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INTRODUZIONE
Il tessuto muscolare è costituito per la maggior parte da cellule altamente specializzate
deputate alla contrazione. In base alle caratteristiche fisiologiche e morfologiche possiamo
classificare tre tipi di tessuto muscolare:
Tessuto muscolare striato o scheletrico. È il tessuto muscolare deputato al mantenimento
della postura, all’attività locomotoria, alla respirazione ed ai movimenti volontari.
Tessuto muscolare liscio. È presente a livello degli organi viscerali ed annesso ad alcuni vasi
sanguigni per consentire le rispettive funzioni. È inoltre presente nel derma.
Tessuto muscolare striato cardiaco. Permette la contrazione involontaria del cuore.
Le cellule muscolari sono allungate e possono essere striate o lisce, a seconda,
rispettivamente, della presenza o assenza di disposizione ordinata e ripetuta delle proteine
contrattili filamentose, i miofilamenti, presenti nel loro citoplasma.
I tre tipi di cellule muscolari derivano dal mesoderma. Le cellule muscolari cardiache si
originano dal mesoderma splancnopleurico, mentre la maggior parte delle cellule muscolari lisce
deriva dal mesoderma splancnico e somatico. Le cellule muscolari striate, per lo più, derivano dal
mesoderma somatico.
Il muscolo scheletrico può subire un insulto esterno (lacerazioni, contusioni, strappi muscolari)
oppure essere coinvolto in stati patologici (ischemia, disfunzione neurologica, malattie genetiche).
Possono esserci diverse condizioni patologiche, fisiologiche ed indotte come, rispettivamente la
Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), l’invecchiamento e l’assenza di gravità che, nonostante
abbiano origine diversa, mostrano uno stesso fenotipo atrofico e sono caratterizzate da alti livelli
di stress ossidativo, un insieme di reazioni che provoca danno muscolare.
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Fig. 1 – Sezione longitudinale di muscolo
scheletrico.
IL TESSUTO MUSCOLARE SCHELETRICO
Il tessuto muscolare scheletrico costituisce il 40% del peso corporeo ed è il tessuto
principale che forma i muscoli scheletrici, composti anche da tessuto connettivo, vasi e tessuto
nervoso. Il tessuto muscolare scheletrico ha origine nei mioblasti, i precursori delle fibre muscolari,
che allineandosi e fondendosi tra loro, danno origine ai miotubi. Le cellule neoformate sintetizzano
nel loro citoplasma gli elementi contrattili che danno origine alle miofibrille. Le miofibrille sono
costituite dai miofilamenti, proteine contrattili che si dispongono in maniera ordinata. Le cellule
muscolari striate presentano un’alternanza di strie chiare e scure che manca nelle cellule lisce (Fig.
1).
Le fibre muscolari si dispongono parallelamente fra loro, mentre negli spazi intercellulari
trovano posto i capillari. Ciascuna cellula muscolare è allungata, cilindrica, multinucleata e striata.
Il diametro varia da 10 a 100 µm, sebbene in caso di ipertrofia queste dimensioni possano essere
superate. La forza di una singola fibra dipende dal suo spessore, mentre la forza dell'intero
muscolo deriva dal numero di fibre che lo compongono. A seconda del contenuto di mioglobina,
del numero di mitocondri, della concentrazione dei vari enzimi e della velocità di contrazione, le
fibre muscolari possono essere classificate in slow (rosse) e fast (bianche). I due tipi di fibre
differiscono per il meccanismo che porta alla produzione di ATP; in particolare le fibre slow,
presentano un metabolismo ossidativo, ossia producono ATP attraverso fosforilazione
mitocondriale ossidativa, mentre le fibre fast,
hanno un metabolismo prevalentemente glicolitico
e producono ATP attraverso glicolisi anaerobica
del glucosio, derivante dagli abbondanti depositi di
glicogeno presenti nel sarcoplasma.
Le fibre slow sono più piccole in diametro,
presentano un numero elevato di mitocondri
all'interno del sarcoplasma, e sono innervate da
piccoli assoni; l'unità motoria delle fibre slow si
contrae più lentamente rispetto alle fibre fast ma
presenta una maggiore resistenza alla fatica grazie
all'alta capacità di rigenerazione ossidativa
dell'ATP; le fibre slow sono caratteristiche dei
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muscoli posturali.
Le fibre fast, al contrario, mostrano una contrazione più rapida e più intensa, ma data la
minor produzione di ATP e dato l'accumulo di metaboliti tossici quali l'acido lattico, la durata della
contrazione è breve ed il muscolo è più suscettibile ad affaticamento. Le fibre fast sono più grandi
di quelle slow e presentano un numero minore di mitocondri all'interno del sarcoplasma; sono
innervate da assoni di motoneuroni con una grandezza maggiore rispetto a quelli che innervano le
fibre slow. Una sottoclasse di fibre fast è costituita da fibre ricche in mioglobina con capacità di
svolgere sia glicolisi aerobica che anaerobica e pertanto relativamente resistenti alla fatica: queste
fibre sono classificate come fibre fast resistenti alla fatica (FR).
Le fibre muscolari mostrano la presenza di varie isoforme della catena pesante della
miosina ed in base alla sua caratterizzazione è possibile distinguere le fibre slow di tipo I e fibre
fast di tipo IIA, IIX, e IIB. La coespressione dei diversi tipi di isoforme porta alla formazione di fibre
ibride, caratteristiche nell'uomo, che possono essere suddivise in base all’isoforma dominante.
