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Una prima fase è dedicata ad approfondire la conoscenza della
situazione attuale ed a verificare il livello di applicazione della legge
150/2000
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negli enti presi in considerazione. Pertanto sono state realizzate
interviste ai responsabili dei settori interessati e agli addetti dei servizi
informatici. Si è ritenuto utile inoltre confrontare questa realtà con quella di
un comune europeo. A tale scopo si è scelto una città legata
all’amministrazione di Gatteo da rapporti di scambio e di partnership.
La seconda fase consiste, invece, nell’elaborazione, partendo dalla
lettura interpretativa dei dati raccolti, di un possibile progetto di struttura di
comunicazione integrata tra unione ed enti coinvolti e nella proposta di un
piano di comunicazione e di una campagna informativa; l’obiettivo di tale
pianificazione sarà dunque rendere più comprensibili alla cittadinanza, ed in
particolar modo ai dipendenti, le ragioni, i valori e le finalità di questa
nuova istituzione.
Nell’iter di sviluppo del progetto si terrà conto di quanto previsto dalla
legge 150/2000 e delle successive direttive al riguardo. Sono state inoltre
applicate le teorie che considerano la comunicazione pubblica una
componente essenziale di ogni atto amministrativo e parte integrante
dell’attività di governo: “quell’insieme di processi che contribuiscono a
valorizzare la sfera pubblica, facendo interagire attori diversi per
competenze e responsabilità, attivando relazioni e scambi, e creando giochi
di ruolo. In particolare essa si occupa di attivare la relazione tra lo stato e i
cittadini attraverso la realizzazione di un processo di interazione e di
scambio, prevedendo la creazione di spazi che organizzino l’ascolto dei
cittadini e sollecitino la loro partecipazione alle scelte che orientano le
politiche pubbliche”(Faccioli 2000, pag. 43-44).
Una comunicazione, che cessa di essere considerata un fastidioso
adempimento burocratico e normativo per divenire attività fondamentale di
una Pubblica Amministrazione che intende realmente rinnovarsi e vincere le
sfide di questo nuovo millennio.
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Legge 7 giugno 2000 n. 150 “Disciplina attività di informazione e di comunicazione delle
pubbliche amministrazioni”
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CAPITOLO 1
La relazione Cittadino/Pubblica Amministrazione alla luce del mutato
contesto sociale.
L’idea di un universo sociale composto da reticoli di relazioni che
uniscono tra loro individui, gruppi, imprese, organizzazioni e stati, in un
intreccio di rimandi senza fine, è entrata a far parte, negli ultimi anni,
dell’immaginario collettivo. La società postmoderna si delinea come una
società altamente complessa, che non rispecchia più gli schemi moderni di
differenziazione per classi o per funzioni, ma che è rappresentabile come un
sistema comunicativo, formato da tanti sottosistemi parziali, le varie forme
di partecipazione sociale, che funzionano in base ad un codice di
inclusione/esclusione. Il concetto di società postmoderna e postindustriale si
associa quindi all’idea di un attore sociale immerso in un mondo di
interdipendenze crescenti e globali, nel quale i ruoli del centro e della
gerarchia risultano fortemente ridimensionati.
In questo contesto anche il rapporto tra Pubblica Amministrazione e
cittadino è da considerarsi come una relazione tra due sistemi viventi, che
difficilmente comunicano tra loro, portando ad una netta distinzione tra
sfera pubblica e sfera privata e ad una progressiva sfiducia nelle istituzioni
da parte dei cittadini.
Occorre dunque delineare brevemente i presupposti epistemologici di questo
mutamento e verificare la possibilità di applicare alla comunicazione
pubblica un nuovo paradigma che permetta di ridefinire il rapporto tra i
mondi vitali delle persone ed il sistema delle organizzazioni pubbliche.
1.1. Cittadinanza e nuove territorialità
La cittadinanza potrebbe essere definita come l’insieme delle condizioni
di vita che contribuiscono a rendere una persona membro effettivo e a pieno
titolo della sua comunità. Ma, laddove fino a poco tempo fa questa era
strettamente legata ad un territorio ben delimitato, ora invece si delinea
come titolo di appartenenza ad una comunità che mobilita e vincola gli
aderenti solo per aspetti specifici e limitati, quelli cioè relativi al sistema di
riferimento, mentre per il resto lascia liberi di agire le proprie appartenenze
umane in altre sfere sociali. Una cittadinanza quindi, che non è più la
relazione che si ha con il vertice della società, ma diventa una relazione di
rete, applicabile ad ogni livello dell’agire sociale.
Si fa riferimento qui al concetto di cittadinanza come relazione, quella che
Donati definisce “cittadinanza societaria”, vale a dire l’espressione di una
continua costruzione di una società civile. “Il complesso di diritti-doveri di
cittadinanza deve essere espressione di una nuova elaborazione “dal basso”
(da parte di cittadini consapevoli e tecnologicamente attrezzati) ai quali le
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istituzioni debbono andare incontro con spirito di servizio e in forme
dialogiche adeguate.” (Donati in Ducci 2007, pag. 11).
In quest’ottica si comprende come ogni individuo viva la propria
adesione ad una comunità come insieme di appartenenze ad ambiti diversi e
come esse siano riassumibili in un quadro unitario non necessariamente
conflittuale o competitivo. Tale multidimensionalità è facilmente estensibile
anche alle appartenenza territoriali, dove per territorio si deve intendere
“non solo il luogo geografico dove si vive e dove la vita sociale ed
economica viene amministrata e si sviluppa, ma diviene sempre più il luogo,
la regione, l’entità cui si sente di appartenere perché in esso ci si identifica
nei valori economici, etnici, culturali e sociali, in breve il luogo/territorio di
elezione identitaria.” (Gelosi 2004, pag. 16).
