II
La sfiducia nel nucleare, considerata una fonte in “principio” non inquinante
ma temibile per i possibili incidenti con effetti pericolosi di lungo periodo, unita
alle ragioni sopra esposte, ha contribuito in modo sostanziale all’espansione dei
consumi del gas naturale soprattutto nella generazione elettrica.
Singolare appare l’evoluzione storica di questa fonte. Quasi casuali sono i
suoi primi impieghi, legati alla marginalità della sua produzione ed ai bassi costi.
In seguito, un incremento costante nel livello di consumo venne determinato,
principalmente in Nord America ed Unione Sovietica da: a) inferiori impurità
rispetto a quelle di altri idrocarburi; b) assenza di impianti esterni di raffinazione e
di deposito: c) rendimento termico superiore; d) minori problemi di manutenzione
degli impianti; e) maggiore comodità d’uso.
Per quanto riguarda l’Europa una sostanziale accelerazione all’impiego del
gas naturale ed alla creazione di scambi commerciali si ebbe con la scoperta dei
grandi giacimenti in Olanda, seguiti poi da quelli in Germania e nell’offshore di
Gran Bretagna e Norvegia. Questi eventi, uniti alle importazioni dall’URSS e
dall’Algeria hanno rappresentato la base di fornitura per lo sviluppo di una rete
Europea interconnessa per il trasporto del gas e la condizione per l’enorme
incremento nel consumo di gas nei trent’anni successivi.
Il periodo è caratterizzato da una forte presenza di monopoli nazionali dei
vari Paesi in alcune fasi della filiera del gas naturale: la produzione;
l’approvvigionamento e la distribuzione del gas. Questo fatto ha contribuito
sicuramente alla nascita ed al consolidamento dell’industria del gas ma ha
rallentato la nascita di un vero mercato del gas.
I tempi sono ormai maturi per una trasformazione del settore. Il processo di
liberalizzazione che riduce la presenza degli Enti Governativi è ormai in atto. Tale
processo ha avuto inizio in Gran Bretagna ed ha avuto anche profonde influenze
sulla fissazione dei prezzi del gas naturale in questo Paese.
Si passa, infatti, da una base, legata ad altri prodotti, intesa come market
value alle indicazioni del mercato spot (acquisti “ giornalieri “) specifico del gas.
III
Il processo di liberalizzazione, che mira a realizzare una competizione vera
riducendo gli elementi di monopolio, si è allargato con le Direttive della
Comunità Europea, 96/92/CE e 98/30/CE, relative a norme comuni per il mercato
elettrico e del gas naturale, recepite dalla maggior parte dei Paesi dell’Unione
Europea, che non hanno, tuttavia soddisfatto i liberisti più convinti.
La “deregulation” è comunque destinata ad avere forti ripercussioni sulle
politiche di approvvigionamento da Paesi Terzi.
L’Italia è stata presente nell’evoluzione del settore fin dai primi momenti,
grazie alla disponibilità di giacimenti, non eccezionali ma, relativamente agli altri
prodotti, significativi per il Paese, che hanno consentito la nascita, alla
conclusione della seconda guerra mondiale, di una industria del gas naturale.
L’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI) sotto la guida di Enrico Mattei si mosse
in modo dinamico e spregiudicato sui mercati esterni, realizzando accordi nel
settore petrolifero, prima, ed in quello del gas naturale, poi, capaci di assicurare
nel lungo periodo la copertura di consumi crescenti di gas naturale non soddisfatti
dalla produzione interna.
Tutti i progetti di trasporto del gas, dai Paesi di produzione, erano e sono
grandi e costosi ed hanno richiesto contratti di lungo periodo stabili per garantire
l’ammortamento finanziario e la redditività delle opere realizzate.
Le aree di approvvigionamento esterne cui si rivolge l’Italia sono
principalmente tre: Nord Europa (Olanda e Mare del Nord); Europa Orientale
(Federazione Russa); Africa (Algeria e Nigeria).
Dalla Federazione Russa e dall’Algeria provengono i quantitativi più
consistenti di gas e ad esse si guarda per il futuro, non solo dall’Italia.
