8
loro rielaborazioni contemporanee, per capire se si tratta di un ritorno al
passato, o un upgrade .
Il problema sembra puramente sul piano teorico, ma ha enormi ripercussioni
pratiche. Non bisogna infatti dimenticare che proprio sulle idee di Sachs
che si basa il Millennium Project, e con esso il fiume di miliardi di dollari
che annualmente si riversa sulle anemiche casse dei Paesi in via di sviluppo.
Il nostro lavoro si articoler quindi come segue. Nel primo capitolo
introdurremo Jeffrey Sachs attraverso alcune note biografiche, ripercorrendo
le tappe salienti della sua formazione economica ed ideologica.
Approfondiremo quindi gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, mettendone
in luce l impianto teorico, le ripercussioni pratiche e le principali criticit .
Nel secondo capitolo svilupperemo l analisi comparativa vera e propria,
suddividendola in singole teorie: del circolo vizioso e della trappola della
povert , teoria del big push, degli stadi di sviluppo economico e della
modernizzazione; nel terzo analizzeremo anche l economia clinica,
fissandone gli assunti chiave e cercando, anche in questo caso, riscontri con
le teorie del passato.
A corollario della trattazione teorica esporremo nel quarto capitolo un
innovativo approccio pratico allo sviluppo economico, una sorta di
esperimento sociale nel quale l effettiva fattibilit degli Obiettivi di
Sviluppo del Millennio viene testata praticamente: i Millennium Villages ,
altra invenzione di Jeffrey Sachs sostenuta dall apporto economico della
Millennium Promise.
Non ci soffermeremo invece, se non marginalmente e in modo funzionale al
discorso principale, sugli effettivi risultati raggiunti al 2010 dagli Obiettivi.
Su questo sono gi stati spesi fiumi di inchiostro, e non sar difficile per chi
vuole approfondire il tema trovare report ufficiali e non in tutti i siti internet
delle varie organizzazioni coinvolte.
9
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Quindici anni per cambiare il mondo. Quindici anni per sradicare la povert
estrema, dare un istruzione e una opportunit a bambini e bambine di ogni
parte del globo, far si che crescano ben nutriti e sani.
Con la risoluzione 55/2 dell 8 settembre del 2000, in occasione del Summit
del Millennio delle Nazioni Unite, l impegno viene solennemente preso da
192 stati e numerose organizzazioni internazionali. Le dichiarazioni di
intenti per un economia pi equa, per una giustizia sociale davvero giusta,
per un futuro di prosperit che non escluda nessuno sono contenute nei 32
punti del documento: pace, sicurezza, sviluppo, eliminazione della povert ,
ambiente, diritti umani, democrazia, protezione dei pi deboli, Africa.
Obiettivi che appaiono assolutamente logici, inattaccabili. E che pure hanno
avuto una gestazione lunga e sofferta, con contrattazioni serrate tra lobbies,
multinazionali del cuore
1
, paesi sviluppati e, seppure coinvolti
marginalmente (nonostante l onere pi gravoso ricada sulle loro spalle) i
paesi in via di sviluppo. Nonch una applicazione pratica tutt altro che
semplice. In questi paragrafi cercheremo di spiegare in cosa esattamente
consistano gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (O.S.M.), come sono nati
e come si sono evoluti alla fase pratica, grazie al cos detto Sachs Plan
2
.
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, le origini
No excuse — nessuna scusa
3
. Il mondo ha le risorse, le conoscenze
tecnologiche e scientifiche per debellare la povert , le epidemie di malaria e
di HIV, la malnutrizione. Questo l ambizioso slogan delle Nazioni Unite per
il terzo millennio: slogan che viene tradotto in impegno solenne e sancito
attraverso la risoluzione 55/2 dell 8 Settembre 2000, nella quale si
riafferma la visione di globalizzazione come processo in grado di creare
1
Cfr. Thierry Pech e Marc-Olivier Padis, Le multinazionali del cuore — Le ONG tra politica
e mercato, Feltrinelli, 2004
2
Cfr. Jeffrey Sachs e associati, Investing In development, a practical plan to achieve the
MDGs, United Nations Development Programme, 2005
3
Per maggiori informazioni riguardo la Campagna No Excuse cfr. link:
http://www.campagnadelmillennio.it/mc_08/
10
grande ricchezza ma anche grande disuguaglianza
1
, e si stabiliscono i
capisaldi da cui partire per raggiungere l equa e soddisfacente
redistribuzione di oneri ed onori da essa derivanti. Libert , eguaglianza,
solidariet , tolleranza, rispetto della natura, condivisione di responsabilit
tra gli attori della scena internazionale entrano nella rosa dei valori prescelti
per salvare un sesto dell umanit da un futuro fatto di miseria
2
.
