3
Capitolo 1- CARATTERICHE DELL'AREA DI STUDIO
1.1 Storia di un piccolo lago brianteo
A pochi passi dal capoluogo lombardo, inserito nel cosiddetto "triangolo lariano", il lago di
Alserio si colloca in una conca naturale, formatasi in seguito a depositi morenici del
ghiacciaio Abduano. Collocato a sud della città di Erba, il lago di Alserio, con i laghi di
Pusiano, Montorfano, Annone e Segrino, costituiscono i piccoli laghi briantei interposti tra ai
due rami del Lario (Fig 1.1). Questi bacini si sono formati al termine dell'ultima glaciazione
dell'era quaternaria, in seguito al ritiro dei ghiacci che ricoprivano la zona, lasciando in
questo modo allo scoperto gli avvallamenti provocati dal loro passaggio e il relativo trasporto
di detriti morenici. Proprio tra questi cumuli morenici si generarono raccolte d'acqua minori
che, lentamente, trovarono il loro deflusso nel fiume Po. Fin dalla più remota antichità, queste
zone furono abitate da popolazioni preistoriche, che trovarono nel clima favorevole e nella
ricchezza faunistica del territorio due fondamentali alleati per la loro colonizzazione.
Tra i numerosi artisti che ebbero il piacere di ispirarsi alla dolcezza di questi paesaggi, se ne
ricordano due su tutti: il letterato nativo di Bosisio Giuseppe Parini e il celebre pittore
Segantini, che in occasione della sua visita al lago di Pusiano dipinse il trasbordo di un
piccolo gregge di pecore.
Figura 1.1 – Localizzazione geografica del Lago di Alserio
Lago di Como
Lago di Montorfano
Lago di Alserio
Lago di Segrino
Lago di Pusiano
Lago di Annone
Lago di Garlate
Como
Lecco
5
Murnè e una serie di risorgive non sempre di portata limitata che costituiscono una complicate
rete idrografica del piano d’Erba.
1.3 Caratteristiche idrologiche, geomorfologiche e climatiche
La complessa rete idrografica del Piano d'Erba è costituita oltre che dalle già citate rogge,
anche da una fitta maglia di risorgive e fontanili, che garantiscono un apporto idrico
importante. La batimetria del lago è caratterizzata da ellissi piuttosto regolari, con l'isobata
degli 8m spostata verso sud-ovest di fronte alla collina di Monguzzo (Fig. 1.3) (Tab. 1.1).
Figura 1.3 – Batimetria del Lago di Alserio
Il riciclo idrico del lago è garantito dalla presenza di un emissario di modeste dimensioni, che
confluisce, appena a valle del lago di Pusiano, nel fiume Lambro e quindi nel Po’.
Dal punto di vista geologico l'area è di notevole interesse. I laghi briantei sono circondati da
depositi morenici, trasportati a valle durante il Quaternario. Le formazioni del substrato
roccioso sono esclusivamente di natura sedimentaria: si tratta di calcari, calcari marnosi,
dolomie e marne che costituiscono buona parte dei rilievi circostanti. Questa abbondanza di
rocce carbonatiche giustifica la presenza di fenomeni carsici superficiali (doline e campi
solcati) e profondi (grotte e cavità sotterranee). Di particolare interesse è Il Buco del Piombo
(Fig. 1.4) , in Val Bova sul monte Bellettone che sovrasta il Piano d'Erba; l'ingresso della
grotta è delimitato da quattro mura che nel passato si elevavano per circa 12m in difesa
dell'unico accesso alla grotta, che ospitò diverse strutture abitative. La grotta è molto ricca di
stalattiti, stalagmiti e laghetti; le rocce appartengono a due periodi diversi: al Giurassico i
calcari degli strati inferiori, ricchi di ammoniti, e al Cretaceo gli strati superiori. Il Buco del
Piombo è scavato quasi totalmente nel calcare detto Maiolico, formazione sedimentaria di
origine marina depositatasi sul fondo di un antico oceano durante il l'Era finale del
Mesozoico. L'origine è legata a fenomeni di tipo carsico, determinati dall'azione "corrosiva"
6
delle acque piovane- rese aggressive dalla presenza di anidride carbonica disciolta- sulle rocce
calcaree facilmente fratturabili ed erodibili che costituiscono l'ossatura geologica del
Triangolo Lariano.
Figura 1.4 - L'entrata del Buco del Piombo
Il clima secondo la classificazione proposta da Koppel, può definirsi sub- continentale, con
escursione termica annua tra 18°C e 20°C e una temperatura media di 20°C da un minimo di
un mese fino ad un massimo di tre. La piovosità ha una distribuzione stagionale: si verificano
due picchi di massimi, uno autunnale e l'altro tardo primaverile- estivo, mentre la "stagione
secca" corrisponde al periodo dicembre- febbraio. Se invece si prescinde dalla quantità
assoluta di precipitazioni, il regime pluviometrico è distribuito in modo abbastanza costante
nell'arco dei dodici mesi, quindi si può in altro modo definire anche clima sub- litorale alpino,
con valori di precipitazioni annui compresi tra 1440mm e 1600mm di pioggia caduta.