L’Europa non presenta, al momento, una politica di approvvigionamento
coordinata e quindi i singoli Paesi si muovono con minor o maggior attivismo ed
aggressività. In particolare la Germania è ben presente in Russia, attraverso il
Consorzio Wingas con Gazprom e, così come la Gran Bretagna e la Spagna in
Algeria attraverso le compagnie BP Amoco e Cepsa.
IV
Anche i principali Paesi produttori delle due aree, Russia ed Algeria, sono
piuttosto attivi non solo dal lato dell’offerta. In particolare la Russia intesse
rapporti ad ampio raggio per proporsi sia come produttore sia come operatore
nella trasmissione e distribuzione.
L’interesse per un’area di produzione dipende, ovviamente, da vari fattori :
a) la disponibilità per periodi medio- lunghi del prodotto; b) le connessioni che ne
facilitino la trasmissione; c) la possibilità di stabilire buone relazioni con le
compagnie di produzione per la negoziazione delle formule dei prezzi ; d) la
relativa vicinanza dell’area; e) la situazione geo-politica del Paese produttore e la
sua stabilità politica; f) la possibilità di avere col Paese produttore ampie relazioni
commerciali ed industriali.
La prospettiva di un consistente incremento nell’impiego del gas naturale
nel Nostro Paese unita alla crescita dei consumi di questo prodotto in tutta Europa,
impone una attenta riconsiderazione delle aree di approvvigionamento in vista di
un consolidamento delle posizioni.
Le considerazioni fin qui svolte vengono esposte con maggiori dettagli
all’interno del presente studio, il cui obiettivo è stato quello di analizzare,
nell’ambito della situazione energetica mondiale ed europea, la posizione
dell’Italia e le sue relazioni con le due maggiori aree di riferimento per il gas
naturale ed, all’interno di queste, con i due Paesi più significativi: Russia ed
Algeria.
L’ambizione di questa analisi è quello di fornire linee di orientamento per
iniziative di medio e lungo periodo anche alla luce dell’avviata liberalizzazione
del settore.
In particolare :
Nel Capitolo I si svolge una panoramica della situazione energetica
mondiale con riferimento, in particolare, ai combustibili fossili per: consumi
attuali; usi finali; disponibilità e riserve accertate ; distribuzione geografica .
V
Si evidenzia, tra l’altro, in modo chiaro il crescente utilizzo del gas naturale
nella generazione di energia elettrica.
Si presenta, inoltre, in modo molto sintetico la posizione attuale del nucleare
e delle fonti rinnovabili.
Nel Capitolo II viene svolta un’ampia e documentata analisi del gas
naturale quanto a: nozioni tecniche; filiera del gas naturale :approvvigionamento,
trasporto, stoccaggio e distribuzione; sistema dei prezzi; riserve mondiali.
Nel Capitolo III si discute in modo approfondito: la politica energetica
europea con riferimento al Libro verde "Verso una strategia europea di sicurezza
dell'approvvigionamento energetico"; la politica energetica italiana nella
evoluzione storica degli ultimi quarant’anni e la crescente incidenza del gas
naturale; gli usi finali del gas;
Nel Capitolo IV si analizza in dettaglio la situazione dell’Algeria come:
posizione politica ed economica dopo l’indipendenza; riforme e relazioni con il
mondo occidentale; produzione, vendita e riserve di gas naturale; relazioni
commerciali ad oggi con particolare riferimento all’Italia; infrastrutture esistenti e
progetti di ampliamento e miglioramento; le iniziative italiane ad oggi;
valutazione finale del Paese.
Nel Capitolo V si affronta lo scenario della Federazione Russa quanto a:
evoluzione politica dal 1960; economia e riforme; produzione e riserve di
idrocarburi ed in particolare di gas naturale; le relazioni commerciali con operatori
stranieri e gli investimenti nel settore del gas naturale:le relazioni con l’Italia; i
nuovi progetti;la situazione del Mar Caspio;valutazione finale del Paese. Il
suddetto capitolo termina con il Confronto fra l’Algeria e la Russia.
Sulla base delle considerazioni svolte nei capitoli sopra riportati, viene
effettuato un confronto tra i due Paesi utilizzando la metodologia S.W.O.T.
