8
Introduzione
La sfida della traduzione delle varietà non standard della lingua appare evidente
quando ci si accosta alla lettura di opere narrative come quelle che ho analizzato in
questo elaborato. Leggendo The Commitments e The Snapper sono rimasto molto
sorpreso dal modo originale in cui l‘autore è riuscito a reinventare il codice linguistico,
per rendere sulla pagina l‘informalità scanzonata in cui si esprimono i suoi personaggi
nei testi in lingua originale. Nonostante la sua scrittura sembrava disorientarmi
all‘inizio, in seguito si è rivelata molto coinvolgente. Dopo la lettura di poche pagine
infatti, è stato facile interpretare sia l‘eye dialect che le varie deviazioni sintattiche dalla
norma linguistica standard e così venire catapultato nell‘azione, fra gli allegri ragazzi
della band The Commitments o fra i membri della famiglia Rabbitte in The Snapper.
Non così semplice, invece, si rivela l‘interpretazione delle espressioni gergali o dei
termini provenienti dal dialetto Hiberno-English. La stessa traduttrice italiana di The
Commitments, Giuliana Zeuli, che vive da molti anni a Dublino, ha dovuto girare per i
locali di Kilbarrak frequentati dalla gente che usava quel linguaggio per capire cosa
intendevano con quelle parole. Allo stesso modo, quando il film tratto dal romanzo uscì
nelle sale americane, agli spettatori venne dato un piccolo glossario con la traduzione
dei termini più insoliti.
Attraverso i personaggi dei suoi romanzi, Doyle cerca di dipingere la realtà della
working-class dublinese nel quartiere di Kilbarrak e ha scelto di farlo con il loro stesso
linguaggio, da lui trascritto per la prima volta sulla pagina. Il suo è un vero caso
letterario, che rientra nel filone del Northside Realism
3
, composto da quegli scrittori che
hanno cercato forme nuove per esprimere il grande cambiamento socioculturale che
l‘Irlanda stava attraversando negli ultimi decenni del Novecento. Proprio Doyle diventa
così il rappresentante della Nuova Dublino, di cui racconta l‘esperienza della classe
sociale più svantaggiata, illusa dal progresso e poco dopo delusa dalla recessione.
Per questo stesso motivo all‘autore viene riconosciuto il merito di aver restituito ai
dublinesi la fiducia in se stessi, nel modo in cui si esprimono e nel modo in cui vedono
3
L. Harte, M. Parker (ed.), Contemporary Irish fiction: themes, tropes, theories, New York, St. Martin‘s
Press, 2000, p. 23.
9
se stessi
4
. Sono loro infatti, i destinatari principali dei suoi primi tre romanzi - che
costituiscono la trilogia di Barrytown - di cui le opere studiate in questo elaborato sono i
primi due volumi. Ed è così che questi romanzi sono stati scelti come tema dell‘edizione
dello scorso anno del festival One City One Book, celebrato annualmente nella città di
Dublino con lo scopo di promuovere la lettura di libri collegati con la città di Dublino
5
.
Iniziative come questa hanno reso possibile la circolazione, anche internazionale, di
questi romanzi, che ho trovato sugli scaffali della letteratura straniera in lingua originale
di una libreria, mentre cercavo esempi d‘uso del linguaggio non standard in opere di
narrativa. La bellezza di questi libri risiede, a mio avviso, nella loro singolarità. I
dialoghi scorrono sulle pagine quasi come un copione cinematografico piuttosto che un
romanzo vero e proprio, fatti di battute spezzettate e ricche di sottintesi, mentre l‘autore
invita implicitamente il lettore a ricostruire i vuoti lasciati dal testo.
La capacità di Doyle di giocare con la lingua, che si diverte ad alternare inglese
standard per la voce autoriale a una varietà ibrida per i dialoghi dei personaggi – fatta di
continue deviazioni dalla norma in sintassi, lessico e morfologia – insieme all‘uso
abbondante del turpiloquio, ha portato larga parte della critica a escludere questi
romanzi dal canone letterario, etichettandoli come mera narrativa di intrattenimento e di
consumo. All‘opposto, altri scrittori hanno visto in Doyle un esploratore di nuove
possibilità di scrittura, capace di rompere i limiti e dare voce alla gente comune, come
sostiene la scrittrice irlandese Marion Keys
6
.
Ezra Pound definì la letteratura come ―qualcosa di nuovo che resta nuovo‖
7
, e anche
se la trilogia di Barrytown ormai ha venticinque anni, ritrae ancora una realtà che non
sembra essere cambiata, specialmente nel linguaggio, che rimane fresco, vivido e
attuale, come sostiene lo scrittore Dermot Bolger
8
.
