Introduzione
Nell‟epoca moderna lo scrittore, attraverso una battaglia fatta di manifesti, di idee e di
poetiche, mirava a occupare il centro, s‟impegnava in vere e proprie guerre di
successione, volte alla conquista di un‟egemonia culturale e di uno spazio dominante
all‟interno di un campo privilegiato e decisivo nella formazione ideologica. Oggi invece
non è più così. Calvino, Fortini, Volponi, Sanguineti, Sciascia e Pasolini, da posizioni
intellettuali diverse hanno svolto questo ruolo. Ma oggi questo spazio ideologico non
esiste più e la figura del nuovo intellettuale è diversa. La causa è da ricercare nei nuovi
stili di vita imposti dalla società, dove siamo abituati ormai a vedere trentenni che escono
da una sorta di adolescenza prolungata per piombare di colpo nel mondo del precariato. Il
suo, è un ruolo totalmente differente rispetto a quello a cui siamo stati fin‟ora abituati, la
sua figura storica ha assunto ora una nuova dimensione: non aspira più a occupare il
centro della scena, non accampa più utopie, ma accetta la sua condizione di marginalità,
di intellettuale scomodo che vive al confine, sulla frontiera.
‹‹Se i giovani del Gruppo 63 erano l‟avanguardia in vagone-letto, il ricercatore Saviano
che si muove in scooter nei territori devastati del napoletano e del casertano è la figura
1
più eloquente di una nuova condizione storica››. Una condizione, dove diventa essenziale
affermare sé stessi e il proprio io per non sentirsi deboli e sopraffatti dagli eventi in rapido
susseguirsi, per sentirsi ancora ‹‹uomini degni di respirare››.
E l‟io di Gomorra è l‟essenzialità della testimonianza, il fatto e la parola, e non solo il
talento narrativo astratto; il valore semplice e potente della testimonianza, la stessa per la
quale Primo Levi è stato considerato uno dei più grandi scrittori italiani perché, dopo Se
questo è un uomo, nessuno può più osare dire che non è stato Auschwitz.
1
R. Luperini, Roberto Saviano presentato da Romano Luperini, in “AetnaNet.org”, 25 gennaio 2008, ora in
http://www.robertosaviano.it/documenti/9124/.
2
Roberto Saviano ha lo stesso scopo: la verità. E la racconta attraverso il documentario e il
reportage. Con lui siamo tornati alla verità delle cose e dei fatti, alla sostanza delle
relazioni sociali, alla durezza del rapporto diretto e spietato io-mondo; abbiamo superato
la fase del trionfo della metaletteratura e dell‟intertestualità infinita, secondo cui dietro un
testo c‟è sempre un altro testo e mai la vita vera, la quotidianità.
Questo è sostanzialmente il motivo per la quale si è sempre considerato il giornalista uno
scrittore di serie B. E tuttavia, se lo scrittore ha cercato di essere all‟altezza di quel
giudizio, tentando di mettersi al di sopra del giornalista, il giornalista stesso, nel tentativo
di nobilitarsi e autopromuoversi, ha finito col mettersi al di sotto dello scrittore. Ma cosa
distingue l‟una professione dall‟altra? La differenza è semplice: il romanziere è per
definizione “inattendibile” mentre, al contrario, il giornalista è per definizione
“attendibile”. Se un romanziere infatti, si spinge a raccontare la cronaca in maniera
rigorosa e puntuale normalmente non viene creduto, perché egli crea, romanza la realtà. Il
giornalista che al contrario fa la stessa cosa, normalmente viene creduto, perché il suo
mestiere è quello di fare cronaca, di descrivere cioè la realtà, anche se a volte la
corrispondenza piena e assoluta con la realtà non è realizzabile: basti pensare ai tempi
stretti con cui si muove un giornalista, al fatto che non può verificare in modo assoluto le
sue fonti, altrimenti un giornale non andrebbe mai in stampa. Ed è evidente il paradosso:
l‟uno ha raccontato una verità che è stata scambiata per bugia, e l‟altro magari ha
descritto una bugia che è stata creduta per verità.
La verità è la rispondenza piena e assoluta con i fatti effettivi; colta in questo senso, essa
non appartiene al romanziere, poiché egli non ha interesse a raggiungere la verità
oggettiva, egli è un narratore di favole. Quello a cui tende è la verità morale, non sempre
raggiungibile. La verità è quella che si fa coscienza, interpretazione autentica delle
passioni e dei sentimenti della gente. In questo senso, anche il giornalista talvolta
3
raggiunge la verità morale. Ed è proprio sulla verità morale che queste due professioni
trovano un terreno comune.
E Roberto Saviano ha iniziato proprio come giornalista, per accostarsi poi al mondo della
scrittura e a un genere in particolare, quello del non fiction novel, fondato sul trattamento
letterario dei fatti di cronaca, sulla rielaborazione di tecniche giornalistiche e sulla
nobilitazione dei modi del reportage. L‟intento di Saviano era quello di raccontare con lo
strumento letterario fatti locali, per dare loro una cittadinanza nazionale, usando la parola
letteraria come strumento per risvegliare la coscienza nazionale. Il genere letterario in cui
si inquadra Gomorra, quello del romanzo-inchiesta, risponde perfettamente alla volontà
dello scrittore: quella di avere la prova della verità insieme al racconto del romanzo. Un
racconto rivolto alla gente, ma che svelasse i nomi, gli indirizzi, che dicesse la verità.
Gomorra è un libro fatto di cifre, nomi di paesi, statistiche, dati provenienti dagli atti
processuali, storie di individui in carne e ossa, e non per questo se ne deve negare la
letterarietà.