A ben vedere non si tratta del primo tentativo cos radicale e di vasta portata
in questo senso: basti solo pensare al il Decennio dello sviluppo negli anni
sessanta, o alle varie conferenze e summit convocati per discutere dei pi
svariati problemi dei paesi in via di sviluppo negli anni settanta. L industria
della cooperazione allo sviluppo subisce per una pesante battuta d arresto
negli anni ottanta, anni di eccessiva fiducia nella capacit della politica
economica neoliberista di risolvere ogni problema, e di conseguente drastica
riduzione dei fondi destinati ai paesi del terzo mondo
3
. Il periodo di crisi si
protrae fino alla met degli anni novanta quando, dopo l istituzione di un
gruppo di riflessione su problemi della cooperazione allo sviluppo, si
riaccendono i riflettori sul tema. Vengono riprese le vecchie dichiarazioni
stilate nei vari precedenti meeting delle Nazioni Unite cercando di arrivare
ad un documento di sintesi che le ricomprenda tutte quante, od almeno un
numero sufficientemente elevato, fino al raggiungimento di un accordo da
parte dei paesi aderenti all OECD su un documento contenente sette
specifici impegni in materia di aiuti allo sviluppo
4
. Quelli che poi
passeranno alla storia come gli International Development Goals (IDV), i
progenitori degli OSM. Sfortunatamente gli IDV non avranno abbastanza
appeal per i politici e mass media occidentali; men che meno tra i paesi in
via di sviluppo, che neppure vengono coinvolti nel processo di ideazione.
Solo alcuni paesi (che tra l altro sono gli stessi che oggi sostengono con pi
fervore gli OSM
5
) presero seriamente il documento, mentre gli altri si
defilarono per questioni politiche od economiche. Ma gli IDV contenevano
alcuni degli elementi che sarebbero poi stati degli OSM: la
multidimensionalit della povert ad esempio, dopo decenni di ricerca della
bacchetta magica per eliminarla agendo solo sulla leva del reddito pro
capite. Come detto, gli IDV rimasero nell oblio per diversi anni, fintanto
che le condizioni politiche non si fecero nuovamente favorevoli ad una loro
riscoperta : l avvento al potere in Inghilterra dei new labour, il maggior
peso politico dei ministri della cooperazione allo sviluppo in alcuni paesi
europei, e l avvicinarsi del summit del Millennio delle Nazioni Unite,
1
Cfr. Risoluzione Assemblea Generale N.U. 55/2 — Dichiarazione del Millennio delle
Nazioni Unite, punto 5
2
Ivi, punto 6
3
Cfr. David Hulme, Global Policy and MDGs: a short history of the world s biggest
promise, University of Manchester, 2007
4
Ivi pg. 9
5
Ci riferiamo alla Svezia, Danimarca, Finlandia, Olanda, Norvegia e Lussemburgo
11
occasione pi unica che rara per portare alla ribalta internazionale la lista
delle priorit per aiutare il terzo mondo ad uscire dalle sabbie mobili della
povert . La stessa opinione pubblica, sensibilizzata a dovere dalle ONG, si
mostrava ora pi propensa ad ascoltare e mettere mano al portafogli,
questione di non poco conto. Gli Obiettivi vengono cos inglobati e fatti
propri sia dalle grandi istituzioni internazionali come la Banca Mondiale, il
Fondo Monetario Internazionale e l Unione Europea, sia dai paesi
stakeholders, africani ed asiatici in testa. Le Nazioni Unite si riportano a
capo del processo di impulso della cooperazione allo sviluppo, e l allora
presidente Kofi Annan avvia le consultazioni di preparazione del documento
di sintesi da presentare all Assemblea del Millennio (la celebre
dichiarazione We the peoples
1
) con i paesi sviluppati, quelli in via di
sviluppo e le ONG.