Tabella 1.1- Caratteristiche principali del lago di Alserio (Rogora et al.,
2002)
Latitudine N 45° 47’
Longitudine E Greenwich 9° 13’
Quota media del lago 260 m.s.l.m.
7
Area lago 1,23 km
2
Area del bacino imbrifero 18,2 km
2
Rapporto area bacino / area lago 14,9
Perimetro 5,02 km
Profondità massima 8,1
Profondità media 5,3
Volume totale 6,55 m
3
10
6
Portata emissario 0,54 m
3
s
-1
Tempo teorico di ricambio 0,33 anni
1.4 L'ambiente lago: flora, fauna e biodiversità
1.3.1 La biodiversità
Il bacino imbriferi del lago di Alserio è un'area di particolare interesse naturalistico. Inserito
nel ben più ampio Parco Ragionale della Valle del Lambro (istituito dalla Regione Lombardia
nel 1983), il lago è stato riconosciuto come Sito di Interesse Comunitario (SIC) e la riva
orientale è diventata Riserva Naturale Orientata. Questo titolo è giustificato dalla grande
varietà di specie vegetali, disposte spazialmente secondo il processo evolutivo delle zone
umide: le idrofite, la vegetazione ripariale elofitica, gli arbusteti e il bosco igrofilo (Fig. 1.4).
Figura 1.5 - Successione vegetazionale perilacustre
1.3.2 La flora
Le idrofite sono piante acquatiche che spendono l'intero ciclo vitale in acqua e si suddividono
in: macrofite radicate sul fondo come Myriophyllum (millefoglie d'acqua), Potamogeton
lucens (potamogeto), ceratofillo oppure flottanti come Trapa natans (castagna d'acqua) e
Nynphea alba (ninfea bianca). La vegetazione elofitica è rappresentata dal canneto, il cui ciclo
vitale prescinde per un breve periodo dall'acqua. Tra la fascia elofitica e il limite inferiore del
bosco igrofilo troviamo il cariceto, che predilige i terreni periodicamente inondati dalle acque
8
del lago, e alcuni esemplari arborei come Sambucus nigro (sambuco), Salix (salice), Anlus
glutinosa (ontano nero), e Fraxinus axcelsior (frassino maggiore), nonché specie arbustive
quali Iris pseudacorus (iris acquatico) e Orchis incarnata (orchidea). Il bosco igrofilo è la
fascia più esterna della vegetazione perilacustre ed è anche quella di maggiore rilevanza
ambientale. Di particolare bellezza è il bosco che ricopre il pendio collinare lungo la riva sud
del lago, denominato bosco della Buerga, le specie vegetali che lo caratterizzano sono ontani,
frassini, Castanea sativa (castagni), Ulmus minor (olmi campestri) e Carpinus betulus (carpini
bianchi), liberamente cresciuti senza ostacoli di natura antropica.
1.3.3 La fauna
La fauna è ben diversificata grazie all'eterogeneità degli habitat presenti. Il lago è popolato da
molte specie di ittiche, tra cui Cyprinus carpio (carpa), Tinca tinca (tinca), Esox lucius
(luccio), Perca fluviatilis (persico), Micropterus salmoides (persico trota), Scardinius
erithrophtalmus (scardola), Leuciscus cephalus (cavedano), Anguilla anguilla (anguilla),
Stizostedion lucioperca (luccioperca) e Ictalurus melas (pesce gatto). Le zone umide sono
abitate da rospi, rane raganelle, salamandre, tritoni e rettili quali Natrix natrix (natrice dal
collare), la tartaruga di palude, Coluber vioridiflavus (biacco) ed Elapha longissima (colubro
di Esculapio). Scarsa la presenza di mammiferi selvatici, minacciati dal sempre più
oppressivo impatto antropico; tuttavia si possono ancora vedere esemplari di volpe,
moscardino, talpa, avicola, topo selvatico, ghiro e scoiattolo. E' sicuramente più rilevante la
presenza dell'avifauna, con ben 54 specie nidificanti nell'area di studio; tra questi ricordiamo
Anas phathyrinchus (germano reale), Podiceps cristatus (svasso maggiore), Alcedo atthis
(martin pescatore), Milvus migrans (nibbio bruno), Ardea cinerea (airone cenerino), Fulica
atra (folaga) e Acrocephalus scirpaceus (cannaiola).
1.5 L'impatto antropico
Il Lago di Alserio presenta condizioni di elevata trofia, segnalate per la prima volta negli anni
’50 (Bonomi et al., 1967) e confermate successivamente in indagini condotte nel 1972-73
dall’Istituto di Ricerca sulle Acque (Gerletti & Marchetti, 1977).