(Strenght-Weakness-Opportunity-Threat). Vengono analizzate: la situazione
interna, in relazione a punti di forza e di debolezza e, la situazione esterna in
relazione alle opportunità e minacce.
VI
Nel Capitolo VI si svolge una disamina del processo di liberalizzazione del
gas in Europa ed Italia. Questo studio termina con delle considerazioni, se pur
sintetiche sul Decreto legislativo n.164 e con le previsioni sull’impatto dei “tetti
antitrust” per l’approvvigionamento dell’Italia dalle due aree oggetto dello studio.
Capitolo I - Lo scenario internazionale delle fonti di energia
1
CAPITOLO I
LO SCENARIO INTERNAZIONALE
DELLE FONTI DI ENERGIA
I.1 LO SCENARIO DI RIFERIMENTO
Lo scenario mondiale della domanda e dell’offerta di energia è mutato
considerevolmente nel corso dell’ultimo decennio. Le politiche energetiche
internazionali sono state, in particolare, influenzate da:
• il processo di liberalizzazione dei mercati dell'energia, che in
Europa, come negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ha modificato
l’assetto dell’industria dell’energia elettrica e del gas naturale (v
infra, cap. III e cap. VI);
• l'attenuazione delle preoccupazioni per l'esaurimento delle scorte di
combustibili fossili, grazie alla nuova scoperta di giacimenti di
petrolio, alla conferma di consistenti riserve di carbone e gas
naturale, oltre lo sviluppo di tecnologie volte ad aumentare
l'efficienza energetica nei settori industriali;
• le crescenti preoccupazioni per l'impatto ambientale dello
sfruttamento di fonti energetiche non rinnovabili, con conseguenze
sul cambiamento climatico e sull'inquinamento atmosferico locale
1
;
1
Nel 1997 è stato firmato, per la prima volta, da 84 Paesi (tra cui i 38 Paesi più industrializzati al mondo)
il protocollo di Kyoto. L’accordo prevede degli obiettivi numerici per la riduzione delle emissioni di “gas
serra”(CO
2
,CH
4
, N
2
O, PF, HFC, SF
6
,) nell’atmosfera, ritenuti responsabili del riscaldamento globale della
terra, che potrebbe portare a gravi modifiche del clima. Sono state assegnate ad ogni Paese delle quote:
8% per l’UE, 7% per gli Stati Uniti d’America, 6% per il Giappone; l’Australia, l’Islanda e la Norvegia
sono stati autorizzati ad aumentare le emissioni; la Russia e l’Ucraina sono state autorizzate a riportare le
emissioni ai livelli del 1990. In particolare sette dei Paesi dell’UE, che hanno registrato aumenti nel
periodo 1990-1998, sono stati chiamati a rispettare l’impegno sancito.
Capitolo I - Lo scenario internazionale delle fonti di energia
2
A queste problematiche, dal lato dell’offerta di energia, una certa
preoccupazione si è aggiunta sia per la congiuntura del petrolio, dominata a
partire dalla primavera del 1999 da una pronunciata volatilità del prezzo
2
, sia per
l’instabilità politica di alcune regioni importanti per l’approvvigionamento di
petrolio e gas naturale (Medio Oriente e regione transacaucasica).
Nel solo anno 2000 la domanda mondiale di energia primaria è cresciuta del
2,1%, passando da 8572,2 milioni di tep nel 1999 a 8752,4 milioni di tep nel 2000
per effetto della forte crescita dell’economia mondiale e di un inverno freddo,
particolarmente in Nord America, dove si sono avute le temperature più basse
degli ultimi cento anni (v. Figura n. I.1.)
3
.
Tale crescita è andata a rafforzare il consumo energetico dell’ultimo
decennio, che ha registrato un incremento del 10,6%, caratterizzato, però da
diverse disomogeneità geografiche nell’uso di fonti energetiche, come evidenzia
la Figura n. I.2.