Il linguaggio è la cifra stilistica indiscussa di questi romanzi, il che mi ha spinto a
cercare le traduzioni italiane. L‘analisi delle opere originali a confronto con le loro
4
Cfr. Liz Kearnev, What makes Roddy Doyle‟s Barrytown trilogy so enduring?. Articolo pubblicato sulla
testata online Independent. Disponibile all‘indirizzo:
http://www.independent.ie/entertainment/festivals/what-makes-roddy-doyles-barrytown-trilogy-so-
enduring-31094990.html. Ultimo accesso 14/04/2016
5
Ulteriori informazioni sull‘iniziativa disponibili all‘indirizzo: http://www.dublinonecityonebook.ie/.
Ultimo accesso 14/04/2016
6
Cfr. Liz Kearnev, op. cit.
7
E. Pound, ABC of Reading, Reading, Cox & Wyman Ltd., 1991, p. 29. (Traduzione mia)
8
Cfr. Liz Kearnev, op. cit.
10
traduzioni ufficiali è dunque lo scopo di questo elaborato. Nello studio che ho condotto
ho potuto osservare dettagliatamente la lingua usata da Roddy Doyle, con tutti i suoi
scarti alla norma, e in seguito ho cercato di spiegare il modo in cui è stata resa in
traduzione italiana, analizzando le ragioni delle scelte traduttive.
Nel primo capitolo si illustreranno gli avvenimenti storici più importanti che hanno
contribuito in modo determinante alla definizione della nazione irlandese come la
conosciamo oggi. Insieme alla storia nazionale si introdurrà la situazione
sociolinguistica irlandese nel corso del tempo, che ha portato all‘affermazione
dell‘inglese irlandese come lingua nazionale a fianco all‘inglese. Si spiegherà poi la
natura di questa varietà di lingua e della compagine delle altre varietà, anche dialettali,
che da essa si diramano.
Il secondo capitolo proporrà uno sguardo sull‘autore, sulle sue opere e sulle loro
traduzioni italiane. Si presterà anche maggiore attenzione ai romanzi analizzati. Si
cercherà di dimostrare come la lingua di Roddy Doyle contenga molti elementi che
rimandano strettamente al contesto culturale in cui sono nate le sue opere, attraverso
l‘uso del dialetto Hiberno-English, tipico della working-class dublinese da cui
provengono i personaggi dei romanzi. Ci si soffermerà così sulle caratteristiche
linguistiche delle due opere in questione, analizzate dal punto di vista delle deviazioni
ortografiche, sintattiche e lessicali condotte dall‘autore.
Il terzo capitolo offrirà un‘ampia panoramica sulle teorie contemporanee della
traduzione più importanti, che hanno influenzato la traduzione letteraria italiana oggi.
Insieme a queste si vedranno anche le strategie per la traduzione delle varietà non
standard della lingua, tra cui l‘oralità e l‘informalità che entrano sempre più spesso nei
dialoghi delle opere di narrativa. Allo stesso modo si vedranno le risorse per la
traduzione del dialetto, del socioletto e dell‘idioletto nella lingua di arrivo.
Nel quarto e ultimo capitolo si procederà all‘analisi vera e propria delle traduzioni,
mettendole a confronto con i testi originali per individuare i punti più problematici. Si
condurrà un‘analisi sociolinguistica partendo dai quattro assi si variazione della lingua:
diatopico, diastratico, diafasico e diamesico per osservare se e in che modo la
traduzione mantiene l‘equivalenza ai testi di partenza. Si analizzeranno così gli
equivalenti lessicali di espressioni colloquiali tipiche dello slang dublinese, al fine di
preservare l‘effetto dialogato. Si studieranno gli equivalenti lessicali, grammaticali e
11
testuali italiani, applicando i principi basilari della traduzione. Si vedrà così come la
lingua italiana può giocare con il linguaggio per creare nuove parole ed espressioni,
muovendosi fra i vari registri linguistici (formale, informale, colloquiale, gergale e
volgare). Inoltre, si analizzerà il modo in cui sono stati resi gli elementi culturo-specifici
tipici del luogo in cui sono ambientati i romanzi. Questi sono, per esempio, nomi
individuali di luoghi, strade, personaggi famosi, cibi e bevande, che, sebbene vengano
usati comunemente dai parlanti, non rientrano nel lessico e sintassi della lingua
standard. Tali espressioni, come nel caso delle varietà non standard di una lingua,
possono provocare non pochi problemi a chi si occupa della loro traduzione da una
lingua all‘altra.
Conclude il presente elaborato la mia trascrizione dell‘intervento di Giuliana Zeuli
alla National Library of Ireland, nella città di Dublino, in occasione del festival One
City One Book. In esso, la traduttrice racconta la sua ―scoperta‖ del romanzo The
Commitments, il fascino che quest‘opera esercitò su di lei e la sua decisione di accettare
la sfida della traduzione del linguaggio non standard. In seguito, Zeuli spiega le fasi del
lavoro e le strategie a disposizione del traduttore per trovare ―la voce giusta del testo‖
9
in italiano.