Risultati analoghi si sono avuti anche nei campionamenti effettuati nel 1977 a cura
dell’Istituto Italiano di Idrobiologia (de Bernardi et al., 1985) e nella ricerca svolta dal Centro
Comune di Ricerca di Ispra negli anni 1987-88 (Chiaudani & Premazzi, 1992). Altri dati
chimici, non pubblicati, sono stati raccolti nel 1982 e 1984 dall’Istituto Italiano di
Idrobiologia; infine la provincia di Como effettua, dal 1995, due campionamenti annuali
(primavera e autunno).
Il lago di Alserio è classificato come lago temperato (dimittico), olomittico con stratificazione
estiva, isotermia e circolazione completa autunnale, stratificazione inversa con formazione di
ghiaccio superficiale in inverno e isotermia con completa circolazione in primavera.
Il bacino imbrifero ospita circa 13.000 persone, con una densità abitativa di 775abitanti/Km2.
Di queste solo 8800 sono servite da fognatura e ancora meno sono allacciati ai collettori
consortili; l'ovvia conseguenza è l'eutrofizzazione del lago, cioè “un arricchimento delle acque
in sali nutritivi che provoca cambiamenti tipici quali l’incremento della produzione delle
alghe e di piante acquatiche, l’impoverimento delle risorse ittiche, la generale degradazione
della qualità dell’acqua ed altri effetti che ne riducono o precludono l’uso” (O.E.C.D., 1982).
Tutti i sistemi idrici sono soggetti a un naturale processo di graduale eutrofizzazione, ma che
prevede una estinzione fisiologica in tempi dell'ordine di migliaia di anni.I tempi si riducono
drasticamente se parliamo di "eutrofizzazione antropogenica", cioè dell'aumento della
sostanza organica derivante dagli scarichi domestici, industriali e dal dilavamento dei suoli
9
agricoli, che sono trattati con fertilizzanti chimici. Tutto ciò ha come conseguenza un enorme
apporto di nutrienti, che giungono a lago sia direttamente e sia indirettamente attraverso i
tributari, che ha prodotto nel tempo significative alterazioni delle caratteristiche chimico-
fisiche delle acque e dei sedimenti, che a loro volta hanno introdotto modificazioni sia
qualitative che quantitative delle componenti biologiche presenti (fitoplancton, zooplancton,
benthos e ittiofauna).
La conseguenza diretta dell'apporto di nutrienti (P,N) è l'aumento di biomassa vegetale (alghe
e macrofite), che causa la riduzione della trasparenza delle acque. In questo modo si riduce lo
spessore della zona fotica e si "alza" la superficie di compensazione produzione/respirazione.
I resti delle macrofite a loro volta incrementano la concentrazione dei nutrienti. Si modifica
cosi' un anello della catena trofica e le conseguenze si ripercuotono anche sugli altri anelli:
aumenta la biomassa dei consumatori primari (zooplancton) e quindi si ha l'incremento della
pescosità, ma prevalgono i cprinidi a scapito dei slmonidi.
La porzione di fitoplancton non utilizzata dallo zooplancton, giunta alla fine del ciclo vitale, si
deposita sul fondo a va ad alimentare la catena del detrito, composta da batteri e funghi
decompositori. Questi organismi, mediante l’utilizzo dell’ossigeno disciolto, mineralizzano la
sostanza organica proveniente dagli strati superficiali. Il consumo di ossigeno nelle acque
ipolimniche è direttamente proporzionale alla quantità di biomassa presente; la velocità di
consumo di ossigeno supera cosi' quella di ripristino, si creano situazioni di ipossia e nei casi
più gravi anche di anossia. Queste situazioni sono frequenti nel periodo estivo, in cui lo
sviluppo dei vegetali è più intenso per temperature e luminosità, e le acque sono stratificate,
cioè non vi è rimescolamento delle acque superficiali con quelle profonde. Nelle condizioni di
anossia gli organismi anaerobi subentrano a quelli aerobi, i quali sono in grado di continuare
la demolizione della sostanza organica anche in assenza di ossigeno. Mentre in condizioni
aerobiche abbiamo la formazione di nitrati, solfati e fosfati, la degradazione anaerobica porta
a composti come ammoniaca, idrogeno solforato, metano e altri composti organici derivanti
dalle fermentazioni quali alcoli, acidi organici e ammine. Le condizioni di anossia provocano
inoltre il rilascio di fosforo dai sedimenti, sequestrato sottoforma di fosfato ferrico insolubile.
Una importante conseguenza negativa dell’eutrofizzazione è l’insorgenza di specie
fitoplanctoniche tossiche: i cianobatteri.
Figura 1.6 – Zonazione ecologica lacustre