Scopo di questo lavoro è quello di delineare le caratteristiche
fondamentali delle opere di Rohinton Mistry, ed in particolare del romanzo
Such a Long Journey, analizzandone le tematiche, lo stile, i personaggi, i
luoghi, le tradizioni culturali e tenendo sempre in considerazione le vicende
storico-politiche che fanno da contorno alla sua narrativa. Queste ultime
sono indispensabili per comprendere il punto di vista di uno scrittore
emigrato in Canada, ma ancora totalmente legato alla madrepatria: l’India.
Il merito maggiore di Mistry è quello di aver catturato totalmente nelle
proprie opere l’affollata e movimentata vita del continente indiano.
Per questo, la sua narrazione offre un importante e ricco contributo
alla letteratura anglo-indiana, a quella indiano-canadese e alla fiction della
Commonwealth.
Capitolo I
LA LETTERATURA INDIANO-CANADESE
§ 1.1 Colonizzazione britannica dell’India e Indipendenza.
Un recente studio di Suguna Siri (1988), riporta che tra il 1962 e il
1982, un sorprendente numero di scrittori sud-asiatici pubblica i propri
lavori in inglese. Egli attribuisce il termine sud-asiatici a quei canadesi che
fanno risalire le loro origini a India, Sri Lanka, Pakistan e Bangladesh. Si
distinguono due ondate di immigranti che dall’Asia meridionale
raggiungono le coste del Canada: la prima durante la dominazione
britannica; l’altra dopo l’indipendenza ottenuta dall’India.
Pertanto è opportuno fare cenno alle vicende storiche che hanno
portato alla colonizzazione dell’India da parte della Gran Bretagna e
successivamente alla sua indipendenza, e quindi ai motivi che hanno
causato una vera e propria diaspora da quel paese.
Fu nel XIX secolo che la supremazia economica e l’autorità politica
dell’Europa, ed in particolare della Gran Bretagna, divennero globali. Gli
anni che corrisposero al regno della Regina Vittoria (1837-1901)
rappresentarono per i britannici il periodo di maggiore espansione coloniale
nel mondo. Alcuni storici dell’economia si spingono fino a considerare il
colonialismo come il vero padre dell’industria; secondo costoro, il capitale
accumulato nelle colonie avrebbe creato le condizioni materiali per
l’industrializzazione dell’Inghilterra
2
. Nuova Zelanda, parte dell’Africa
Meridionale e Occidentale, sud-est Asiatico, Australia e Canada furono
occupati e annessi alla corona britannica.
La nuova concezione tory del ruolo dell’Inghilterra nel mondo,
esposta da Benjamin Disraeli
3
, poggiava su una sempre più accentuata
espansione territoriale, sulla riduzione del colonizzato a semplice curiosità
antropologica e sulla necessità di imporre il proprio modello culturale al di
là dei confini nazionali
4
.
2
Cfr. Hobsbawm Eric, Industry and Empire, London, Penguin, 1968.
3
Scrittore, uomo politico, divenne leader dei conservatori e Primo Ministro britannico (1868 e 1874-
1880).
4
Elio Di Piazza, L’avventura bianca. Testo e colonialismo nell’Inghilterra del secondo Ottocento, Bari,
Adriatica Editrice, 1999, p. 19.
Nel 1876 il governo, avallando la proposta di Disraeli, proclamò la
Regina Vittoria imperatrice dell’India
5
, un evento significativo che portò il
British Empire all’apice della sua potenza mondiale.
Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, l’India fu attraversata da
un crescente fermento sociale e politico; il nazionalismo indiano cominciò
a rappresentare una seria minaccia per i britannici. Nacquero diverse
associazioni anticolonialiste e nazionaliste, tra cui la più influente era il
Congresso Nazionale Indiano
6
, fondato nel 1885. Dopo la prima guerra
mondiale, la lotta politica si intensificò. Il Parlamento britannico approvò le
leggi Rowlatt, che sospesero i diritti civili e introdussero la legge marziale.
