Queste difficoltà sono rese ancor più evidenti dalle contraddizioni tra le esigenze
dell’economia, che chiede sempre più manodopera di immigrati, e le “paure” della
società. L’economia li vuole, la società no
1
.
Questione difficile da chiarire se non si capisce quanto e perché l’immigrazione
moderna è differente da quella del passato .
Il vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini, responsabile per la
libertà e sicurezza, ha esortato i governi dell’Ue a <<cambiare il tradizionale
modo di pensare >> riguardo all’immigrazione, e a vederla, quando è ben gestita,
come << un arricchimento e un fenomeno inevitabile del mondo attuale >>
piuttosto che come << una minaccia >>
2
.
Ripetere che l’immigrazione è una risorsa senza però spiegare quali sono i settori
della società che se ne avvantaggiano e quali quelli che, invece, ne sono
penalizzati rischia di determinare aporie non solo concettuali .
L’immigrazione va tenuta fuori dallo scontro politico elettorale, una sua
strumentalizzazione, da parte dei partiti, può determinare danni per le regole
democratiche. La politica si barcamena cercando, soprattutto a livello locale, di
utilizzare il malcontento popolare in chiave elettorale o per episodiche
mobilitazioni deleterie per un proficuo approccio del fenomeno.
I timori per una globalizzazione che cancelli singole identità e che metta in
pericolo il posto di lavoro vanno dissipati come dimostrato nei fatti dall’Unione
Europea . Una Europa unita è necessaria per far fronte, con successo, alla sfida
della globalizzazione economia e politica.
Fra i grandi paesi d’accoglienza l’Italia, da “Grande Madre” dell’emigrazione
mondiale, diviene ponte e magnete per tanti alla ricerca di una nuova terra dove
costruire, con il proprio lavoro, un futuro migliore per sé ed i propri figli. La
crescente consistenza delle presenze di lavoratori stranieri attratti dalle
opportunità occupazionali offerte dal sistema produttivo, gli “effetti di
popolamento” indotti dalle catene migratorie provenienti dall’Est e dal Sud del
mondo costituiscono altrettanti segnali forti di un complesso e articolato processo
di cambiamento.
Con la Legge n.39 del 1990, la così detta Legge Martelli, si cercò di
regolamentare l’afflusso di immigrati nel nostro paese, prevedendo l’espulsione
per i clandestini e regolamentando il lavoro dipendente.
1
Guido Bolaffi, I confini del patto-il governo dell’immigrazione in Italia, Einaudi, Torino, 2001,
pag. 61.
2
Fonte: www.ec.europa.eu/commision_barroso/frattini/img
5
La partecipazione diretta all’elaborazione di questa prima legge, gli accordi di
ammissione dell’Italia nell’area Schengen e il complesso iter politico-
parlamentare che ha accompagnato la stesura e il varo della Legge Turco-
Napolitano, la n. 40 del 1998, ha sicuramente costituito uno straordinario
osservatorio per i problemi in discussione.
Significativa è stata la partecipazione al gruppo di lavoro di Alti Funzionari della
Commissione Europea presieduto da Simon VEIL e, prima, all’Istruzione dei
lavori per la Conferenza OCSE sull’immigrazione (Roma, 13-16 marzo 1991).
L’area di “emigrazione” verso l’Italia è molto vasta ed è costituita da paesi
appartenenti a tutti i continenti: tuttavia le comunità più ampie provengono dai
paesi limitrofi del nord-Africa e dell’Europa dell’est, e da alcuni paesi dell’area
asiatica.
Questo elaborato si prefigge l’obbiettivo di analizzare l’emigrazione di due
particolari e diversi paesi: uno, per l’appunto, dell’area dell’est Europa, la
Russia, e l’altro dell’Africa del nord, ovvero il Marocco.
Nel primo e secondo capitolo, verranno evidenziati gli aspetti storici, geografici
politici, religiosi ed economici di questi due paesi.
Seguirà un’analisi su specifici aspetti del processo d’emigrazione dei rispettivi
cittadini verso il nostro Paese nelle loro specificità nonché delle difficoltà occorse
alla loro integrazione .
La scelta è caduta su queste due realtà in ragione del lungo periodo trascorso
dall’autore, per motivi di lavoro, in questi due paesi.
