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EPIDEMIOLOGIA
Il tumore dell’endometrio è la quarta neoplasia per frequenza, dopo quella
della mammella, del polmone e del colon.E’ la più comune neoplasia
ginecologica invasiva nei paesi industrializzati e costituisce il 6% dei tumori
nella donna, passando da un rapporto carcinoma della cervice/carcinoma
endometriale di 10/1 a 1/1 negli ultimi anni. (1)
Nel 2004 quasi 170.000 nuovi casi di carcinoma dell’endometrio sono stati
riscontrati nel mondo. Comunque, il carcinoma dell’endometrio ha la
caratteristica di avere una grande variazione della sua incidenza nelle varie
nazioni del mondo (range da 1 a 25).Per esempio l’Africa e l’Asia hanno il
più basso grado di incidenza rispetto all’Europa occidentale, Stati Uniti e
Canada. (vedi fig.sottostante)
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Se si considera solo l’Europa anche qui si nota una notevole eterogeneità tra le varie
nazioni.(vedi fig.sottostante)
In Italia si verificano circa 5.000 nuovi casi per anno, con una variazione in
base all’età.La maggior parte delle pazienti hanno un’età compresa tra i 50 e
i 85 anni con un’età media di circa 65 anni. Tuttavia il 5% delle donne
affette dal cancro dell’endometrio ha meno di 40 anni. (vedi fig.sottostante)
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Da notare che l’incidenza nelle donne nere raggiunge il picco massimo dieci
anni più tardi rispetto alle donne bianche. (2) Nella Provincia di Parma
l’incidenza media nell’ultimo ventennio si attesta su un 5,4%. (3)
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EZIOLOGIA E FATTORI DI RISCHIO
Sono stati identificati molti fattori di rischio che possono essere correlati sia
al paziente, che al tumore.
FATTORI CORRELATI ALLA PAZIENTE
Di questi fattori al momento della diagnosi il più importante è considerata
l’età.
Altri fattori sono correlati dalla lunga esposizione dell’endometrio agli estrogeni, sia che
siano endogeni sia che siano esogeni. (2,7) (vedi tabella sottostante)
FATTORI ENDOGENI Rischio
relativo %
Sovrappeso
7-18kg
>18kg
3,2
10,0
Menarca precoce (<11anni) 3,9
Nulliparità (vs uniparità) 2,0
Nulliparità (vs multiparità),
Sterilità
Storie di irregolarità mestruali
Disfunzioni ovariche
5,0
Menopausa tardiva (>=53anni) 2,6
Sindrome ovaio policistico
Tumori ovarici funzionanti:
(tumori a cellule tecali e tumori della cellula
della granulosa)
1,9
FATTORI ESOGENI
Contraccettivi orali combinati 0,2-0,6
Estrogeni in menopausa 2,0-12,0
Estrogeni +progestinici in menopausa 0,9-1,8
Tamoxifene (vedi testo) 1,4-9,5
Diabete e condizioni di iperinsulinemia 1,8-2,7
Diete ricche di grassi 1,3
Ipertensione 1,2-1,7
Uso e abuso di farmaci antipsicotici (per i
loro
Effetti collaterali: obesità, amenorrea,
alterazione asse ipotalamo.ovarico)
1,4
Fumo 0,5
Tumori ereditari del colon-retto 10,0
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L’uso dell’antiestrogeno tamoxifene, per il trattamento del cancro della
mammella, è dose e durata dipendente. Il tamoxifene è un derivato sintetico
non steroideo del trifeniletilene, simile al dietilstilbestrolo.Il tamoxifene può
agire sull’utero determinando o un endometrio atrofico o iperplastico o
ancora le formazioni di polipi cervicali o endometriali, dando luogo o a un
tumore endometriale (con una frequenza di 2 casi ogni 1.000 donne
maggiori di 50 anni) oppure a un sarcoma uterino (con una frequenza di 2
casi per 10.000 donne).Il tumore endometriale associato a questo farmaco è
trovato, di solito, ancora in uno stadio precoce (Stadio I), permettendo un
trattamento adeguato almeno in una parte dei casi.In uno studio americano,
condotto su 324 casi, si era costatato che la media dell’intervallo tra la
diagnosi del tumore della mammella e la diagnosi del tumore all’endometrio
era di circa 3,9anni (con un range tra i 6 mesi e i 13,5 anni).Questi
ricercatori avevano stimato il rischio in 1,4 volte per un uso di più di un
anno; 2,8 volte per 1-5anni; 5,9 volte per 5-10anni; 9,5 volte per più di 10
anni, rimanendo elevato il rischio per più di 5anni dopo la cessazione della
terapia.Avevano anche riscontrato un rapporto diretto con altri fattori di
rischio, in particolare con precedenti assunzioni di terapie estrogeniche
sostitutive e l’indice di massa corporea elevato. Dal punto di vista
patogenetico i meccanismi molecolari alla base del tumore dell’endometrio
nelle utilizzatrici del tamoxifene non sono ancora ben conosciuta, ma si è
accertato che la patogenesi è sostanzialmente differente dalle forme non
associate con l’uso del farmaco. (4,5)
FATTORI CORRELATI AL TUMORE
1. Recettori ormonali.Il carcinoma dell’endometrio è considerato un
tumore ormono-sensibile ed ormono-dipendente.Il meccanismo
patogenetico avrebbe alla base un aumento del numero dei recettori degli
estrogeni nella cellula iperplastica malgrado un continuo apporto di
estrogeni, cosi che anche una piccola quantità di estradiolo circolante
possa esercitare un intenso effetto proliferativo sull’endometrio.Da parte
sua l’estradiolo esplicherebbe oltre all’attività mitotica, anche una azione
carcinogena e mutogena capace di indurre lesioni genetiche.
