comme corollaire au spleen qui fait
votre force comme poète et votre douleur comme homme "
Cfr. S.Mallarmé, O.C., op.cit., p.1426.
30
Cfr.G.Poulet, «Introduzione» a G.Poulet, Trois essais de mythologie romantique,
op. cit., p.10.
31
S.Mallarmé, «Le Guignon» , in O.C.,op.cit. p. 28.
11
sentendosi più degno della sua Musa ispiratrice, tenta di restituire un
senso a quell’universo ormai infranto trasformando, a poco a poco, le
sue ossessioni in un movimento che trae la sua forza da un unico
punto, il suo pensiero, e da un’unica fonte, quella del poeta stesso.
Con questa nuova forza, Mallarmè tornerà a celebrare anche gli aspetti
più sfuggenti ed impercettibili del suo mondo, un universo che esiste
non solo spiritualmente ma anche nella sua esteriorità e lo farà con la
potenza del linguaggio che gli permetterà di ricreare […] le miracle de
l’infinité.
32
Di fronte ad un poeta della statura di Mallarmé, personalità
complessa e sensibilità profonda, un vero anacronismo per il suo
tempo, è facile cadere nella tentazione di una lettura della sua opera
condotta in chiave psicoanalitica ma questa si rivela del tutto inutile
soprattutto se si vuole ricercare la fonte della sua ispirazione, les
racines come l’avrebbe definito Mallarmé che nei Mots Anglais usa
tale termine per riferirsi alla parenté secrète
33
che unisce i tanti
vocaboli di una lingua.
Nulla di più esaustivo ,allora, che rintracciare le origini di questa
ispirazione o di ciò che fu una vera e propria vocazione letteraria,
mediante un approccio diretto alle sue opere, alle letture e soprattutto
agli autori che più lo appassionarono nella fase del suo noviziato
poetico. E’ qui che occorre cercare il Poeta di domani perché, nel caso
specifico di Mallarmé, più che le immagini in sé e la loro reiterazione
sono le scelte dei motivi, la loro combinazione e le strategie che
presiedono a tali scelte che ci aiutano meglio a comprendere la chiave
di volta di tutta la sua architettura pensante.
34
32
S.Mallarmé, La Musique et les Lettres, in O.C., op. cit., p. 646.
33
ID, Les Mots Anglais in O.C., op. cit., p. 962.
34
Cfr. J.P.Richard, « Introduzione » a J.P.Richard, op.cit. p. 27.
12
Una parte ugualmente importante per comprendere certi aspetti della
poetica di Mallarmé e del suo pensiero, occupa la corrispondenza
intrattenuta con gli amici letterati. In essa ritroviamo tratti
fondamentali di un’ideologia che non traspare chiaramente dalla sua
opera come pure le aspirazioni e le delusioni di un uomo che reputava
l’Arte una missione sacra ma che pure aveva bisogno della reciprocità
di un contatto umano, sia pure verbale.
[…] J’ai besoin d’hommes, scriveva Mallarmé all’amico Cazalis, […]
j’ai soif de poètes
35
, […] j’ai besoin de causer d’art,[…] de l’Idéal.
36
Che cos’era d’altraparte scrivere per Mallarmé se non […] l’encrier
cristal comme une conscience?,
37
una sorta di filo ideologico che lo
faceva sentire più vicino agli altri e comunque parte integrante di
quell’universo ideale che si era riproposto di esplorare e di cui voleva
rintracciare la logica nel tentativo, forse, di riappropriarsene
spiritualmente anche a costo di […] tomber dans l’éternité
38
.
E’ questo sentimento che crediamo ritrovare intatto anche nella
corrispondenza scambiata con la sorella Maria per tutto il tempo che il
giovane poeta frequenta i vari collegi e fino alla morte di lei. Maria
resta, in certo senso, il legame più concreto, per quanto idealizzato, di
una famiglia irremediabilmente perduta […] Moi, je soupirai, déçu
tout à coup de n’avoir pas de parents….
39
e alla scrittura egli affiderà
il compito di lenire il doloroso distacco.
35
Cfr. H.Mondor, Propos sur la poésie, op. cit. p. 41.
36
Ibid., p. 34.
37
S.Mallarmé, O.C., op. cit., p. 371.
38
ID.« Les Fenêtres» in O.C., op. cit., p.32.
39
ID.« Réminiscence» in O.C., op. cit. p.279.
13
E’ proprio questa corrispondenza che ha dato luogo a qualche
equivoco di interpretazione laddove si è voluto vedere qualcosa di più
di una semplice “effervescenza dell’adolescente”.
40
Mauron afferma che gli avvenimenti della vita modellano il rêve
41
.
