5
su quali interessi portare avanti o, meglio, “favorire”. Scelta che a sua volta dipende da
variabili di contesto, ovvero a seconda dei casi, e che può concretizzarsi nella tutela
della propria “convenienza”. Tale intrinseca variabilità determina che si costituisca la
possibilità di un pregiudizio nei confronti sia delle imprese (in deficit) sia degli
investitori (in surplus). Questo è in, estrema sintesi, la situazione sulla quale interviene
la legislazione. Essa potrebbe perseguire fini diversi, ma data l’impraticabilità di alcuni
e soggiacendo ad altre condizioni, forzate dal contesto, ne segue che l’obiettivo che si
persegue è “tutelare l’investitore” intervenendo nel rapporto con gli intermediari e con
le società quotate. Si disciplina, quindi, l’appello al pubblico risparmio, lo strumento
del prospetto finalizzato a garantire le informazioni necessarie per prendere consapevoli
scelte i investimento. Si introduce il concetto di “mercato-impresa”, la cui principale
finalità è assicurare il flusso di informazioni price sensitive verso il mercato (inteso
nell’accezione di globalità di operatori), a cui si affianca il controllo sulla
quotazione/listing (sebbene in conflitto di interessi ). Si modificano alcuni aspetti della
vita delle società per azioni (per le società quotate) che mirano ad istituire vari livelli di
controllo sull’operato del management, controlli interni (collegio sindacale) ed esterni
(la società di revisione). Infine, si dà una disciplina al rapporto che dovrebbe instaurarsi
tra l’intermediario e l’investitore (attraverso i servizi di investimento).
Gli intermediari in tale contesto sono soggetti che si aggiungono ad un rapporto già in
essere (circuito diretto), il quale rivela fattori di incompletezza. Accanto a tale struttura
nel tempo ne è stata istituita un’altra, ovvero quella dei Nuovi Mercati. In questo nuovo
contesto o “modello”, gli intermediari fanno già parte del mercato, la struttura che si
crea li comprende già alla sua nascita e non intervengono, come nel caso dei
tradizionali segmenti di borsa, successivamente. Tale modello dovrebbe, in teoria,
rivelarsi più completo, ed ostacolare sempre di più il formarsi delle cause di
6
incompletezza o di fallimento del mercato. Alla verifica empirica, tali obiettivi ed
aspettative vengono contraddetti. Qual è la ragione per cui tali obiettivi non riescono a
realizzarsi? Una ipotesi è ritenere possibile che la teoria economica sia fallace.
L’ipotesi speculare è credere che gli intermediari abbiano il potere di ridurre
l’incompletezza del mercato. Se tale ipotesi fosse vera, perché allora non perseguono
tale risultato? La considerazione più logica è che essi non vogliano, ovvero che abbiano
un interesse nel mantenere inalterate le condizioni della struttura di mercato. Gli
intermediari, infatti, sono i principali “artefici” del mercato finanziario; attraverso le
operazioni che svolgono nei confronti delle imprese e dei clienti sono coloro che, più di
chiunque altro, contribuiscono a dare una forma, una struttura al mercato finanziario.
Combinando quest’ultimo risultato con i conflitti di interesse derivanti
dall’intermediazione leggera segue che gli intermediari siano considerabili come
“insiders” del mercato finanziario. Hanno, in sostanza, la facoltà e l’interesse per
destabilizzare il mercato, per mandare in porto operazioni da cui traggono profitto ma
che, potenzialmente, potrebbero essere dannose per gli investitori, o per le stesse
imprese. Destabilizzazione che deve scontrarsi con la fragilità intrinseca del mercato
finanziario e con la razionalità limitata degli investitori; interazione che sempre con più
certezza potrebbe tendere verso le crisi finanziarie. Si delinea un mercato in cui il ruolo
degli intermediari diventa incerto e sfumato, di difficile individuazione; un ruolo che
comunque pone, senza risolvere, dubbi e questioni di cui, soprattutto nell’attuale
periodo di continui scandali finanziari, il legislatore dovrebbe tener conto nella sua
attività di cambiamento della struttura dei controlli sul mercato finanziario stesso.
7
CAPITOLO PRIMO
La teoria finanziaria.
8
§ 1.1 Il sistema finanziario. Evoluzione storica. Relazioni tra:
banche, intermediari non bancari e borse valori
“Il sistema finanziario è una struttura – sarebbe anche corretto utilizzare il termine più
evocativo di infrastruttura – fondamentale dell’economia reale poiché ne migliora
sostanzialmente il funzionamento, l’efficienza ed in definitiva la capacità di produrre
ricchezza. Nel sistema finanziario, infatti, si svolgono i processi di regolamento degli
scambi (sistema dei pagamenti), di trasferimento delle risorse finanziarie (mercati e
intermediari), d’accumulazione del risparmio, di finanziamento degli investimenti, di
trasformazione del rischio e di continuo aggiustamento delle strutture finanziarie dei
soggetti dell’economia in funzione delle rispettive preferenze ed obiettivi.”