I consumi energetici, tuttavia, presentano una forte disomogeneità da
regione a regione. Almeno due miliardi di individui localizzati nel Sud-Est
asiatico ed in Africa, non utilizzano alcuna fonte di energia commerciale. Infatti
circa metà della popolazione mondiale vive in zone rurali e soddisfa in gran parte
il proprio fabbisogno energetico facendo uso di legna, scarti agricoli e residui
agroalimentari
4
. Ciò spiega la notevole differenza nei consumi energetici pro-
capite tra paesi industrializzati e PVS e il tendenziale incremento di medio
periodo della domanda di energia pro-capite, più rapido nei PVS, che tuttavia
2
La congiuntura energetica a partire dalla primavera del 1999 è stata dominata dall’aumento del prezzo
del petrolio. Se per choc petrolifero intendiamo una situazione nella quale, in un arco di tempo limitato, il
prezzo del petrolio sale almeno del 100%, allora possiamo dire che nel periodo 1999-2000 si è verificato i
terzo choc petrolifero al rialzo, dopo quelli causati nel 1973-1974 e nel 1979-1980. La media mensile del
prezzo del Brent negli ultimi 22 mesi ha toccato un minimo di 10,27 dollari a barile nel febbraio 1999 e
un massimo di 33,14 dollari a barile nel settembre del 2000. L. DE PAOLI, La politica energetica italiana,
in Economia delle fonti di energia e dell’ambiente, Milano, n. 2, 2000, FrancoAngeli, p. 5.
3
Fonte: BP AMOCO, Statistical World Energy Review 2001, London, UK, June 2001la pubblicazione è
disponibile sul WEB all’indirizzo: http://www.bp.com.
4
Cfr. ENEA, Rapporto Energia e Ambiente 2000, L’analisi, Sistema Statistico Nazionale (SISTAN),
Roma, 2000.
Capitolo I - Lo scenario internazionale delle fonti di energia
3
tiene questi Paesi ancora lontani, quanto a consumo pro-capite dai Paesi
industrializzati
5
.
Questa situazione deriva dal fatto che l’evoluzione regionale dei consumi
energetici è, strettamente correlata al livello di reddito disponibile e ai
differenziali nella distribuzione della ricchezza, che caratterizzano la situazione
attuale, e che perdureranno per parecchio tempo.
Analizzando il quadro complessivo, si evidenzia che la maggior parte dei
consumi mondiali di energia sono localizzati nell’area dei Paesi OCSE
6
, in
particolare in Nord America.
Siamo in presenza, tuttavia, per quanto riguarda le aree industrializzate di un
rallentamento complessivo dell’incremento percentuale di consumi energetici
distribuito in modo disomogeneo.
Infatti Stati Uniti d’America e Canada, che raggruppano il 28,6% della
domanda mondiale, hanno fatto registrate rispettivamente una crescita nel 2000
del 2,5% e del 3,2%, con una media dell’1,6% nel decennio 1990-2000, non
dissimile dal valore relativo al decennio precedente.
In Europa Occidentale i consumi sono cresciuti lievemente nel 2000
(+1,1%), non scostandosi dal valore medio dell’1,1% nel periodo 1990-2000,
inferiore all’incremento del periodo precedente.
Per quanto riguarda i Paesi dell'ex Unione Sovietica
7
, l’incidenza
percentuale dei consumi sul totale è passata dal 17,7% del 1990 al 10,4% del
2000, il dato negativo è dovuto principalmente sia al miglioramento dell'efficienza
5
Si pensi che un cittadino tailandese consuma in media 0,6 tep ogni anno, mentre un cittadino italiano
consuma quasi 3 tep ed un americano consuma oltre 7 tep all’anno. Cfr. ENEA, ibidem.
6
Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) istituita nel 1961, con sede a
Parigi, comprende: Australia, Austria, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia,
Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Italia, Giappone, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi,
Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Sud Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia, Gran
Bretagna, USA.
7
Si fa riferimento alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) che comprende gli Stati dell’ex URSS:
Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Estonia, Georgia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Lettonia, Lituania,
Moldova, Russia, Tadžikistan, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan.
Capitolo I - Lo scenario internazionale delle fonti di energia
4
- bassissima fino a pochi anni fa - dei settori della produzione e della distribuzione
di energia sia alla recente evoluzione della crisi economica interna.