Viviamo, tuttavia, in un’ epoca in cui il legame ad un determinato
territorio non riassume e risolve più integralmente il profilo identitario delle
persone. Nello spazio di una giornata si può passare, assai agevolmente, da
sfere relazionali locali a sfere regionali o nazionali o globali e viceversa e “il
tipo di legame con i diversi livelli di organizzazione significativa del
territorio è diversamente avvertito in relazione al contesto relazionale o
comunque psicologico nel quale l’individuo si trova.” (Gubert 2004,
pag.15).
Alla creazione di questo nuovo ambiente sociale, caratterizzato dalla
multiappartenenza, contribuiscono le nuove tecnologie, in particolare
Internet e la multimedialità, in quanto modificano profondamente
l’interazione sociale tra gli individui. Attraverso le reti telematiche e la
familiarità con i vari mezzi di comunicazione, si avvera la profezia
mcluhaniana del “villaggio globale”: non nel senso che il mondo diventa un
unico paese, bensì nel senso più modesto e concreto che il “villaggio” di
riferimento di ognuno di noi può comprendere persone sparse su tutto il
pianeta.
Nonostante questo processo di de-territorializzazione e globalizzazione sia
sempre più evidente e penetrante, si assiste al permanere di legami forti con
una determinata e specifica area territoriale. “Quanto più si parla e si
descrive la società in termini di società mondo, cioè di quei processi di
globalizzazione che si producono per opera di flussi comunicativi e
connessioni metaterritoriali sempre più espanse, tanto più i territori, cioè i
luoghi antropologici, fisici e concreti che cataloghiamo come “locale”,
rivendicano la loro identità, unicità, specificità, differenza. Questo
paradosso (..) trova una spiegazione, e per certi versi una risoluzione, nella
constatazione che sia proprio la complessità che caratterizza la società
contemporanea a tenere insieme queste due dimensioni (apparentemente)
discordanti. In altre parole, è la logica stessa del globale a chiamare in causa
il locale, le dinamiche di ibridazione culturale –glocal – come pure la
dialettica fra omologazione e differenziazione che ai suoi diversi livelli la
società è chiamata a gestire.” (Gemini 2007, pag. 39-40).
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All’interno del contesto sociale delineato risulta evidente come l’agire
comunicativo delle Pubbliche Amministrazioni dovrà essere sempre più
rivolto alla creazione di un’ identità territoriale forte, in grado di creare quel
senso di appartenenza e di cittadinanza che possa consentire alla comunità
di aprirsi all’esterno senza paura di venire sopraffatta dalle spinte
innovatrici e globalizzatrici del mondo contemporaneo.
1.2. Indebolimento dello Stato-Nazione e crisi dell’appartenenza politico-
sociale
Lo stato moderno, al quale era assegnato un ruolo di regolatore e garante
dell’esercizio dei diritti di cittadinanza, entra progressivamente in crisi a
seguito dei mutamenti sociali sopra descritti ed in particolare a causa
dell’acutizzarsi del processo di globalizzazione, legato allo sviluppo dei
media di comunicazione. “La società passa da un livello di complessità che
rendeva possibile l’integrazione continua individuo-società (Parsons) a un
livello di complessità crescente con rischio di ipercomplessità.” (Ducci
2007, pag. 23). Lo stato-nazione, e con esso tutte le organizzazioni
tradizionali di rappresentanza, non è più riconosciuto come livello di
aggregazione e come punto di riferimento centrale. L’abbondanza dei mezzi
di comunicazione e la loro pervasività in ogni ambito della vita sociale
hanno contribuito a formare cittadini sempre più informati e consapevoli e
sempre più scettici nei confronti di istituzioni e partiti politici. “La gente
non si identifica più con i propri rappresentanti politici. La convergenza su
valori e mete comuni alla generalità dei consociati è sempre più astratta e
formale. Per dirla in breve: il processo storico di costruzione di una comune
identità civica, la cittadinanza moderna, si è interrotto.” (Donati 2000,
pag.5).
Accanto a questi fenomeni se ne registrano, tuttavia, altri di segno
opposto: alla mediazione tra istituzioni e ambiente sociale svolta in
precedenza dalle tradizionali forme di rappresentanza dei gruppi intermedi
si sono affiancate nuove forme di relazione, più dirette, che vedono nella
comunicazione uno strumento fondamentale di gestione. Ci si riferisce alla
“cittadinanza attiva”
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e nello specifico ai comitati, ai “girotondi”, ai gruppi
informali e alle varie forme di aggregazione spontanea attuabili anche
tramite i nuovi sistemi di comunicazione telematica. Coloro che si attivano
rifiutano di ricorrere ai canali istituzionali e nutrono un sentimento di
disaffezione e di sfiducia nei confronti delle istituzioni e della classe
politica; ricorrono pertanto a quelle che Toth in un suo scritto definisce
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Con questo termine si intende “la capacità autonoma dei cittadini di organizzarsi e
mobilitarsi autonomamente disponendo di informazioni e strumenti di valutazione che
sfuggono ai pubblici poteri” (Alessandrini, Alfonso, Corazzi,De Fabritiis 2006, pag.80)