Il terzo capitolo delinea gli aspetti normativi vigenti a cui deve far riferimento il
cittadino straniero intenzionato a soggiornare in Italia per diversi motivi nonché le
limitazioni e le sanzioni correlate.
6
Capitolo 1- LA RUSSIA
1.1 Popolazione e costumi
I Russi sono il gruppo etnico di maggioranza della Russia, dove rappresentano il
79.8 % della popolazione totale con quasi 116 milioni di individui. Seguono i
tartari 3.8%, gli Ucraini 2%, i Bashkir 1.2%, i Chuvasi 1.1%, altri 12.1%
(censimento del 2002).
3
Con il termine “russi” ci si riferisce di solito al popolo della Russia nella sua
globalità, a discapito, molto spesso, delle numerose minoranze etniche presenti
nel paese. Recentemente, è stato ripreso in considerazione dallo stesso popolo
russo l’utilizzo del termine Rossijanin, traducibile con “russiniani”, per indicare
l’etnia principale. I russi sono il più grande gruppo etnico europeo ed uno dei più
grandi del mondo, con una popolazione totale di circa 137 milioni di persone
sparse per il globo. Di queste, circa 116 milioni vivono in Russia, mentre altri 18
milioni vivono nelle regioni adiacenti. Una significativa porzione di russi (circa 3
milioni) vive nel resto del mondo, principalmente nel Nord America ed Europa
Occidentale, ma anche in Europa dell’est e in Asia, soprattutto in Cina, dove
fanno parte dei 56 gruppi etnici riconosciuti ufficialmente dalla Repubblica
popolare cinese. La capitale è Mosca con 10.407.000 abitanti (2005) e la lingua
ufficiale parlata è il russo che usa l’alfabeto cirillico che prende il nome da Cirillo
il monaco che nel 860-70 lo inventò e lo diffuse. Molti russi parlano bene anche
l’inglese. Il tasso di alfabetizzazione è del 99,6% della popolazione divisa in
maschi 99,7% femmine 99,5%.
4
.
In Russia una percentuale stimata tra il 16 e il 72% della popolazione è ateo o
agnostico. Il cristianesimo ortodosso è la fede predominante tra coloro che
professano una religione. Nello specifico, una parte dei credenti segue la Chiesa
ortodossa russa (il 15-20 %) della popolazione russa professa il cristianesimo
ortodosso, che ha giocato un ruolo importante nello sviluppo della identità
nazionale russa. La religione mussulmana, per circa il 15%, è diffusa nei luoghi
tradizionali d’insediamento dei Tatari e dei Bashkir, mentre il buddismo è
professato dai Buriati, popolazione mongola presente in Russia. In altre regioni
più periferiche della Russia, la fede è mantenuta da locali congregazioni ortodosse
che hanno una diretta connessione con la Chiesa centrale (un esempio è la Chiesa
3
Fonte.www.regionirusse.it 2002
4
Fonte www.cia.gov.it 2003
7
Ortodossa Ucraina che è considerata ancora strettamente legata al patriarcato di
Mosca). Finite le persecuzioni religiose dell’era sovietica si è potuto assistere alla
ricostruzione di vecchie chiese cristiane che vengono attualmente frequentate dai
fedeli. Anche i russi che non professano alcun tipo di fede sono strettamente
correlati alla Chiesa Ortodossa per diverse ragioni che vanno al di fuori della
stessa fede e si spiegano nel sociale e nel culturale. Alcuni russi, inoltre, fanno
parte dei “vecchi credenti” un piccolo gruppo scissionista della Chiesa Ortodossa
Russa che ha rigettato le riforme liturgiche introdotte nel XVII secolo.
Sebbene l’osservanza religiosa ortodossa in Russia sia stata sempre contrastata dal
regime sovietico, negli ultimi anni essa è andata fortemente aumentando di adepti.
Altre religioni sono professate dai russi: tra queste vi è la Chiesa Battista, che
riunisce più di 85.000 aderenti
5
.
1.1.1 I Russi come gruppo etnico
I primi antenati dei russi furono le tribù dei primi Slavi orientali che migrarono
verso le regioni orientali europee nell’alto medioevo.
Le principali tribù slave stanziate all’epoca nelle regioni dell’odierna Russia
europea sono i Vjatic, i Krivic, i Severiani e gli Slavi dell’Ilmen.