Saviano è considerato un eroe d‟altri tempi che, alla ricerca della verità, si aggira in vespa
sui luoghi del crimine, fra enormi discariche di rifiuti, morti ammazzati, fiumi di cemento,
villaggi abusivi, quartieri e periferie degradati. Un eroe che ha saputo far uso di una
“parola-sentinella”, che non solo è riuscito a raccogliere delle storie, delle notizie, ma che
è riuscito a farle passare, a rompere la crosta degli “addetti ai lavori”, ad attirare
l‟attenzione della gente. Una delle ambizioni personali di Saviano è stata quella di
pensare che le proprie parole potessero cambiare le cose.
In Italia sono molti gli esempi di scrittori che si sono accostati a questo genere: durante
gli anni Settanta, dopo la “pausa politica”, si riprende il lavoro sulla narrativa e, nel
decennio successivo, gli scrittori iniziano a cercare nuove soluzioni per uscire dai vecchi
schemi e recuperare l‟originalità del romanzo, lavorando sull‟elemento che più qualifica
la natura romanzesca: l‟invenzione, l‟essenza della fiction.
4
Si cercano nuove fonti d‟ispirazione e si opta per sostituire alla fiction la realtà,
attingendo dalle fonti della brutale cronaca nera: quando un letterato decide di porre dei
fatti veri al centro della sua narrazione, non lo fa per conferire maggiore concretezza al
suo testo, avendo paura che diventi solo espressione intellettualistica, ma per dimostrare
che la storia serve a ribadire la letteratura e quanto possa spingersi nell‟imitazione di
quest‟ultima. Questo è, per esempio, l‟approccio che un letterato come Leonardo Sciascia
usa nella stesura dell‟Affaire Moro, dove il sequestro dello statista, e dunque il racconto
della verità, per quanto dura e tragica essa fosse, trovava pieno compimento nei modi di
esprimersi letterari, e sembra direttamente generata dalla letteratura stessa; il personaggio
di Moro, per quanto vero esso sia, si identifica chiaramente agli occhi del lettore solo nel
momento in cui assume caratteri tipici dei protagonisti di altri romanzi, come per esempio
i personaggi pirandelliani.
E, prima di Sciascia, possiamo citare l‟esperienza degli scrittori neorealisti che
rappresentavano storie vissute direttamente in prima persona, scegliendo un linguaggio
chiaro e comunicativo e rifiutando la tradizione letteraria tipica degli anni ‟20 e ‟30. Essi
guardavano piuttosto all‟esperienza della narrativa realistica dell‟Ottocento, che aveva
visto in Giovanni Verga e nel Verismo il suo maggior rappresentante. Il risultato fu la
nascita di una letteratura non più di svago ma „impegnata‟ , con libri che aiutassero a
prendere coscienza della situazione che si viveva, meditando sulla recente storia
nazionale. Un esempio per tutti è Gli Indifferenti di Alberto Moravia, che apre la strada a
quel genere di romanzo che la critica fa spesso rientrare nella prima fase del Neorealismo.
Uno tra i maggiori scrittori italiani che, negli anni ‟90, ha raccolto questo tipo di eredità è
Antonio Franchini, conterraneo di Saviano. Del 2001 e del 2003, sono le sue maggiori
pubblicazioni: L’abusivo e Cronaca della fine, entrambi appartenenti al genere della non
fiction novel.
5
È appunto sul raffronto tra l‟esperienza letteraria di Franchini nell‟Abusivo e quella di
Saviano in Gomorra che ho centrato il secondo capitolo della mia tesi, confrontando il
modo in cui entrambi gli scrittori raccontano la realtà di una provincia „difficile‟ come
quella di Napoli, e i toni che usano nel loro romanzo meta-giornalistico, nel loro
romanzo-inchiesta.
L‟atmosfera narrativa che si ritrova nelle pagine dell‟Abusivo appare come un vero e
proprio collage di fatti e immagini che ci restituiscono una realtà omogenea, ma sospesa a
metà tra la cronaca giornalistica e l‟invenzione letteraria. Franchini interviene all‟interno
del testo in tanti modi, realizzandosi ora come spettatore ora come attore dei fatti,
palesando i propri pensieri e le proprie considerazioni in merito. L‟io narrante è la voce di
Franchini, che si colloca dentro la vicenda svelandone varie facce, maneggiando i punti di
vista togliendoli e restituendoli a più personaggi dell‟azione, guidando il lettore da un
passaggio all‟altro nel testo. Per molte pagine, infatti, la storia di Giancarlo è intervallata
dalle vicende della famiglia Franchini. Il passaggio repentino dal racconto di un fatto di
cronaca al racconto delle faccende personali, serve probabilmente all‟autore per
confrontarsi, con coraggio autentico, attraverso la storia di un coetaneo, con la propria
esistenza, domandandosi che valore abbiano avuto le sue scelte di vita.
Prima di approcciarsi alla stesura del testo, Saviano, come Franchini, ha raccolto
materiale, ha svolto ricerche, ha „girato con la sua vespa per Secondigliano‟, ha verificato
la validità delle fonti. In entrambi lo stile è descrittivo, minuto e altamente figurativo,
facendo sempre sentire il lettore come proiettato al centro della scena.
Il libro di Saviano, secondo lo scrittore israeliano David Grossman, è un esempio
importantissimo, perché Saviano ‹‹ha svelato una cosa che tantissimi altri hanno interesse
a nascondere, e perciò ha reso un‟enorme servizio all‟Italia. La cosa migliore che si possa
fare nei confronti del proprio paese è essere critici nei suoi confronti››.
6