In effetti pu suonare paradossale che sia cos difficile e lungo determinare
quali siano i bisogni dei paesi poveri e dei loro abitanti; in realt , come
documentato da pi fonti, il business delle multinazionali del cuore un
affare attorno al quale gravitano miliardi di dollari all anno, e fare in modo
che tra gli obiettivi inclusi nella lista finale votata dall assemblea ci sia
anche quello di cui si occupa la propria organizzazione diventa una
questione di importanza capitale per le stesse
2
. La bagarre porta a conflitti,
ad esempio, tra i sostenitori dell inserimento nella lista delle tutela delle
politiche riproduttive e dell educazione sessuale ed il blocco di paesi
cattolici ed islamici (Vaticano in testa, tanto da far parlare di unholy
alliance
3
) che almeno inizialmente avranno la meglio, all esclusione nella
prima stesura della salute materna tra gli obiettivi (che verr recuperata
successivamente), ed alla nascita di una vera e propria lista di vincenti e
perdenti della corsa alla dichiarazione del millennio, che si concretizzer
successivamente nella suddivisione in due diversi paragrafi degli obiettivi
stessi. Nel paragrafo 19 sarebbero andati quelli poi destinati ad essere
inseriti in corsia preferenziale nella dichiarazione del Millennio, nel 20
sarebbero stati destinati quelli che, pure di interesse internazionale e
riconosciuti in tal senso, avrebbero dovuto aspettare il proprio turno
4
: la
serie A e la serie B della cooperazione allo sviluppo, insomma. Le
contrattazioni e le pressioni dei vari gruppi di opinione si fanno serrate e
febbrili fino a pochi giorni prima dell inizio dell Assemblea del Millennio,
la cui risoluzione verr approvata all unanimit l 8 Settembre del 2000 e
nella quale figureranno, tra gli obiettivi di immediata attuazione, il
dimezzamento entro il 2015 della percentuale di popolazione mondiale il cui
1
Cfr. Kofi A.Annan, We the peoples, the role of the U.N. in the 21
st
Century, United
Nations Department of Public Information, New York 2000.
2
Cfr. David Hulme, Global Policy and MDG, cit., pg.16
3
Ivi, pg. 18
4
Ivi, pg. 24
12
reddito inferiore a un dollaro al giorno, e di persone che soffrono la fame e
che non hanno accesso all acqua potabile; della istruzione primaria
universale per entrambi i generi, della riduzione della mortalit materna di
tre quarti e di quella infantile (sotto i 5 anni) di due terzi; del controllo della
diffusione dell AIDS e della malaria, cos come delle altre malattie che
affliggono l umanit , e di cure particolari per i bambini resi orfani da queste
epidemie; ed ancora, il recupero delle periferie degradate con non meno di
100 milioni di persone coinvolte.
1
Tra quelli inseriti in seconda fascia figureranno invece la promozione
dell uguaglianza tra sessi; lo sviluppo di strategie di creazione di lavori
dignitosi per i giovani, la sensibilizzazione delle case farmaceutiche
affinch forniscano farmaci a prezzi agevolati per chi non se li pu
permettere, e l estensione globale dei vantaggi derivanti dalle nuove
tecnologie
2
.
Dalla teoria alla pratica
Il primo ostacolo sembra cos superato: con la dichiarazione scritta e
approvata ed il grande successo ottenuto dall Assemblea del Millennio, si
sono per poste nuove problematiche. Prima fra tutte il come convincere i
paesi sviluppati a mantenere gli impegni sottoscritti, e di non second ordine
la trasformazione di astratti principi scritti sulla carta in politiche concrete
ed applicabili. Per quanto riguarda il primo punto, possiamo senza timori di
smentita dire che a tutt oggi molto rimane da fare, per quanto apprezzabili
progressi siano stati registrati negli ultimi dieci anni. Il timore in effetti,
all indomani della vittoria elettorale di George W.Bush nel 2000, era quello
di perdere l azionista di maggioranza degli aiuti allo sviluppo: ma gli
attacchi alle Torri Gemelle dell 11 Settembre 2001 hanno sparigliato le
carte, portando da un lato ad un imprevisto impegno militare su due fronti
(che ha dirottato i fondi disponibili per gli aiuti internazionali), e dall altro
ad un insperata apertura agli OSM quale chiave diplomatica per frenare
sul nascere la povert endemica che ha spesso aperto la strada al fanatismo.