9
Cfr. Appendice, Giuliana Zeuli spiega la sua traduzione di The Commitments, p. 138. (Traduzione mia)
12
1. L’IRLANDA E LE SUE CARATTERISTICHE
1.1 Aspetti di storia e cultura d’Irlanda
1.1.1 L’Irlanda oggi
L‘Irlanda è un‘isola situata all‘estrema periferia nord-occidentale dell‘Europa,
confinante quasi esclusivamente con l‘Inghilterra, di cui ha subito a lungo una
opprimente dominazione. La liberazione dalla colonizzazione inglese con la
proclamazione della Repubblica nel 1949, e poi l‘adesione alla Comunità Europea nel
1973, hanno portato però a una serie cambiamenti di vasta eco in diversi settori
dell‘economia del paese. Inoltre, grazie alla modernizzazione e allo sviluppo economico
senza precedenti, avvenuto nel secondo Novecento, è riuscita ad affacciarsi sul
panorama internazionale.
La tigre celtica, come è stata definita, è stata capace di scrollarsi il retaggio di
un‘economia fondamentalmente agricola e a infondere una nuova fiducia nella
popolazione. Ha visto rifiorire così la cultura e l‘espressione artistica, che aveva preso
l‘avvio dal cosiddetto ―Rinascimento celtico‖
10
dell‘inizio del secolo scorso, una
corrente letteraria che si proponeva di celebrare l‘identità irlandese. L‘Irlanda gode
anche di un grande riconoscimento internazionale, attraverso l‘attività di scrittori
contemporanei come lo stesso Roddy Doyle (Booker prize nel 1994) e Seamus Heaney
(Nobel nel 1995). Si pensi poi al grande successo che riscuotono personalità irlandesi
nei media, dal cinema alla musica. Il successo economico, l‘internazionalismo e la
pacificazione hanno portato anche alla riscoperta delle proprie radici linguistiche e
culturali, quelle stesse radici che la dominazione inglese si era impegna tenacemente a
cancellare.
Se oggi l‘Irlanda ha conservato il gaelico irlandese come prima lingua nazionale,
l‘inglese ha avuto comunque un ruolo fondamentale nella definizione dello status
sociolinguistico della nazione e rimane ufficialmente come seconda lingua nazionale.
10
J. Small, ―Irlanda: prospettive per il terzo millennio‖, in C. de Petris, M. Stella (a cura di), Continente
Irlanda: storia e scritture contemporanee, Roma, Carocci, 2001, p. 35.
13
Per comprendere la situazione linguistica irlandese come ora si presenta ai nostri occhi,
si rivela così necessario conoscere gli avvenimenti più importanti della sua storia.
1.1.2 Breve profilo storico
La popolazione autoctona dell‘isola compare nelle storiografie romane con il nome
di Galli, una popolazione di origine celtica - dal nome greco ―keltoi”
11
, usato dai
geografi greci per indicare le popolazioni provenienti dall‘Europa centrale - la cui
lingua viene definita gaelico. Anche se non fu mai conquistata dall‘impero romano, la
cultura latina si diffuse con l‘opera di conversione al cristianesimo di san Patrizio. In
seguito, subì l‘invasione dei vichinghi scandinavi, che dal IX secolo si stanziarono
lungo le coste. Con gli stanziamenti norvegesi, finalizzati a scopi commerciali, iniziò
l‘urbanizzazione in Irlanda e vennero fondate le città di Dublino, Waterford, Wexford,
Cork e Limerick. La dominazione terminò soltanto con la loro cacciata da parte del re
d‘Irlanda Brian Bórù, nel 1014.
La storia della presenza inglese in Irlanda iniziò un centinaio di anni più tardi,
quando l‘Irlanda subì l‘invasione degli Anglo-normanni. Nel 1155, Enrico II
d‘Inghilterra si impadronì dell‘isola e avventurieri inglesi conquistarono pian piano il
potere nelle province. I nobili importarono il modello feudale e introdussero la lingua
inglese, mentre i regni autoctoni dell‘isola restavano ancorati al sistema tribale. La
popolazione autoctona venne sottomessa e la maggior parte dell‘isola andò agli inglesi.
Iniziò così il periodo della colonizzazione britannica in Irlanda, che avrà larghe
ripercussioni dal punto di vista storico e linguistico.
Allo scoppio della Guerra dei Cent‘Anni fra Inghilterra e Francia (1338-1453),
l‘Inghilterra dovette ridimensionare la sua occupazione del territorio irlandese alle sole
zone costiere orientali: il Pale. I nobili normanni nelle province furono costretti a un
compromesso con i locali. Il predominio spettava agli irlandesi, ma agli insediamenti
stranieri venne riconosciuta la piena autonomia. Nel corso degli anni la
contrapposizione fra le due etnie sfumò così in una coesistenza pacifica. Dal contatto
11
M. Ball (ed.), The Celtic Languages, London, Routledge, 1993, p. 3.