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2. Oncogeni
ξ Mutazioni a carico dell’oncogeno K-RAS
ξ Aumentata espressione dell’oncogene HERb-2/neu
ξ Mutazioni e amplificazioni a carico del’oncogeno C-MYC
ξ Mutazioni o delezioni nel gene tumore soppressore PTEN/MMAC1
ξ Alterazioni della proteina P53, P21, P16
ξ Mutazioni delle proteine riparatrici del DNA Hmlh1, Hmsh2 e
Hmsh6, frequenti nel cosiddetto carcinoma endometriale familiare,
facente parte della sindrome di Linch 2, la quale fa parte di un
sottogruppo di carcinomi colon-rettali non polipoidi ereditari nella
quale il carcinoma del colon-retto, dell’endometrio, della mammella
e delle ovaie sono ereditati in maniera autosomica dominante.
3. Ploidia del DNA la sua valutazione può essere utile per indicare il
valore prognostico in rapporto a sopravvivenza e ripresa di
malattia.L’aneuploidia ed una elevata frazione di cellule in fase-S
del ciclo cellulare(fase della sintesi del DNA), sono stati identificati
come fattori prognostici sfavorevoli.Il tasso di mortalità a cinque
anni variava dal 7%delle pz. con tumore diploide e frazione in fase S
sotto il 5% al 63% delle pazienti con tumore aneuploide e frazione in
fase S superiore al 10%.(2,7)
4. stadio il quale si correla direttamente con la sopravvivenza a cinque
anni:
ξ stadio I=72,3% dove la prognosi è influenzata dal grado
istologico e dall’invasione del miometrio
ξ stadio II=56,4% importante risulta il tipo d’interessamento
endocervicale e cervicale
ξ stadio III=31,5% importante risulta la localizzazione e
l’estensione della malattia(vagina, annessi, citologia
peritoneale, interessamento linfonodale)
ξ stadio IV=10,5%
5. istotipo, considerato un fattore predittivo per la sopravvivenza.I
tumori papillari in particolare quelli con una componente sierosa, il
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carcinoma a cellule chiare, sono più aggressivi, di grado più elevato
e con maggior frequenza di recidive intraddominali.
6. grading, considerato un fattore predittivo molto sensibile per la
sopravvivenza oltre essere direttamente correlata con la profondità
dell’invasione miometriale e la comparsa di metastasi linfonodali.Il
maggior incremento percentuale si osservò nei casi in cui i tumori
erano di grado 3, con una probabilità maggiore di sviluppare una
recidiva.
7. invasione miometriale, considerato un fattore di rischio per la
diffusione extrauterina, si correla anche al grado del tumore.Le pz.
con lesioni invasive profonde hanno maggiori probabilità di
presentare metastasi linfonodali, e la profondità dell’invasione ha,
sulle metastasi linfonodali, un influenza maggiore di quella del grado
del tumore.La profondità dell’invasione è correlata ancora con
l’intervallo libero da malattia anche in assenza di altri fattori di
rischio.
8. l’estensione cervicale è associata a una minor sopravvivenza, con
una maggior frequenza di recidiva.In più comporta un aumento di
due volte delle metastasi ai linfonodi pelvici e di quattro volte delle
metastasi ai linfonodi para-aortici rispetto alle pz. con lesioni
limitate al fondo.
9. volume tumorale minore è il volume, minore risulta la possibilità di
metastasi linfonodali.
10. l’invasione degli spazi linfovascolari è considerato un importante
indice prognostico di minor sopravvivenza oltre che di recidiva, che
si correla con altri indici prognostici quali il grado del tumore, la
profondità di invasione miometriale, la diffusione peritoneale e le
metastasi linfonodali.Si osserva più frequentemente in pz. con
invasione miometriale profonda e tumori poco differenziati, con
sottotipi adenosquamosi.La sua presenza comporta una maggior
10
incidenza di metastasi ai linfonodi pelvici ma ancora di più para-
aortici.
11. la citologia peritoneale l’importanza prognostica è controversa, per
cui la sua utilità può essere di identificare un sottotipo di pz. a
rischio più elevato di recidive intraaddominali.Si correla con la
differenziazione del tumore e con la profondità dell’invasione
miometriale.
12. metastasi annessiali la sua presenza comporta maggiori probabilità
di presentare metastasi ai linfonodi pelvici e para-aortici.
13. l’eventuale presenza di metastasi linfonodali è correlato direttamente
al grado e alla profondità dell’invasione del miometrio.(vedi
dopo)(8,9)
FATTORI PROGNOSTICI NEL 1° E 2° STADIO
Fattore Variabile sfavorevole
Estensione anatomica della
malattia
Stadio II
Profondità di invasione
miometriale
istotipo A cellule chiare
Sieroso papillare
Grado istologico 3
Invasione linfovascolare Presente
età Avanzata
ploidia Tumore aneuploide
Amplificazione oncogenica HER-2/neu