Complessivamente, soltanto in Europa Occidentale e nei paesi dell'ex
Unione Sovietica si è verificata una diminuzione dell’incidenza percentuale sul
totale dei consumi. Per quanto riguarda l’Europa il peso percentuale è passato dal
22% del 1990 al 20,8% del 2000, questo dato è spiegabile con il raggiungimento
del livello di saturazione dei consumi, causato anche da una sostanziale stasi nella
crescita demografica.
Attualmente la domanda mondiale di energia primaria è soddisfatta per il
39% dal petrolio, per il 23% dal gas naturale, per 22% dal carbone, per il 7%
dall’energia nucleare e per il 2,6% dall’energia idroelettrica e per il 6,4% dalle
altre fonti rinnovabili
8
.
Gli analisti dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ipotizzano, per il
2020 un aumento della domanda mondiale di energia primaria del 38% rispetto ai
valori attuali, ad un tasso del 2% annuo. Tale incremento viene sostanzialmente
valutato partendo dalla previsioni di crescita economica del periodo. Si ipotizza,
infatti che il PIL mondiale crescerà ad un tasso medio del 3,1% annuo (come
evidenziato nella Tabella n.I.1), oltrepassando nel 2020 i 67000 miliardi di
dollari (si fa riferimento al dollaro del 1990)
9
. L’urbanizzazione e la migrazione
sono altri fattori fondamentali per la determinazione della domanda futura di
energia
10
. La popolazione mondiale si presume possa aumentare da 6 miliardi nel
2000 a 7,4 nel 2020, di cui l’80% risiederà nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS)
11
.
8
Fonte: BP AMOCO,op.cit.
9
L’International Energy Agency (IEA), nel World Energy Outlook 2000, ha elaborato un modello (World
Energy Model) per le proiezioni della domanda di energia. Le variabili prese in esame sono: lo sviluppo
economico, la crescita demografica, l’evoluzione dei prezzi dei combustibili fossili e le politiche messe in
atto dai governi. Cfr. IEA-International Energy Agency, World Energy Outlook, OCDE, Paris, 2000.
10
L’urbanizzazione e l’aumento del reddito pro-capite possono influire sulla formazione della domanda
di energia futura, attraverso: il declino delle attività legate all’agricoltura a favore delle attività industriali
e del Terziario con l’aumento della domanda di elettricità e combustibili; la crescita dei trasporti
motorizzati con i conseguente incremento dei consumi di carburante; la sostituzione dei combustibili
tradizionali negli usi domestici con combustibili e tecnologie energetiche moderne.
11
Le proiezioni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) prevedono che fino al 2015 i tassi di
crescita annui della popolazione saranno superiori al 2,5% in Africa e nel Medio Oriente, sostenuti – tra
Capitolo I - Lo scenario internazionale delle fonti di energia
5
Gli stessi analisti (AIE) ritengono che nel prossimo ventennio il petrolio
continuerà ad essere la principale fonte di energia primaria mentre il gas naturale,
in virtù di una buona efficienza e del modesto impatto ambientale, conquisterà
quote di mercato crescenti a scapito del carbone
12
.
Tab. n. I.1. - Ipotesi di crescita economica e demografica
nel periodo 1997-2020 (tassi % medi annui)
∆ PIL(%) ∆POPOLAZIONE(%)
OCSE 2,0 0,3
Cina 5,2 0,7
Est Asia 4,2 1,1
Sud Asia 4,7 1,4
America Latina 3,2 1,3
Africa 2,9 2,1
Medio Oriente 3,2 2,6
PVS 4,3 1,3
Mondo 3,1 1,1
Fonte: IEA
l’1,2% e l’1,8%-nei grandi Paesi asiatici (India, Indonesia, Vietnam e Filippine) mentre nel resto del
mondo l’innalzamento degli standard di vita e l’incremento della scolarità femminile hanno già ridotto
sensibilmente i tassi di natalità stabilizzando la crescita della popolazione. ENEA, op.cit.
12
Il carbone rispetto al gas naturale ha un notevole impatto ambientale dovuto a: un maggior
inquinamento atmosferico da particolati, SO
2
e NO
X
, e problemi di smaltimento delle ceneri. L’anidride
carbonica emessa, per unità di energia prodotta, è superiore dell’80% di quella generata dal gas naturale e
del 20% di quella derivante dall’olio combustibile.