3
Il 2008, secondo i dati dell OECD
4
, ha visto crescere del 10,2% gli aiuti
destinati ai PVS per un ammontare di 119,8 miliardi di dollari, pari a circa
lo 0,3% del P.N.L. dei paesi aderenti all OECD. E certamente una cifra
ragguardevole, ancora di pi se si considera che il trend nella crescita
positivo gi da diversi anni, ma ancora lontana dall obiettivo dello 0,7%
1
Cfr. Risoluzione Assemblea Generale N.U. 55/2 — Dichiarazione del Millennio delle
Nazioni Unite, paragrafo 19
2
Ivi, paragrafo 20
3
Cfr.David Hulme, Global Policy and MDGs, cit., pg.31
4
Cfr. Development aid at its highest level ever in 2008 — Report OECD — Development
Issues, 2008
13
del P.N.L. proposto come soglia dalle Nazioni Unite e raggiunto solamente
da cinque paesi: Norvegia, Lussemburgo Danimarca, Olanda e, pi generosa
di tutti in termini relativi, la Svezia. In assoluto i donatori pi benevoli sono
gli Stati Uniti, seguiti da Germania e Regno Unito. Nessuno di questi,
comunque, riesce anche solo a sfiorare quota 0,5% del P.N.L. L Italia
indietro rispetto agli altri big della UE, ed il trend delle sue donazioni al
netto delle cancellazioni dei debiti negativo per il 2008. Negli ultimi anni
gli aiuti sono cresciuti mediamente del 5%, ma per raggiungere l obiettivo
prefissato dovrebbe registrarsi una crescita ulteriore di almeno il 10%
annuo.
1
I dati non tengono inoltre conto della crisi finanziaria esplosa negli ultimi
mesi del 2008. I prezzi delle materie prime esportate dai PVS scendono,
cos come gli investimenti diretti esteri dei privati, e proprio nel momento in
cui sarebbe pi necessario uno sforzo maggiore per evitare che si rendano
vani i progressi fatti negli scorsi anni, le ristrettezze economiche nelle quali
si trovano molti paesi donatori potrebbero influenzare in negativo il flusso
di aiuti verso i PVS
2
. A riguardo, le preoccupazioni palesate dal direttore
della Banca Mondiale e successivamente riprese dai rappresentati delle
ONG operanti nei PVS
3
sono tutt altro che ingiustificate; le fasce di
popolazione pi danneggiate dalla crisi saranno anche quelle gi pi
vulnerabili: donne, impiegati in settori poco redditizi e altamente precari
4
.
Inoltre come gi visto, la crisi finanziaria ha portato da un lato al crollo dei
prezzi delle materie prime di cui molti PVS sono esportatori, e grazie ai cui
proventi spesso mantenevano i propri piani di sviluppo, dall altro alla
smisurata crescita dei prezzi di alcune derrate alimentari, che hanno reso
vani gli sforzi fatti per debellare la malnutrizione. Il trasferimento della crisi
dal mondo finanziario a quello reale porter ad un ulteriore incremento
della disoccupazione, mettendo a repentaglio il sostentamento di milioni di
famiglie
5
. Un altro dei canali attraverso i quali i PVS ottengono risorse
economiche, ovvero le rimesse degli emigrati, subir un decremento causato
dalla crisi finanziaria; paesi come Messico, Bangladesh, Congo e Cambogia
con percentuali di rimesse particolarmente alte sul reddito complessivo,
potrebbero risentirne pesantemente.