Questo lo crediamo possibile ma solo in parte. Per alcuni individui, e
per i poeti in special modo, si può parlare di una innata attitudine che
orienta la loro rêverie in maniera del tutto singolare. E in Mallarmé
era la sensazione che indirizzava il suo pensiero in una direzione
piuttosto che in un’altra e che lo portava a scegliere dei temi ai quali
assegnava, di volta in volta, forme privilegiate. Per questo, tutta la sua
opera può essere compresa solo attraverso una visione globale del
tutto e delle parti come in una sorta di gioco combinatorio. E’ sempre
lui, il poeta, che ce lo conferma direttamente: […] Séparés on est
ensemble… dans ce suspens sur l’eau où mon songe attarde l’indécise
mieux que visite, suivie d’autres, l’autorisera.
42
Procedendo unicamente per parti, quanto andrebbe perduto di quelle
meravigliose sensazioni, di quella haute symphonie
43
che questo
straordinario poeta ha saputo comunicarci, ciò che nessuna scienza
sarà mai in grado di penetrare.
E’ questo Mallarmé, l’uomo che voleva essere Poeta e per il quale
l’Arte suprema consiste nel […] laisser voir, par une possession
impeccable de toutes les facultés […] sans avoir montré comment on
s’élevait vers les cimes.
44
40
Cfr. H.Mondor, Mallarmé plus intime, op. cit. Per una più approfondita analisi dei
rapporti affettuosi che legavano il poeta alla giovane sorella, cifrare l’intera parte
dedicata da Mondor a tale tema nel capitolo «Maria Soeur de Stéphane», pp. 50-77.
41
C.Mauron, Mallarmé, op.cit., p.30.
42
S. Mallarmé, Le Nénuphar Blanc, in O.C., op. cit. p.285
43
Cfr. H.Mondor, «Lettera a P.Valéry » in Propos sur la poésie, op. cit., p.147
44
Ibid., «lettera a H. Cazalis», p.39.
14
L’ispirazione poetica è, dunque, in Mallarmé stesso e non altrove. Per
un poeta di rigorosa concentrazione come lui era inevitabile
un’introspezione condotta spesso fino ai limiti delle proprie capacità
intellettuali, anche a rischio di una scissione irreversibile della propria
personalità. Mallarmé ha corso questo rischio ma non è forse proprio a
partire da questo sentimento di spersonalizzazione che ogni unità
ritrova il suo pieno compimento? Non è questa la meravigliosa
conciliazione dei contrari a partire dalla quale la poesia diventa quella
pura armonia di cui parla Coleridge?.
45
L’artista per eccellenza è
sempre di natura androgina; è colui capace di indirizzarsi in opposte
direzioni per ritrovare l’essenza suprema di ogni cosa e la loro
armonia. La sua visione del mondo non può, allora, che essere panica,
totalitaria e in questa visione anche la religione e la sessualità, che da
sempre impongono all’uomo scelte ben precise e codificate dalla
società, trovano una differente interpretazione attraverso la loro
sublimazione. La poesia può diventare, così, anche il luogo della
voluttà. E Mallarmé, che aveva sicuramente una visione androgina, lo
dice espressamente […] Pour moi, la Poésie me tient lieu de l’amour
parce qu’elle est éprise d’elle même et que sa volupté d’elle retombe
délicieusement en mon âme.
46
Voluttà o ascesi mistica? Quando la poesia è sentita e vissuta ad un
livello così profondo, non c’è differenza. Per Mallarmé l’ascesi
mistica non è poi che l’espressione culminante di quello sforzo
supremo che gli permette di poter scendere al fondo di sé stesso ma è
45
Sul tema dell’androgino psichico e artistico si sono soffermati molti letterati tra
cui il poeta inglese S.T.Coleridge (1772-1834), che in Biographia Literaria e
specificatamente nel cap. XIV esplora in profondità ciò ch’egli definisce […] "the
synthetic and magical power of imagination… un potere che si rivela pienamente
[…] in the balance or[ .] reconciliation of opposite or discordant qualities". – cfr.
Biographia Literaria, London New York, 1967.
46
Cfr. H.Mondor, Propos sur la poésie, op. cit., p.39.
15
anche il punto di arrivo della sua epoca, di una fase storica e culturale
che sta per girare le spalle al XIX secolo per aprirsi alla modernità e a
nuove interpretazioni del mistero e della religiosità. Il misticismo,
d’altraparte, non è mai preludio del futuro bensì del passato o meglio
del suo crepuscolo.
47
.
47
Cfr. E.Troilo, Il misticismo moderno, Torino, ed. Bocca, 1899, p.VI.