Capitolo I - Lo scenario internazionale delle fonti di energia
6
In un tale contesto di aumento della domanda mondiale di energia primaria,
le sfide della politica energetica mondiale per prossimo decennio sono:
• la diversificazione delle fonti di energia;
• la diversificazione degli approvvigionamenti;
• la riduzione delle emissioni di CO
2
13
.
Rimangono prioritari gli obiettivi della sicurezza dell’approvvigionamento e
dello sviluppo sostenibile.
Ai fini di una più precisa identificazione dell’apporto di ciascuna fonte ai
fabbisogni energetici mondiali, si analizzano nei paragrafi successivi le posizioni
attuali e le prospettive di sviluppo delle principali fonti energetiche.
I.2. IL PETROLIO
Il petrolio oggi rappresenta il 40% del fabbisogno energetico mondiale ed è
destinato a rimanere il combustibile privilegiato per i prossimi 20-30 anni.
Il consumo di petrolio, nel 2000, è stato di 75,8 milioni di barili al giorno
(+0,9% rispetto al 1999) con un tasso di crescita inferiore a quello degli anni
precedenti. I consumi infatti sono aumentati di 6,6 milioni di barili al giorno dal
1994 al 1999 (+9%) e di 0,7 milioni di barili al giorno dal 1999 al 2000
14
.
I consumi sono distribuiti in modo diseguale: Europa Occidentale e Nord
America rappresentano rispettivamente il 18,9% e il 29% del totale (insieme circa
13
Le previsioni di incremento energetico, sulla base di tipologie di consumo attuale conducono ad una
crescita del 60% per il CO
2
nel periodo 2000-2020.
14
Fonte ENI, World oil and gas review 2001, la pubblicazione è disponibile sul WEB all’indirizzo:
http://www.eni.it
Capitolo I - Lo scenario internazionale delle fonti di energia
7
il 50%); mentre i Paesi industrializzati dell’Asia e del Pacifico rappresentano il
13,8%
15
.
Si evidenzia, inoltre che la ripresa economica superiore alle attese dei Paesi
del Sud-est asiatico ed il rafforzamento dell’espansione nordamericana nel corso
del 2000 hanno fatto sì che la domanda per lunghi periodi fosse superiore
all’offerta (v. Figura n. I.3.).
La “bolletta” energetica con riferimento al petrolio nei vari Paesi ha subito
variazioni in crescita a causa del notevole incremento dei prezzi.
Nel settembre del 2000, infatti, il prezzo del Brent
16
ha toccato i 33,14 $/bl,
mostrando a tutti gli operatori, la facilità con cui il livello dei prezzi può lievitare
e rimanere oltre la soglia dei 30 $/bl, un tempo raggiungibile solo in circostanze
straordinarie.
Questo è accaduto a prescindere dall’analisi dei “fondamentali” (domanda,
offerta e stock) e come sostenuto da Francesco Di Benedetto,“[…] in particolare,
appare evidente la progressiva perdita da parte dell’OPEC della capacità di
vigilare e di imprimere la direzione desiderata al livello delle quotazioni del
greggio. Indipendentemente da questo aspetto, si sono registrati risultati
eccezionali in termini di margini per i raffinatori e di profitti per i grandi gruppi
integrati, questi ultimi legati anche ai proventi della produzione del greggio.”
17
.
La volatilità del prezzo del petrolio ha influenzato l’andamento dell’offerta
inducendo l’Organization of Petroluem exporting Countries (OPEC) ad
15
I consumi di petrolio sono così distribuiti nelle rimanenti aree:i Paesi dell’Asia e del Pacifico in via di
sviluppo rappresentano il 13,4%, l’America Latina il 9%, il Medio Oriente il 5%l’Africa il 3%, l’Europa
Centrale il 4%, l’Europa Orientale 2,0%.