Fu in quest’epoca che Mohandas K. Gandhi, un riformatore sociale e
religioso di fede induista, conosciuto tra i suoi seguaci col nome di
Mahatma (in sanscrito “grande anima”), invitò il popolo indiano a
rispondere alla repressione britannica con la resistenza passiva satyagraha,
5
Elleke Boehmer, Colonial and Postcolonial Literature, Migrant Metaphors, Oxford University Press,
1995.
6
Fondato nel 1885 a Bombay da gruppi politici nazionalisti, fu espressione degli orientamenti più
avanzati della borghesia indù. Si costituì su un programma che rivendicava l’accesso della popolazione
indiana alle cariche amministrative, allora riservate a funzionari britannici.
ossia boicottando le merci, le corti di giustizia, le istituzioni scolastiche
della Gran Bretagna, e non cooperando alla vita politica della nazione. Egli
ben presto divenne il leader del nazionalismo indiano, e per tali motivi fu
più volte incarcerato.
Dopo numerose manifestazioni e tumulti in tutta l’India, nel 1931 il
Governo colonizzatore concordò una tregua con Gandhi. Nel frattempo la
lega musulmana, temendo un futuro dominio degli induisti, aveva avanzato
la richiesta di privilegi speciali all’interno dello status di dominion
(autogoverno che si pensava di concedere alle colonie
7
). Ne risultò una
grave controversia che sfociò in veri e propri scontri tra induisti e
musulmani. Ad aggravare i conflitti interni si aggiunsero gli effetti della
Grande Depressione, che mise in ginocchio l’economia indiana.
Nel 1935 il Parlamento britannico approvò il Government of India
Act, che istituiva organi legislativi autonomi nelle province dell’India
britannica e prevedeva la protezione della minoranza musulmana. La legge
7
Denominazione attribuita a tutte quelle comunità autonome di status uguali, senza alcun rapporto di
subordinazione in ogni aspetto dei loro affari interni e internazionali, sebbene unite dalla comune fedeltà
alla corona britannica.
istituiva inoltre un’assemblea legislativa nazionale bicamerale, e un organo
esecutivo dipendente dal governo britannico
8
. Seguendo l’orientamento di
Gandhi, il popolo indiano approvò queste misure; ciò nonostante molti
membri del Congresso Nazionale Indiano continuarono a richiedere la
completa indipendenza del Paese.
Tali richieste di autonomia si intensificarono durante la seconda
guerra mondiale, quando l’Inghilterra dichiarò guerra alla Germania, e
coinvolse nel conflitto l’India, tramite l’esclusiva volontà del viceré Victor
Hope, senza consultare la leadership indiana
9
.
Nel 1946 la situazione politica era al limite dell’anarchia. Nell’anno
successivo, in una situazione prossima alla guerra civile tra induisti e
musulmani, il primo ministro inglese annunciò il ritiro del suo Paese
dall’India. Il viceré Louis Mountbatten suggerì al governo britannico
l’immediata suddivisione dell’India come unico mezzo per evitare la
catastrofe. Fu così che il 15 agosto 1947, l’Unione Indiana e il Pakistan, in
base a quanto previsto dall’Indian Indipendent Act, furono istituiti come
8
“India”, Enciclopedia Microsoft Encarta 2000, 1993-1999, Microsoft Corporation.
9
Edward Said, Culture and Imperialism, London, Vintage, 1994.
stati indipendenti all’interno del Commonwealth
10
, con il diritto di recedere
da esso. Il governo indiano scelse di rimanerne membro.
I nuovi Stati furono creati sulla base di criteri religiosi assegnando
all’India territori abitati in prevalenza da induisti, e al Pakistan le aree a
maggioranza musulmana. Neanche questo avvenimento, però, portò
definitivamente la pace, in quanto il controllo della regione del Kashmir
11
divenne fonte di attrito tra i due nuovi Stati, un attrito che anche ai nostri
giorni produce scontri e conflitti destabilizzanti.