2
“Inteso in questo modo, il sistema finanziario è l’insieme organizzato di mercati,
intermediari e strumenti finanziari. Rappresenta la struttura attraverso cui, in
un’economia moderna, si svolge l’attività finanziaria, cioè la produzione e l’offerta dei
servizi finanziari. Gli strumenti finanziari sono una particolare categoria di contratti
aventi per oggetto diritti e prestazioni di natura finanziaria. I mercati finanziari sono
mercati specializzati nella negoziazione di strumenti finanziari. Gli intermediari
finanziari sono una speciale classe di imprese che svolgono essenzialmente attività
finanziaria, un’attività cioè basata sulla produzione e sulla negoziazione di strumenti
finanziari e sull’offerta di servizi connessi con la circolazione degli strumenti stessi”
3
.
2
P. Mottura, G. Forestieri in “Il sistema finanziario”, edito da Egea 2002.
3
P. Mottura, G. Forestieri, op. cit. Egea, 2002.
9
Visto in questo modo, il sistema finanziario rappresenta l’interazione tra i diversi
elementi che lo compongono, ma allo stesso tempo è il risultato di un lungo processo
evolutivo.
-§1.1.1 Le fasi dell’evoluzione dell’attività bancaria.
Storicamente, infatti, l’economia nasce finalizzata verso l’autoconsumo, nelle
economie non sviluppate gli agenti economici producono ciò che è loro necessario al
fine della sussistenza. In un simile contesto, l’attività di produzione trova la propria
essenza nel consumo e quindi lo scambio rappresenta un complemento dell’attività
produttiva. L’esigenza di scambiare si avverte nel momento in cui la produzione svolta
non è in grado di soddisfare i bisogni
4
; ma, secondo tale logica, lo scambio avviene
secondo il modo del baratto, ovvero lo scambio di un bene contro un altro. Evento,
questo ultimo, che occorre solamente nel momento in cui sono contemporaneamente
soddisfatte le aspettative/esigenze dei due scambisti, ovvero nel momento in cui esiste
una coincidenza di bisogni. Solo nei casi teorici in cui esistono due soggetti che si
specializzano nella produzione di due beni la coincidenza di bisogni è un caso pacifico.
Se si ipotizza un caso in cui molti sono coloro che si specializzano nella produzione di
particolari beni, l’accettazione di tale coincidenza smette di essere una ipotesi così
benevolmente accettabile. “L’individuo che produce scarpe ed ha bisogno di tessuto, di
cibo e di altro ancora dovrebbe porsi alla ricerca di coloro che hanno bisogno delle sue
scarpe e che sono in grado di offrire i beni di cui necessita per intraprendere altrettanti
4
L’attività di produzione crea un surplus che può essere destinato alla vendita, perché non necessario
rispetto ai propri bisogni.
10
atti di scambio”
5
.Sotto tali vincoli ed in un’economia non sviluppata appare evidente
come l’attività di scambio sia d’entità non rilevante, visto che per verificarsi deve
soggiacere a numerose condizioni.
L’introduzione della moneta, in questo contesto, rappresenta una rivoluzione di
proporzioni imponenti, ovvero il passaggio da una economia di baratto, nella quale un
bene si scambia con un altro bene, ad una economia monetaria, nella quale “i beni
acquistano la moneta e la moneta acquista i beni, ma non si può avere l’acquisto diretto
di beni pagandoli con beni.
6
”
Gli operatori economici riconoscono comunemente il valore della moneta, la quale
svolge la funzione di “intermediario degli scambi”, funzione, quest’ ultima, che può
essere esercitata in quanto la moneta è un mezzo di pagamento facilmente divisibile,
trasportabile, non deteriorabile, riconoscibile e, soprattutto, di generale accettazione.
Con il suo uso, gli scambi risultano notevolmente facilitati e molto meno onerosi che
nel caso del baratto, perché un compratore non è costretto ad andare alla ricerca di un
particolare venditore che sia disposto ad accettare una certa quantità di un bene,
posseduto dal compratore, come pagamento per la consegna di una certa quantità di un
altro bene, posseduto dal venditore. La necessità di questa ricerca, e dei costi che le
sono connessi, è eliminata dalla possibilità, per ciascun contraente, di scambiare i beni
di cui dispone ottenendo moneta da utilizzare per comprare i beni di cui sente bisogno
7
.