16
Esistono 400 qualità di greggio a cui vengono associati altrettanti prezzi in ogni momento. Tutto il
greggio scambiato nel mondo fa riferimento ad alcune qualità, tra le tante esistenti, che nel corso del
tempo si sono elevate a rango di greggi di riferimento: i cosiddetti benchmark crudes. Essi sono: il
greggio europeo Brent, il greggio americano West Intermediate Texas (Wti), i greggi del Golfo Arabico
Oman/Dubai e il greggio estratto in Malesia di qualità Tapis, utilizzati a seconda delle diverse aree
mondiali dove avvengono gli scambi. Per effetto della globalizzazione dei mercati e della facilità di
trasporto che presenta il petrolio, non esistono netti confini tra i diversi mercati internazionali, che anzi
appaiono estremamente interdipendenti. Ciascuno dei benchmark ricopre un delicato compito nel
processo di determinazione dei prezzi. Le quotazioni influenzano, direttamente o indirettamente
l’andamento del valore di ogni barile scambiato a livello internazionale. F. DI BENEDETTO, I mercati del
petrolio e la loro volatilità, Milano, 2001, FrancoAngeli, p.43.
Capitolo I - Lo scenario internazionale delle fonti di energia
8
intervenire più volte nel corso del 2000 per modificare le proprie quote
produttive
18
, in modo da soddisfare la domanda e contenere le lievitazione dei
prezzi. L’offerta di petrolio è stata dunque al termie del 2000 pari a 74,9 milioni
di barili al giorno (+3,44% rispetto al 1999)
19
. L’OPEC ha prodotto il 4,6% in più
di petrolio rispetto al 1999, con una quota del 29% sulla produzione totale di
petrolio. Tra i Paesi non-OPEC si sono registrati aumenti in Australia (+30,6%),
Brasile (+10,2%), Russia (+5,6%) e Norvegia (+5,9%)
20
.
Queste dati inducono a pensare che in futuro il livello dei prezzi del petrolio
possa rimanere elevato
21
e, che si avranno difficoltà nel formulare previsioni
attendibili sul loro andamento; inoltre le esportazioni dell’Iraq (oggi limitate
dall’embargo) rappresentano un notevole elemento di incertezza per il futuro
andamento dell’offerta.
Per il periodo 2000-2010 è previsto un incremento dei consumi mondiali di
petrolio, pari a 15 milioni di barili al giorno (+1,8% annuo)
22
.
17
F. DI BENEDETTO, ibidem, p. 41.
18
L’OPEC con degli aumenti separati, ha fatto salire la produzione parallelamente all’espansione della
domanda globale: a marzo la produzione e stata aumentata di 1,45 milioni di barili al giorno, a giugno e
settembre ulteriori aumenti, rispettivamente di 0,7 e 0,8 milioni di barili al giorno. L’Arabia Saudita ha
contribuito ad 1/3 degli aumenti poiché è l’unico Paese a possedere una consistente capacità inutilizzata,
pari a 2 milioni di barili al giorno.
19
Fonte ENI, op.cit.
20
Il Regno Unito e la Colombia hanno fatto registrare rispettivamente una flessione dell’8,4% e del
15,4%.
21
L’aumento di capacità produttiva di 800 mila b/g , negli ultimi mesi del 2000, non ha portato alcun
benefico sui prezzi, per le seguenti ragioni:
• la capacità produttiva inutilizzata è molto ridotta, molti Paesi OPEC, sono vicini al massimo
della loro capacità;
• alcuni Pesi, Arabia Saudita, Iraq, sono chiusi agli investimenti stranieri;
• Iraq, sottoposto ad un regime sanzionatorio che gli permette di esprimere tutta la sua
capacità;
• il sistema di raffinazione mondiale è stato fortemente ridimensionato, con la chiusura di
molte raffinerie e la razionalizzazione di molte altre;
• nel 2000, le scorte dei prodotti petroliferi hanno toccato i minimi storici, inducendo un
aumento della domanda molto rapido.
Cfr. V. MINCATO, Situazione e Prospettive del settore energetico in Italia alla luce degli avvenimenti
internazionali, Audizione alla Commissione Attività Produttive della Camera dei deputati, Roma, 12
ottobre 2000.
22
L. SGUBINI, Petrolio e gas naturale 2000-2010, Assomineraria, Convegno annuale Settore Idrocarburi
e Geotermia, Siracusa, 20 ottobre 2000.