10
Commonwealth britannico: associazione di Stati sviluppatasi nell’ambito dell’impero britannico,
costituita dai Paesi che, raggiunta l’indipendenza, hanno conservato un reciproco rapporto economico e
culturale; essa comprende oggi 53 nazioni, tra le quali Gran Bretagna, Australia, Canada, India e
Pakistan.
11
Il Kashmir, popolato in grande maggioranza da musulmani, fu un territorio fortemente conteso da India
e Pakistan negli anni immediatamente successivi all’indipendenza (1947-48 e 1965). Dopo un breve
periodo di tregua, i conflitti ripresero nei primi anni ’90, ma la questione rimane tuttora irrisolta.
Capitolo III
SUCH A LONG JOURNEY: UN’ ANALISI TESTUALE
§ 3.1– Introduzione all’opera.
A cold coming we had of it
Just the worst time of the year
For a journey, and such a long journey [...]
T.S. ELIOT, Journey of the Magi.
La citazione riportata è una delle tre epigrafi che aprono il romanzo
Such a Long Journey, da cui Mistry trae il titolo dell’opera stessa.
In Journey of the Magi, T.S. Eliot mostra al lettore l’ambiguità della
natura e del mondo:
T.S. Eliot’s Journey of the Magi suggests that the images of nature and
conversion are representative of the ambiguity of the world. The images of
nature are at times beautiful-as in “the fertile valley” and “running streams”-but
are also ominous and dark in other portions of the poem. Images of conversion
are also both positive and negative, as they are intended to convey a sense of
hope and uncertainty; just as conversion had left an enigmatic feeling in Eliot’s
own life
12
.
I sentimenti contrastanti di speranza e incertezza, che si rintracciano
nelle parole di Eliot e che denunciano la situazione di precarietà e di grande
insicurezza dell’uomo moderno, si riscontrano spesso anche nei
protagonisti di Such a Long Journey.
Le due opere, nonostante siano estremamente differenti tra loro, per
lo stile e per i contenuti, sono legate da un filo conduttore che si allaccia al
tema del “viaggio”, inteso come percorso di vita.
È dunque importante precisare che la scelta della parola “journey”
assume, per Mistry, un significato simbolico in quanto si riferisce alla vita
e alle vicende che si muovono intorno alla figura centrale del romanzo,
Gustad Noble.
L’esistenza di Gustad è paragonata ad un lungo viaggio durante il
quale egli dovrà affrontare svariati ostacoli e difficoltà. Paradossalmente gli
12
Ronald Bush, T.S. Eliot: A Study in Character and Style, New York, Oxford UP, 1994.
insuccessi e l’infrangersi di sogni e aspettative lo renderanno ancora più
forte; la sua bontà d’animo e la sua fermezza costituiranno il maggiore
trionfo nella vita di Gustad.
L’azione si svolge a Bombay nel 1971, l’anno della guerra tra l’India
e il Pakistan. Gustad Noble, impiegato di banca vive con la famiglia nel
complesso residenziale del Khodadad Building; egli è la sola voce
ragionevole nella comunità, la sua pacata dignità e il suo forte senso morale
spiccano tra i tanti drammi di cui sono protagonisti i suoi litigiosi vicini.
Pian piano, però, il protagonista vede la sua modesta esistenza
sgretolarsi. La figlia minore, Roshan, si ammala e non guarisce, a dispetto
delle cure; il figlio maggiore Sohrab, brillante studente, si ribella alle
ambizioni che il padre ha per lui e se ne va di casa; il figlio minore Darius
si innamora della primogenita del peggiore vicino, Mr. Rabadi. Tutto
sembra sfuggire al suo controllo.
Un giorno Gustad riceve una lettera da un vecchio amico, il
Maggiore Bilimoria, considerato quasi un secondo padre dai suoi figli,
scomparso senza lasciare traccia e che ora lavora per un settore della CIA,
operante presso il governo di Indira Gandhi. Bilimoria gli chiede di aiutarlo
in quella che da principio sembra una missione eroica. Per lealtà verso
l’amico, Gustad accetta, nonostante l’iniziale titubanza e la costante
preoccupazione; ben presto però si ritrova complice in una impresa poco
chiara che finisce per sprofondarlo in una pericolosa rete di sotterfugi.