La moneta in ogni modo ha una storia molto antica e lungo tale arco temporale si è
manifestata in modi diversi e assolvendo funzioni diverse. Convenzionalmente si fa
risalire la sua apparizione a qualche millennio prima della nascita di Cristo nell’antica
Sumeria come moneta metallica; in questo senso la funzione svolta era di intermediare
5
T.Cozzi S.Zamagni in “Economia Politica” pag 93, Il Mulino, 1995.
6
R.W.Clower, “Reconsideration of the microfoundations of monetary theory”, in “Western Economic
Journal”, dicembre 1967 in Cozzi Zamagni opera citata.
7
Per il momento la moneta è l’intermediario degli scambi e, quindi, unità di conto o numerario. Queste
ipotesi sono connesse alla nascita e allo sviluppo della banca.
11
gli scambi, come visto in precedenza. In sintesi i poteri pubblici poteri provvedevano,
attraverso il metallo nobile a disposizione, a coniare moneta, la quale veniva utilizzata
negli scambi. “I mezzi monetari utilizzati negli scambi venivano prodotti dalle zecche,
cioè dalle officine alle dipendenze dei sovrani (pubblici poteri) investite del compito di
racchiudere entro determinati conii l’oro e l’argento al fine di produrre le monete
metalliche”
8
. In questo senso la disponibilità di moneta era funzionale allo sviluppo dei
commerci: “produrre moneta richiedeva la presenza del metallo nobile necessario e ciò
vincolava la produzione monetaria alla capacità di disporre di merce-oro/argento. Ne
derivava naturalmente un effetto sullo sviluppo delle varie economie, condizionate
dalla qualità quantità della circolazione monetaria”
9
.
In sintesi la crescita dell’economia, essenzialmente commerciale, trovava un vincolo
insormontabile nella quantità di moneta metallica disponibile. Se, infatti, la quantità di
metallo è data, ovvero è una grandezza stock non modificabile per un certo tempo, la
stessa quantità di moneta disponibile è una grandezza non modificabile. Non si verifica
alcuna conseguenza fin tanto che la quantità di moneta riesce a far fronte alla totalità
degli scambi. Quando la consistenza degli scambi fosse tale che la moneta esistente non
riuscisse a far fronte alla massa delle transazioni, si verificherebbero due conseguenze:
in primis una svalutazione monetaria ed in seguito una “carestia” di moneta. Il primo
atto rappresenta un aumento della quantità di moneta a cui non corrisponde un aumento
di metallo nobile, il secondo l’inefficacia di tale misura del tutto temporanea.
Verificandosi la carestia di moneta si assiste al fenomeno della tesaurizzazione
10
, gli
agenti economici conservano la moneta “buona” coniata con il metallo nobile (ad
esempio l’oro) ed utilizzano per i propri scambi la moneta “cattiva” (ad esempio il
8
M. Baravelli, “Strategia e organizzazione della banca”, pagina 12, Egea, 2002.
9
M. Baravelli opera citata, Egea, 2002.
10
La nota legge di Gresham “la moneta cattiva scaccia la buona”.
12
rame): evento che rallenta sempre più la circolazione di beni e moneta e che pone il
problema della custodia.
Questa esigenza di custodia è la motivazione alla base della nascita della banca.
Nel Medioevo, infatti, irrompe nella sfera sociale preesistente, composta dai cavalieri,
dal clero e dai contadini, la figura del mercante/banchiere. Il ruolo del banchiere
interviene per la prima volta nella fase della carestia di moneta: una iniziale scarsità di
moneta comporta una scarsità di beni, o almeno della loro circolazione, la quale, a sua
volta, innesca un processo inflazionistico a cui segue una “carestia” di moneta
successiva al processo di tesaurizzazione. Il primo bisogno che il mercante/banchiere
soddisfa è quello della custodia, per cui il mercante accetta la moneta ai fini della
custodia ed in cambio emette delle ricevute. L’agente economico conferisce una
quantità di moneta al mercante/banchiere, il quale si impegna a corrispondere lo stock
di moneta depositata nel momento in cui il depositante lo richieda, secondo il regime
del deposito irregolare. Il depositante paga una commissione di deposito al banchiere
per vedersi consegnare altrettanta quantità di moneta (non la stessa) a richiesta.
Questo avvenimento rappresenta l’istituzione dei depositi a vista; il mercante colloca
un banco
11
, riceve delle quantità di moneta da depositare e contestualmente emette delle
note di banco (banconote). La note di banco rappresentano delle ricevute che il
banchiere emette e che testimoniano la presenza a nome del depositante di una certa
quantità di moneta; possedendo delle note di banco, negli scambi non diventa più
necessario scambiare un bene contro una quantità di moneta da andare a prelevare dal
banchiere, ma è possibile scambiare direttamente la ricevuta/banconota. Questo
avvenimento rappresenta, a sua volta, l’istituzione dei giroconti e degli assegni.