Dal XI secolo gli Slavi orientali assimilarono le tribù finno-ugriche dei Merja e
dei Muromiani.
I russi etnici conosciuti come “Grandi Russi”, opposti ai Russi Bianchi, e “Piccoli
Russi” cominciarono a riconoscersi in un’etnia separata e distinta nel corso del
XV secolo, quando cominciò a diffondersi l’appellativo di “Russi Moscoviti”
durante la consolidazione della Moscovia (stato formatosi nel XIII secolo,
nell’attuale Mosca, dopo la disgregazione del Rus’ di Kiev a seguito
dell’invasione dei mongoli). La Rus di Kiev è il primo regno russo fondato da
Oleg nel 882
6
. Tra il XII e il XVI secolo i russi conosciuti come “Pomori”
migrarono verso nord e si stanziarono sulle coste del Mar Bianco (è una mare
laterale del Mar Glaciale Artico). Come conseguenza delle migrazioni e delle
conquiste russe, dopo la liberazione dal dominio del Khanato dell’Orda d’Oro
mongolo durante i secoli XV e XVI , molti gruppi di russi si stanziarono nelle
regioni degli odierni distretti federali di Privolzskij, degli Urali meridionali. Tra il
XVII e il XIX secolo, si spostarono poi verso le interminabili distese della Siberia
5
Fonte.www.regionirusse.it 2002
6
Nicholas V. Riasanovsky, Storia della Russia, Bonpiani, Milano, 1998, pag. 37
8
e dell’estremo Oriente . Un ruolo determinante in queste espansioni territoriali ed
ondate migratorie fu giocato dai Cosacchi.
Secondo la maggior parte degli etnologi, i russi etnici sono discendenti del popolo
dei Rus’ (slavi orientali del Rus’ di Kiev): gradualmente si sono evoluti in una
etnia separata separandosi dai gruppi che sono poi diventati bielorussi e ucraini.
Altri etnologi affermano invece che i russi erano un gruppo di origine slava
distinti prima dell’avvento del Rus’ di Kiev.
Altri credono che il momento storico della distinzione di un gruppo etnico russo
non si colloca nel periodo della separazione di questi dai Rus’ occidentali e che
l’etnia russa sia un misto di tribù slave orientali e tribù non slave, come per
esempio i popoli finno-ugrici, i popoli germanici, baltici e turchi. In ultima analisi,
l’origine stessa dei popoli slavi non è chiara e non vi può quindi essere un
consenso definito sull’origine di una etnia russa.
1.2 Aspetti storici e politici
La storia della Russia è sempre stata legata all’intrecciarsi di varie popolazioni di
origine slava e di origine asiatica. Le prime strutture commerciali si svilupparono
grazie ad insediamenti greci. Dopo il succedersi di varie invasioni, lo sviluppo
della Russia di Kiev (882 d.c.)
7
segnò il formarsi del primo nucleo della futura
Russia, caratterizzata da un’unica lingua derivata dall’alfabeto greco (cirillico).
Con la decadenza di Kiev si crearono le condizioni favorevoli all’invasione
mongola del 1223. Il dominio mongolo durò fino al 1380, quando, dopo la
sconfitta di Kulikovo, i mongoli furono costretti a lasciare lo spazio allo sviluppo
sempre più rapido della Russia di Mosca.
L’espansione turca e la caduta di Costantinopoli fece si che la chiesa ortodossa
vedesse in Mosca l’erede diretta di Costantinopoli.
Da questo periodo in poi la storia della Russia è legata alla costante espansione di
Mosca e al formarsi, pur attraverso lotte interne tra le dinastie degli zar, di un
impero sempre più potente. Con l’ascesa al potere della famiglia Romana e con
l’incoronazione di Pietro il Grande, la Russia consolidò ulteriormente il suo potere
uscendo vittoriosa dalla guerra contro gli svedesi. Questa vittoria dette la
possibilità a Pietro il Grande di avere gli sbocchi sul mar Baltico dove venne
costruita la nuova capitale che dal nome dell’Imperatore Pietro fu chiamata
Pietroburgo. Katerina II di Russia continuò la politica di grandezza perseguita da
Pietro il Grande, ma non riuscì a favorire la modernizzazione interna del Paese.
7
Fonte.www.regionirusse.it 2002
9