La fine del romanzo coincide con un serie di eventi funesti: la morte,
a causa di un male incurabile, dell’amico e collega di lavoro Dinshawy, la
scoperta del “complotto” nei confronti del Maggiore Bilimoria e la sua
improvvisa e poco chiara morte in seguito alle torture inflittegli dalle
“infrastrutture governative”
13
.
L’unico avvenimento che fa riaccendere la speranza nel cuore di
Gustad è il ritorno a casa di Sohrab. In questo clima di generale
disperazione si apre uno spiraglio di luce, un desiderio di attesa che vuole
essere di buon auspicio non soltanto per la famiglia Noble, ma per l’intera
umanità.
13
Rohinton Mistry, Such a Long Journey, London, Faber and Faber, 1991.
Gustad Noble si può definire un eroe tragico che passa da uno stato
di precaria felicità alla miseria più devastante. Come osserva acutamente
Jaydipsinh Dodiya:
He cherishes the values of friendship, condems the scourge of war, and
denounces unscrupulous, corrupt and hypocritical political leaders who have
eaten in the vitals of the nation. Furthermore, Mistry’s strong opposition to
social and class distinctions and his anguish over the environmental pollution
have widened the spectrum of the contemporary
gamut of reality the novel conveys
14
.
Al di là delle vicende personali di Gustad, sono le mille realtà e le
mille figure dell’universo indiano le vere protagoniste di questa complessa
e affascinante storia.
Da una prima analisi del romanzo appare evidente l’esigenza di
Mistry di centralizzare la “comunità” nella sua narrativa; questa prerogativa
14
Jaydipsinh Dodiya, op. cit., p. 73.
deriva da un senso di protezione nei confronti della propria cultura. La
scrittura rappresenta il modo migliore per preservarne l’integrità.
La scena che verrà citata descrive uno dei momenti di aggregazione
della collettività del Khodadad Building; l’accettazione all’interno del
gruppo è una condizione necessaria a tutti gli inquilini:
Gustad’s and Dilnavaz’s proudest moment in Khodadad Building came
when Sohrab put on a home-made production of King Lear, pressing Darius into
service, plus a host of school and Building friends. The performance was held at
the far end the compound, and the audience brought their own chairs
15
.
Il concetto di “comunità” è uno dei Leitmotiv della narrativa
mistryana. Lo stesso tema è ripetuto, ad esempio, in Tales From Firozsha
Baag, dove Mistry scrive: “With the skill of a miniature painter, the
residents of the “Baag” flat, and the local colour is totally authentic”
16
. Il
complesso residenziale del Firozsha Baag è il microcosmo nel quale si
15
Rohinton Mistry, Such a Long Journey, cit., p. 79.
16
Jaydipsinh Dodiya, op. cit., p. 55.
svolge l’azione dei personaggi; esso è legato al ricordo della realtà indiana
personalmente vissuta nel periodo della propria adolescenza.
Molti personaggi di Such a Long Journey si identificano in una
collettività che ha come comune denominatore la cultura parsi; spesso però,
essi presentano caratteristiche individuali proprie che li contraddistingue
rendendoli unici. L’universo umano di Mistry è, difatti, ricco di figure
poliedriche che spaziano da quella buffa a quella triste, da quella buona a
quella malvagia.
Tra i personaggi principali vanno dunque ricordati: il collega di lavoro di
Gustad, Dinshawy, figura singolare con il suo umorismo e la sua maschera
comica; l’amico dell’infanzia Malcolm Saldhana, che ha iniziato Gustad
alla musica occidentale e ai miracoli della chiesa cattolica di Mount Mary;
il Dottor Paymaster, medico di famiglia, incapace di trovare una cura giusta
per la piccola Roshan e Peerbhoy Paanwala, il dispensatore di Paan
17
e di
aneddoti ai visitatori del bordello di prostitute.
17
Foglia di betel ripiena di tabacco e noce di betel che i musulmani e gli indù sono soliti masticare.