Il programma di espressione genica fibra-specifico non è solo ristretto alla catena pesante
della miosina, ma anche ad altre proteine, come ad esempio la catena leggera della miosina (MLC),
le subunità della troponina, tropomiosina, e α-actina, e ad altre proteine regolate dagli ioni calcio.
Queste differenze sono dovute al diverso tipo di motoneurone che innerva le fibre, ma anche ad
altri fattori, come gli ormoni, e l'attività meccanica (Fette & Staron 2000).
Data la presenza di una ricca rete vascolare e di mioglobina, il muscolo scheletrico ha un
colore rosso. Il muscolo è rivestito dall'epimisio, un tessuto connettivo denso irregolare ricco di
collagene, dal perimisio, un connettivo meno denso che deriva dall'epimisio che circonda fasci di
fibre muscolari, e dall'endomisio, che circonda ogni singola cellula muscolare ed è costituito da
fibre reticolari e da una lamina esterna (lamina basale) (Fig. 2). Dato che questi rivestimenti
connettivali sono interconnessi, le forze contrattili esercitate da una singola cellula muscolare si
trasmettono su di essi. I tendini e le aponeurosi, che connettono il muscolo alle ossa e ad altri
tessuti, si continuano con queste guaine connettivali del muscolo e, di conseguenza, agiscono nel
sincronizzare le forze contrattili per il movimento.
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Struttura microscopica delle fibre muscolari striate
Le cellule muscolari differiscono da quelle degli altri tessuti per struttura e dimensione. Le
cellule che compongono il muscolo scheletrico sono sincizi, con i nuclei posti in periferia, subito al
di sotto della membrana cellulare. Ciascuna fibra muscolare possiede una membrana plasmatica, o
plasmalemma, rivestita da una membrana basale composta di una matrice amorfa proteico-
polisaccaridica; l’insieme del plasmalemma e della membrana basale prende il nome di
sarcolemma.
Nel citoplasma delle fibrocellule (sarcoplasma), sono contenuti i nuclei, l’apparato di Golgi,
molti mitocondri, gocce lipidiche, particelle di glicogeno e mioglobina; quest’ultima proteina ha la
funzione d’immagazzinare l’ossigeno per poi cederlo durante la contrazione.
All’interno delle fibre muscolari si possono osservare, con l’ausilio di un microscopio ottico,
delle sottili fibrille disposte parallelamente, denominate miofibrille, che rappresentano l’elemento
contrattile del muscolo scheletrico e che sono responsabili della striatura longitudinale delle fibre
stesse. Le miofibrille sono circondate da un sistema di sarcotubuli composto da tubuli trasversi,
ossia invaginazioni del sarcolemma, e dal reticolo sarcoplasmatico (reticolo endoplasmatico delle
fibre muscolari). I tubuli trasversi (tubuli T) formano una rete di condotti perpendicolare all’asse
longitudinale delle miofibrille e collegano queste ultime al sarcolemma ed alle fibre adiacenti. Il
reticolo sarcoplasmatico presenta, invece, tubuli che decorrono longitudinalmente alle miofibrille.
Il reticolo sarcoplasmatico, nel quale si accumulano gli ioni calcio, avvolge ogni miofibrilla e
Fig. 2 – Rappresentazione schematica del muscolo scheletrico.
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termina con un’estensione trasversale, detta cisterna terminale. Un tubulo T centrale affiancato
da due cisterne terminali costituisce una triade. Questa organizzazione permette all'onda di
depolarizzazione di diffondere, quasi istantaneamente, dalla superficie del sarcolemma attraverso
la cellula, raggiungendo le cisterne terminali che sulla loro membrana sono provviste di canali per
gli ioni calcio voltaggio dipendenti.
Il reticolo sarcoplasmatico regola la contrazione muscolare mediante il sequestro
controllato degli ioni calcio (che porta a rilasciamento) ed il rilascio controllato degli stessi (che
porta a contrazione). La molla che fa scattare il rilascio del calcio è l'onda di depolarizzazione
trasmessa in profondità dai tubuli T che provoca l'apertura dei canali del calcio voltaggio
dipendenti presenti sulla membrana delle cisterne terminali e la conseguente diffusione degli ioni
nel citosol in corrispondenza delle miofibrille.
Una miofibrilla ha un diametro di 1-2 µm ed
è lunga quanto l’intera cellula; inoltre, è costituita
da fasci di miofilamenti proteici, composti da
filamenti sottili e filamenti spessi (Fig. 3).
I filamenti sottili sono costituiti da due
filamenti di F-actina avvolti ad elica, ed ogni
filamento di F-actina è composto da subunità
globulari di G-actina monomerica. Associate con i
filamenti di actina, ci sono molecole di
tropomiosina, proteina filamentosa formata da
due catene polipeptidiche, e troponina, proteina
globulare composta da tre sub unità: TnT, TnI, TnC.
Il legame del calcio sulla subunità TnC induce un
cambio conformazionale della tropomiosina che si
allontana dal sito attivo della molecola di actina e
permette alla regione globulare della miosina di
interagire con questa.
I filamenti spessi sono invece costituiti
essenzialmente da miosina, una proteina
filamentosa composta da due catene pesanti
identiche e quattro catene leggere uguali due a
Fig. 3 – Illustrazione di un sarcomero e dei suoi
componenti.