Capitolo I - Lo scenario internazionale delle fonti di energia
9
Nel prossimo ventennio la domanda di petrolio rimarrà consistente nelle
regioni industrializzate e nei PVS guadagnerà quote di mercato crescenti in tutti
gli usi, come già detto, per effetto sia dell'abbandono dei combustibili tradizionali
(legna, residui agricoli) sia della riduzione della quota del carbone.
Nei Paesi industrializzati il petrolio potrebbe però perdere terreno a favore
del gas naturale, nella produzione di elettricità e nel settore residenziale, mentre il
suo impiego si manterrà nel settore dei trasporti (si prevede un aumento della
quota del petrolio negli usi finali dal 28% del 1997 al 31% del 2020).
I.3. IL GAS NATURALE
Il gas naturale, nel 2000, è stata la fonte energetica con il più alto tasso di
crescita, evidenziando un aumento del 4,8% sul totale dei consumi, il più alto
registrato a partire dal 1996. Questo dato risente significativamente
dell’incremento dell’uso di questa fonte del 5,1% negli Stati Uniti e Canada, che
assieme rappresentano il 30% del consumo globale (v. Figura n. I.4.)
23
.
Tuttavia anche in America Latina in Asia ed in Europa si è riscontrato negli
ultimi due anni un incremento costante, le punte sono rappresentate in Asia, dalla
Cina ed in Europa dalla CSI.
La prima pur intervenendo nel consumo globale delle fonti soltanto per l’1%
ha mostrato un incremento nel consumo del 16% per l‘anno 2000. La seconda ha
registrato una crescita del 2,9% per l’anno 2000.
Il Sud Est asiatico si prevede possa quadruplicare i propri consumi nei
prossimi vent’anni, mentre l’Europa Occidentale presenterà una consistente
accelerazione nel tasso di consumo, nello stesso periodo.
Il gas naturale sta diventando una fonte energetica sempre più attraente in
virtù del suo basso impatto ambientale. Infatti, secondo le proiezioni dell'Energy
23
Cfr.BPAMOCO, op. cit.
Capitolo I - Lo scenario internazionale delle fonti di energia
10
Information Administration (EIA)
24
e dell'International Energy Agency (IEA), il
suo consumo aumenterà notevolmente nei prossimi venti anni, sia nei PVS che nei
Paesi industrializzati, ad un tasso del 3,2% annuo nel periodo 1999-2020.
In termini assoluti questo si traduce in un prevedibile aumento di consumi
dai 2,4 trilioni di metri cubi del 1999 ai 4,6 trilioni di metri cubi nel 2020.
Tale incremento si prevede in gran parte giustificato dal crescente utilizzo
delle centrali a ciclo combinato, con turbine a gas, per la generazione elettrica.
La convergenza gas elettricità si motiva con la maggiore efficienza di questi
impianti e il minore impatto ambientale rispetto alle centrali ad olio combustibile
o carbone e, potrà essere dunque la scelta più attrattiva in ragione della prevista
riduzione delle emissioni di CO
2
nell’atmosfera.
L'evoluzione della domanda di gas naturale sarà condizionata - come
ampiamente descritto nel corso del presente studio – dallo sviluppo di
infrastrutture dedicate al trasporto e allo stoccaggio del combustibile.
Laura Cozzi ritiene, infatti che “[…] a causa delle infrastrutture necessarie
al trasporto, il gas naturale è per lo più scambiato su mercati regionali. L’atteso
aumento dei volumi scambiati, specie nei mercati spot, e la spinta alla
globalizzazione dei mercati tenderanno ad assottigliare le differenze di prezzo tra
le regioni e porteranno ad un graduale disaccoppiamento dal prezzo del
greggio..”
25
.
24
EIA - Energy Information Administration, International Energy Outlook 2001, U.S. Department of
Energy , Washinghton D.C., March 2001, la pubblicazione è disponibile sul WEB all’indirizzo
http://www.eia.doe.gov/oiaf/ieo/index.html
25
L.COZZI, I messaggi del World Energy Outlook, in “Energia”, Milano, N° 1, 2001, p. 19.