11
Il banco anticamente identificava l’esercizio del servizio di custodia e di verifica del valore della
moneta legale svolto da mercanti, cambiavalute e orefici.
13
In sintesi la prima funzione che il mercante/banchiere svolge è quella di custodire la
moneta istituendo i depositi; i quali, col tempo, vengono movimentati non attraverso
prelievi fisici di metallo, ma attraverso giroconti e assegni, e questo perché costa meno
effettuare transazioni attraverso le note di banco alle quali corrispondono costi e rischi
inferiori rispetto al trasporto del metallo.
È, infatti, molto più agevole immaginare che si possano trasferire delle somme
rilevanti attraverso delle ricevute, piuttosto che sulla base della effettiva circolazione di
quantità di oro/argento.
Il banchiere, quindi, è la figura che si occupa, almeno fino a questo momento, della
gestione del sistema dei pagamenti. Eppure, il ruolo del banchiere nel sistema
economico non è solo la gestione del sistema dei pagamenti, da tale gestione, infatti, si
esplica anche l’esercizio della attività di credito.
Quando il banchiere si accorge che sul mercato transitano le note di banco, si rende
conto di avere un potenziale di ricchezza che non sfrutta affatto: la massa di oro
depositato. Il banchiere, quindi, può decidere di “prestare” una quantità di oro pari
all’entità totale dei depositi meno una percentuale che detiene (a riserva) per far fronte
ad improvvise richieste di oro/moneta metallica. I depositi non venendo intaccati
continuamente dai depositanti possono essere sfruttati dal banchiere per effettuare
prestiti, inizialmente in oro, a fronte dei quali il banchiere percepisce un tasso di
interesse; l’unica accortezza che il banchiere deve seguire per non far crollare questo
processo, e che rappresenta “l’arte del banchiere”, è detenere una quantità di oro a
riserva sufficiente per le eventuali richieste di moneta.
In sintesi, la banca incrementa la circolazione di moneta perché gestisce/immette le
banconote e presta l’oro che rientra in un momento successivo, prestito che frutta un
tasso di interesse oltre le commissioni di gestione dei depositi.
14
I prestiti che si erogano all’inizio sono per cassa (prestiti in oro) e si presentano come
lo stadio iniziale del servizio dell’attività di erogazione del credito. Lo stadio finale è
l’erogazione di prestiti direttamente in banconote. Se gli operatori preferiscono
banconote all’oro, il banchiere potrebbe prestare oro, che viene di nuovo depositato
contestualmente, a fronte del quale stampare la quantità di moneta corrispondente. Il
banchiere potrebbe addirittura stampare una qualsiasi quantità di moneta, finché sul
mercato si ritiene che tale maggiore quantità di moneta sia il corrispettivo di un
maggiore capitale depositato presso la banca. L’attività di erogazione di prestiti
direttamente in moneta bancaria non comporta alcun problema, se non l’attenzione che
il banchiere deve prestare alla gestione delle scadenze: nel momento in cui una
scadenza non fosse onorata dalla banca, la fiducia del mercato verrebbe meno, cosa
che creerebbe delle spinte alla liquidità degli operatori. La possibilità che i depositi
vadano rimborsati a vista porta a ritenere che l’attività di credito, svolta dalle banche,
vada orientata al breve periodo
12
. Sebbene, teoricamente, la possibilità che la raccolta
bancaria vada a finanziarie impieghi di capitale a lunga scadenza è ammissibile, sotto
certe condizioni
13
.
Attraverso questa premessa, per lo più storica, è stato possibili identificare il primo
soggetto che contribuisce alla formazione del sistema finanziario, quale oggi è
conosciuto, ovvero la banca. Qualificata come impresa che esercita l’attività bancaria,
definita, a sua volta, “la raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito,
attività che ha carattere d’impresa”
14
. Le funzioni che l’attività bancaria svolge sono: la
gestione del sistema dei pagamenti e l’esercizio del credito a breve.
12
Infatti normalmente si usa come scadenza media i 18 mesi del credito commerciale.
13
Se infatti la raccolta fosse stabilizzata, ovvero esistesse la certezza di essere in grado di gestire
qualsiasi richiesta di moneta dai depositi tramite la stabilizzazione non della quantità ma della
consistenza complessiva dei depositi, allora il credito potrebbe orientarsi anche verso impieghi di durata
molto più lunga.
14
Secondo l’articolo 10 capoverso 1° del Testo Unico Bancario.