6
Il secondo punto invece quello riguardante direttamente gli OSM e Jeffrey
Sachs. Nel 2001 viene ricucito lo strappo tra le due liste di obiettivi fino ad
1
Cfr. More effort needed to reach foreign aid targets, Says OECD Report, OECD Febbraio
2007
2
Cfr. Commission of the European Communities, MDGs — Impact of the financial crisis on
Developing countries, Bruxelles 8/4/09, Pg. 12
3
Cfr. Rosaria Amato, Crisi, allarme Ong sui paesi poveri Non vengano abbandonati in
La Repubblica, 19/04/2009
4
Cfr. Commission of the European Communities, op.cit., Pg. 15
5
Ivi, Pg. 14
6
Ivi, Pg. 21
14
allora coesistenti: quella degli ISM appoggiata dall OECD e quella ancora
non stilata, se non sotto forma di Dichiarazione del Millennio, caldeggiata
dalle Nazioni Unite. Occasione dell armonizzazione tra i due la Road
map per l implementazione della dichiarazione del Millennio delle Nazioni
Unite
1
, attraverso la quale viene sancita ufficialmente la nascita degli
Obiettivi di Sviluppo di millennio.
Essi rappresentano una partnership tra i paesi sviluppati e quelli in via di
sviluppo tesa, come sostiene la Dichiarazione del Millennio, a creare un
ambiente a livello nazionale e globale che contribuisca allo sviluppo ed
all eliminazione della povert (come gi ratificato dalla risoluzione 55/2) .
Pochi obiettivi (alla fine saranno 8, suddivisi a loro volta in 18 traguardi e
pi di 40 indicatori, indicati nella tabella 1), di carattere socio-economico,
con parametri misurabili e report periodici che indicano lo stato di
avanzamento degli obiettivi stessi, da raggiungere entro il 2015.
Sono stati fatti alcuni cambiamenti rispetto alla lista approvata in sede di
assemblea del Millennio, ad esempio per quanto concerne l educazione
sessuale (avversa al Vaticano e ad alcuni paesi islamici, ma inserita nella
lista definitiva), o per ci che riguarda l obiettivo 8, l unico direttamente
rivolto ai paesi sviluppati.
1
U.N. General Assembly, Road map towards the implementation of the United Nations
Millennium Declaration. Report of the Secretary-General, New York, 6 Settembre 2001,
Annex MDGs, pg. 55.
15
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (O.S.M.)
Obiettivo 1:
Sradicare la povert estrema e la fame
¥ Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di
persone il cui reddito inferiore ad 1 $ al giorno
¥ Raggiungere un occupazione piena e produttiva e un
lavoro dignitoso per tutti, inclusi donne e giovani
¥ Dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di
persone che soffre la fame
Obiettivo 2:
Rendere universale l educazione primaria
¥ Assicurare che ovunque, entro il 2015, i bambini, sia
maschi che femmine, possano portare a termine un
ciclo completo di istruzione primaria
Obiettivo 3:
Promuovere l eguaglianza di genere e
l empowerment delle donne
¥ Eliminare le disparit di genere nel campo
dell educazione primaria e secondaria, preferibilmente
entro il 2005, e a tutti i livelli educativi entro il 2015
Obiettivo 4:
Ridurre la mortalit infantile
¥ Ridurre di due terzi, fra il 1990 e il 2015, il tasso di
mortalit infantile sotto i 5 anni
Obiettivo 5:
Migliorare la salute materna
¥ Ridurre di tre quarti, fra il 1990 e il 2015, il tasso di
mortalit materna
¥ Raggiungere, entro il 2015, l accesso universale ai
sistemi di salute riproduttiva
Obiettivo 6:
Combattere l’AIDS, la malaria e le altre
malattie
¥ Arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza, la
diffusione dell HIV/AIDS
¥ Raggiungere entro il 2010 l accesso universale alle
cure contro l HIV/AIDS per tutti coloro che ne hanno
bisogno
¥ Arrestare entro il 2015, invertendo la tendenza,
l’incidenza della malaria e delle altre principali malattie
Obiettivo 7:
Assicurare la sostenibilit ambientale
¥ Integrare i principi dello sviluppo sostenibile
all interno delle politiche e dei programmi dei paesi e
invertire la tendenza alla perdita di risorse ambientali
¥ Ridurre la perdita di biodiversit raggiungendo, entro
il 2010, una riduzione significativa del tasso di perdita
¥ Dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che
non ha accesso all’acqua potabile e agli impianti
igienici di base
¥ Entro il 2020 raggiungere un significativo
miglioramento delle condizioni di vita di almeno 100
milioni di abitanti delle baraccopoli
Obiettivo 8:
Sviluppare una partnership globale per lo
sviluppo
¥ Rivolgersi ai bisogni specifici dei paesi meno
avanzati, di quelli privi di sbocco al mare e dei piccoli
stati insulari in via di sviluppo
¥ Sviluppare un sistema commerciale e finanziario pi
aperto, regolamentato, prevedibile e non
discriminatorio
¥ Trattare globalmente i problemi legati al debito dei
PVS
¥ In cooperazione con le aziende farmaceutiche,
rendere possibile nei PVS l accesso ai farmaci
essenziali con costi sostenibili
¥ In cooperazione con il settore privato, rendere
disponibili i benefici delle nuove tecnologie,
specialmente per quanto riguarda l’informazione e la
comunicazione
Tabella 1 — Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM)
Fonte: Ministero per gli Esteri
16
Nel 2002 Sachs, diventato direttore del Progetto Millennio e consigliere
personale di Kofi Annan, incaricato da quest ultimo della realizzazione in
collaborazione con un team di economisti di uno studio di soluzioni
concrete per raggiungere gli OSM
1
.
1
Cfr. link: http://www.un.org/millenniumgoals/bkgd.shtml
!""#$%$&'()*&+$,-,.*%%#*/,01234,
Jeffrey David Sachs nasce il 5 Novembre 1954 a Detroit, Michigan. Cresciuto ad Oak
Park, si laureato con lode ad Harvard nel 1976, ricevendo presso la stessa universit il
Dottorato in economia ed il primo incarico di insegnamento quattro anni dopo. La sua
carriera accademica fulminante: nel 1982 diventa professore associato, e a soli 29 anni
ordinario di economia Nel 1985 Sachs riceve la sua prima missione: salvare l economia
boliviana dalla crisi inflazionistica (a sua volta derivante dalla crisi del debito del 1982)
che l aveva colpita nei mesi precedenti. In uno scenario di profonda instabilit politica e
sociale, Sachs suggerisce le misure che dapprima bloccano e successivamente
stabilizzano una seconda crisi, opponendosi fermamente alla volont statunitense di
veder immediatamente restituito il debito accumulato da parte della Bolivia. Nel 1989
Sachs viene chiamato dai leaders di Solidarno!" in qualit di consulente nella
transizione polacca da economia a pianificazione centralizzata a economia di mercato.
Con la collaborazione di un suo collega, David Lipton, ed il supporto del governo eletto
di li a poco, Sachs mette su carta in una sola notte quello che diventer per giornali e
detrattori la terapia Shock , un pacchetto di misure tese ad eliminare le scorie delle
vecchie istituzioni economiche comuniste nel pi breve tempo possibile. Anche in
questo caso fu un successo, o almeno cos apparve agli occhi della comunit economica
internazionale e del governo russo, che nel 1991 chiamano Sachs a ripetere il miracolo
ottenuto in Polonia. In un contesto socio — economico profondamente diverso, e dopo tre
anni di incredibili delusioni e fallimenti, l economista americano si dimette
dall incarico, lasciando al proprio infausto destino l economia russa. Sachs ha
proseguito il proprio lavoro come consulente per altri governi, appassionandosi sempre
di pi alle problematiche dei paesi del Terzo Mondo e collaborer a lungo con il World
Economic Forum di Davos. Nel 2002 il grande salto: lascia Harvard per diventare
presidente dello Earth Institute alla Columbia University, e nel contempo diventa
consigliere personale di Kofi Annan, allora Segretario Generale delle Nazioni Unite. Il
suo apporto diviene fondamenta per l ideazione e la concreta messa in opera degli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio, i traguardi internazionali per ridurre la fame, la
povert e le malattie entro il 2015. Ben note sono le sue amicizie con il leader del
gruppo rock irlandese (e a sua volta ambasciatore dei paesi in via di sviluppo) Bono
Vox, e gli attori Brad Pitt ed Angelina Jolie. Sachs a tutt oggi consigliere del nuovo
segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, presidente e cofondatore della
Millenniun Promise Alliance, un organizzazione no profit che ha tra i suoi obiettivi,
l eliminazione della povert estrema.
Tra le sue pubblicazioni principali in materia di sviluppo economico: La fine della
povert (2005) e Common Wealth (2008).